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Sintassi e Morfologia: Unità di Parola e Distinzione di Genere, Lecture notes of Italian Language

Una introduzione alla sintassi e alla morfologia delle lingue indoeuropee, con un focus particolare sulla unità di parola e sulla distinzione di genere. come i sintagmi, i morfemi e le parole si combinano per formare frasi e come il genere di una parola può essere determinato da criteri semantici, formali o esogeni. Vengono inoltre presentate le nozioni di tema e rema, di coordinazione e di frase complessa.

Typology: Lecture notes

2020/2021

Uploaded on 05/04/2021

alessandra-masini
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LINGUISTICA ITALIANA
Disciplina che studia la lingua parlata in italia
Disciplina DESCRITTIVA che studia le lingue in uso sul territorio italiano nel passato e
nel presente
Regole e filtri: grammatica normativa cioè una grammatica che prescrive le forme
giuste e censura quelle sbagliate.
Due assunti fondamentali
In Italia si parla una lingua unitaria
ci sono due modi di parlare e scrivere, giusto e sbagliato.
si basa su un'idea di lingua, non come essa è nella realtà, cioè come parlata e
scritta nella realtà di tutti i giorni, bensì come dovrebbe essere
Linguistica descrittiva: non si preoccupa di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato
ma si occupa delle lingua utilizzata negli usi quotidiani. scritti e parlati di tutti i giorni
e di tutti i tempi.
Cambiano gli assunti fondamentali
- la lingua non è unitaria ma duttile che in ogni momenti ci offre diverse
opzioni. esistono forme di dialetto italianizzato, quando si scrive si usano
forme diverse dal parlato.
In Italia non esiste una lingua unitaria ma si usano piu varietra di lingua e di
dialetto.
- Difficile definire ciò che è sbagliato da ciò che non lo è.
non esiste una norma universalmente accettata ma un complesso di norme
che consentono a noi parlanti di compiere di volta in volta la scelta linguistica
più adeguata allo scopo che vogliamo raggiungere e il contesto in cui si svolge
la comunicazione.
Linguistica italiana possiede una dimensione storica alla quale non si può
prescindere per due motivi:
1. la variazione del tempo, diacronica, fattore più importante di variazione della
lingua.
2. indispensabile per capire le caratteristiche dell’italiano odierno, dei suoi usi e
delle sue strutture. Infatti da una parte le strutture dell'italiano odierno sono
il risultato dell evoluzione delle forme linguistiche e dei contatti con altre
lingue e dialetti. Dall'altra parte le caratteristiche dell uso che oggi facciamo
della lingua sono la conseguenza di fattori storici anche molto remoti, tra i
quali possiamo citare la tardiva unificazione linguistica e politica dell'Italia. Il
mutare dei rapporti fra le varie classi sociali, la storia dell alfabetizzazione, la
questione del mezzogiorno.
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LINGUISTICA ITALIANA

Disciplina che studia la lingua parlata in italia Disciplina DESCRITTIVA che studia le lingue in uso sul territorio italiano nel passato e nel presente Regole e filtri: grammatica normativa → cioè una grammatica che prescrive le forme giuste e censura quelle sbagliate. Due assunti fondamentali

  • In Italia si parla una lingua unitaria
  • ci sono due modi di parlare e scrivere, giusto e sbagliato. ➔ si basa su un'idea di lingua, non come essa è nella realtà, cioè come parlata e scritta nella realtà di tutti i giorni, bensì come dovrebbe essere Linguistica descrittiva: non si preoccupa di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato ma si occupa delle lingua utilizzata negli usi quotidiani. scritti e parlati di tutti i giorni e di tutti i tempi. → Cambiano gli assunti fondamentali
  • la lingua non è unitaria ma duttile che in ogni momenti ci offre diverse opzioni. esistono forme di dialetto italianizzato, quando si scrive si usano forme diverse dal parlato. → In Italia non esiste una lingua unitaria ma si usano piu varietra di lingua e di dialetto.
  • Difficile definire ciò che è sbagliato da ciò che non lo è. → non esiste una norma universalmente accettata ma un complesso di norme che consentono a noi parlanti di compiere di volta in volta la scelta linguistica più adeguata allo scopo che vogliamo raggiungere e il contesto in cui si svolge la comunicazione. Linguistica italiana possiede una dimensione storica alla quale non si può prescindere per due motivi:
  1. la variazione del tempo, diacronica, fattore più importante di variazione della lingua.
  2. indispensabile per capire le caratteristiche dell’italiano odierno, dei suoi usi e delle sue strutture. Infatti da una parte le strutture dell'italiano odierno sono il risultato dell’ evoluzione delle forme linguistiche e dei contatti con altre lingue e dialetti. Dall'altra parte le caratteristiche dell uso che oggi facciamo della lingua sono la conseguenza di fattori storici anche molto remoti, tra i quali possiamo citare la tardiva unificazione linguistica e politica dell'Italia. Il mutare dei rapporti fra le varie classi sociali, la storia dell alfabetizzazione, la questione del mezzogiorno.

Nella prospettiva scientifica che vogliamo adottare in questo corso, LA GRAMMATICA NON VA INTESA COME UNA FORMA IMPOSTA A UN OGGETTO CAOTICO, CIOÈ LA LINGUA, MA COME UN METODO DESCRITTIVO DI UN OGGETTO STRUTTURATO. La struttura: gli elementi che costituiscono la lingua in quanto sistema. concetto di considerare la lingua come sistema ordinato deriva dal linguista genevrino Desossure (fondatore linguistica strutturalista), nell’opera postuma che contiene i principi fondamentali dello strutturalismo è: il corso di linguistica generale

  1. (raccolta di lezioni da parte degli allievi dal 1906-1911 uni di Ginevra) → lingua come sistema implica considerarla come un insieme di elementi tra loro interdipendenti. primo livello di strutture linguistiche
  2. fonetica
  3. fonologia
  4. La fonetica: il ramo della linguistica che studia i suoni linguistici (esclusi suoni non istituzionalmente impiegati nella comunicazione verbale)prodotti dall’apparato di fonazione umano. fenomeni fonetici studiati da grammatici indiani che introdussero termini ancora utilizzati. linguistica occidentale se ne frega dell’aspetto fonico fino al 1800 quando viene proposta una classificazione dei suoni. nell’spetto di realizzazione sonore differenti tra un parlane e l’altro i suoni linguistici si chiamano foni →il suono di una lingua, considerato nel suo aspetto puramente fisico (caratteristiche articolatorie e uditive). I foni rappresentano semplicemente unità sonore così come vengono prodotte dai parlanti. All’interno della fonetica si distinguono tre correnti di studio:
    • F. acustica → descrive le caratteristiche fisiche dei suoni linguistici.
    • F. percettiva → studia i suoni linguistici cosi come sono percepiti dall’uomo
    • F. articolatoria → studia come i suoni sono prodotti dall’apparato fonatorio umano. descrive le modalità in cui un parlante agisce dulla colonna d’aria producendo suoni.
  5. Fonematica o fonologia: ramo della linguistica che si occupa dei suoni in quanto elementi che contribuiscono al funzionamento di un sistema linguistico, cioè come entità astratte, come rappresentazioni mentali. La fonologia studia i fonemi. un insieme di fonemi costituiscono una struttura di una lingua, perché può essere descritto come un insieme di unità legati tra loro da rapporti di opposizione tali da acquisire un valore preciso

Il sistema di trascrizione fonetica (IPA) viene presentato nel 1889 arricchendosi poi. Sistema che trascrive in maniera precisa e univoca tutti i suoni individuati nelle lingue note. Le trascrizioni alfabetiche tradizionali sono molto imprecise, la rappresentazione grafica non corrisponde con la realizzazione fonetica della parola. GRAFEMA: rappresentazione grafica. Alfabeto italiano più fedele. Nell’IPA ogni fenoma è rappresentato da un solo grafema → resa fedele e priva di ambiguità nelle pronunce + individuazione esatta degli elementi fonematici di ciascun codice. CONVENZIONI GENERALI IPA

  • Trascrizione fonetica ( pronuncia ): parentesi quadre [ 'kwadre ].
  • Trascrizione fonematica( composizione ): parentesi oblique / o'blikwe /.
  • L’accento primario si indica con ' ; lo si posiziona prima della sillaba tonica (che porta l’accento);
  • I suoni lunghi sono seguiti dal segno ː Es. / 'Kaːsa / ‘casa’ / 'Kasːa / ‘cassa’ consonante doppia→ geminata IPA fondato maggiormente sui simboli dell’alfabeto latino→ utilizza tutti i grafemi latini cui attribuisce il suono che hanno nelle più note lingue europee. L’alfabeto latino però insufficiente a rappresentare tutti i suoni che sono stati identificati nelle lingue. Per questo, al gruppo di grafemi latini si sono aggiunti grafemi derivanti dalla trasformazione di quelli latini, altri del tutto nuovi, altri di altri alfabeti. I grafemi che appaiano si fondano su criteri articolatori però hanno una struttura fondamentalmente fonologica, la loro quantità – qualità nonché la loro organizzazione in gruppi omogenei dipendono da alcuni ASSUNTI TEORICI: a) Assunto della discretizzabilità della catena fonica. = la lingua parlata può essere legittimamente rappresentata come una sequenza di segmenti distinti e riconoscibili perché dotati di caratteristiche acustiche e articolatorie stabili. b) Assunto della descrivibilità in termini articolatori e acustici delle unità fonetiche. = gli elementi distinti che si uniscono nelle catene foniche della lingua parlata possono essere descritti in termini articolatori e/o acustici (facendo riferimento agli atteggiamnti assunti dall’apparato fonatorio e articolatorio del parlante e sulla base delle impressioni che essi producono all’apparato uditorio dell’ascoltatore)

➔ classifica i suoni linguistici sulla base di caratteristiche articolatorie c) Assunto della rilevanza fonologicamente ristretta dei tratti fonetici. = non tutte le caratteristiche di un suono linguistico hanno un medesimo grado di rilevanza (alcuni tratti acustici, che sono i corrispettivi di altrettanti configurazioni articolatorie, non sono funzionali alla distinzione di elementi morfologici e hanno quindi un rilievo secondario. Di norma si percepiscono di meno d) Assunto dell’organizzazione strutturale dei suoni linguistici. = i suoni linguistici possono essere raccolti in classi omogenei sulla base di loro caratteristiche articolatorie e funzionali.

  1. macrocategoria di vocali e macrocategoria di consonanti e) Assunto dell’esistenza di caratteristiche linguistiche che non hanno carattere segmentale = alcuni aspetti della lingua parlata come il tono, l’intonazione e l’accento non sono rappresentabili in termini segmentali e necessitano di segni appositi distinti da quelli che simboleggiano i foni. IPA fornisce una serie di simboli per la rappresentazione di alcuni tratti soprasegmentali. APPARATO FONATORIO E IL MECCANISMO ARTICOLATORIO Per produrre dei suoni linguistici si utilizza l’aria nella fase di espirazione, polmoni → trachea → laringe, primo ostacolo CORDE VOCALI = due spesse pieghe muscolo membranoso con margini liberi che possono trovarsi in due posizioni differenti: APERTA, nella quale l’aria passa attraverso la glottide (zona libera compresa tra le corde vocali, l’aria passa senza far vibrare le corde, consonante sorda). ACCOSTATA nella quale le corde per l’azione dell’aria in uscita entrano in vibrazioni producendo un’onda sonora. consonanti sonore e vocali.

→ per le due classi fonetiche è utile usare etichette diverse da quelle impiegate per le classi fonologiche. FONOLOGIA parla di vocali e consonanti FONETICA parla di vocoide e contoide ES: MAURO u caratteristiche foneticamente vocaliche ma non è il nucleo sillabico e si comporta quindi come una consonante, la descriviamo quindi come un vocoide (caratteristiche vocaliche però non è sillabico) STUDIO ARTICOLATORIO DELLE VOCALI Vocale : fono prodotto in modo che l’afflusso dell’aria proveniente dai polmoni non incontri ostacoli. Sono 5 i grafemi (si intendo il segno che in un sistema grafico alfabetico, sillabico o grafico, costituisce l’unità grafica minima ) I suoni vocalici dell’italiano sono 7, classificati in base a TRE parametri:

  • La posizione della lingua nel momento dell’articolazione: anteriore , centrale o posteriore.
  • Il grado di apertura della bocca
  • La posizione delle labbra RAPPRESENTAZIONE VOCALE IPA fonemi, sistema epta vocalico tonico
  • /a/ = vocale centrale, aperta, bassa, non arrotondata. la lingua si abbassa lasciando libero il canale orale, labbra non arrotondate ma rilassate
  • / ɛ / = vocale anteriore, medio-aperta, non arrotondata. la lingua si solleva e si avvicina al palato duro avanzando rispetto alla a. (zero,eccetera)
  • /e/ = vocale anteriore, medio-chiusa, non arrotondata. la lingua si accosta al palato in un punto ancora più avanzato rispetto e prima. e chiusa (vela, sera)
  • /i/ = vocale anteriore, chiusa, non arrotondata. ultima delle vocali anteriori, articolate con sollevamento e avanzamento anteriore della lingua.
  • /ɔ/ = vocale posteriore, medio-aperta, arrotondata le labbra si restringono, la lingua si solleva e si avvicina al velo palatino retrocedendo rispetto alla a. (forte, nove, zona)
  • /o/ = vocale posteriore, medio-chiusa, arrotondata. aumenta l’arrotondamento e l’avanzamento delle labbra mentre la lingua retrocede ulteriormente. (dove,molto,sono)
  • /u/ = vocale posteriore, chiusa, arrotondata. massimo grado di arrotondamento e avanzamento delle labbra, la lingua arriva al limite dell’apparato posteriore del palato duro. Grafemi grechi, latini e modifiche del latino. TRAPEZIO VOCALICO riproduce lo spazio che abbiamo nel cavo orale, riproduce la collocazione della lingua in esso per ciascuna delle vocali. visto che la posizione della vocale bassa posteriore resta vuota, l’insieme delle vocali italiane può essere rappresentato anche con un triangolo vocalico. (nell’IPA più affollato perché tiene conto di tutte le vocali dei vari alfabeti) LE CONSONANTI Meccanismo di fonazione: …. corde vocali → l’aria incontra il velo palatino (parte posteriore mobile del palato che termina con l’ugola)se si solleva e si appoggia alla parte posteriore della falinge si chiude l’accesso alla cavità nasale e l’aria può uscire solo dalla bocca: consonante

LUOGHI DI ARTICOLAZIONI

  • Bilabiali: unendo entrambe le labbra.
  • Labiodentali: labbro inferiore e arcata superiore dei denti (farfalla e vento).
  • Dentali: la lingua in contatto con l’arcata interna dei denti (tavolo,dente)
  • Alveorali: punta della lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori
  • Palatali: lingua tocca il palato (anche post e pre)
  • Velari: chiusura del velo palatino L’italiano non ha i fonemi per gli altri tre luoghi di articolazione (uvulari, faringali e glottidali) ma possono incontrarsi in alcune varietà regionali o idiolettali (relative a una singola persona) = non è necessario specificare “orale”

Memorizzare i tecnicismi Scomposizione in fonemi e denominazione

  • Cielo: /ʧ/+ /ɛ/ + /l/ + /o/ = c. affricata palatale sorda + v. anteriore medioaperta non arrotondata + c. laterale alveolare sonora + v. posteriore mediochiusa arrotondata
  • Gelo: /ʤ/ + /ɛ/ + /l/ + /o/ = c. affricata palatale sonora + …. pane, bene, tavolo, dente, cane, gatto mamma, naso, gnomo azione, zucchero, cielo, gelo farfalla, vento, sasso, casa, sciarpa r l, figlio Suoni con caratteristiche articolatorie intermedie: SUONI APPROSSIMATI sono due: jod /j/ - uau /w/ Caratteristiche articolatorie intermedie tra vocali e consonanti: sono prodotti nello stesso modo in cui si producono i suoni consonantici fricativi però accostando gli organi articolatori in modo tale da evitare che la turbolenza sia udibile. → i contoidi approssimati si presentano come foneticamente simili a foni vocalici ma non potendo occupare il nucleo della sillaba essendo quindi assilabici. Dal punto di vista fonematico sono più vicini alle consonanti. Suoni UAU e JOD si trovano nell’articolazione dei dittonghi (ieri, uomo) I DITTONGHI Dal punto di vista fonetico i dittonghi sono il risultato dell’articolazione consecutiva di due vocoidi all’interni di un’unica sillaba. Uno dei due elementi è propriamente vocalico e costituisce il nucleo sillabico. L’altro è più breve e indebolito ed è chiamato spesso semivocalico o a volte semi consonantico. Jod: approssimante orale palatale sonora. Articolata innalzando il predorso della lingua verso il palato duro Uau: approssimante orale labiovelare sonora.

Allofoni di /n/

  • In v erno, in f erno, pan f ilo, an f ora, in v idia ecc.
  • la N di fronte alla f e alla v, si realizza come occlusiva nasale labiodentale sonora [ ɱ ] → la nasale acquisisce il luogo di articolazione della consonante che segue labiodentale.
  • Panfilo: ['paɱfilo]. anfora invidia
  • An g olo, an c ora, ti n ca, fun g o ecc.
  • la N viene prima della G e C, Occlusiva nasale velare sonora [ ŋ ]. →la nasale anticipa il luogo di articolazione della consonante che segue.
  • Tinca: ['tiŋka].
  • Un pezzo, un picchio, un boccone ecc. Nella rappresentazione fonetica questi sintagmi possono essere considerati come parole unite perché vengono articolate in modo molto ravvicinato, univerbate perché l’articolo (sia det che ind) non è dotato di un forte accento e quindi si appoggia alla parola che lo segue.

→ Unpezzo, unpicchio, unboccone …

  • quando si articolano questi sintagmi in corrispondenza della N noi atteggiamo le labbra come a pronunciare una M, consonante nasale bilabiale sonora [m] → Di fronte alle bilabiali la consonante acquisisce il tratto di bilabialità. M da considerarsi un variante di posizione della N.
  • un pezzo [um ˈpɛʦʦo] Allofoni di /k/ e /g/
  • Chiesa, chiedere, inchiesta…
  • Di fronte ad una vocale anteriore (e è, i) la K iene rappresentato con l’allofono occlusiva palatale sorda: [c] oppure [KJ] : ['cjɛsa] oppure [KJjɛsa]. (piccolo jod, diacritico che serve per indicare che un fono è realizzato in modo palatale o molto prossimo all’area palatale).
  • Ghianda, ghiaia, ghiera, unghia
  • Di fronte ad una vocale anteriore la G si realizza con l’allofono Occlusiva palatale sonora: [ɟ] oppure [gJ]: [ɟJanda] oppure [gJjanda]. (grafema g + jod in apice)

Simboli IPA per alcune varianti libere e geografiche (=g, varianti la cui distribuzione è condizionata geograficamente/ più probabile ritrovarle nel parlato di alcune zone d’italia)

  • [ŋ] può trovarsi in finale di sillaba anche davanti a consonanti non velari ([ˈmaŋdo] mando, [ˈteŋpo] tempo, ecc.), in alcune aree dell’Italia settentrionale.
  • vibrante uvulare sonora (r moscia) [ʀ]: tipica della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige e presente con una certa frequenza in Piemonte e in alcuni centri dell’Emilia Romagna (come Parma).
  • monovibrante alveolare sonora [ɾ], realizzazione normale della polivibrante (fonema r) nel parlato ipoarticolato (veloce e non curato): diffusa nelle varietà regionali meridionali, soprattutto campane, dove realizza il contoide occlusivo dentale sonoro (si pensi al napoletano [maɾonna] ‘madonna’) Primi esercizi di trascrizione fonetica ancora - ghiaccio – figliuolo
  1. Aprire la parentesi quadra
  2. Scrivere per ciascuna parola la sequenza di foni che la compongono, cercando di fare attenzione alla presenza di eventuali allofoni
  3. Sillabare
  4. Collocare il simbolo per l’accento
  5. Controllare la trascrizione e chiudere la parentesi quadra ['aŋ.ko.ra] ['ɟjaʧ.ʧo] oppure [gjjaʧ.ʧo] [fiʎ.'ʎwɔ.lo] Quando il suono è intenso, GEMINATO, abbiamo una consonante doppia (anche il suono della laterale palatale) si scrive due volte il simbolo IPA che lo rappresenta. Oppure il simbolo dei triangoli speculari. Puntino per sillabare, accento primario con un trattino verticale posto in alto della prima sillaba tonica (prima della sillaba che porta l’accento più forte). Le vocali in posizione atona (che non veicolano l’accento) sono sempre chiuse. Per la posizione tonica possiamo avere tutte e sette le vocali dell’inventario fonematico. LA PROSODIA Fenomeni sonori il cui dominio non è limitato ai singoli foni ma si estende ai loro aggregati (sillabe, parole, alle frasi, enunciati).

L’ACCENTO

Fenomeno di enfasi articolatoria che segnala una sillaba particolarmente saliente tra le altre che costituiscono il continuum fonetico.

  • L’accento è collegato all’intensità (energia inspiratoria impiegata per il provvedimento il cui correlato acustico è il volume sonoro), all’altezza (frequenza delle onde sonore prodotte, avente come correlato acustico la potenza sonora) e alla durata (quantità di tempo impiegata nella produzione della sillaba). Una sillaba tonica ha un italiano maggiore e spesso articolata con una frequenza più alta di una sillaba atona.
  • L’accento italiano è intensivo e libero (o mobile o lessicale) = la sua posizione può variare in modo impredicibile (nelle lingue ad accento fisso la posizione è prevedibile sempre sull’ultima sillaba)
  • pòrtaglielo ; telèfonamelo (aggregati con elementi critici, pronomi), accento sale fino alla prima sillaba, tendenza è sulla penultima. Proprio in quanto libero l’accento italiano ha una funzione distintiva perché consente di opporre tra loro elementi morfolessicali altrimenti indistinguibili (ancora e ancora) Accento in IPA è un diacritico (barretta alta) prima della sillaba tonica i accento primario (= i polisillabi +3 possiedono anche un accento secondario. In IPA barretta bassa )
  • Contemporaneo [ͺkontempo'raːneo] LA VARIAZIONE DI TONO Essi realizzano schemi melodici e cioè musicali particolari detti contorni intonativi. Essi sono il risultato di variazioni della frequenza con cui si articolano le sequenze di foni nell’adottare un contorno intontivo piuttosto che un altro dipendono alcune funzioni comunicativo espressive fondamentali :
  • demarcativa: le variazioni di altezza e di durata e di intensità assieme ad alcuni fatti ritmici (alternanza tra pause e silenzi e fonazione) rendono possibile l’identificazione delle unità che compongono un testo delle unità informative.
  • informativa: le variazioni di altezza, durata, intensità e di ritmo rendono invece possibile la definizione del ruolo svolto dai segmenti enunciativi all’interno delle unità testuali.
  • pragmatico-topicale: le oscillazioni di altezza, durata e intensità consentono al mittente di indicare e al destinatario di riconoscere gli elementi comunicativi più salienti all’interno dell’enunciato.
  • espressiva: consente all’autore di segnalare al suo interlocutore le proprie emozioni sempre mutando le medesime caratteristiche acustiche.

PRINCIPALI STRUTTURE INTONATIVE DELL’ITALIANO

per la loro frequenza appaiono molto importanti soprattutto a fini demarcativi e funzionali informativi ed espressivi.

  • Conclusiva : enunciati informativi nel loro segmento finale. Permette di distinguere gli uni dagli altri sequenze enunciative complesse. Se un’intonazione conclusiva è seguita da un momento di silenzio può coincidere con la fine di un testo. Nelle conclusive la frequenza diminuisce nella parte finale dell’enunciato. es. Mario esce ; è andato via.
  • Interrogativa : è propria delle domande e ha sia funzione demarcativa sia funzione espressiva; comunica al destinatario che l’emittente attende da lui una risposta (che lo scambio comunicativo prosegua). La frequenza aumenta nella parte finale della frase. es. è andato via Mario?
  • Sospensiva : è normale in enunciati che non si concludono o in quelli conclusi ma nei quali vogliamo mettere in speciale risalto la parte terminale. Nel primo caso la frequenza viene mantenuta costante nella parte finale della frase (stato di attesa) - Giorgio ha raccolto molti voti…ma sorvoliamo sul modo in cui lo ha fatto Nel secondo caso si ha un rapido innalzamento e un’altrettante veloce abbassamento della frequenza nel segmento terminale della frase
  • Se Giorgio pensa di cavarsela, non ha capito proprio niente.
  • Incidentale: propria in enunciazioni in cui al discorso principale si framettono sequenze che lo interrompono. Chiara funzione demarcativa, in essa la frequenza diminuisce nel punto in cui viene introdotto l’inciso e risale quando esso è chiuso.
  • Apri la porta Intonazione cambia rispetto all’intenzione (cortesia, imperiosa, affermazione provocatoria, costatazione ricca di stupore) L’andamento delle frequenze segnala alcuni fatti di rilevanza pragmatico tropicale (riguardano l’argomento o gli argomenti su cui verte il discorso portato avanti in uno scambio comunicativo e poi il rapporto tra quest’ultimo e le persone che mi sono implicate). Gli elementi comunicativi salienti sono generalmente segnalati da brusche impennate nella frequenza che raggiunge il massimo in concomitanza con la sillaba tonica dell’elemento più importante.
  • Il gatto dorme (valenza informativa) ALTRI DIACRITICI UTILI PER LA TRASCRIZIONE FONETICA

DX: diacritici relativi alle informazioni primarie di un fono sia esso vocalico sia esso consonantico.

  • [t] e [d] in italiano standard sono dentali: diacritico ◌̪ diacritico per il rilascio dentale, articolata in modo dentale soprattutto quando la n [n] si trova davanti alle due occlusive dentali acquisisce il tratto di dentalità per un fenomeno di assimilazione anticipatoria: ['dεn̪ .t̪e] DIACRITICI SOPRASEGMENTALI Quando troviamo sintagmi, gruppi di parole dotati di una loro unitarietà, introdotti da articoli, preposizioni o anche sintagmi anticipati con pronomi critici questi vengono tutti collegati alla parola che segue con il simbolo del collegamento:
  • [il ‿ 'gat.to] [mi‿'pja:.t∫e] [ˌper ‿fa.'vo:.re] Quando vogliamo indicare il confine di frase o di un sintagma o di un unità prosodica usiamo i simboli | e ||.
  • Il gatto mangia il pane. Poi, dopo il pasto , …
  • [il ‿ 'gat.to 'manj.dʒa il‿ 'pa:ne ‖ 'pɔi | ˌdɔ.po‿ i̯l‿ 'pas.to | …],
  • Accento primario tonico
  • Stanghetta prima della sillaba che porta l’accento secondario
  • Durata lunga
  • X vocale semilunga (vocali toniche che non si trovano in posizione di penultima sillaba)
  • X vocali pronunciate con durata breve (non obbligatorio, si usa per le vocali atone)
  • X la sillabazione
  • X indicare i collegamenti per sinalefe e la fusione di critici e di confino porsodici unità fonica perché pronunciata senza pause con un’unica emissione di voce = la parola fono tattica “dopo il pasto” creatasi possiede un accento secondario che cade in corrispondenza della prima sillaba della parola dopo.

La lunetta sotto IL sta a significare che quella vocale non è sillabica(= non costituisce il nucleo della sillaba che viene a crearsi in fonotassi, dopo l’unione di questi tre elementi linguistici) || pausa maggiore poiché si intende che sono due frasi distinte. | pausa minore ESEMPI DI TRASCRIZIONE FONETICA

  • Lascia il Chianti sul tavolo. Lo prendiamo dopo.
  1. Aprire la parentesi quadra
  2. Trascrivere la frase con i simboli IPA ; ragionare sulla necessità di eventuali allofoni.
  3. Sillabare
  4. Individuare le parole clitiche (articoli, pronomi deboli) e agganciarle alle ‘parole piene’ cui si appoggiano: a d esempio [ il‿man.tɛl.lo]
  5. Indicare gli accenti: accenti primari e accenti secondari ; questi ultimi si trovano nelle parole sdrucciole ( [ ˌ mar.geˈ.ri.ta ] – anche fonetiche, come [ˌ il. ‿man.ˈtɛl.lo])
  6. Inserire la durata delle sillabe : le sillabe toniche aperte, in parole piane, sono lunghe (diacritico ː ) ; le sillabe aperte, con accento secondario, sono semi- lunghe (diacritico ˑ ): [ˌri ˑ .te.ˈnu. ː ta ]. Possiamo trascurare di indicare le sillabe brevi.
  7. Valutare se sono necessari altri diacritici per i singoli grafemi IPA.
  8. Controllare gli allofoni inseriti e valutare se ne servono altri (guardare i confini di parola).
  9. Valutare se sono necessari i diacritici che indicano le pause tra frasi o gruppi di parole.
  10. Chiudere la parentesi quadra. FONETICA REGIONALE La realizzazione dei foni linguistici, come fenomeni morfosintattici, lessicali sono soggetti alla VARIAZIONE DIATOPICA (mutano in relazione dell’area geografica d’origine del parlante) FONETICA VOCALICA REGIONALE (no secondo confini amministrative ma aree più o meno estese in base alla distribuzione di fatti linguistici) Possono esserci significative differenze tra la fonetica regionale e quella standard. Non esiste un parlante nativo con la fonetica standard, quella più vicina è quella del

[ 'la∫.∫a il‿' kj^ jan̪.t̪i sul‿'t̪aˑ.vo.lo ‖ ͺlo‿ pren̪ .'d̪jaː.mo 'dɔː.po‖ ]