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Il Lungo Ottocento: Storia, Società e Economia, Schemes and Mind Maps of History

Una panoramica del periodo storico noto come 'lungo ottocento', analizzando le trasformazioni sociali, economiche e politiche che hanno caratterizzato l'europa e il mondo tra la fine del xviii secolo e l'inizio del xx secolo. Temi come la rivoluzione industriale, l'ascesa del capitalismo, l'emergere del proletariato, l'imperialismo e la prima guerra mondiale, offrendo una prospettiva critica e analitica su questi eventi cruciali.

Typology: Schemes and Mind Maps

2024/2025

Uploaded on 10/23/2024

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CAPITOLO PRIMO: LE COORDINATE DELLA STORIA CONTEMPORANEA
1. QUESTIONI DI PERIODIZZAZIONE
La storiografia ha definito che dopo le tre fasi classiche:
- età classica che va dall’antichità egizia alla caduta di Roma,
-il medioevo che finisce con la scoperta dell’America,
- l’età moderna,
c’è un’altra fase denominata età contemporanea.
Gli inizi e le conclusioni sono fissati per convenzione prendendo come punto di svolta un evento emblematico.
2. IL TEMPO
Il tempo utilizza degli eventi periodizzanti di due tipi:
-che segnano immediatamente il vissuto delle persone e determinano conseguenze. Fanno parte di questa tipologia le
rivoluzioni o le guerre, che comportano un urto, una frattura; un esempio è la Rivoluzione francese che aveva proclamato
quant’era esistito prima come antico regime. Il 48 è un tentativo di restaurare l’antico regime, il 1870 riorganizza il sistema
degli Stati che modificava la carta politica della restaurazione, il 1917, 1919 tra rivoluzione bolscevica e fine della Prima
guerra mondiale riorganizza la politica.
-degli accadimenti più circoscritti come scoperte scientifiche e tecnologiche. Trasformazioni che determinano mutazioni
che vengono riconosciute solo quando raggiungono un certo grado di intensità: sono tipici fenomeni economici come le
rivoluzioni industriali. La prima rivoluzione industriale tra il 1760 il 1830 cambiò la distribuzione sociale geografica delle
popolazioni e incise sulle dinamiche di formazione e accumulazione della ricchezza.
È impossibile determinare un unico momento di frattura tra il mondo moderno e quello che si identifica come contemporaneo ma
c’è invece una lunga fase di transizione dalla fine del 1700 (inizia con la Rivoluzione francese) agli inizi del 1900 in cui elementi del
sistema precedente convivono in conflitto tra loro.
Ci si rende conto che il passaggio, prendendo come punto di svolta il 1900, non ha cose significative, il passaggio è quindi spostato
in
avanti allo scoppio della Prima guerra mondiale e questo viene chiamato lungo 800. Non c’è concordia tra gli studiosi su quando
sarebbe finito: c’è chi definisce il 900 come il secolo breve e lo fa iniziare nel 1917 alla rivoluzione bolscevica e lo fa finire alla
caduta
del muro di Berlino nel 1989.
L’approccio più problematico è nell’ambito della scienza e della tecnologia dove i progressi hanno cambiato il rapporto delle
persone
con il loro vissuto.
3. LO SPAZIO
Nell’età moderna l’esplorazione del mondo divenne un dovere e le terre che venivano inglobate avevano significato quasi solo
come
spazi di conquista. Già la rivoluzione francese ebbe conseguenze nelle colonie e la rivoluzione americana aveva portato un sistema
politico di tipo europeo in un altro continente. I paesi non occidentali vennero inseriti nelle dinamiche che si erano instaurate e si
stavano instaurando in Europa e Nordamerica grazie anche all’educazione della cultura europea attraverso missionari che
aprivano
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CAPITOLO PRIMO: LE COORDINATE DELLA STORIA CONTEMPORANEA

1. QUESTIONI DI PERIODIZZAZIONE

La storiografia ha definito che dopo le tre fasi classiche:

  • età classica che va dall’antichità egizia alla caduta di Roma,
  • il medioevo che finisce con la scoperta dell’America,
  • l’età moderna, c’è un’altra fase denominata età contemporanea. Gli inizi e le conclusioni sono fissati per convenzione prendendo come punto di svolta un evento emblematico.
  1. IL TEMPO Il tempo utilizza degli eventi periodizzanti di due tipi:
  • che segnano immediatamente il vissuto delle persone e determinano conseguenze. Fanno parte di questa tipologia le rivoluzioni o le guerre, che comportano un urto, una frattura; un esempio è la Rivoluzione francese che aveva proclamato quant’era esistito prima come antico regime. Il 48 è un tentativo di restaurare l’antico regime, il 1870 riorganizza il sistema degli Stati che modificava la carta politica della restaurazione, il 1917, 1919 tra rivoluzione bolscevica e fine della Prima guerra mondiale riorganizza la politica.
  • degli accadimenti più circoscritti come scoperte scientifiche e tecnologiche. Trasformazioni che determinano mutazioni che vengono riconosciute solo quando raggiungono un certo grado di intensità: sono tipici fenomeni economici come le rivoluzioni industriali. La prima rivoluzione industriale tra il 1760 il 1830 cambiò la distribuzione sociale geografica delle popolazioni e incise sulle dinamiche di formazione e accumulazione della ricchezza. È impossibile determinare un unico momento di frattura tra il mondo moderno e quello che si identifica come contemporaneo ma c’è invece una lunga fase di transizione dalla fine del 1700 (inizia con la Rivoluzione francese) agli inizi del 1900 in cui elementi del sistema precedente convivono in conflitto tra loro. Ci si rende conto che il passaggio, prendendo come punto di svolta il 1900, non ha cose significative, il passaggio è quindi spostato in avanti allo scoppio della Prima guerra mondiale e questo viene chiamato lungo 800. Non c’è concordia tra gli studiosi su quando sarebbe finito: c’è chi definisce il 900 come il secolo breve e lo fa iniziare nel 1917 alla rivoluzione bolscevica e lo fa finire alla caduta del muro di Berlino nel 1989. L’approccio più problematico è nell’ambito della scienza e della tecnologia dove i progressi hanno cambiato il rapporto delle persone con il loro vissuto.
  1. LO SPAZIO Nell’età moderna l’esplorazione del mondo divenne un dovere e le terre che venivano inglobate avevano significato quasi solo come spazi di conquista. Già la rivoluzione francese ebbe conseguenze nelle colonie e la rivoluzione americana aveva portato un sistema politico di tipo europeo in un altro continente. I paesi non occidentali vennero inseriti nelle dinamiche che si erano instaurate e si stavano instaurando in Europa e Nordamerica grazie anche all’educazione della cultura europea attraverso missionari che aprivano

scuole in quelle nazioni. Ci furono a riguardo delle tensioni: le Elite occidentalizzate contribuirono a riscoprire le radici endogene delle loro culture e le Elite tradizionali facevano leva sulle popolazioni perché si ribellassero alla perdita delle loro radici. Gli europei per spiegare il fenomeno di paesi in decadenza sul piano politico che non volevano adeguarsi al progresso tecnologico elaborarono la tesi dell’immobilismo cinese che era contrapposto alle civiltà progressiste dell’Occidente. Durante l’Ottocento tutte le regioni del mondo condivisero l’ideologia di progresso e di conseguenza l’indipendenza nazionale e l’organizzazione di nazioni entro schemi del modello di costituzionalismo rappresentativo. (Alla fine dell’Ottocento il leader cinese Sun Yat-sen iniziò una lotta per l’abbattimento del potere imperiale e riuscì a varare una prima Repubblica nel 1911, nella guerra russo giapponese del 1904, 1905 si vide una potenza che sconfisse il potere dell’impero zarista, inoltre, nel 1908 nell’impero ottomano, si ebbe la rivolta di un movimento, i giovani turchi, che riuscirono ad imporre al sultano delle modifiche costituzionali e una modernizzazione in stile europeo). Divenne palese questo coinvolgimento globale con la Prima guerra mondiale, con i negoziati della pace di Parigi nel 1919 i principali vincitori misero mano ad un ridisegno globale della carta del mondo che toccò tutti i continenti. Da quel momento si parla di storia mondiale.

Con lo sviluppo dell’industrializzazione la concentrazione di grandi masse operaie nelle città che vivevano in pessime condizioni igieniche e con bassi salari finiva per alimentare il conflitto sociale: crebbe il timore verso le masse pericolose e la criminalità. Lo shock costituito dal 1848 in Europa si deve sia alla rivendicazione generalizzata del principio costituzionale sia alla presenza visibile di operai sulle barricate a Parigi e a Berlino. L’intensificarsi di queste agitazioni, l’emergere di una questione sociale e le radicalizzazioni politiche non fecero che alimentare i timori dell’opinione pubblica moderata nei confronti del ceto operaio.

  1. PRODUZIONE DI MASSA E CLASSI PERICOLOSE A partire dalla metà del Settecento in Inghilterra si ebbe uno sviluppo economico: la disponibilità di materia prima proveniente dalle colonie, la domanda interna e la creazione di requisiti allo sviluppo come il miglioramento delle vie di comunicazione portarono al sorgere della rivoluzione industriale. Ebbe inizio nel settore della filatura con alcune macchine che semplificavano il lavoro e influenzò il settore siderurgico. Lo sviluppo economico conobbe una seconda fase che registrò l’emergere di una nuova forza motrice: l’energia elettrica. Ci furono anche degli effetti sociali: le innovazioni permisero l’ingresso di donne e bambini nei cicli produttivi e fu possibile concentrare nei locali di proprietà imprenditoriali il lavoro consentendo di esercitare un maggior controllo sui lavoratori. L’impiego di strumenti che non richiedevano grande esperienza e la tendenza a frazionare il processo lavorativo in piccole parti e semplici portarono all’ampliamento del numero dei lavoratori. Con un nuovo sistema di fabbrica e nuove macchine gli abili tessitori e gli artigiani non riuscivano a reggere la concorrenza. Lo sviluppo dell’economia rendeva necessario concentrare masse dei lavoratori nei dintorni delle fabbriche e in aree vicine alla forza motrice: nascono così le città industriali nelle quali la popolazione cresceva rapidamente, nasce il concetto del proletariato. Questo concetto migrò in Germania e fu rielaborato da Karl Marx che inserì una nuova teoria generale dello sviluppo economico sociale: secondo Marx il proletariato nasceva dalla dinamica del sistema capitalistico che portava alla contrapposizione tra due classi sociali cioè i capitalisti e coloro che non possedevano altro che la propria forza lavoro. La nascita di una coscienza collettiva dell’operaio viene definita da Marx coscienza di classe. Per i vecchi lavoratori qualificati questo nuovo sistema industriale rappresentò una disgrazia e questo spiega la tendenza a battersi contro l’introduzione delle macchine arrivando qualche volta a distruggerle: fenomeno del Luddismo. Questa era una forma di protesta mirata a rallentare l’introduzione dei macchinari e a mitigare gli effetti sociali utilizzando la minaccia della distruzione come forma di pressione. Si registrarono anche agitazioni finalizzate al miglioramento delle proprie condizioni di lavoro e l’aumento delle retribuzioni, nella prima metà dell’Ottocento le rivendicazioni operaie furono sostenute dallo spirito filantropico di benestanti che diedero vita a una città ideale in cui accanto alle fabbriche venivano costruite scuole e ospedali. Il miglioramento delle condizioni di vita degli operai rientrava all’interno di un’ideologia socialista, la quale ipotizzava una società ideale per cui i profitti della produzione potessero essere distribuiti tra i lavoratori. Tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800 riprese vigore il dibattito sul pauperismo e sui modi per migliorare la condizione dei poveri. Le variazioni dell’andamento del mercato le crisi economiche spinsero i lavoratori a organizzarsi per garantirsi sostegno in caso di difficoltà e per chiedere miglioramenti economici: nacquero leghe e sindacati cioè organizzazioni permanenti che fungono da

intermediari nel rapporto tra datori di lavoro e lavoratori. Durante i moti rivoluzionari del 1848 fu teorizzato e poi messo in pratica dal governo della seconda Repubblica il principio del diritto al lavoro garantito dallo Stato attraverso l’istituzione degli opifici nazionali: fabbriche statali creati per dare lavoro ai disoccupati (Lavori pubblici). In seguito, nacquero partiti che si richiamavano ai valori socialisti e volevano rappresentare gli interessi della classe operaia. Nei paesi in cui si instaurarono avevano posizioni più moderate, attente alle richieste di riforme sociali per le classi inferiori, e posizioni più radicali che rifiutavano il dialogo con i partiti borghesi in nome dei principi della rivoluzione. La contrapposizione si dispose dopo la Seconda guerra mondiale anche per effetto dell’impatto simbolico della Rivoluzione russa. Tra le due guerre nacquero movimenti di massa operai e alcuni riuscirono a ottenere i risultati non di poco conto: il grande sciopero delle Trade Unione inglesi nel 1926. Nel 1929 con la crisi economica si compì una svolta che portò un maggior intervento dello Stato nell’economia che ebbe ripercussioni sulle relazioni tra sindacati e imprenditori. L’industrializzazione ha allargato l’area del ceto medio modificandone la composizione interna a favore di nuove figure sociali. Il lavoro impiegatizio è stato visto come una sorta di proletariato intellettuale e la differenziazione delle sue funzioni è stata ampia.

  1. CONSUMI DI MASSA E INDUSTRIA CULTURALE L’aumento della produzione fu una delle condizioni necessarie per realizzare il cammino verso la società dei consumi di massa insieme all’abbandono dell’idea che la parsimonia fosse una virtù e che il consumo fosse un peccato. La pratica del consumo si fece largo anche tra i ceti sociali inferiori. Crebbe anche la necessità per l’industria di assicurarsi sempre nuovi compratori. Nacquero i grandi magazzini ma poiché le possibilità di spesa erano in un primo tempo limitati l’industria dovette variare la sua offerta puntando ad un prezzo sempre più basso. Sul piano economico significò che la crisi non usciva più dalla penuria ma dall’abbondanza di beni che non trovavano compratori. L’aumento dei redditi dei ceti inferiori divenne così utile a tenere alta la domanda di beni. Si inizia a far ricorso alla pubblicità dei prodotti: una conseguenza riguarda infatti la stessa estetica. Per quanto riguarda quest’ultima la possibilità di moltiplicare la produzione, la cosiddetta produzione in serie, rendeva possibile garantire prezzi bassi per i manufatti e andò inizialmente a scapito della forma esteriore dell’oggetto aprendo un conflitto tra produzione in serie e produzione artigiana. Nacquero movimenti di artigiani intellettuali fine di tutelare l’artigianato, questi movimenti idealizzava nella figura dell’artigiano medievale cioè dell’uomo che produceva contatto con la natura danno sfogo alla creatività. L’artigiano diventò il simbolo di una società non alienata. Negli anni 90 dell’Ottocento Frederic Taylor aveva inventato un sistema di controllo sulla produzione basato sulla misurazione dei tempi di lavoro e nel 1904 erano uscite alla fabbrica di Henry Ford le prime macchine costruite assemblando i vari pezzi lungo una rotaia su cui scorreva il telaio: nasce il Taylorismo e la catena di montaggio che disumanizzavano il lavoro. Nel 1919 un gruppo di artisti architetti fondò il Bauhaus: una scuola officina destinata ad insegnare il design industriale.
  2. SVAGHI DI MASSA Il cammino verso la società di massa portò a un mutamento delle concezioni delle tipologie di divertimento: nella società contemporanea il tempo di lavoro è rigorosamente fissato imposto dei ritmi della fabbrica. Il tempo non lavorativo e quindi un

Al 1914 che viene che viene chiamata belle èpoque. indizio del fatto che l’economia stava rallentando e una delle cause è la diminuzione di spesa da parte dei consumatori a cui seguì il rallentamento della produzione. La disoccupazione in Germania era aumentata e la banca di Vienna sospese i pagamenti ai correntisti. Negli anni precedenti si era creduto che il miglior modo di far proliferare le economie fosse lasciare il mercato libero di agire e a partire dagli anni 30 si affermò la tendenza a incentivare il ruolo dello Stato in tutte le attività economiche. Una delle politiche che blocco l’espansione economica degli Stati Uniti fu l’eccessiva attenzione a non aumentare il deficit del paese. Se altri paesi attuarono deliberatamente una politica di deficit spending gli Stati Uniti solo nel 1938 decisero di spendere oltre il proprio budget per incrementare la ripresa dei consumi. La mancata redistribuzione delle entrate ottenute con le tasse la mancanza di investimenti privati pesarlo ulteriormente. In Germania, fallita l’esperienza della Repubblica di Weimar, i nazisti presero il potere e attuarono una politica economica che eliminò completamente la disoccupazione usando un sistema di cedole parallelo alla carta moneta. Era un modo per aggirare il divieto di stampare banconote, uno dei vincoli del gold standard. Inoltre, vide attuato un vasto programma di opere pubbliche nelle quali vennero impiegati molti lavoratori. Questa espansione fu attuata a spese di parte della società tedesca, tra cui dissidenti politici e sindacali ebrei e attraverso una politica militare espansiva. Nel 1938, con la missione dell’Austria, cominciò la politica dello spazio vitale per il quale la Germania estese progressivamente i propri confini fino a diventare un vasto sistema che realizzava lo sfruttamento economico di milioni di essere umani in condizioni di schiavitù. Durante la Seconda guerra mondiale la Germania nazista fu indirizzata a un tipo di economia che è stata definita di vampirismo. Durante la Seconda guerra mondiale attraverso gli accordi di Bretton Woods del 1944 si decise di trasformare il sistema di gold standard. Da quel momento in poi non fu più l’oro il punto di riferimento dei cambi ma il dollaro in quanto gli Stati Uniti detenevano la maggior parte delle riserve mondiali di oro.

  1. LA RIPRESA ECONOMICA (1946-1973) Al termine della guerra gli Stati Uniti abbandonarono la politica di isolazionismo nei confronti del resto del mondo. La diversa impostazione prese il nome di dottrina Truman. La ripresa economica in Europa stentava ad avviarsi e, poiché la politica espansiva del blocco sovietico faceva temere la possibile perdita di influenza dei paesi dell’area occidentale dell’Europa, gli Stati Uniti avviarono un programma di aiuti economici: il piano Marshall (1947). Tra i motivi vi era la necessità di mantenere il principale partner economico in grado di acquistare i suoi prodotti. Il piano Marshall non ebbe un’influenza diretta sullo sviluppo economico ma furono piuttosto le strutture e i processi avviati durante quella fase, furono rilevanti anche l’intensificazione degli scambi commerciali e l’avvio del processo di integrazione oltre all’aumento della produttività industriale favorita dalla capacità sociale di accettare i contratti ad un basso costo del lavoro. Allo stesso tempo i lavoratori provenienti dal settore agricolo videro crescere i propri redditi e gli anni del benessere economico furono caratterizzati da un regime del Welfare State cioè da sostegno dello Stato ai cittadini molteplici settori. Il piano Marshall accelerò il processo di integrazione europea:
  • nel 1950 nasce l’Epu (European Payment Union) con un prestito da parte degli Stati Uniti, questa unione ha lo scopo di fare da tramite tra le bilance dei pagamenti all’interno dell’Europa e funzionava solo per i paesi europei.
  • Nacque anche la ceca allo scopo di gestire il mercato della produzione del carbone e dell’acciaio (Schumann).
  • Venne poi creata la comunità economica europea con l’intento di formare un’unica entità per il commercio in cui i paesi membri venivano identificati come un unico soggetto commerciale abolendo le barriere doganali.
  • Nacque anche il fondo monetario internazionale con l’incarico di intervenire a sostegno dei paesi che versavano in difficoltà economiche temporanee con il compito di analizzare i parametri per introdurre garantire nel tempo il gold exchange standard.
  • Si creò la Banca mondiale con il compito di sviluppare le risorse dei paesi in via di sviluppo. I benefici economici non riguardarono l’Europa dell’est e l’unione sovietica che estese la sua influenza sull’Europa orientale e creò il COMECON, con il compito di coordinare le economie di diversi paesi comunisti europei e promuovere una suddivisione del lavoro. Vi aderirono Albania, Bulgaria, Romania, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e Germania orient ale. Alla fine, questo strumento fu di controllo in quanto i paesi coinvolti acquisirono una funzione di satellite rispetto all’unione sovietica e le relazioni commerciali erano bilaterali cioè soltanto tra unione sovietica e i paesi satellite e non tra essi