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La crisi del giornalismo italiano negli anni '70, caratterizzata da ragioni economiche, sociali e stilistiche. Viene presentato il caso di Repubblica, un giornale che sceglie radicalmente le notizie da mettere in evidenza, abbandonando la completezza. Vengono discusse le tecniche di manipolazione delle notizie brutte, il ruolo del giornalismo come atto comunicativo e la sua relazione con la sfera pubblica.
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-La scarsissima alfabetizzazione degli italiani rende difficilmente raggiungibile la massa critica di lettori necessaria per un mercato di massa. -La scarsità di capitale investita nel mercato pubblicitario. I grandi gruppi industriali e finanziari entrano nel capitale delle industrie editoriali, ma non in ottica di ritorno economico. Piuttosto tentano di sfruttare la proprietà dei giornali per ottenere vantaggi da parte del governo, un'invariante, anche questa, della situazione italiana. IL FASCISMO Con lo sconvolgimento sociale causato dalla fine della prima guerra mondiale, con l'irrompere delle masse popolari nell'arena politica e con le tensioni totalitarie che ne seguono, il sistema giornalistico italiano cade ben presto in mani vicine al regime. Da una parte si ha una progressiva restrizioni degli spazi informativi, con leggi sulla stampa sempre più strette, dall'altra il regime s'innerva nel cuore stesso della professione attraverso l'attività associativa. Alla fine si avrà un controllo strettissimo della stampa da parte del fascismo e, in molti casi, da parte di Benito Mussolini in persona. Le innumerevoli veline dell'epoca ne sono la dimostrazione plastica LA LIBERAZIONE E IL DOPO GUERRA La situazione cambia con la Liberazione. Ma rimane sempre il rapporto ombelicale con la politica. In questo caso declinata nel segno del "moderatismo" cattolico della stampa vicina al Democrazia Cristiano e più laicamente filo-governativa o nel segno del "collateralismo" al PCI della stampa d'opposizione. I numerosi vincoli di natura economica, l'elemento simbolo di questa situazione è l'esistenza di un prezzo amministrato per i quotidiani dal 1964 al 1981, non rendevano redditizia l'attività editoriale. Il "sistema dei media" ha quindi bisogno di un rapporto organico con il sistema politico, perché senza lo "scambio", non sta in piedi nemmeno economicamente. L'unico esempio positivo in questa situazione decisamente grigia è quello de il Giorno che, però, nasce in base a un preciso interesse politico, quello messo in atto dall'Eni di Mattei. Per quel che riguarda gli altri quotidiani vale il detto di Mario Missiroli, direttore de il Corriere della Sera, "i giornali sono poste passive di bilanci ben altrimenti attivi". GLI ANNI ’60 E LA CONTESTAZIONE Un altro scossone arriva con la fine degli anni Sessanta e con il periodo della contestazione. In questo caso i mutamenti nel campo dei media sono profondi. Si sviluppa una scuola di giornalismo di denuncia, dal modello americano dell'advocacy journalism, che mette in questione il valore dell'obiettività e che intende l'attività informativa come una funzione di controllo del potere. Nascono i giornali alternativi, legati ai movimenti extraparlamentari e, soprattutto, il giornalismo dei settimanali d'attualità, come l'Espresso e Panorama, che è una boccata d'aria fresca, pur riprendendo la grande tradizione dei settimanali politici e d'inchiesta degli anni 50/ (Il Mondo, l'Europeoed Epoca, per esempio). Ma, anche qui, si tratta di un movimento tutto politico: si denuncia il conformismo dei media tradizionali, ma in nome di un'ideologia altrettanto conformista. “La denuncia non è opposizione di modello informativo, bensì opposizione politica” (Sorrentino) I GRANDI QUOTIDIANI IN CRISI
Durante gli anni '70 i quotidiani italiani caddero in una crisi profonda. Una crisi dovuta a ragioni economiche, (la cronica incapacità di far quadrare i bilanci si è accentuata) ma anche sociali (erano gli anni più duri della contestazione che è sfociata nel terrorismo: si susseguivano atti di violenza, gambizzazioni, omicidi e attentati che fanno decine di vittime) e stilistiche (il nuovo modo di fare giornalismo delle testate "alternative" e dei settimanali d'inchiesta mostrava al pubblico dei lettori l'inadeguatezza del modo di fare giornalismo dei grandi quotidiani). IL GIORNALISMO ITALIANO E’un giornalismo che ha coltivato per lunghi decenni la pretesa di essere consumo (e produzione) d'élite, nascondendo dietro questo orgoglio mal collocato i suoi due vizi d'origine. -L'assoluto disinteresse degli editori ad allargare il mercato e fare dei giornali un prodotto capace d'essere venduto, un prodotto in grado di essere e sostenere un'impresa. -L'incapacità dei giornalisti di inventarsi la lingua, i temi, gli spazi, i formati per cercare un pubblico più vasto, per diffondere l'accesso all'informazione come abitudine di vita quotidiana tra i cittadini italiani”. (Agostini 2003 LA SVOLTA DEGLI ANNI ‘ I fattori scatenanti sono riassumibili, secondo l'analisi di Agostini sono tre: -Aumento esponenziale della raccolta pubblicitaria. -Legge sull'editoria del '81 e nell'accordo tra editori e sindacato dei giornalisti sulle nuove tecnologie. -Sviluppo delle tecniche di marketing applicate all'editoria. MODELLO REPUBBLICA 1 Repubblica, che nasce secondo giornale, attua una scelta radicale delle notizie su cui focalizzare l'attenzione del lettore, rinunciando a priori alla completezza che era invece considerata lo standard dei giornali dell'epoca. Una volta operata questa scelta, Repubblica cambia radicalmente anche il modo di trattare gli eventi: si passa, per usare la sintesi di Mauro Morcellini, dal fatto-notizia all'evento-problema, nel senso che ogni fatto viene sviscerato e problematizzato in modo sistematico. Contrariamente alla prassi, che è ancora la norma per esempio nella stampa Usa, di un unico pezzo che ricapitola tutte le informazioni disponibili rispetto ad un determinato fatto, Repubblica attua quella che Carlo Marletti chiama tematizzazione, cioè un'aggregazione di più articoli che tengono conto di tutte le sfaccettature della notizia e che si strutturano su una o più pagine tematiche. Al tempo stesso la scrittura degli articoli viene narrativizzata per renderla più coinvolgente per il lettore. MODELLO REPUBBLICA 2 Con Repubblica viene rivoluzionata la prima parte del giornale, quello che verrà chiamato primo sfoglio, che diventa una raccolta di pagine (o doppie pagine) tematiche, con l'uso anche di schede di approfondimento e di grafici. E' una strategia che viene anche chiamata di "settimanalizzazione" del quotidiano che in parte è nei geni del fondatore di Repubblica, Scalfari ha diretto per anni l'Espresso prima di fondare Repubblica, ma che risponde soprattutto alla pressione competitiva che viene dalla televisione: il lettore che compra il giornale la mattina, infatti, conosce già per sommi capi le notizie grazie ai telegiornali. LA RISPOSTA DEL “CORRIERE”
“All'inizio dell'estate [2002] Repubblica dava conto del messaggio di Ciampi alle camere sull'informazione con una copertura di sette pagine. C'erano quattro interviste e tre retroscena sui sommovimenti politici determinati, ma a una lettura puntale delle sette cartelle del messaggio, dove la cosa più importante erano proprio le sfumature, erano dedicate in tutto 15 righe”. -Sviluppo del critic journalism che usa gli stilemi della cronaca nera per leggere la politica. Non si tratta di una modalità tutta italiana, tanto che il concetto è stato tematizzato da alcuni studiosi statunitensi, ma anche a causa della nostra storia recente (tangentopoli, crollo della prima Repubblica) in Italia ha avuto uno sviluppo imponente. In questo caso la retorica del porsi come “quarto potere” e come “cane da guardia” dell'agire politico, unita alla scarsa accuratezza nel riportare dati e fatti e alla visione alla fine provoca la perdita di autorevolezza sia della politica che si racconta che del giornalismo stesso IL “PASTONE” “Un ampio articolo di prima pagina dove, in modo giustappositivo e talvolta incoerente, si susseguono notizie e commenti che si riferiscono a un evento o a una serie di eventi di politica interna” (Dardano) IL “PASTONE” PER FORCELLA “Come si sa, il pastone è un genere peculiare al giornalismo italiano. Nasce da un compromesso tra la notizia e il commento. Si riassume la notizia e se ne offre al tempo stesso l'interpretazione. Commento e notizia vengono così a trovarsi talmente mescolati da rendere quasi impossibile per il lettore sprovveduto capire dove finisce l'una e comincia l'altro. E' inganno verso i lettori, e generalmente viene assunto infatti come una prova della scarsa obbiettività del giornalismo italiano”. I FATTI
-Condizionali: “Il condizionale e, in genere, le forme dubitative rimangono il più saldo presidio linguistico della libertà d'informazione. [...] La verità spiacevole si nasconde; se non la si può nascondere la si attenua; se non la si può attenuare la si riferisce con tono dubitativo, o di sgomento, accompagnata possibilmente da parole di deplorazione”. -Attribuzione di paternità: “Mai parlare in prima persona, fare sempre parlare gli altri anche quando stanno zitti: "L’opposizione osserva da parte sua che...” -Forcella completa la sua analisi delle forme di manipolazione includendo i testi senza spiegazione, che ci ricollegano al discorso precedente circa la loro falsa obiettività; infine il limite, inteso come quel confine che si non deve oltrepassare nella stesura del pezzo. In questo caso il giornalista deve operare su di sé un'azione di autocensura, decidendo cosa sia possibile inserire nell'articolo e omettendo tutti quei dettagli che non sarebbero graditi al singolo personaggio o alla parte politica cui il pezzo fa riferimento VIE DI FUGA -Forcella poi elenca le vie strette che il giornalista politico può utilizzare per riuscire a far passare una visione alternativa rispetto a quella standard prevista dalle regole del pastone. -In primo luogo si può giocare sulle “contraddizioni del sistema” “C’è quasi sempre un angolo dal quale si può fare un po’di anticonformismo riscuotendo l’approvazione di altri conformisti”. -Si può usare la propria posizione nella recita di famiglia per fare il “guastatore”. Secondo Forcella non si rischia quasi nulla, sempre che il veleno sia inoculato in dosi omeopatiche. -Un altro aiuto sono “gli attacchi della stampa di estrema sinistra”. Essere attaccati dagli avversari politici percepiti è “un lasciapassare indispensabile”. -Infine resta la risorsa più importante: il linguaggio allusivo. “Basta un’allusione in un comunicato ufficiale per aprire una crisi governativa. Perché non dovremmo servirci di un’altra allusione per far capire al tal ministro che lo consideriamo uno sporcaccione? Il direttore non la capirà, e comunque si più sempre tentare”. -E naturalmente è importante avere il “gusto dell’azzardo”, per riuscire a portare il gioco sempre più vicino al punto di rottura. IN SINTESI -Una dichiarazione politica o un comunicato stampa hanno una precisa finalità politica, dalla quale dipende il loro significato. Pubblicare tali affermazioni senza spiegarne gli scopi e le conseguenze, significa omettere di informare i propri lettori su elementi essenziali dell'avvenimento. Il compito del giornalista diviene, quindi, quello di interpretare gli eventi politici, non assumendo una posizione personale, ma impegnandosi a chiarire e svelare la natura del fatto e gli aspetti che, diversamente, rimarrebbero nascosti. MODELLI DI GIORNALISMO E NOTIZIABILITA’ MODELLI DI GIORNALISMO 1 Modello pluralista polarizzato è quello proprio dei Paesi dell'Europa del Sud (tanto che si parla anche di “Modello mediterraneo”) e in particolare dell'Italia. In sintesi: la circolazione dei giornali è bassa e la stampa è considerata un fenomeno d'élite; si ha un forte parallelismo con il sistema politico, reso ancora più forte dalla gestione parlamentare o governativa della tv pubblica; si ha una debole professionalizzazione
-Contrapposizione: un avvenimento diventa notizia anche quando non rientra nei canoni di riferimento “normali”. Insomma il contesto, in questo caso, diventa un termine di paragone negativo. Sì dà al lettore ciò che meno si aspetta, cioè la novità DUE MODELLI DI REGOLE PRINCIPALI: REGOLE PER IL PUBBLICO -Novità: è uno dei criteri più importanti, anche se non quello essenziale. Di solito si applica agli eventi imprevedibili (come una rapina, un tornado, un incidente stradale). Invece per quel che riguarda gli eventi previsti una certa ripetitività non è negativa. -Vicinanza: tanto più un avvenimento accade vicino ai lettori tanto più è probabile che li interessi. La vicinanza può essere fisica (importante per l'informazione locale), ma anche intesa in senso figurato (vicinanza ideologica, politica, psicologica). In generale tanto più un avvenimento è vicino al contesto culturale dei lettori, tanto più è facile che diventi notizia. -Dimensione: quanto più è grande la dimensione del fatto, tanto più è facile che diventi notizia. -Comunicabilità: quanto più un fatto è semplice da comunicare e interpretare tanto più è probabile che susciti un consenso d'attenzioni. Un avvenimento complesso è difficilmente notiziabile. -Drammaticità: Se un avvenimento può fare impressione e destare emozioni, diventa preferibile agli altri più piatti, monotoni o di routine. -Conflittualità: un avvenimento che si presta ad essere descritta come conflitto tra due poli antagonisti provoca un forte coinvolgimento del pubblico. -Conseguenze pratiche: se un fatto ha forti implicazioni per la vita delle persone (esempio: l'aumento dei prezzi della benzina, l'approvazione di una nuova legge ecc.) diventa facilmente una notizia. -Human Interest: ha un significato molto esteso. Comprende tutti quegli attributi che non rientrano in aspetti tecnici o specialistici e che si riferiscono alla carica di umanità che un avvenimento esprime e trasmette. -Idea di progresso: quando un fatto rappresenta un avanzamento della scienza, della cultura o, più in generale, della società diventa facilmente notizia. -Prestigio sociale: Gli eventi che hanno come protagonisti i membri delle élite sociali, in particolare se si riferiscono allo star system, diventano più facilmente notizie. REGOLE PER LA REDAZIONE Hard News vs Soft News -Le hard news sono le notizie urgenti e drammatiche, come delitti e processi e quelle legati agli aspetti istituzionali della vita associata. Sono notizie basate sull'evento. Di solito appartengono a quello che tradizionalmente chiamiamo giornalismo di cronaca: a volte di "cronaca nera". -Le soft news sono le notizie che non rivestono un carattere drammatico e non hanno carattere d'urgenza. Sono basate soprattutto sull'human interest e di solito vengono sviluppate con tecniche narrative più sofisticate rispetto al normale articolo di cronaca. Corrispondono in Italia alle notizie leggere o "rosa". -Attualità e ritmo: a parità d'importanza le notizie più fresche hanno più probabilità di essere pubblicate. In più le notizie più adatte ai giornali sono quelle in sintonia con il ritmo dei giornali stessi. Gli avvenimenti che si sviluppano lentamente con processi
graduali hanno poca probabilità di diventare notizie, mentre quelli che avvengono in tempi brevi di solito lo diventano più facilmente. -Flusso degli avvenimenti: le categorie sono quattro. Spot news : sono le notizie impreviste e immediate che di regola non hanno un seguito (rapina in banca, incidente stradale). Developing news : sono le notizie attese e previste che richiedono un certo tempo per svilupparsi (come un'inchiesta giudiziaria). Continuing news : sono legate ad avvenimenti che si sviluppano in modo frammentario (come una guerra). Running news : sono le notizie in corso e che non hanno una fine certa (come un inseguimento o un salvataggio VALORI IMPLICITI Ora consideriamo, sempre seguendo Papuzzi (2003), i cosiddetti “valori impliciti”. I “valori impliciti” o “valori di lunga durata” (enduring values) sono stati codificati dal sociologo USA Herbert J. Gans che ha sintetizzato la sua ricerca ventennale su quattro testate giornalistiche americane (due testate giornalistiche tv: CBS Evening Newse NBC Nightly Newse due settimanali: Newsweeke Time) nel libro Deciding What's News (Northwestern University Press, 1979). “Il risultato della ricerca - afferma Papuzzi - è stato mettere a fuoco - per le quattro testate seguite - una serie di valori che Gans chiama enduring values che possono almeno parzialmente coincidere con valori di testata. Si tratta di otto valori durevoli che di fatto rispecchiano l'area culturale cui appartengono le quattro testate prese in esame: profondamente americana sul piano ideologico, con inclinazioni liberal su quello politico. Gli otto valori impliciti: -Etnocentrismo: è la fiducia nel sistema americano con la convinzione che ciò che accade entro il confine USA sia più importante di quello che accade all'estero. -Altruismo democratico: è la denuncia di ingiustizie, corruzioni e stupidità dei governi che riflette la convinzione che la politica dovrebbe sempre perseguire il pubblico interesse. -Capitalismo responsabile: la convinzione che l'economia di mercato sia il migliore dei sistemi economici possibili, il tutto temperato, però, dall'intervento regolativo dello stato. -Idealismo pastorale: preferenza per le storie delle piccole città rispetto ai problemi dei quartieri degradati delle grandi. -Individualismo: punto di vista che premia la responsabilità individuale e mette in guardia contro le minacce alle privacy. -Moderatismo: preferire sempre la soluzione moderata e tendenza a sotto rappresentare notizie che incoraggino estremismi ed eccessi. -Ordine: come meta valore. Anche quando si mette in scena e si racconta un conflitto. -Leadership: tendenza a dare notizie che riguardano personaggi che esercitano una qualche forma di leadership TECNICHE DI EDITORIA “Il giornalismo è un prodotto culturale realizzato attraverso una fitta negoziazione che avviene e si definisce in specifici contesti sociali” Approccio costruttivista: negazione di due luoghi comuni, i fatti non parlano da soli, il giornalismo non rispecchia la realtà o almeno non nel modo che vorrebbe il giornalismo ingenuo
-Professionalità richieste: ormai il giornalismo scritto “da quotidiano”, che era stato per tanto tempo il paradigma professionale, è minoranza -Pubblico di riferimento: la moltiplicazione dei mezzi e dei canali ha portato alla frammentazione del pubblico, anche per assecondare le strategie di marketing che tendono ad individuare nicchie di consumatori per mirare in modo più efficiente la pubblicità NEWS vs FEATURES Il giornalismo inglese e americano propone una distinzione formale tra due tipi di scrittura della notizia: news e features. Per news, o meglio ancora straight news o a hard news si intende la cronaca, basata sostanzialmente sulle cinque “W” e, se mai, sulla “H” di how. Feature, invece, nella traduzione letterale significa caratteristica di una cosa, indica l'aspetto speciale di qualcosa. Da questo significato originale deriva il termine giornalistico, nel senso che featured articles o le featured stories, sono aspetti speciali della scrittura giornalistica. Speciali perché vanno oltre la cronaca pura. Perciò ampliano i margini di discrezionalità dei giornalisti e di conseguenza estendono l'ambito della notizia, includendo nel suo dominio anche vicende, questioni, fenomeni sociali, aspetti della realtà che secondo la teoria classica non dovrebbero farne parte. (Papuzzi, 2003) LE FEATURES Il tipo di scrittura proprio delle features:
FEATURES E GIORNALISMO ITALIANO Nel giornalismo italiano la distinzione non è così netta anche perché i quotidiani italiani hanno sviluppato solo in tempi recenti il contenitore deputato delle features, cioè il supplemento domenicale che è un must di quasi tutti i quotidiani anglosassoni di qualità. Il primo ad etichettare un genere di articoli assimilabile alle features “le storie” è stato Ezio Mauro (che da poco ha lasciato la direzione della Repubblica e dal '92 al '96 -fu direttore de la Stampa). In particolare, secondo Papuzzi: “la storia è un articolo che ha origine sempre da un fatto di cronaca ed è costruito sulla base di elementi di cronaca, ma impiega impressioni e commenti per trasformare l'avvenimento nella rappresentazione simbolica di fenomeni e problemi della società contemporanea”. (Papuzzi 2003) IN SINTESI In sintesi si tratta "non della registrazione di un avvenimento, ma della capacità di cogliere le potenzialità simboliche dell'avvenimento" e bisogna avere "la capacità di cogliere stati d'animo, sentimenti e impressioni" NEW JOURNALISM l fenomeno più significativo nell'evoluzione della scrittura giornalistica, per quanto riguarda gli ultimi cinquant'anni, è stato il new journalism. Con questo termine s'intende un movimento, di breve durata ma di grandi effetti, sviluppatosi all'inizio degli anni Sessanta nella stampa americana, concentrato soprattutto a New York e in
California, che stravolse il modo di scrivere tradizionale e provocò aspre polemiche negli ambienti sia giornalistici sia letterari. Il proposito esplicito dei giornalisti che parteciparono a questo movimento era di impiegare tecniche ed espedienti della fiction per scrivere articoli. in particolare featured articles. Alcuni di questi giornalisti sono diventati scrittori di grande successo, apprezzati dalla critica: possiamo ricordare Truman Capote, Norman Mailer, Gay Talese, Tom Wolfe. Tutti avevano in comune l'ambizioso progetto di fare della vera letteratura giornalistica, introducendo nel reporting criteri estetici, e creare in questo modo una nuova forma letteraria, che rivitalizzasse il romanzo in una stagione critica: il journalistic novel (come lo chiamava Capote) o il non fiction novel (secondo la definizione di Wolfe). Il capolavoro fra questi romanzi-reportage è senza dubbio In Cold Blood (A sangue freddo) di Truman Capote, frutto di cinque anni di lavoro, che ricostruisce il massacro di una famiglia di agricoltori da parte di due pregiudicati psicopatici, registrando il fatto con l'occhio gelido del cronista e con le tecniche specifiche del reportage. (Papuzzi 2003) GIORNALISMO vs LETTURA Nel nonfiction novel materiali, storie, personaggi, idee non erano frutto di invenzione ma venivano presi dalla realtà, piegando alle esigenze della narrazione le flessibili tecniche del giornalismo. Al tempo stesso, nel new journalism gli stratagemmi letterari dovevano essere funzionali a una vivida rappresentazione delle notizie perché la letteratura non doveva sostituirsi al giornalismo: “I am talkin about technique” scriveva Wolfe, il primato della notizia non doveva essere messo in discussione. Il nuovo stile venne concepito e conobbe il successo negli anni sessanta per due ragioni: a) perché è stato il decennio di Kennedy e del Vietnam ma anche dei cambiamenti negli stili di vita; b) perché il giornalismo americano stava codificando e imponendola formula delle features LE TECNICHE DEL NEW JOURNALISM
“oggettiva” e si impegna a fornirne una “onesta”, cioè “a riferire onestamente quello che vede e sa”. La critica più radicale, però arrivò da Umberto Eco che in un suo saggio del 1971 (Guida all'interpretazione del linguaggio giornalistico) notò come il mito dell'obiettività con l'immagine correlativa del giornale indipendente, camuffa semplicemente la riconosciuta e fatale prospetticità di ogni notizia. OBIETTIVITA’ RIVEDUTA E CORRETTA Insomma a conti fatti si può riassumere tutto in questo modo: la notizia non può essere semplicemente obiettiva, perché viene filtrata dalla sensibilità e dalle tecniche di un giornalista e, più in generale, di una redazione e viene scritta tenendo a mente gli interessi e le curiosità di uno specifico lettore. Ma al tempo stesso si deve chiedere al giornalista di essere quanto più possibile obiettivo, nel senso di rispettare, per quanto possibile, nella ricerca delle informazioni, nel rapporto con le fonti, nel racconto dei fatti, i criteri di accuratezza e completezza. Stiamo quindi parlando di una correttezza metodologica che permetta al lettore di farsi un'opinione e una visione prospettica, cioè regolativa, dell'obiettività - che ha i suoi pilastri nel principio dell'accuratezza (accuracy)cioè la precisione con cui si riferiscono i fatti e in quello dell'imparzialità (fairness), cioè nel ritenere necessario presentare in modo equo entrambi i lati della questione. Due criteri di base che chiaramente non assicurano l'obiettività, ma che costringono il giornalista ad esporre i fatti in maniera onesta. Con altre parole si potrebbe parlare di authentic interpretation o di objective interpretation in modo da fare i conti con l'insopprimibile soggettività del giornalista e con l'esigenza di cercare di raggiungere il massimo dell'obiettività possibile. ACCOUNTABILITY Negli ultimi tempi poi il concetto regolatore è diventato quello dell’accountability, cioè del rendere i media responsabili dei propri prodotti e delle proprie scelte rispetto al pubblico e mediante un processo di piena visibilità pubblica. Di solito, poi, quando si parla di accountability si intende un processo senza intervento di poteri statali, ma semplicemente prodotto all’interno del sistema giornalistico nel suo complesso (attraverso le associazioni di categorie) oppure all’interno delle singole testate. Questo comporta una politica di massima trasparenza rispetto agli eventuali conflitti d’interesse e una serie di meccanismi - che di solito si cristallizzano nella figura dell’ombudsmano, per dirla in italiano, del garante dei lettori - che permettono di indagare sui modi con cui un certo articolo è stato prodotto ed eventualmente correggerlo se vengono individuati errori o anche violazioni dei principi deontologici. Il garante dei lettori ha pieni poteri d’indagine ed è esterno alla catena di comando del giornale, non dovendo rispondere nemmeno al direttore che, anzi, può essere chiamato a rispondere delle sue scelte se ritenute discutibili. Si tratta di qualcosa di più della semplice correzioni di errori fattuali, perché, in casi particolarmente gravi, si può arrivare alla sospensione del giornalista autore del pezzo in esame e alla modifica delle norme interne se si verifica che possono condurre a risultati non all’altezza degli standard etici richiesti. Resta da dire che se nel giornalismo anglosassone l’idea dell’accountability ha preso piede nella stragrande maggioranza delle testate in Italia solo pochissimi giornali hanno ritenuto necessario istituire una figura essenziale come quella del garante dei lettori OPINIONI
La forma principe di “esposizione delle opinioni” è l'articolo di fondo o, in modo più coinciso il fondo. Si tratta dell'articolo destinato a esprimere la posizione del giornale - o della testata giornalistica, perché ci sono anche “articoli di fondo televisivi” - su un determinato argomento. Nei giornali italiani è pubblicato di rigore in prima pagina (nel Corriere della Sera di solito nelle prime due colonne a sinistra). Molte volte l’articolo di fondo non era firmato e attribuito al direttore (anche se scritto materialmente dai collaboratori a lui più vicini). Si tratta di un modello - costruito sull'esempio prestigioso di quello del direttore del Corriere di fine Ottocento, Luigi Albertini, usato nella sua purezza l'ultima volta da Piero Ottone - che diresse il Corriere dal 1972 al 1977. In realtà, al giorno d'oggi, i quotidiani, soprattutto i cosiddetti “quotidiani istituzione” preferiscono una pluralità di punti di vista diversi piuttosto che una linea editoriale rigidamente avvitata alle opinioni della direzione. Questo anche per rispecchiare la diversità di opinioni della comunità dei lettori che è la norma in testate giornalistiche a forte radicamento geografico. -Quindi la pluralità di interventi che esprimono il punto di vista del quotidiano vengono detti editoriali, mentre se esprimono punti di vista individuali, che non coinvolgono il punto di vista della testata vengono detti opinioni. In parole povere l'editoriale è l'erede diretto dell'articolo di fondo, mentre le opinioni ricalcano, in chiave moderna, gli interventi ospitati nelle “Tribune libere” proprie dei quotidiani italiani fin dalle origini. Si trattava - secondo le parole di Papuzzi - di “zone franche in cui ospitare pareri non in sintonia con la linea delle testate”. (Papuzzi 2006, pp. 45-46) -Molti dei commenti ospitati dai giornali attuali sono però un misto tra reporting e commento. Il Papuzzi parla in questo caso di commento di cronaca intendendo con questo “l'organizzazione del commento a partire da elementi di fatto della notizia”. In questo caso le riflessioni non sono esplicitate, ma “sembrano scaturire dalla natura dell'evento" che il giornalista riesce a “far parlare”.E' un punto di contatto con la scrittura più narrativa che nel giornalismo odierno ha in parte sostituito la scrittura tendenzialmente asettica usata per le news. (Papuzzi 2006, pag. 64) COCCODRILLO E FOGLIETTONE Consideriamo ora la biografia. Si tratta della descrizione della vita di una persona illustre. Può servire in svariate occasioni (conferimento di incarichi, premi, anniversari ecc.). Molte volte si confezionano biografie da tenere in archivio in caso di morte del personaggio “biografato”. Siamo di fronte al cosiddetto “coccodrillo”, pronto all’uso e importantissimo nel caso che la morte del personaggio illustre sia troppo vicina all’orario di chiusura per commissionare un pezzo o produrre un pezzo adeguato. Si tratta di una pratica cinica, ma abbastanza diffusa. Naturalmente una biografia ben fatta non è un mero elenco di date, ma dovrebbe catturare almeno in parte il carattere e le idee del personaggio ritratto, senza “eccedere nell'uso dell'aneddotica”. Infine rimane da descrivere il fogliettone, il termine deriva dal francese (feuilletton) e originariamente indicava il taglio basso della pagina dove - nei quotidiani dell'Ottocento - erano ospitati i romanzi d'appendice a puntate (per esempio i Misteri di Parigi di Eugene Sue). Non si tratta di un genere, ma, per usare ancora una volta le parole di Papuzzi, “del collocamento - il taglio basso di pagina - che definisce un genere”. Il taglio basso è concepito come una sede d'eccezione per testi che possono non rispettare le regole canoniche. “Un contenitore in cui la cronaca e il commento si mescolano volutamente con molta libertà; oppure un pezzo ironico o satirico; oppure una storia narrata secondo le convenzioni proprie del romanzo d'appendice”. CORSIVO e RUBRICA
dei casi, non avrebbe opportunità di conoscere nella vita reale, ma che sollecitano - perché sono persone illustri, membri del jet-set o semplicemente persone alla ribalta della cronaca - la sua curiosità. Si tratta di un genere popolarissimo e che continua ad essere usato in modo massiccio dalle testate giornalistiche. -Tuttavia, come nota Papuzzi, “è anche uno strumento ambiguo e contradittorio”. Il giornalista infatti non è “trasparente”. In realtà “è lui non solo a fare le domande, ma anche a scegliere le risposte. Dovrebbe essere un mediatore, diventa necessariamente un protagonista: deve restringere domande e risposte dentro uno spazio, tagliare i tempi morti, dare al dialogo una logica, se necessario modificando l'ordine delle domande”. (Papuzzi2006 p. 51) In più c'è anche la possibilità che l'intervista sia stata concordata tra intervistatore e intervistato e sia una specie di compiacente siparietto che alla fine diventa un monologo travestito oppure ci sono casi in cui l'intervista si trasforma in una specie di combattimento in cui l'ego dell'intervistatore dà battaglia a quello dell'intervistato senza portare nuove notizie al lettore. Insomma si tratta di una forma di giornalismo molto popolare, ma tecnicamente non semplice da portare a termine e non priva di svantaggi. INTERVISTA TECNICA vs PERSONALE L'intervista si può dividere in “tecnica” - quando verte su uno specifico argomento di cui l'intervistato è esperto o di cui è stato un testimone privilegiato - e in “personale”, quando è incentrata sulla personalità dell'intervistato, le sue vicende, le sue attività o le sue esperienze. Nel primo caso l'intervistatore dovrebbe cercare di aiutare l'intervistato a concentrarsi sul tema centrale, mentre nel secondo caso sono le divagazioni dell'intervistato - una volta che ci si è conquistati la sua fiducia - la parte più interessante dell'intervista perché servono a mettere in luce la sua personalità. (Papuzzi2006 p. 50) I CRITERI L'intervista deve essere preparata, cioè l'intervistatore deve conoscere la materia oggetto di intervista e la persona che intervista e deve avere una lista di domande. Potrebbe anche essere utile far sapere all'intervistato in anticipo i temi su cui verterà l'intervista. Invece sono da evitare, per quanto possibile, le risposte scritte perché spesso si riducono ad essere un monologo dell'intervistatore senza la presenza di un contraddittorio. -Usare discrezione nel corso dell'intervista. L'intervistatore non dovrebbe interferire con la personalità dell'intervistato. E’ lì per rivolgere le domande che vorrebbe fare il lettore e non per mostrare i muscoli del proprio ego. Allo stesso modo, però, l'intervistatore non deve mostrare soggezione nei confronti dell'intervistato. Di fronte a un intervistato reticente non bisogna aver paura a ripetere le domande e, se non si ottiene risposta, a far notare appunto che l'intervistato è reticente. -L'uso del registratore è una garanzia. Così non si perdono i passaggi più importanti e si possono controllare gli appunti nel momento della stesura. In più il registratore consente di essere fedeli anche al modo di esprimersi dell'intervistato senza “prestargli” la propria voce. -La forma classica dell'intervista prevede domande e risposte. Se l'argomento lo richiede è possibile passare a una forma indiretta. Ma è meglio non abusare di questa possibilità. -Le parole dell'intervistato vanno selezionate e sintetizzate perché la trascrizione integrale di un'intervista è quasi sempre più lunga dello spazio che si ha a disposizione. Ma questo non significa stravolgere il senso del discorso dell'intervistato. Inoltre nell'intervista “tecnica” può essere necessario spiegare le parole
dell'intervistato - che potrebbe utilizzare termini tecnici di difficile comprensione -, mentre nell'intervista “personale” è importante cercare di rendere fedelmente, compresi gli eventuali errori e i tic linguistici, anche il modo di esprimersi dell'intervistato. -Le domande devono essere sintetiche, le risposte non troppo lunghe a meno che l'argomento non lo richieda e si possono interrompere con domande interlocutorie inserite a posteriori che mantengano il ritmo dell'intervista. -L'intervistato ha diritto di esprimersi senza subire censure. E’ legittimo anche che richieda di controllare le risposte, e solo le risposte, prima della pubblicazione dell'intervista. -Non è legittimo inserire commenti negativi e giudizi a posteriori sulle dichiarazioni dell'intervistato. -Se l'intervistato dice cose, premettendo che devono rimanere off the record, magari per puntualizzare qualcosa, queste non vanno usate nell'intervista. Non è lecito, infatti, infrangere il legame di fiducia che si è instaurato tra intervistatore e intervistato LE FONTI In generale le fonti giornalistiche: -“sono le persone e i documenti che forniscono informazioni sugli avvenimenti oggetto di notizia quando il giornalista non è testimone diretto”. -Si tratta del "primo livello di discostamento dall'evento", del "primo diaframma tra il giornalista e i fatti" che rende più arduo riuscire a fare un resoconto oggettivo del fatto. -“La fonte non ci restituisce l'integrità dell'evento, ma ci mette a disposizione una versione dell'evento. Non ci dà la verità, ma una sua verità” DUE FONTI PER OGNI NOTIZIA Di solito le fonti - secondo le pratiche codificate nelle redazioni - devono essere almeno due e convergenti. --Il problema, però, è che il giornalista lotta contro il tempo e - il più delle volte - non riesce a prendere contatto con tutte le fonti che servirebbero per avere le informazioni. -Deve quindi decidere chi sentire prima e chi sentire dopo (o non sentire affatto). Serve quindi una gerarchia delle fonti. GERARCHIA DELLE FONTI In generale le regole sono due: -Prima regola: l'accertamento degli avvenimenti presuppone la configurazione di uno schema delle fonti disponibili e accessibili. -Seconda regola: si distingue tra due livelli di fonti: di primo livello (o primarie) e di secondo livello (o secondarie). -Le fonti di primo livello sono quelle che "garantiscono credibilità all'informazione o perché possiedono un'autorevolezza specifica istituzionale o perché viene loro riconosciuta una competenza specifica: ministri, sindaci, magistrati, avvocati, docenti, sindacalisti, i verbali delle sedute parlamentari, i verbali di un consiglio d'amministrazione, atti processuali, epistolari, carteggi e così via". -Le fonti di secondo livello sono quelle la cui "attendibilità è affidata alla stessa citazione giornalistica, nel senso che è il giornalista, dando loro voce a legittimarli agli occhi del suo pubblico". Insomma si tratta del "testimone oculare, dello spettatore di una manifestazione, del vicino di casa" o del "cosiddetto “uomo della strada".
FRONT REGIONS vs BACK REGIONS A questo punto è utile riprendere da Barbano (Barbano 2012) la distinzione tra front regions e back regions nell’attività comunicativa delle fonti. Le front regions sono accessibili a tutti e pubbliche, nelle back regions, invece, ci sono i contenuti che devono essere conosciuti dalle persone autorizzate. Naturalmente le informazioni segrete o di difficile accesso - quelle delle back regions - sono maggiormente notiziabili e quindi molto più interessanti per i giornalisti. FONTI APERTE vs FONTI CHIUSE -Le fonti aperte sono “atti dotati di uno status di pubblicità formale a cui il giornalista con la sua mediazione fornisce una condizione di pubblicità sostanziale”. Parliamo di atti giudiziari, sentenze di tribunali, comunicati del governo, bilanci societari, dossier pubblicati da partiti politici, università, centri di ricerca ecc. -Le fonti chiuse non sono pubbliche e si tratta di atti giudiziari prima dell’avviso di fine indagine; informative riservate delle forze dell’ordine o dei servizi segreti, dossier riservati o documentazione ad uso interno di governi, aziende e organizzazioni varie. E’ ovvio l’enorme valore, in termini di notiziabilità, delle fonti chiuse che anche solo per il fatto di essere di difficile reperibilità sono di solito esclusive di un determinato giornalista e di una determinata testata DIRETTE vs INDIRETTE La teoria divide le fonti in "dirette" (cioè quelle che sono frutto dell'autonoma ricerca del giornalista) e "indirette" (cioè quelle che si autopropongono e si organizzano per diffondere le notizie). -Nel primo caso abbiamo del materiale grezzo che va rielaborato dal giornalista, nel secondo caso, invece, dei "semilavorati testuali” - di solito agenzie di stampa - che ambiscono allo status di notizia. -Questo doppio binario genera, poi, anche delle altre distinzioni come quella tra "news making" (la ricerca delle notizie) e "news gathering" (la valutazione e la selezione delle notizie). Inoltre si rispecchia anche nell'organizzazione del lavoro giornalistico che distingue "writers" (cronisti, corrispondenti, inviati) e "editors" (redattori addetti al desk) LA TASSONOMIA DI MAZZOCCO -Fonti dirette: sono quelle a cui il giornalista ha accesso in quanto testimonianze che possono essere raccolte sul luogo in cui è accaduto il fatto o recuperate in seguito, magari grazie a un lavoro di ricerca. -Fonti ufficiali: si tratta di istituzioni, aziende, organizzazioni strutturate, partiti, ma anche uffici stampa. In questo caso si tratta di dichiarazioni ufficiali e comunicati che vengono forniti alla stampa nell’ambito della normale attività di comunicazione di questi enti. In questo caso, però, la griglia di Mazzocco rischia di essere imprecisa perché mette nella stessa casella le tradizionali fonti ufficiali, che dovrebbero essere relativamente neutre, e gli uffici stampa che invece perseguono, per statuto, una vera e propria strategia di comunicazione a favore dei loro clienti e quindi forniscono notizie scritte in modo professionale, ma che andrebbero verificate e controllate prima di essere utilizzate. -Fonti indirette: si tratta delle agenzie di stampa ma anche delle altre testate giornalistiche. In questo caso si riprende e si usa come base il lavoro giornalistico, già strutturato secondi criteri e stilemi professionali di altre organizzazioni. Alcune, come
le agenzie di stampa, che lavorano per le altre testate e altre invece, come i giornali, che si rivolgono all’utente finale. -Sociali network: questo tipo di fonti ha avuto un’impennata impressionante negli ultimi anni. Si tratta di quelli che negli Stati Uniti sono stati chiamati accidental acts of journalism, cioè le testimonianze scritte, le foto i video diffusi attraverso i social di persone qualunque che erano presenti all’evento e che riescono a catturarlo con immediatezza. Il problema vero, con questo tipo di contributi, è che devono essere controllati con particolare cura, attraverso un’attenta opera di fact checking. Infatti l’errore, l’imprecisione, la vera e propria costruzione di una notizia falsa, sono sempre in agguato. LE FONTI INDIRETTE Con lo sviluppo di una vera industria della comunicazione, la categoria delle fonti indirette, o intermedie, si è straordinariamente dilatata: ne fanno parte uffici stampa, pubbliche relazioni, uffici di promozione, addetti stampa, segreterie, portavoce. Un vero e proprio apparato industriale "il cui obiettivo è il controllo dell'informazione attraverso interventi di orientamento e di persuasione che prevedono anche la produzione di notizie". Un apparato che da un lato semplifica la vita del cronista, ma dall'altro tende a condizionare pesantemente il suo lavoro. (Papuzzi) AGENZIE DI STAMPA Le agenzie di stampa hanno una doppia natura: da una parte svolgono un normale lavoro giornalistico e al tempo stesso sono fonti per gli altri mass media a cui forniscono buona parte del materiale che poi verrà pubblicato. Ma si tratta di fonti speciali perché, in genere, "la maggior parte dei materiali d'agenzia sono notizie già elaborate, la cui attendibilità è garantita da metodologie di lavoro giornalistico". Quindi di solito si tratta di materiale che non necessita di un'ulteriore verifica prima di finire in pagina. Il pubblico principale delle agenzie è composto dagli editor dei giornali associati, ma negli ultimi tempi - con l'avvento di internet - una parte del materiale prodotto dalle agenzie arriva direttamente al pubblico dei lettori senza la mediazione di un'ulteriore testata giornalistica. I FORMATI DELLE AGENZIE -Il flash: notizia di una o due righe che si limita a comunicare l'evento in maniera secca e folgorante pochi istanti dopo che questo è avvenuto. -Il take: notizia coincisa, costruita secondo le regole delle cinque W, normalmente non superiore alle 24 righe (un vincolo che derivava dall'utilizzo del telegrafo per la trasmissione); per eventi più importanti le agenzie inviano numerosi take. -Il servizio completo e quello di riepilogo: in questo caso si tratta di un pezzo giornalistico completo, molte volte firmato, che riepiloga i vari take della giornata e che può essere utilizzato direttamente o con un editing minimo. LE PRINCIPALI AGENZIE DI STAMPA: La Associated Press (AP) La United Press (UP) La Thompson-Reuters La France Press La Tass (Russia) La Nuova Cina La DPA (Deutsche Press Agentur) La EFE (Spagna)