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Influenza temperatura trasporto sulle piante in vaso di calamondino, Thesis of Agronomy

Sull'influenza della temperatura durante il trasporto sui qualità di piante di calamondino in vaso. la produzione di piante ornamentali in Sicilia, le tecniche di coltivazione e il trasporto delle piante. Vengono discusse le conseguenze negative del trasporto su lunghe distanze, come la cascola di fiori, l'ingiallimento delle foglie e l'attacco fungino. Il documento anche menziona l'effetto dell'etilene e dell'acido giasmonico sulla senescenza dei fiori. Il documento ha l'obiettivo di analizzare l'influenza delle condizioni di buio e di temperature variabili sulle piante dopo la fase di trasporto.

Typology: Thesis

2019/2020

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA
Corso di laurea magistrale in:
Scienze e Tecnologie agrarie
DIPARTIMENTO DI AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E AMBIENTE
SEZIONE DI ORTICOLTURA E FLORICOLTURA
Domenico De Pasquale
Influenza della temperatura in fase di
trasporto sulle caratteristiche qualitative di
piante in vaso di calamondino
______
Tesi di laurea
______
Relatori: prof. Daniela Romano
dott. Stefania Toscano
Anno 2018
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA

Corso di laurea magistrale in:

Scienze e Tecnologie agrarie

DIPARTIMENTO DI AGRICOLTURA, ALIMENTAZIONE E AMBIENTE

SEZIONE DI ORTICOLTURA E FLORICOLTURA

Domenico De Pasquale

Influenza della temperatura in fase di

trasporto sulle caratteristiche qualitative di

piante in vaso di calamondino

______

Tesi di laurea

______

Relatori: prof. Daniela Romano

dott. Stefania Toscano

Anno 2018

Indice

  • Abstract
    1. Premesse
    1. Il vivaismo agrumicolo ornamentale
    1. Il trasporto delle piante in vaso
    • 3.1. Effetto della temperatura
    • 3.2. Luce
    • 3.3. Umidità
    • 3.4. Alterazione dei livelli ormonali
    1. Scopo del lavoro
    1. Materiali e metodi
    1. Risultati e discussione
    1. Conclusioni
  • Bibliografia

During the post-production phase there are also a series of physiological changes, such as leaf yellowing, due to the degradation of the chlorophyll content, the alteration of the performance of photosynthesis with loss of membrane permeability. All these changes affect the overall ornamental value of the plants.

1. Premesse

Nel febbraio del 2017, in un specifico comunicato stampa del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (MiPAAFT), sono stati forniti alcuni dati relativi al comparto florovivaistico. In particolare è stato precisato come in Italia il comparto, per il quale non si dispone di dati statistici puntuali e soprattutto aggiornati, vale oltre 2,5 miliardi di euro, di cui circa 1,15 per la sola produzione di fiori e piante da vaso. Sono ben 27.000 le aziende impegnate nel settore, per un totale di 100.000 addetti e quasi 29.000 ettari di superficie agricola complessivamente occupata. Per quanto riguarda le giovani piante ornamentali, in Italia vi sono ben 2.000 aziende per una superficie complessiva di oltre 1500 ettari^1. Sempre nello stesso comunicato era precisato come l’export rappresenti un quarto del valore complessivo annuo della produzione florovivaistica in Italia. Tra i principali mercati di destinazione delle piante in vaso si annoverano la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e il Belgio, mentre come mete di alberi e arbusti, oltre ai Paesi già citati, vanno aggiunti la Spagna, la Turchia e la Svizzera. Tra i Paesi che importano fogliame nostrano spiccano invece Paesi Bassi, Germania e Francia, mentre per i fiori recisi il primo sbocco di mercato è quello dei Paesi Bassi. Lo stesso comunicato ricordava come, fra gli aspetti di maggiore importanza per le attività di ricerca del comparto, vi siano l’introduzione di prodotti nuovi e il miglioramento della qualità e longevità di fiori recisi e piante in vaso.

(^1) https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/

2. Il vivaismo agrumicolo ornamentale

Un settore in attiva espansione, che esita spesso prodotti nuovi e che è caratterizzato da intensi scambi commerciali con l’estero, è il vivaismo ornamentale. Un segmento di tale settore, particolarmente attivo in Sicilia, è quello rivolto all’ottenimento di agrumi ornamentali in vaso che rappresenta una delle realtà più dinamiche dell’intero settore (Schimmenti, 2010). L’interesse nei confronti degli agrumi ornamentali è connesso al fatto che la maggior parte delle specie del genere Citrus (e delle cosiddette specie agrumi- simili) presenta determinati caratteri morfologici e produttivi particolarmente rispondenti all’utilizzo ornamentale; ciò, insieme all’adattabilità alla coltivazione in contenitore, ne ha favorito la diffusione come pianta da appartamento. Pur se inizialmente la diffusione degli agrumi in Europa era connessa al suo valore estetico, la nascita del vivaismo agrumicolo ornamentale in Italia, con criteri industriali, si deve ad alcuni vivaisti toscani che, nel corso degli anni Sessanta del secolo scorso, iniziarono a commercializzare piantine di limone in vaso. La nascita del vivaismo agrumicolo ornamentale in Sicilia, invece, può farsi coincidere con la crisi del mercato degli agrumi a fine industriale avvenuta negli anni ’80 del XX secolo. I vivaisti siciliani dovettero fronteggiare il ridimensionamento della domanda di piante di agrumi da destinare ad impianti produttivi, individuando nuovi indirizzi produttivi, tra i quali quello rivolto alla produzione di piante ornamentali.

Il vivaismo agrumicolo ornamentale in Sicilia si è insediato inizialmente nella provincia di Messina, nel cui territorio era tradizionalmente presente un’importante attività vivaistica per la produzione di piante di agrumi, destinati ad impianti industriali. Nella provincia di Messina, il polo produttivo si localizza lungo la fascia pianeggiante costiera compresa tra Capo Tindari e Capo Milazzo, e in particolare nei comuni di Terme Vigliatore (85 ettari), Furnari (75 ettari) e Mazzarrà Sant’Andrea (40 ettari), che complessivamente ragguagliano l’80% della superficie vivaistica agrumicola ornamentale della provincia, stimata in circa 250 ettari (Schimmenti et al ., 2009). L’indagine di Schimmenti e collaboratori (2009) ha il merito di fare il punto su tale settore. Viene così sottolineato nel lavoro che, per quanto riguarda la tipologia di prodotti, le piante di limone e di kumquat intercettano, rispettivamente, il 35% della produzione di agrumi ornamentali; le cultivar più utilizzate del limone sono ‘Lunario’, ‘Femminello Zagara Bianca’ e ‘Portoghese’, mentre nel gruppo dei kumquat si ha una prevalenza del kumquat ovale ( Fortunella margarita , con circa il 50% del totale di questo gruppo), seguito dal kumquat changshou ( F. obovata , 30%) e dal kumquat meiwa ( F. crassifolia , 20%). Tra le altre specie particolare interesse assume il calamondino [ ×Citrofortunella microcarpa (Bunge) Wijnands], la cui offerta si è attestata intorno al 20% del totale regionale; il restante 10% della produzione riguarda altre specie, tra le quali si segnalano il chinotto, il mandarino e l’arancio.

oltre a strutture e attrezzature per il confezionamento e la movimentazione rappresentano la dotazione ordinaria di un vivaio impegnato nella produzione industriale di piante di agrumi in vaso per uso ornamentale. Originariamente, la tecnica di produzione di piante di agrumi, destinate alla commercializzazione florovivaistica, partiva dalla produzione del semenzale, prioritariamente di arancio amaro ( Citrus aurantium L.), adesso interamente sostituito dal limone volkameriano ( Citrus volkameriana ) e da Citrus macrophylla ; dopo almeno una stagione di crescita, si procedeva in genere all’innesto a marza. Le imprese vivaistiche che propendono verso l’industrializzazione dell’attività produttiva riconoscono l’importanza di produrre stock di piante di buona qualità e uniformi e tendono quindi a convertire il ciclo produttivo tradizionale “seme - semenzale - innesto” escludendo il seme e riducendo la variabilità ad esso attribuibile. Pertanto, per quanto riguarda le tecniche di propagazione, è opportuno suddividere i genotipi in coltivazione in due grandi gruppi, ovvero quelli con elevata predisposizione alla moltiplicazione per talea e quelli che, al contrario, evidenziano una capacità di rizogenesi scarsa o nulla. In base a questa distinzione, il materiale vegetale, proveniente dalle piante madri, viene propagato agamicamente applicando la tecnica di mist propagation. Attraverso tale sistema è possibile ottenere barbatelle franche di piede, da avviare direttamente alla filiera produttiva in vaso di tutti i genotipi che presentano un’elevata capacità rizogena ( Citrus limon , ×Citrofortunella microcarpa , Citrus medica ).

Per gli esemplari di più grande dimensione, comunque, non si può fare a meno del ricorso all’innesto per migliorare il profilo qualitativo del prodotto. Sempre attraverso la tecnica di mist propagation si può procedere alla produzione di piante bimembri dei genotipi con scarsa o nulla capacità rizogena partendo da innesti-talea. Tale tecnica, oggi sempre più diffusa nelle strutture vivaistiche opportunamente attrezzate, consiste nel prelevamento contestuale di talee e marze dalle piante madri; l’innesto viene eseguito a tavolo in ambiente condizionato in modo da ottenere, preliminarmente, un complesso di due bionti senza alcuna radice che, solo immediatamente dopo l’innesto, viene disposto in ambiente di radicazione. Questa tecnica consente di produrre piante bimembri perfettamente uniformi e in tempi notevolmente ridotti rispetto alla tecnica tradizionale “seme - semenzale - innesto”. In relazione alla stagionalità delle operazioni, nel caso di genotipi caratterizzati da ottima predisposizione alla rizogenesi, le condizioni climatiche di luglio sono ottimali per effettuare il prelievo del materiale vegetale e ottenere le talee con 2-3 foglie. Per la produzione di innesti-talea, invece, il momento ottimale per avviare la radicazione è il periodo primaverile (aprile-maggio), quando il portinnesto è in piena attività vegetativa. In questo caso, il ciclo di produzione della pianta di agrumi ornamentali con frutti può ridursi fino a 18-24 mesi, tenendo conto che la presenza di frutti, sia pure di piccole dimensioni, conferisce alla pianta un discreto apprezzamento e spesso è la condizione indispensabile per commercializzare il prodotto.

sviluppo normale. Grazie alle ripetute potature si modella la forma della chioma e si stimola la produzione di fiori e di frutti. Il vaso, oggi esclusivamente di polietilene rigido con prevalenza di colore tipo coccio, può essere di dimensioni variabili e la sua capacità dipende, come è ovvio, dalla dimensione finale della pianta che si intende produrre. In linea generale, la chioma della pianta prodotta e l’altezza complessiva della stessa devono essere, rispetto al vaso che la contiene, approssimativamente il doppio del diametro e poco più del doppio dell’altezza; queste proporzioni rappresentano un giusto equilibrio tra la qualità della pianta prodotta e la capacità del vaso di contenerla e, con gli adeguati apporti idrico-minerali, di sostenerla dal punto di vista nutritivo. Negli ultimi anni si sta consolidando anche la produzione di piante in vaso di dimensioni inferiori rispetto al classico Ø 20 cm: se viene usato il vaso Ø 15 cm rispetto a quello Ø 20 cm la densità di piante per metro quadrato di vivaio può quasi raddoppiare e l’efficienza nella fase di confezionamento e trasporto può triplicare. Fra le numerose innovazioni che contrassegnano il comparto vi è l’adozione di tecniche di coltivazione sostenibile. Negli ultimi anni, infatti, si è avvertita l’esigenza di poter utilizzare i prodotti delle piante ornamentali, anche a fini alimentari. Alcune aziende, in particolare, avvalendosi del regolamento CE 396/2005, hanno ottenuto esemplari utilizzati in alcuni ristoranti di lusso per il prelievo diretto dei frutti dall’alberello. Al fine di ottenere un prodotto non solo buono ma anche salubre, alcune aziende si sono avvalsi dei protocolli Itaka Crop Solution , che può essere considerata l’anticamera del bio, metodo verso il quale numerose aziende

vogliono rivolgersi, compatibilmente con i tempi tecnici necessari per l’iter burocratico previsto dalla normativa vigente. Quasi tutte le aziende leader dispongono ormai della certificazione MPS base, che attesta il rispetto in materia di risparmio energetico, risparmio idrico, rifiuti, fertilizzanti e pesticidi. Il successo del comparto produttivo determina il fatto che gran parte della produzione venga destinata presso grande distribuzione sia italiana che soprattutto internazionale. Il trasporto, tenuto conto delle esigenze degli agrumi, piante di origine subtropicale, avviene con tir refrigerati, alla temperatura di +14/+16 °C. La logistica dei trasporti, in particolare, è sempre in fase evolutiva anche in termini di miglioramento dell’efficienza delle rispettive combinazioni; è auspicabile, peraltro, che anche nel settore florovivaistico si registri un deciso orientamento a favore di trasporti più sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico. Il contemporaneo adeguamento della logistica della commercializzazione e l’impegno verso la massimizzazione della qualità e l’omogeneità del prodotto, non disgiunta dal contenimento del costo unitario del prodotto, sono tutti fattori che contribuiscono sensibilmente all’industrializzazione dell’attività produttiva e al successo di questo segmento produttivo.

3.1. Effetto della temperatura

Il controllo della temperatura è molto importante durante la fase del trasporto delle piante. L’utilizzo di temperature idonee consente, infatti, di ridurre la respirazione cellulare e quindi di preservare le riserve di carboidrati, rallentare il processo di senescenza e ridurre i problemi legati alla presenza e alla produzione di etilene. L’attività respiratoria delle piante si incrementa all’aumentare della temperatura, provocando la riduzione dei carboidrati nel fusto e nelle foglie e causando un peggioramento della qualità post-produzione (Trusty e Miller, 1991). Le temperature ottimali di trasporto variano da specie a specie, ma di norma bisognerebbe trasportare le piante alle più basse temperature possibili. Le piante sensibili al freddo sono generalmente trasportate a temperature non inferiori ai 10-14 °C, mentre quelle più tolleranti le basse temperature possono essere trasportate a livelli termici di 2-4°C. Di norma trasportare piante a temperature superiori ai 16°C per un tempo anche superiore ai cinque giorni, fa sì che si determinino una rapida abscissione dei fiori e l’ingiallimento delle foglie.

3.2. Luce

Durante la fase di post-produzione le piante sono mantenute, per contenere i costi di trasporto, per periodi più o meno lunghi in assenza di luce o con radiazioni luminose non fotosinteticamente attive. L’assenza di radiazioni luminose utili e quindi l’impossibilità delle piante a fotosintetizzare si ripercuote negativamente sulla qualità e sul ricambio biologico dei fiori e delle gemme. Si determina così l’ingiallimento delle giovani foglie, a causa della degradazione dei cloroplasti, con conseguente perdita di clorofilla, cascola delle foglie e accelerazione del processo di senescenza. L’assenza di luce causa un rapido e drammatico cambiamento nella composizione dei metaboliti cellulari: basti considerare che, alla fine del periodo notturno, il contenuto di amido e quello di zuccheri riducenti nelle foglie raggiunge rispettivamente valori prossimi al 10 e 50% rispetto a quelli rilevati all’inizio del periodo notturno (Usadel et al ., 2008). I processi anabolici, come le reazioni luminose fotosintetiche, la fissazione del carbonio, la biosintesi della clorofilla, degli amminoacidi e dei flavonoidi, sono fortemente inibiti, mentre tutti i processi catabolici, come il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi, vengono accelerati (Lin e Wu, 2004). Alcune specie di piante fiorite in vaso, come il crisantemo e il ciclamino, sono molto sensibili all’assenza di radiazione luminosa, per cui la qualità della pianta viene compromessa anche da pochi giorni di assenza di luce (Nowak e Rudnicki, 1990).

In linea di massima l’umidità relativa durante la conservazione e il trasporto delle piante fiorite in vaso dovrebbe essere mantenuta entro livelli pari al 65-80%. Umidità maggiori possono determinare l’insorgere di muffe come la botrite ( Botrytis cinerea ), o l’insorgenza di marciumi radicali. Il mantenimento di livelli ottimali di umidità, invece, agisce positivamente sugli squilibri idrici e migliora la fase di recupero successiva alla conservazione e trasporto.

3.4. Alterazione dei livelli ormonali

Durante la fase di post-produzione si possono verificare modificazioni delle relazioni source-sink, a causa dell’esaurimento dei carboidrati di riserva, il che determina un’accelerazione forzata del processo di senescenza. Gli ormoni vegetali partecipano attivamente come fattori endogeni chiave che regolano un complesso network di relazioni, e la loro azione è a sua volta modulata dall’ambiente circostante. Si comprende quindi come l’allontanarsi dalle condizioni ottimali dell’ambiente di crescita di un organismo vegetale attraverso l’induzione artificiale di stress, come il buio, alte-basse temperature, stress idrici, come puntualmente si verifica durante il periodo di post-produzione, comporti tutta una serie di alterazioni fisiologiche che si ripercuoto sul bilancio ormonale endogeno. Gli ormoni vegetali possono essere classificati come promotori o inibitori del processo della senescenza. Tra questi possiamo citare: etilene, acido abscissico (ABA), citochinine, acido gibberellico, auxine, acido giasmonico. Etilene. L’etilene (C₂H₄) è il più semplice alchene di natura gassosa che gioca un ruolo fondamentale nella regolazione di differenti processi fisiologici durante lo sviluppo dell’organismo vegetale. Nella fase di post-produzione e quindi durante la conservazione e il trasporto, le piante rispondono a questa condizione di stress incrementando la produzione di etilene, che influenza negativamente la qualità delle piante ornamentali da fiore.