Download Il Diritto Romano e la Nascita del Diritto Ecclesiastico e Canonico and more Study notes Law of Torts in PDF only on Docsity!
DIRITTO MEDIEVALE 1 (Integrazione di 3 CFU - CAP 1;7;8) Appunti delle lezioni 2020/ CAPITOLO 1 Lezione n. 3 Vi sono tre grandi protagonisti nella storia di questi anni. Il primo è l’impero, nella lezione precedente abbiamo visto a che cosa si è ridotto l’impero dopo la caduta di Romolo Augusto e come l’impero ha spostato il baricentro ad est, ovvero a Costantinopoli che diventerà il vero centro dell’impero perché l’Italia nonostante sia stata ripresa dai bizantini, con la guerra di G. rimase un territorio frazionato e poco controllato dai bizantini. L’impero sopravvive solo in oriente. Il secondo protagonista sono i popoli germanici, che hanno un loro diritto che è profondamente diverso rispetto a quello romano e che influirà fortemente sulla cultura giuridica europea. Il terzo protagonista è la Chiesa orientale che ha come vertice l’imperatore, mentre in occidente nascerà un processo che emanciperà la chiesa di Roma da quella orientale. IL DIRITTO DEI REGNI GERMANICI Di seguito sono state riportate le caratteristiche di questi popoli e della loro cultura giuridica. Si tratta di elementi che segnano una differenziazione netta tra la cultura giuridica latino – romana e la cultura giuridica dei popoli Germanici.
- Nomadismo: Originariamente non si stabiliscono in alcun luogo, e prediligono l'allevamento all'agricoltura (al contrario dei popoli romani che sono stanziali, conquistano e stanno, quindi si sviluppa una forte agricoltura con latifondo). Mentre i popoli germanici nono sono attaci alla terra, si muovono sempre in cerca di condizioni migliori di vita, terre con abbondanza di risorse, terre in cui si può stare in sicurezza rispetto ai nemici, terre con clima favorevole. Tutto questo continua fino a quando non si rendono conto che le strutture romane stanno cedendo, e quindi invadano lo spazio dell’Impero Romano, quindi si stanziano creando un regno.
- Vocazione militare: Tutto il popolo ha la vocazione a combattere, in quanto spesso il popolo si scontra con altri popoli durante gli spostamenti questa caratteristica diventa fondamentale. La capacità giuridica è propria dell'uomo che può combattere. Non possono combattere minori, anziani e donne.
- Tradizione etniche: I popoli non identificandosi con un luogo, si identificano con una tradizione (modo di vestirsi, di approcciarsi l'uno con l’altro, modo di trattare i minori o le donne). Hanno delle tradizioni proprie a cui danno molta importanza.
- Assenza di scrittura: Non hanno alcuna scrittura, hanno una lingua propria cioè parlano comunicano tra di loro, ma non si scrivono. Vi è un’assenza di testi scritti. Iniziamo a conoscere la storia dei Longobardi sicuramente nel momento in cui si stanziano nei territori romani, ma soprattutto quando si convertono al cattolicesimo. Infatti, alcuni uomini dei popoli germanici che si fanno monaci, sacerdoti, come uomini di chiesa imparano a scrivere, e sono loro che incominciano a scrivere di questi popoli, possiamo ricordare " Historia" di Paolo Diacono, che è un prete longobardo convertito che decide di scrivere la storia dei longobardi. Quindi se questi popoli fino a quando sono nomadi non hanno scrittura, hanno certamente delle consuetudini.
- Consuetudini orali: Regole non scritte, consuetudini ovvero modi di fare dettate dalle tradizioni che si tramandano di generazioni e generazioni, da padre in figlio. Le consuetudini sono diverse da popolo a popolo ma esistono delle basi comuni ai diversi popoli, cioè le diverse consuetudini hanno in comune e questo è dato dal loro tipo di vita perché sono nomadi, sono militari, non hanno la scrittura, vivono in comunità. Noi conosciamo queste consuetudini perché ad un certo punto vengono messe per iscritto.
- Lex = Consetudo: Ad un certo punto le leggi vengono scritte in latino. Per i romani la parola lex rimanda alla volontà di un’autorità superiore (il re, l’imperatore) mentre per i popoli barbari il sovrano non può fare leggi in
base alla sua volontà, loro con il termine lex si riferiscono sempre al loro patrimonio consuetudinario, in quanto essi hanno un re militare che non ha potestà di comandare ovvero esprimere un obbligo che poi rimane nel tempo e che è giustificato perché lo ha voluto lui. Per questi popoli il vincolo di osservanza non deriva dalla volontà del capo politico – militare, bensì per loro il vincolo giuridico ha come fonte la consuetudine, la tradizione, ciò che hanno fatto i padri e che rispettano da sempre; la chiamano lex solo perché ad un certo punto la ufficializzano in un testo scritto, e quindi per darle più forza e più autorità la chiamano lex.
- Il c.d. principio della personalità del diritto: il loro diritto essendo consuetudinario attiene solo a quel popolo. I franchi hanno il loro diritto, come i longobardi, perché tutto questo deriva dalle loro singole tradizioni. Se più popoli germanici si ritrovano vivere negli stessi territori ognuno segue le proprie leggi. Dunque, la personalità di diritto sta nel fatto che ogni popolo segue la propria legge. OVVERO se i longobardi invadono l’Italia, non impongono il loro diritto perché è solo loro, i latini locali sconfitti e sottomessi continueranno ad applicare i loro diritto, purché non interferisca con il loro dominio
- Proprietà comuni: Notiamo nelle consuetudini più antiche, che questi popoli non conoscono la proprietà privata personale. Questo concetto è molto forte nel diritto romano, ed è legata ad un’economia legata ai latifondisti. Mentre questi popoli non sono latifondisti, essi collettivizzano tutto. Per loro la proprietà è considerata come un bene essenziale alle sopravvivenze del gruppo etnico, c’è quindi una concezione collettiva della proprietà. Altri istituiti giuridici che nel diritto romano sono legati alla proprietà come i diritti reali qui non hanno senso ovvero non esistono. Nei popoli germanici esistono quindi dei beni comuni. I popoli sono divisi in clan. Non esiste dunque il testamento.
- Vendetta: dal punto di vista del diritto penale, essendo questi popoli nomadi, il loro modo di risoluzione delle controversie è dominato da un principio cardine che hanno tutti questi popoli: ovvero il principio della vendetta, se tu fai del male a me io sono autorizzato da un consenso silente della comunità a vendicarmi. Può essere singola (vendetta), o collettiva (faida).
- Ordalia: nell’ambito del grande principio della vendetta vi era anche la possibilità di riparare il torto e l’offesa con l’ordalia. Si tratta di una specifica vendetta, colui che era stata accusato che si dichiarava innocente chiamava in causa Dio stesso, dio è testimone della sua innocenza, per questo lui è chiamato ad affrontare delle prove, se dio ti dà ragione superi la prova se non ti dà ragione non la superi e allora partiva la vendetta. Chi vince ha ragione. All’interno dell’ordalia, mentre tutte le altre forme di ordalia tramonteranno perché sono troppo grezze, ingiuste, c’è ne una che invece che resiste che è il duello: dio avrebbe fatto vincere colui che aveva ragione, non chi era il più forte. Il duello è una cosa che rimane fino al 800. I popoli germanici sono tanti, bisogna prendere in considerazione tre di questi, perché ognuno di essi hanno delle caratteristiche importanti:
- I Visigoti quando si stanziano in Spagna decidono di mettere per iscritto le proprie consuetudini, certificando il proprio diritto. Inoltre, Alarico, re dei visigoti, aggiunge un ulteriore testo normativo, "lex romana wisigothorum" del 506, ovvero la legge romana dei visigoti. Si tratta di una raccolta anomala, nel panorama dei regni germanico barbarici, perché tutte le compilazioni normative di questi popoli non sono altre che loro consuetudini messe per iscritto in latino; i visigoti oltre a fare questo che fanno tutti, in più producono un testo originale, perché si tratta di una raccolta che deriva dal codice teodosiano, che è un codice di diritto romano che è precedente rispetto a quello di Giustiniano + opere di giurisprudenza romana di Paolo, Gaio ecc. Quindi i visigoti hanno a disposizione sia le proprie consuetudini che il diritto romano.
- I franchi, in origine essi sono divisi in due grandi gruppi, vi sono i Franchi SALI che si stanziano in quella che oggi è la Francia del Nord, ma poi c’è un altro gruppo di franchi che si chiamano franchi RIPUARI che si stanziano al di là del reno. I Franchi sono un popolo germanico che dalla Germania si spostano e conquistano il nord della Francia, sotto la guida del Re Clodoveo. Quest’ultimo decide che occorre mettere per iscritto le proprie consuetudini. Il Pactus legis Salicae (510), è importante sottolineare che essi hanno aggiunto il termine PATTO a LEGGE SALICA (che poi in realtà non una legge bensì consuetudine, perché scrivono patto? Bisogna uscire dalla mentalità romana in cui patto significa accordo privato, o si fa la legge oppure un patto privato (che vale però solo per i privati che lo hanno contratto
- Poi c’è il GAIRETHINX si tratta di un atto fatto in modo assembleare, quando c’è un atto importante, Si fa un'assemblea la quale dovrà approvare l'atto e quindi si rende pubblico questo atto.
- Se non si tratta di delitti molto gravi e se non si raggiunge una composizione pecuniaria allora si va a processo, nel quale può essere fatto uso del duello e del giuramento.
- LAUNEGILD = donazione. davano un "launegildo" ovvero un oggetto in seguito ad una donazione
- WADIA = pegno.
- Anche loro conoscono solo la successione legittima. Un altro editto fu sotto Liutorando (che fece più di un editto), cattolico convertitosi grazie alla moglie che oltre a mettere le consuetudini per iscritto aggiunge le leggi del Dio cattolico, modificando cosi il patrimonio consuetudinario. Ovvero egli, essendosi convertito al cattolicesimo, si adegua al cattolicesimo, per cui tutto ciò che è contrario al cattolicesimo dovrà essere rimosso. Troviamo molti istituti di impronta cristiana ad esempio:
- Un longobardo che si fa monaco non può più essere richiamato ai doveri militari, Perché i voti religiosi sono irrevocabili.
- Non ci si può sposare tra parenti secondo gli impedimenti di diritto canonico. Per cui entrano nelle consuetudini longobarde gli impedimenti matrimoniali che loro non avevano, ma sono quelli canonici.
- I longobardi incominciano ad elaborare delle prime forme di testamento che però non vengono chiamate così, vengono chiamate “donazioni pro anima”, ovvero quando un longobardo muore e decide di lasciare il proprio patrimonio ad un monastero o ad una chiesa o cmq ad un ente ecclesiastico, per andare in paradiso.
- Introducono una caparra, ovvero la fede nuziale che veniva data per rispettare un impegno matrimoniale.
- L'unica cosa che non si può cancellare è il duello, anche se contro la religione cattolica, perché non si potrebbe invocare Dio in un duello, PERO’ essendo una consuetudine troppo legata alla tradizione del popolo.
- “Consuetudine loci” c’è un superamento del principio della personalità del diritto. Fino a Rotari le consuetudini Valevano solo per il popolo longobardo, escludendo di conseguenza i latini ora invece Citate le consuetudini loci che non sono consuetudini latine o longobarde, Sono invece consuetudini del luogo, del territorio, Ovvero si tratta di consuetudini che vanno oltre il popolo longobardo Che cominciano a coinvolgere tutti i residenti del territorio Prescindendo dalla loro appartenenza.
- Infine va menzionato il capitolo 91 dedicato ai notai Dove descritto un istituto giuridico che non è né dei Longobardi né dei latini, nasce dalla prassi, si chiama PROFESSIO IURIS (opzione del diritto): Quando un notaio fa un contratto fra due persone che appartengono a due etnie diverse, alla fine del contratto il notaio è obbligato a chiedere alle parti a quale diritto bisognerebbe ricorrere nel caso in cui si aprisse un conflitto giudiziario fra i due.
Lezione n 4 LA CHIESA. ORIGINI ISTITUZIONALI E VOCAZIONE GIURIDICA Il secondo protagonista dell’alto medioevo è la Chiesa perché rappresenta un elemento di continuità tra l’età antica e l’età medievale, rappresenta anche un elemento di originalità della cultura europea occidentale, originalità nel senso che la chiesa per come si configura in questi anni dà alla cultura giuridica un tratto originale, nel senso che non ci sono modelli analoghi in altre parti del globo, persino oggi. Quali sono le tappe dell’emancipazione del cristianesimo? Al’ inizio il cristianesimo viene perseguitato dall’impero, solo con questi provvedimenti il cristianesimo da religione perseguitata diventa religione tollerata e poi religione di stato.
- come prima data si prende in considerazione l’editto di Gallieno (260): Gallieno è un imperatore non di grande fama ma che viene ricordato perché per la prima volta rende lecita la religione cristiana.
- Il secondo passaggio è il cosiddetto editto di Milano (313) col quale Costantino rende libero il culto cristiano.
- La definitiva emancipazione l’abbiamo con l’editto di Tessalonica (380) località Greca, con cui Teodosio I dichiara il cristianesimo religione di Stato, quindi l’impero è diventato ufficialmente cristiano. Ci sono però delle implicazioni giuridiche del cristianesimo, che pongono il cristianesimo in contrasto con alcuni elementi tipici del diritto romano. Alcuni valori imprescindibili per l’etica cristiana sono incoerenti con il diritto romano:
- il matrimonio: per i cristiani è un sacramento che unisce i nubendi e dio, quindi indissolubile e sacro, per i romani invece è un contratto ed è possibile divorziare. Tuttavia, bisogna ricordare che sia Teodosio che Giustiniano confermano la possibilità del divorzio, che è quindi molto praticato e gli imperatori ritengono inopportuna la sua abolizione;
- La gratuità del prestito: Il diritto romano prevedeva il mutuo, con interesse, mentre secondo la concezione cristiana doveva essere prestato gratuitamente, senza pretendere denaro in cambio;
- il rifiuto della legge del taglione, mentre il diritto germanico prevede la vendetta, il giudizio di dio, il duello; nel cristianesimo ci sono infatti valori etici incompatibili con tutto ciò.
- Il cristianesimo afferma la dignità della vita umana al di là delle connotazioni personali, cetuali, sessuali, territoriali. Cioè tutte le creature umane hanno una propria dignità perché sono figli di Dio, di conseguenza il cristianesimo si pone contrasto con gli ordini gerarchici per cui c’è la classe dei senatori, plebe, duchi, l’uomo e la donna. Il cristianesimo è la prima comunità che afferma valori di questo tipo che si pongono in conflitto con le classificazioni personali che caratterizzano la società del tempo. Organizzazione Cristiana: Negli Atti degli Apostoli notiamo una caratteristica fondamentale della chiesa è di essere organizzata, e in questa auto- organizzazione essa crea delle gerarchie. Non si tratta di gerarchie che limitano la dignità umana, si tratta infatti di una gerarchia pastorale. Si crea l'idea che i cristiani siano una comunità unita, questa vicinanza fa sì che le comunità si unisca a livello territoriale, e in queste comunità territoriali vi sono Capi Religiosi. Quindi la comunità territoriale locale è vista come una comunità attiva, che realizza la sua fede in assemblea, stando vicini ad altri fedeli. Nasce quindi la figura del vescovo come autorità locale/territoriale, ovvero il capo gerarchico dell’assemblea dei fedeli, emerge qui come importanza il vescovo di Roma. Parlando dei bizantini è stato detto che la capitale dei bizantini in questi anni 6/7/8 secolo è Ravenna, il vescovo di Ravenna non risponde al vescovo di Roma, così come il vescovo di Milano non risponde a quello di Roma. È un periodo in cui è difficile vedere i vescovi organizzati in una scala gerarchica, anzi possiamo affermare che effettivamente questa scala gerarchica ancora non esiste. Tuttavia, il vescovo di Roma ha comunque una certa importanza perché è il vescovo della città dove venne fondata la chiesa di Pietro e Paolo. Quindi Roma come capitale dell’impero ma anche come sede principale della chiesa cattolica fa si che il vescovo di Roma goda di un particolare prestigio e di come questo prestigio nel tempo aumenterà sempre di più. Codice Teodosiano e codice Giustinianeo: La chiesa esercita un impatto anche sulla grande legislazione di questi anni che sono il codice Teodosiano e la compilazione giustinianea (di questa compilazione occorre porre l'attenzione su uno dei quattro libri ovvero il codex). Se noi prendiamo il codice giustinianeo e il codice teodosiano notiamo un punto in comune, notiamo degli elementi/novità che non fanno parte del diritto romano, troviamo che c’è una certa parte dedicata proprio alla chiesa e
all'autorità dell'imperatore. Questo dividerà la fede cattolica in due grandi gruppi che ancora oggi esistono: la fede ortodossa bizantina (Che è quella dei greci, slavi e della Russia) e la fede cattolica romana che è quella dell'occidente. Dopo che l'autorità ecclesiastica avuto molto sostegno da parte l'imperatore, nell’Ottocento emerge un’ideologia ideata soprattutto dal vescovo di Roma porta a sostenere che l'autorità ecclesiastica sia separata autonoma rispetto a quella dell'impero. Questa teoria viene per la prima volta Messa per iscritto nel 494 da un Papa che prende nome di Gelasio in una lettera scritta all’imperatore Anastasio: “due sono le autorità che reggono il mondo, la sacra autorità dei vescovi e la potestà regale, delle quali tanto più grave è la responsabilità dei sacerdoti in quanto devono rendere conto a dio di tutti gli uomini, re compresi.” Questo testo non lo conosciamo perché ci deriva direttamente dal 494, ma perché è stato usato dalla chiesa in secoli molto successivi per giustificare la propria autonomia. Religione del libro: la chiesa, così come la religione ebraica e musulmana, è una religione del libro perché basa la sua fede sulle sacre scritture, che è un testo sacro, canonico, indiscutibile, definito, coerente e privo di contradizioni. Il primo lavoro che fanno i grandi interpreti delle sacre scritture è quello di sciogliere eventuali contraddizioni, ovvero se vi sono due testi apparentemente contraddittori I padri della chiesa sostengono che si tratta di testi diversi ma non avversi l’uno con l’altro. La chiesa come Istituzione dotata di autorità si pone come un’organizzazione che ha delle sue leggi, le sacre scritture sono le sue leggi che vanno interpretate. Quindi quando i padri della chiesa fanno delle interpretazioni teologiche queste sono equiparate alle interpretazioni che farebbe un giurista sulla legge. quindi questo tipo di operazione che fa la chiesa di lettura dei propri testi, rende la chiesa affine a quella di modalità di interpretazione giuridica che si fa nei testi laici. Le sacre scritture per la chiesa sono fonti normative, perché:
- Vengono utilizzate per risolvere controversie tra cristiani
- Vengono utilizzate per orientare il comportamento dei cristiani
- Vi sono poi dei grandi dubbi sulle sacre scritture, dubbi molto grandi perché implicano la risoluzione di dogmi di fede, Per questo si fanno delle grandi assemblee, si riuniscono i vescovi d’oriente e occidente (fino a quando non si staccheranno). Possiamo ricordare tra questi concili ecumenici di Nicea, Costantinopoli, Efeso, Calcedonia. I concili poi alla fine emettono dei canoni ovvero delle leggi in cui stabiliscono qual è la vera interpretazione del testo. Se delle comunità di cristiani non si adeguano a questi canoni, queste comunità verranno allontanati, ovvero vengono scomunicati. La scomunica è un provvedimento giuridico importante, molto doloroso per il cristiano, perché stabilisce che quel cristiano è fuori dalla comunità cattolica, perché non aderisce ai dogmi decisi dai vescovi. La chiesa quindi si comporta come un’istituzione. Fenomeno monastico: In questi anni alcune comunità di religiosi guidati da un maestro, si chiudono in ambienti isolati, ovvero in monasteri. La prima grande organizzazione di questi monaci è quella pensata dalla Regula di San Benedetto, che nel 529 (sono gli anni di Giustiniano) definisce una regola in cui dice Che cos'è la comunità monastica, come viene retta e come viene organizzata. Nasce la disciplina “Ora et Labora” Prega e lavora. Lavorare perché la comunità monastica deve provvedere ai mezzi di sostentamento propri e dei poveri. Emerge l’autorità dell’Abate eletto dai monaci, che è eletto a vita, egli non esercita un potere, ma un servizio, a vantaggio della comunità, è quasi un sacrificio che si fa per la comunità, i monaci devono poi obbedire alla sua autorità. Quindi questa organizzazione monastica si auto-organizza giuridicamente al suo interno. E questa organizzazione fa riferimento non solo i rapporti interni tra l'abate e i monaci, ma anche dei beni perché Questi beni devono creare ricchezza e infatti notiamo che attorno a questi monasteri C'è una forte attività agricola fatta dai monaci stessi, Utilizzando anche la manodopera dei residenti. Quindi il monastero è un’autorità religiosa ma anche Autorità possidente. Tutti questi elementi ci fanno capire come la chiesa sia un’autorità giuridica/istituzionale. Gregorio Mago: Egli istituzionalizza una prassi che era già stata utilizzata dai precedenti vescovi, quella del “Registrum epistularum”, di cui abbiamo traccia a partire dal 800, in cui le prime lettere sono di Gregorio Magno, quindi ogni volta che si mandava una lettera, si faceva un’altra copia da trattenere in questo registro, per avere una visione di tutta la corrispondenza. Nasce quindi un’attività burocratica. Occorre poi precisare che in qualche lettera il vescovo di Roma fa riferimento anche al diritto romano, in via sussidiaria. Quindi la chiesa non solo produce enorme attraverso l'interpretazione delle sacre scritture o dei canoni conciliari, ma è anche capace di applicare il diritto romano.
Libri penitenziali: Vi sono poi altri testi da ricordare dotati di autorevolezza e vincolo giuridico. Il primo penitenziale lo scrive San Colombano, vescovo irlandese, che si stabilisce in un monastero in Italia, qui oltre che seguire la regola di San Benedetto, che tuti seguono in tutti i monasteri, scrive un penitenziale nel quale per determinati peccati vengono stabilite delle penitenze. Quindi si va dall’Abate a confessarsi e quest'ultimo dovrà individuare quali sono le penitenze. Queste penitenze sono caratterizzate da due diversi elementi:
- l'elemento germanico della penitenza, in base al quale se una persona commette un peccato grave allora anche la penitenza sarà grave (isolamento in cello, digiuno, non dormire per certe notti). Prassi che ricorda ciò che facevano i re germanici con le composizioni pecuniarie.
- L’elemento soggettivo, prima di dare la penitenza c’è la confessione, dove si valuta l’intenzione (lo hai fatto apposta? Lo hai premeditato?). c’è quindi una valutazione psicologica del peccato. Nei penitenziali si struttura la mentalità di tipo giuridico che da una parte vede il dato oggettivo del danno, ma dall'altra parte si guarda anche al dato soggettivo. La penitenza si applica solo nei monasteri di conseguenza i monasteri diventano delle piccole ma ben organizzate istituzioni giuridiche. Idea unitaria del diritto: Per la gerarchia ecclesiastica che si forma in questi anni dell’alto medioevo, c’è un diritto che viene direttamente da dio. In che modo? Con rivelazione dei santi, la tradizione della Chiesa, e con il diritto naturale (la chiesa può enucleare un principio giuridico, non direttamente dalla sacre scritture, guardare l’ordine del creato, è naturale una certa cosa, per esempio è naturale la famiglia, Perché per procreare sì un uomo e una donna si uniscono e quindi è la natura confermarci la volontà di Dio di creare un unità che si chiama famiglia e che viene riconosciuto dalla chiesa). C'è un altro diritto che però non viene da Dio ma che è vincolante, il diritto che viene dalle autorità ecclesiastiche, ovvero il Diritto ecclesiastico e diritto canonico che ha come fonti le consuetudini, i canoni conciliari, le lettere dei papi (in cui scioglie i dubbi dei fedeli e questo principio vale per i casi simili) e il diritto secolare che non proviene da fonti ecclesiastici ma che la chiesa ritiene opportuno seguire, come il diritto romano.
Su queste terre il dominus usa l’immunitas: il signore si astiene dai poteri su questa terra per lasciare governare il vassallo, che diventa signore rispetto ai residenti, esercitando ha due poteri:
- districtio: potere di comando su chi abita quelle terre
- iurisdictio: potere di giustizia: amministra la giustizia sui residenti. Trasferimento: Il rapporto feudale, che è personale, non può essere trasferito per eredità e né venduto o ceduto ad altri. -la devoluzione avviene quando il vassallo muore e la terra ritorna al signore -beneficio e patrimonializzazione del rapporto feudale: nasce poi un interesse dei vassalli a trattenere la terra, cioè vogliono fare in modo che la terra possa diventare una fonte di ricchezza anche per la famiglia del vassallo Nasce questo processo che prende nome di PATRIMONIALIZZAZIONE DELLA TERRA, il rapporto feudale rimane un rapporto di fedeltà ma cresce l’interesse per il patrimonio della terra. I vassalli quindi incominciano a fare pressione nei confronti dei loro Dominus, per fare in modo che gli eredi possano beneficiare della terra. Fanno quindi delle richieste, che vengono accolte dai signori, per ricompensare i vassalli della fedeltà mostrata. Quindi abbiamo due grandi provvedimenti da ricordare:
- Il Capitolare del 877 che viene promulgato Carlo il Calvo, che stabiliva il principio della trasmissibilità dei feudi al figlio, ma solo per i feudi di maggiori dimensioni, ovvero per i grandi feudatari che hanno come signore il Re.
- Nel 1037 un imperatore di nome Corrado il Sadico, di origine francese, emanò a Milano un editto il quale che stabiliva un principio più generale, tutti i rapporti sono trasmissibili ereditariamente. È un principio rivoluzionario, perché permette la nascita delle famiglie di aristocratiche ovvero dei NOBILI. L’origine dell’aristocrazia europea è un’origine militare, che nel tempo sfuma il valore militare, ed esalterà l’elemento del patrimonio, della ricchezza, dello sfruttamento dei residenti della terra. Per il passaggio al figlio, occorre un’altra procedura d’investitura ovvero la REINVESTITURA che comporta il pagamento di una tassa al sovrano che prende nome di RELEVIO. La successione feudale viene lasciata solo al primogenito maschio che prende nome di IURE FRANCORUM (quindi al solo primo figlio maschio) che si contrappone alla IURE LONGOBARDORUM che invece permette la successione non solo nei confronti del primo figlio maschio, ma di tutti i figli maschi. Questa successione (longobardum) però si estingue, perché il beneficio non deve essere diviso, non deve essere frantumato in piccoli feudi, c’è quindi un interesse a lasciare integra la terra/feudo. Mentre alle donne viene data la dote, al secondo o terzo genito vivono di rendita, che non diventano signori di una terra o fare la carriera di ecclesiastico. Casi di SUBINFEUDAZIONE: Il vassallo che ha ricevuto la terra è autorizzato ad investire parte della sua terra ad un altro vassallo: SUBVASSALLO Casi di alienazione: io vassallo in cambio di denaro, posso vendere parte del Feudo. Ma devo chiedere al mio signore se vuole comprare perché il signore ha diritto di RETRATTO perché ha il diritto di acquistarlo prima degli altri acquirenti. Diffusione del feudo: -Il feudo si diffonde ovunque, soprattutto in territori toccati da franchi o normanni (Francia, Inghilterra, Germania, Italia, ecc.). Addirittura, in Normandia e Bretagna, si afferma un detto “non vi è nessuna terra senza un signore Feudale” tutte le terre sono feudali.
- i contadini diventano una sorta di vassalli (anche se non hanno giurato fedeltà) in quanto il vassallo sarà per questi contadini il loro Signore.
- Con la riscoperta il diritto romano, il diritto feudale non viene perduto, ma è ritenuto così importante da essere messo per iscritto e addirittura viene inserito nella compilazione giustinianea.
- l'aristocrazia feudale ha una data di fine ben precisa che è il 1789, in quanto il sistema feudale viene ufficialmente abrogato solo con la Rivoluzione francese. SIGNORIA FONDIARIA E SIGNORIA TERRITORIALE Il periodo dell’alto medioevo, prima dell’anno 1000, è un periodo contrassegnato dalle campagne e non dalle città. il centro della vita è la campagna perché è la campagna che produce ricchezza, si parla poi di economia chiusa perché quello che si consuma è quello che si produce nella campagna. Se si produce in eccesso, questo lo si mette da parte, niente viene messo in commercio. L’età media degli abitanti non supera i 30 anni. È il periodo della guerra permanente e costante, perché i signori sono spesso in conflitti, se non si ha una protezione si è esposti alla violenza, quindi c’è l’esigenza dei contadini di essere protetti dai propri signori. Per questo il signore può “sfruttarli” perché poi è colui che li protegge da altri signori. Spesso i contadini vedono nel loro signore, una sorta di signore naturale.
Vi sono delle porzioni di terra dove ancora non è arrivato il feudo, non c’è quindi un’organizzazione feudale. Nell’alto medioevo dove non c’è il feudo, c’è: una parte DOMINICA: una parte di terra dove risiede il signore chiamata CURTIS, dove lavorano dei servi quindi degli schiavi + occasionalmente nella curtis vengono a lavorare i contadini, magari si è rotto un muro ecc quindi vengono qui a lavorare i contadini, interrompendo il proprio lavoro agrario. Una parte MASSARICIA: che a volte è molto lontana dalla curtis del signore, organizzata per: MANSI cioè delle masserie dove stanno i contadini, dove ci sono dei contadini che ci lavorano (schiavi) e dei contadini che sono invece liberi. Nonostante siano liberi, e quindi non schivi, devono dare una parte del raccolto al signore, e ogni tanto devono andare a fare dei lavoretti nella curtin del signore, poi vi sono degli strumenti e semi che sono di proprietà del signore, poi possono anche utilizzare foreste e pascoli che sono del signore. In questo contesto, con dei DOMINUS, che non è un vassallo, che vivendo in una nuova dimensione alto medievale, incomincia ad assumere dei poteri che un proprietario dell’età romana non avrebbe avuto. Per esempio, sui contadini il signore ora esercita dei poteri di comando (può dare ordini sulla produzione e distribuzione dei prodotti agricoli, può imporre dei periodi di lavoro ulteriore, può pretendere del denaro, può imporre il servizio militare): DISCRIZIO. Perché diventa titolare dei poteri di comando? Perché in questo momento dell’alto medioevo in certe zone d’Europa, non ci sono altre autorità, l’impero si è disfatto, i popoli germanici vanno e vengono, non sono autorità stabili, quindi è naturale che nella campagna isolata si creino queste situazioni. Dall’altro canto ha anche la IURISDICZIO: deve assicurare la pace, risolvere consuetudini, deve far valere le consuetudini del luogo (o consuetudini etniche se quei contadini sono di origine germaniche che hanno delle loro consuetudini). Quindi: vi sono intere zone di Europa sono isolate, essendo cadute tutte le certezze dell’Impero Romano, rimanendo isolati e avendo delle economie chiuse, gli antichi proprietari diventano dei veri propri signori vantando il potere di DISCRIZIO E IURISDICZIO. Non sono signori feudali. E questi poteri gli vengono dati da nessuno. Questi spontaneamente vengono percepiti come signori sia dai contadini schiavi e liberi (in quanto sono bisognosi di protezione e quindi si adattano ad essere sottomessi al dominus). Giuridicamente sono liberi ma di fatto sono in una condizione servile. Ed è questa signoria fondiaria: essa è un’organizzazione territoriale in cui è presente: Un dominus che assicura protezione e la pace, attraverso la sua attività di comando e giustizia. Residenti liberi, che cercano pace e protezioni, riconoscono la supremazia del D. attribuendogli prodotti, servizi (lavoretti), oppure dei doni che vengono chiamata OBSEQUIA. Questa signoria fondiaria non deriva da un rapporto feudale, ma ci sono delle cose che cmq assomigliano: c’è un dominus, e poi dei residenti che sono alla fine dei vassalli. Si creano quindi delle gerarchie. Ma la gerarchia non è solo tra dominus e residenti: ma anche tra signori fondiari, vi sono piccoli, medi e grandi signori fondiari, in base a quanta terra possiedono. I piccoli signori chiedono protezione di signori più grandi. Si crea un fenomeno di subordinazione volontaria, la subordinazione non necessariamente nasce da un atto di violenza, la subordinazione viene anche cercata perché questa implica l’ottenimento di protezione. Si crea allora, da questa gerarchia tra piccoli e grandi signori, si crea il fenomeno della signoria territoriale, che è un altro tipo di organizzazione giuridica. Mentre la signoria fondiaria designa l’organizzazione giuridica che nasce spontaneamente da un’organizzazione economica che è l’azienda curtense. La signoria territoriale, che presuppone la signoria fondiaria, designa un’organizzazione giuridica che crea delle gerarchie tra signori di diversa potenza, quindi un signore di grande potenza si trova a dover proteggere signorie più piccole. Quindi il signore più grande: è il signore fondiario dei propri territori, ma diventa il signore territoriale quando è considerato il signore di altri signori più piccoli. Questo signore può esercitare discrizio e iurisdizio, quando va in guerra può chiamare i signori più piccoli in suo aiuto, e quando i piccoli entrano in conflitto chiedono una decisione di quello grande. La signoria territoriale, si afferma soprattutto nel nono e decimo secolo, perché è un periodo molto turbolento, dove i piccoli signori si vogliono subordinare ai signori più grand per avere protezione. Il signore territoriale crea delle residenze specifiche che non sono più le vecchie residenze agrarie dell’azienda curtense, adesso il signore costruisce dei castelli. Se invece è un signore ecclesiastico allora c’è l’abbazia. il castello invece indica il fatto che il signore feudale, è capace di poter difendere anche in termini militari, e quindi costruisce castelli che sono luoghi di emergenza quando scoppiano guerre, questi diventano anche luoghi di residenza provvisori dei contadini quando si vogliono difendere nelle guerre per essere protetti. I signori fondiari che non sono feudali incominciano ad essere chiamati DOMINI, con la stessa terminologia dei feudi, mentre i residenti invece chiamati vassalli. La terminologia feudale incomincia ad essere utilizzata in Riferimento a questi rapporti giuridici che sono sorti spontaneamente. Quindi si recepisce la terminologia feudale.
- la terza categoria è invece la vera novità, si tratta di capitula che vengono scritti per sé stessi, vengono confezionati per sé stessi, cioè capitoli che non sono né istruzione né capitoli che sono aggiunte a delle consuetudini vigenti. Ma hanno una loro ragione d’esistere. Questa caratteristica dei carolingi come legislatori è un qualche cosa che va segnalato perché distingue questi popoli degli altri popoli germanici. Questi capitulas vengono riuniti in raccolte che prendono nome di CAPITULARIA. Vi sono raccolte di capitula che hanno vigenza nel regno d’Italia, oppure capitula che riguardano il potere secolare ma anche il potere ecclesiastico. Renovatio Imperii (il rinnovamento dell’impero): La notte di Natale dell’800 viene incoronato Carlo Magno come imperatore, viene vista come una novità, non è un punto di svolta. Per la chiesa questo impero è il rinnovamento dell’Impero Romano, visto che l'impero d'oriente non è più presente in occidente ormai da diversi secoli. La chiesa incarica i franchi di questa santa missione che mirava la sconfitta dei longobardi. Occorre però ricordare che i Longobardi si sono già convertiti al cattolicesimo, Però tra la chiesa e Longobardi c'è una grande diffidenza. La chiesa affidata ai franchi il compito di riunire in un'unica Autorità la potestà secolare e la potestà divina. Quindi la chiesa si trova in un momento di grave difficoltà per questo chiedo aiuto a Carlo Magno, perché i Longobardi nel 751 avevano conquistato Ravenna e quindi il dominio bizantino è ormai finito nel 751 in Italia. Dall’altro canto la chiesa stava vivendo un momento di grave difficoltà perché gli imperatori d’oriente, come Leone 3 avevano attaccato la chiesa, (immagine di Dio non può essere rappresentato). In questa situazione Carlo Magno viene in aiuto alla chiesa per ripristinare un certo equilibrio. La chiesa ovvero il Papa leone 3 per ringraziarlo Invita Carlo Magno a Roma e lo incorona imperatore. non si parla più però di Impero Romano bensì di sacro romano impero d'occidente, perché questo impero al contrario del precedente impero che si è convertito al cattolicesimo tardi solo con Costantino, Teodosio e Giustiano, ma prima è stato pagano; adesso invece questo impero è sacro, E la sacralità la dà il papato. Per Carlo Magno questa carica non conferiva ulteriori poteri (Egli deteneva comunque il potere sulla base della sua capacità militare e sulla base della fedeltà dei conti, sull’efficacia del suo governo, sulla ricchezza dei suoi territori. Questo potere lui ce l'ha sia come semplice Re dei Franchi sia come Imperatore. Con questo grande evento il messaggio che la chiesa manda è che: adesso c'è l'imperatore, ma egli c'è perché è la chiesa lo deve nominare, è un titolo che proviene da Dio e dio usa il papa per conferire tale incoronazione. Tant’è vero D'ora in avanti il titolo imperiale richiede che sia la chiesa a mettere la corona in testa all’imperatore. L'impero e quindi una creazione della chiesa. Però effettivamente gli imperatori che discendono dall’Impero Romano sono gli imperatori d'oriente, allora Carlo Magno, nel 812 si accorda con i Bizantini facendosi chiamandosi solo Imperatore dei Franchi e non dei romani. Nel 843 i nipoti di Carlo Magno, dopo la sua morte, entrano in conflitto fino a quando non dividono l’impero: Regno di Francia (Carlo il calvo); Germania (Ludovico II detto il Germanico); il Ducato di Borgogna e il Regno d’Italia (Lotario I). Quindi l’impero non c’è più, ci sono tre grandi regni. Il ritorno del Sacro Romano impero: Nel 962 Ottone I (un ex duca di Sassonia e poi auto-dichiaratosi Re di Germania) si fa incoronare nella notte di Natale del 962 a Roma dal Papa Giovanni 12 (come succede con Carlo Magno). La corona imperiale, secondo questo accordo con la chiesa, comporta automaticamente la possibilità di essere Re di:
- Regno di Germania
- Regno d’Italia
- Regno di Borgogna. Da questo momento in poi, si applica un meccanismo che diventa consuetudinario, cioè colui che ha la corona del Re di Germania ha il diritto di andare a Roma di farsi incoronare imperatore del sacro romano impero, e da questo momento la linea del sacro romano impero non si interrompe e arriverà sino ai tempi di Napoleone. Quindi l’esperimento di Ottone e dura nel tempo e lega la Germania con Roma. Per diventare Re di Germania e quindi automaticamente imperatore occorre il parere positivi di:
- 4 signori laici
- 3 signori ecclesiastici. Questa prassi viene codificata in un testo normativo chiamato “Bolla d’Oro”. Questo è il sacro romano impero, attorno al 900 – 1000. Il regno di Francia rimarrà sempre al di fuori dal sacro romano impero. Le fonti del diritto della Chiesa:
in questo momento la chiesa ha due tipi di fonti, quelli che arrivano dalle assemblee conciliari che producono i canoni conciliari e poi vi sono provvedimenti normativi che arrivano dal pontefice che prendono diversi nomi, possiamo ricordare le epistule ovvero le lettere con le quali si sorprendono ai vari quesiti dei vescovi abati ecc. queste assumono una notevole importanza, diventeranno centrali a partire da Gregorio 7. Forza abrogativa: un primo elemento di rottura normativa la chiesa lo introduce attorno al 9 e 10 secolo, quando viene preso in prestito da Tertulliano (che è un cristiano filosofico) un brano, che esplicita un principio rivoluzionario che la chiesa ha sempre avuto tra le fonti, ma che viene per la prima volta diffuso con Gregorio 7 attorno nell’anno mille. Per la prima volta la chiesa afferma infatti un potere abrogativo nei confronti delle consuetudini etniche e territoriali, quindi ora la fonte primaria dei popoli germanici può essere posposta dalla “verità della parole del Signore” quando c’è un contrasto, e di questa abrogazione ne è artefice la chiesa, avendo quindi una sorta di funzione legislativa, sulla base del fatto che una determinata la consuetudine non si può applicare perché è contraria alla religione cattolica. Raccolte canonistiche: dal sesto secolo sino all’anno 1000, la chiesa produce un materiale di tipo religioso/teologico/ normativo enorme. Poi nel 11 secolo la chiesa vive una importantissima crisi, in quanto i vescovi venivano eletti dagli imperatori e consistevano, più che in uomini religiosi, in uomini aristocratici interessati esclusivamente al beneficium a cui i vescovi avevano diritto (beneficium = appezzamenti di terre), solitamente i Vescovi non sono uomini religiosi bensì sono uomini laici che invece di fare carriera come Conti perché magari non sono primogeniti e quindi diventano vescovi ma si comportano come Conti. Quindi il vescovato d’Europa comincia ad essere controllato dall’impero tedesco, dai re di Germania e non dalla Chiesa. Le nomine Dei vescovi sono condizionate dalle parentele, spesso i vescovi convivono con ecclesiastici ovvero con le proprie compagne. Sostanzialmente con ottone I e II e i successivi, la chiesa perde di credibilità religiosa, e gli ecclesiastici vengono controllati dall’imperatore. Quindi la crisi dell’undicesimo secolo è causata dalla forte influenza dell'imperatore Tedesco sulle nomine vescovili, Che vengono dati a persone aristocratiche, che non cercano altro che benefici, potere e terra. Quindi l'imperatore riesce a controllare le famiglie aristocratiche romane, le quali condizionano la nomina del Papa a Roma. Si diventa vescovi di Roma solo se si è graditi all'imperatore. Questa questione venne trattata nel monastero francese Cluly, dove nasce una generazione di monaci intellettuali di altissimo livello, che cominciano a definire la propria diretta dipendenza da Roma, non hanno a che fare con l’impero. Affermano che i vescovi non devono dipendere da nessuna autorità laica. Nicolo II è un pontefice che si forma a Clony che riesce a farsi nominare come vescovo di Roma, e nel 1059 crea un sinodo ovvero una riunione dove promulga un decreto di elezione del Papa, in cui a nominare il papa sono solo i Vescovi Cardinali, togliendo potere alle famiglie aristocratiche, dopo l’elezione da parte dei vescovi cardinali, ci deve essere l’approvazione di tutto il clero romano (ovvero tutti gli ecclesiastici di Roma) ci deve essere poi un acclamazione del popolo romano. Viene escluso il ruolo dei laici. Ma il vero capolavoro lo fa Gregorio 7, che nel 1075 promulga un dictatus pape, ovvero una sorta di testo fondamentale della chiesa, vi sono circa 27 norme, in cui viene stabilito:
- l papa non sbaglia mai, non può essere giudicato da nessuno,
- I vescovi devono essere eletti dal papa
- I vescovi cardinali erano i soli a poter eleggere il papa
- Se non si seguono queste norme, egli può scomunicare direttamente, colui che non è in comunione con la chiesa non è cattolico
- Solo il papa può mettere in testa la corona all’imperatore, solo lui può deporre, in quanto può scomunicare anche l’imperatore. Con Gregorio 7 il Vescovo di Roma diventa un vero e proprio Pontefice, un monarca assoluta della chiesa, con potestà universale. Scoppia la lotta tra Papa e Imperatore che finalmente si metteranno d’accordo solo 1122, col principio della doppia investitura, (imperatore nomina i vassalli e il papa nomina i vescovi).
apprendono la cultura. In area rurale invece vi sono i monasteri e le abbazie. In questi luoghi però non si impara il diritto, perché nell’alto medievale c’è un’idea di cultura enciclopedica, poiché il mondo della creazione è unitario, c’è una forte visione religiosa, si ritine che il sapere sia unitario, non ci sono quindi delle specializzazioni tipiche di un’età moderna. Quindi questo sapere universale ed enciclopedico, venivano chiamati arti liberali. Queste arti liberali sono classificati in 7 altri ci sono tre TRIVIO a ci sono quattro arti QUADRIVIO. Le seconde comprendono il calcolo dell’aritmetica, geometria, astronomia e musica. Queste 4 discipline erano concepite come il contenitore del sapere che riguardava l’esistente. Le prime, riguardano il parlare, E comprendano la grammatica (le regole che disciplinano il discorso), retorica (capacità di organizzare il discorso efficacemente) e dialettica (insegna le regole del ragionamento). In queste arti liberali del TRIO, era diffuso un testo che era considerato una sorta enciclopedia del tempo. Isidoro, vescovo di Siviglia, poi fatto Santo, attorno al sesto secolo, elaborò una sorta di enciclopedia alfabetica, in cui parola per parola, immaginava l’origine e l’etimologia di ogni parola, dalla lettera A alla lettera Z, in lingua latina. Così facendo, leggendo questa opera che prende nome di “ETIMOLOGIE DI SEVIGLIA”, vi sono anche parole come Ius o lex, ovvero parole che rimandano al mondo giuridico, ma questo non è sufficienti a formare dei giuristi. Quindi manca una scienza giuridica. Essa è presente in oriente, mentre in occidente dobbiamo aspettare Irnerio. I notai: esiste una categoria professionale che è quella dei notai ben individuata che ha una sua cultura e sa scrivere, e sono laici, non sono quindi ecclesiastici. Essi già dall’ottavo e nono secolo, si organizzano in corporazioni e mantengono viva una tradizione che viene dall’Impero Romano, ma anticipano forme di congregazione professionale, che poi troveremo solo nelle città a partire dall'anno 1000, dall’anno 1000 in poi sarà normale infatti trovare Nelle città le corporazioni dei mestieri le corporazioni dei notai invece già ci sono nell’ottavo nono secolo. Spesso la professionalità si tramanda da padre in figlio, è una professionalità solo latamente giuridica, Questi signori imparano a redigere degli atti, ma per fare questo non studiano il diritto romano, ma studiano i formulari (ovvero dei moduli: per fare la donazione, testamento, dote, successione, giuramento). Quindi studiano sulla modulistica, riflette in certi casi configurazioni giuridiche presenti nella compilazione giustinianea. Però loro non studiano la compilazione giustinianea studiano sulla modulistica che viene tramandata da padre in figlio. Tuttavia, anche i notai hanno bisogno di scuole, quindi troviamo scuole notarili dove si studiano questi moduli, creando una tradizione notarile. Nell'alto medioevo i notai hanno una “pubblica Fides” ovvero una pubblica fiducia, che non è conferita dal Re, bensì dalla comunità, in quando questa riconosce ai Notai la capacità di fare questi atti, dandone valore. Questo valore consiste nella FIRMITAS, l’atto è fermo e definitivo, ovvero irrevocabile e inattaccabile, per fare questo i notai fanno sottoscrivere ai contraenti l’atto, che però sono spesso analfabeti, fanno infatti solo una croce, occorrono poi i testimoni che devono anche loro sottoscrivere l’atto. Questi atti prendono nome di INSTRUMENTA che significa documenti notarli, (che sono dotati di pubblica fiducia perché sono fatti dal notaio). In caso di controversie: se siamo in una corte giudiziaria di cultura latina, questi atti notarili sono riconosciuti come efficaci se invece siamo in una corte giuridica di cultura germanica, la carta vale meno, ha più valore la testimonianza e quindi bisogna convocare la parti e testimoni. Notai inventano soluzioni, per esempio la soluzione della imbreviatura, che è un registro che redigono i notai, in cui riportano una abbreviazione dell’atto (scrivono quindi i termini, la data i contraenti, causa del contratto) per averne traccia. Nel decimo secolo, quindi siamo nel secolo precedenti alla riscoperta del diritto romano, incominciano a moltiplicarsi i formulari, tendono ad essere uniforme tra di loro e notiamo addirittura che questi schemi modulari sono più aderenti alla contrattualistica di matrice romantica. Per cui i notai sentono l’esigenza di modificare i moduli, renderli più indipendenti dalle consuetudini territoriali ed etniche e aderirle al diritto romano. Giudici del tempo: Prima di tutto per essere giudici bisogna avere la IURSDIKZIO ovvero il potere di giudicare, e questa ce l’hanno le autorità ecclesiastiche e signori feudali, e per questo avevano bisogno di “ADSESSORES (ASSESORI)” ovvero degli aiutanti, persone che possano conoscere il diritto utile per poter giudicare, perché questi signori hanno sicuramente la Iurisdikzio ma non sanno fare sentenze. Il diritto che viene utilizzato non è quello romano, bensì essi giudicano secondo le consuetudini vigenti del luogo o delle etnie. Quindi il giudice nel medioevo non è detto che sia un esperto del diritto. Poi le sentenze nell’alto medioevo prendono nome di PLACITA: nella quale il giudice che non conosce il diritto ma solo le consuetudini, deve solo accertare le prove che sono ammesse, e dichiara valide certe prove. Non ci sono norme da applicare.
Nell’ambiente latino, quindi le sentenze emesse sulla base della cultura latina, i giudici che accertano le prove, si basano su certe prove: le testimonianze, giuramento, confessione, documento negoziale, atti. Se andiamo davanti ad un giudice germanico, la carta non ha valore, spesso il processo viene deciso mediante ordalia (duello). Prima di Bologna, qualcuno dice che a Ravenna ci possa essere stata una scuola di diritto. Abbiamo una testimonianza di un glossatore del tredicesimo secolo, Odofredo, che dice che quando fu distrutta la scuola di Roma, la compilazione giustinianea fu portata a Ravenna (che era la capitale dei Bizantini) e da Ravenna questi testi sono finiti a Bologna. Pavia: essa è la capitale del Regno Longobardo e poi del Regno Franco. Qui circolano due raccolte di leggi, ovvero raccolte di consuetudini longobarde e franche. Queste due compilazioni vengono utilizzate per la scuola, perché Pavia è la capitale del regno germanico (prima longobardo e poi franco) e per quanto possano essere germanici hanno cmq bisogno di giuristi, per documentare la vita burocratica/giuridica nonostante sia elementare. Quindi è naturale che si formi questa scuola che formi funzionari o giuristi. C’è un famoso documento risalente all’anno 1000, che viene chiamato “Spiegazione del libro di Pavia” (libro di Pavia è la raccolta di consuetudini longobarde, franche). Si tratta di una spiegazione questo significa che c'è qualcuno che sta spiegando ovvero esiste una scuola. Il placito di Marturi del 1076: Plaicto è una sentenza. Marturi è un borgo in cui sorge il monastero di San Michele, che aveva un grande possedimento terriero che gli era stato sottratto in tempi precedenti, dal Marchese “Bonifacio da Canossa”, che aveva quindi privato il monastero di un grande appezzamento di terra. Ormai il Marchese è morto, c’è la moglie Beatrice da Canossa e la figlia Matilde da Canossa, e allora Monastero si rivolge ai signori di Canossa per riprendere i territori rubati, purtroppo questi territori sono in possesso di un signore fiorentino “SIGIZZO”, e sono passati più di 40 anni. Il giudice di questo placito è un certo NORDILO, che è un giudice che esce dal monastero di Nonantola, messo per conto di Beatrice di Canossa. La terra è stata usurpata ma adesso appartiene ad un terzo in buona, da più di 40 anni, E quindi il monastero teoricamente non potrebbe far niente. Ma il rappresentante del monastero tira fuori la legge del DIGESTO, un brano di Ulpiano, libro 6, paragrafo 4, legge 26, capoverso 4. In giudizio quindi si cita il diritto romano. Si tratta di una norma che permette di estendere un privilegio nonostante sia scaduto il termine, perché c’è stata un’ingiustizia da parte del magistrato che non ha provveduto, ovvero ha negato la giustizia quando è stata richiesta. I monaci del Monastero di Marturi fanno quindi riferimento a questa norma, sostenendo che la prescrizione quarantennale non può valere perché anche loro hanno chiesto giustizia ai tempi, ma il giudice non ha preso in considerazione le lamentale perché era dalla parte di Bonifacio. Quindi questi testi di diritto romano già circolavano Negli ambienti ecclesiastici e in certi ambienti signorili. Placito di Garfgnolo del 1098: Il monastero di San Prospero chiede indietro dei territori Facendo vedere al Re provvedimenti regi che dimostrano l'appartenenza delle terre alla chiesa, come risultava nelle carte della Chiesa + mostrano la legge dell’imperatore Giustiniano. Si tratta di un altro caso di norme giustinianee allegato al processo. È sorprendente il finale, i giudici respinsero queste e molte altre allegazioni e stabilirono che la questione dovesse essere decisa con il duello.
un diritto romano nel medioevo perché quando se ne sono impossessati i glossatori e i commentatori loro l’hanno letto e interpretato sulla base di esigenze sociali, valoriali, intellettuali del medioevo, usano il diritto romano, ma lo interpretano alla luce dei problemi medievali, il diritto romano diventa diritto medioevale, che lo chiamo ius comune ovvero diritto comune e lo leggevano assieme al diritto canonico, quindi era una concezione diversa. Per S. invece vi è il diritto romano degli antichi esegeti romani che viene raccolto da Giustiano, che viene poi riscoperto da Irnerio, è sempre lo stesso diritto romano: prova di questa concezione ce l’abbiamo nel titolo della seconda opera, il Sistema del diritto romano attuale, qui scopriamo che:
- non c’è un diritto romano nel medioevo ma esiste un diritto romano attuale
- questo diritto romano attuale va organizzato in un sistema coerente, e chi lo fa la sistemazione? I giuristi. Quindi i giuristi prendono il diritto romano e ne fanno una sistemazione organica, ancora una volta una operazione che noi oggi possiamo definire antistorica, perché ancora una volta egli ci dice che il diritto romano è qualcosa di immutabile, che dal secondo secolo a.C. va da G. a Costantinopoli, va a Bologna dai Glossatori e arriva a S. come sistema. S. si è dovuto giustificare sulla base di queste affermazioni: qualcuno gli ha detto, “tu guardi allo spirito del popolo tedesco e poi ti riferisci ad un diritto, che è straniero, dei romani conquistatori”. Egli risponde che in realtà vi sono state due recezioni del diritto romano in Germania:
- la prima è una sorta di pre-recezione, quando i giuristi tedeschi in massa sono andati a studiare in Italia, infatti gli studenti più numerosi nelle scuole italiane di Bologna e Padova, e si portano il diritto romano in Germania, quindi i tedeschi lo hanno fatto proprio.
- nel 1495 in Germania viene istituto il Tribunale Camerale Imperiale ovvero il tribunale dell’Imperatore, unico tribunale in Europa che applica in prima battuta il diritto romano. Quindi c’è una recezione informale che è quella dei tedeschi che vanno a studiare in Italia e una recezione effettiva con il tribunale imperiale. Quindi ormai il diritto romano è diventato anche dei tedeschi. La scuola storia si alimenta di altri giuristi: Barthold Niebuhr (1776-1831): Gaio, giurista romano, famoso per aver inventato la famosa triade persone, cose, azioni, e questo lo avrebbe scritto in una opera che prende nome di Institutiones, solo che nel medioevo non conoscevano le Istituzioni di Gaio, si conosceva solo quei pezzettini delle Istituzioni di Gaio che c’erano dentro alla Compilazione Giustinianea, ma l’opera intera non la conoscevano. È stato Niebuhr, che guardando ad un manoscritto a Verona, ha notato che questo aveva raschiato sotto un altro testo e sotto a quell’altro testo c’erano le istituzioni di Gaio, esce alla luce per la prima volta il testo di Gaio. Theodor Mommsen (1817-1903): edizione critica dei Digesta Egli ha preso tutti i manoscritti della compilazione G. e ne ha fatto un’opera di confronto per poi stabilire quale fosse il testo più corretto. Karl Lachmann (1793-1851): il “metodo di L.” Egli studiava i manoscritti medievale e aveva inventato uno stemma, immaginate un albero in cui si immaginava che si partiva un manoscritto originale e poi tanti altri manoscritti che sono copie di altri manoscritti, che attraverso errori o omissioni, diventavano testimoni che c’erano rimasti. Cioè era un modo per leggere le parentele tra i manoscritti di una stessa opera. Quindi la storia storica produce una quantità di giuristi tedeschi di grande capacità filologica, cioè di andare a prendere i testi del diritto romano e ripescarli nelle loro parti rimaste sconosciute o poco note, e riformulare sulla base di criteri filologici. All’interno della scuola storica vi sono storici appartenenti: o al filone storico-antiquario cioè dei giuristi che andavano a cercare i testi originali del diritto romano (Lachmann, Mommsen, Niebuhr); o vi sono poi i Germanisti coloro che contestavano S. che si sentivano i veri rappresentati della storia storica, perché loro vanno a vedere veramente lo spirito del popolo recuperando le antiche consuetudini tedesche. Ad esempio, le favole dei fratelli Grimm non sono altre che la riscrittura di antiche leggende tedesche, sono anche dei giuristi e sono i primi che scrivono un dizionario di tedesco (la Germania è disunita, e quindi si parla vari tipi di tedesco, proporre un dizionario tedesco significa proporre una visione unitaria della cultura tedesca).
Vi sono altri da ricordare Stein e Pertz che pubblicano una rivista nominata “i testi da ricordare della storia tedesca” qui troviamo tutte le edizioni critiche delle antiche consuetudini germaniche, quelle dei longobardi, franchi, visigoti, perché è questa la storia tedesca. Beseler che va ricordato per aver pubblicato “il diritto del popolo e il diritto dei giuristi”. o vi è poi un filone dogmatico giuridico, che è quello di S. e del suo allievo Puchta S. insegnò nella università di Berlino che incoronava i più grandi professori della Germania, e qui creò una serie di allievi, quello più importante fu Puchta, egli eredita la concezione di S. e ne dà una prima sistemazione dogmatica. Egli parte dal diritto consuetudinario, e scrive una monografica sulla consuetudine e con questo Puchta intendeva acquisire il metodo storico e in qualche modo respingere le accuse dei Germanisti (che accusavano di tradire lo spirito popolare tedesco): egli dice che le consuetudini vanno distinte in tre grandi periodi:
- periodo dell’innocenza, è quello più antico, altomedievale, dove i popoli vivono separati l’uno dall’altro, le consuetudini sono legate a credenze religiose, ogni popolo ha la sua consuetudine;
- periodo del pluralismo, periodo del medioevo, si riscopre il diritto romano e attraverso questo si cerca di dare ordine alle tante autonomie, esistono infatti tanti ordinamenti, ma in questo periodo esistono anche dei giuristi che di questa pluralità ne danno una interpretazione coerente, grazie agli strumenti del diritto romano;
- periodo della scientificità, il diritto deve essere ancora più evoluto e deve essere razionale, scientifico, organizzato come le altre scienze moderne, le consuetudini quindi non possono più servire al giurista, se non come ricordo storico, perché ora la società è complessa, che ha bisogno di un diritto scientifico, prevale quindi la scienza del diritto romano, perché solo il diritto romano può essere organizzato scientificamente, a differenza delle consuetudini. P. scrive un Manuale di Pandette (1838) e un Corso di Istituzioni (1841-47). P. immagina una giurisprudenza dei concetti, cioè secondo lui il diritto romano ha delle carat di scientificità e di razionalità intrinseche, per cui attraverso un trattamento da parte del giurista, si possono estrapolare dei concetti, e questi concetti vanno trattati come dei DOGMI. La parola dogma proviene dal mondo religioso, il dogma è una verità indiscutibile per fede. Qui emerge una chiara contraddizione interne, perché da un lato si parla di un diritto scientifico razionale, però per parlare di concetti alla fine si adotta un termine molto impegnativo di dogma. Una volta identificati i dogmi che sono indiscutibili, da questi il giurista può far discendere degli altri concetti subordinai. Ad esempio, dal concetto generale della volontà, si può arrivare al principio del rispetto della promessa, e da questa si può arrivare alla varia contrattualistica e tutte le problematiche relative alla contrattualistica, validità, causa, vizi, volontà, errori. Lui si immaginava una piramide, dove in alto vi erano i concetti più generali, e in basso i concetti più specifici alle singole discipline: il giurista è colui che non solo organizza la piramide, ma deve essere capace, attraverso la logica, di salire e scendere da questa piramide, attraverso operazioni concettuali. Questa è il sistema dogmatico. La correte elaborata da P. si chiama Pandettistica, questa razionalizzazione e concettualizzazione, non ha nulla a che vedere con la realtà storica del diritto romano, perché la storia è mutevole, ha causa ed effetti, quindi è proprio il contrario, il dogma è indiscutibile quindi per sua natura non può essere storico, i concetti sono un’elaborazione razionale, devono prescindere dalla storia. Questo dibattito giuridico ha rafforzato l’idea di una necessità di un ordinamento unitario in tutta la Germania, nel 1866 si fa una confederazione virtuale perché gli stati non perdono la loro autonomia, ovvero “la confederazione germanica”, gli stati decidono di scambiarsi norme; mentre nel 1871 invece nasce lo stato tedesco unitario, questo è il secondo Reich (dal tedesco: impero) mentre il primo Reich è quello del sacro romano impero, il terzo Reich è quello di Hitler. Passaggi dell’unità tedesca: 1834: Lega doganale degli stati di Germania: in tutta l’area tedesca si poteva girare con le merci senza pagare le tasse; 1848: legge sulla cambiale per tutti gli Stati tedeschi ovvero si prevede un'unica legge della cambiale per tutta la Germania (che però non è ancora unita); 1861: Codice di commercio (riformato nel 1896, poi sostituito dal cod. comm. 1900) adottato anche in Austria
- Levin Goldschmidt (padre del codice di commercio – egli era un ebreo, questo ci conferma la piena partecipazione degli ebrei allo sviluppo della cultura tedesca).