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Il processo di allestimento di una produzione audiovisiva, con particolare attenzione alla musica e ai suoi diversi tipi e caratteristiche. Dal ruolo del regista e dell'Editor Musicale, alle produzioni tematiche e motiviche, passando per la minimalista e elettronica, il testo offre una panoramica intima e dettagliata del mondo della colonna sonora cinematografica. Vengono inoltre discusse le differenze tra la produzione artigianale e industriale, i cambiamenti apportati nel doppiaggio e la pubblicazione di colonne sonore su CD.
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Typology: Essays (university)
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Obiettivo → Capire funzionamento di musica e suono nell'universo degli audiovisivi (film, documentario, universo video, ecc...). Suono negli audiovisivi: è composto dall'insieme delle voci, musica, rumori, suoni e dialoghi → Costituisce la Colonna Sonora. Realizzazione della colonna sonora:
Rapporto musica-immagini:
indicare lo spezzamento dell'azione precedente tramite l'ingresso in scena del personaggio femminile di Dora, da cui poi il protagonista avrà un figlio, Giosuè. In sottofondo presenta anche una leggera voce di accompagnamento;
Castelnuovo-Tedesco e Max Steiner, emigrarono qui durante questo periodo e portarono con sé l'intero bagaglio musicale di cui disponevano, gli studi svolti e le loro innumerevoli conoscenze e abilità produttive. Fu proprio in questo periodo che nacquero ad esempio i cantanti affiancati alle colonne sonore e la musica jazz. Hollywood divenne il centro in cui confluivano i migliori artisti e, dunque, divenne presto centro di raccolta di moltissimi generi musicali diversi e produzioni cinematografiche. “Vertigine” di Otto Preminger “Vertigine” (1947) può essere considerato come uno dei migliori esempi di musica collegata a una produzione di genere noir: nel genere noir (e qui in particolare) la musica svolge un ruolo di fondamentale importanza, in quanto deve sottolineare la suspence e la tensione , si accentua di tonalità quando sale la tensione e ritorna a un livello più basso quando la situazione ritorna normale; anche qui ritornano i temi musicali come parte integrante della colonna sonora, qui composta da David Raskin, riadattati però in chiave noir piuttosto che da commedia. Il film tratta di una donna scomparsa, Laura, e di un poliziotto che indaga sull'accaduto. Alla fine si scopre che la ragazza era semplicemente in vacanza e riappare sulla scena indenne, sciogliendo il clima di tensione e suspense che caratterizza l'intero film. Di notevole importanza diventa però comprendere come viene adattata la musica a seconda delle diverse situazioni:
Nicola Piovani, però è un Piovani totalmente diverso, in quanto la musica non è più costituita da temi musicali ben precisi, quanto piuttosto da un seguito di frammenti, cioè piccoli gruppi di note ripetuti, che non costituiscono un pensiero musicale compiuto, quanto melodie irrilevanti (colonna sonora motivica). Celebre è l'episodio del “Mal di Luna”, nel quale si narra di un contadino che soffre di epilessia durante le notti di luna piena, e non rivela questo particolare alla moglie. La musica accentua le situazioni di suspence anche qui e diventa più intensa più la situazione si fa critica, tuttavia non possiamo parlare di temi musicali, poiché a sottolineare la tensione intervengono solo battute di tre note; inoltre, viene enfatizzato molto il paesaggio sonoro (es. rumore dei grilli). Piovani, invece, nella parte centrale di questa produzione riprende una canzone popolare siciliana sul mal di luna in chiave drammaturgica e la fa propria prendendo l'incipit originale e ideando una melodia nella quale esso viene ripetuto (musica diegetica): questa melodia potrebbe essere considerata come l'unico tema presente, ovvero quello della luna , che è l'elemento attorno a cui tutto ruota nella produzione, tuttavia esso compare solo nel mezzo del racconto, quando la gente rientra a casa dal lavoro, e non costituisce quindi parte integrante della produzione, poiché non viene costantemente ripetuto. Piovani qui è, come detto, totalmente diverso da quello visto in precedenza, poiché abbandona i temi musicali e sceglie di cambiare stile (grandezza di Piovani), prendendo canzoni popolari e componendo melodie efficaci per il racconto. “La Notte di San Lorenzo” dei fratelli Taviani “La Notte di San Lorenzo” (1982) è un film che tratta dello scontro tra gruppi di fascisti e gruppi di partigiani. La colonna sonora anche qui è stata realizzata da Piovani. Possiamo identificare tre diverse sequenze principali:
Secondo quest'ottica di riduzione, la musica minimalista prevede che:
“Gladiator” (“Il Gladiatore”) Per concludere, “Il Gladiatore” (2000) è il perfetto esempio di come la musica tematica non sia stata utilizzata solamente in anni passati, ma sia ancora oggi un elemento molto utilizzato. All'interno della colonna sonora de “Il Gladiatore” (composta da Hans Zimmer) vi sono tre temi principali: ➢ Tema Eroico: Subito dopo lo scorrimento dei titoli iniziali accompagnati da musica etnica e seguito da un effetto di sospensione intermedio, compare il primo tema, quello eroico, con l'apparizione dell'accampamento romano: vengono utilizzati ottoni, ottimi per descrivere una situazione di guerra, tuttavia la musica risulta piuttosto schiacciata da rumori come il passo dei cavalli e quelli prodotti dal campo militare; ➢ Tema Lirico: Compare nel momento chiave della lotta: a suoni di guerra, urla e battaglia si sostituisce il tema del gladiatore attraverso un climax che esalta la vittoria e le gesta dell'impero romano. Il tema lirico qui presente è fortemente rallentato e contribuisce a esaltare l'epicità dell'evento; ➢ Tema della Disperazione: si apre quando il protagonista torna a casa e ritrova i corpi della sua famiglia impiccati; è composto da movenze di canto folklorico. Per Concludere...Breve Sintesi Generale: Finora sono state analizzate le fasi di Pre-Produzione e di Produzione vera e propria (o scrittura). Fino agli anni '80 i compositori lavoravano in sala di registrazione a stretto contatto con i music editor, oggi, invece, svolgono il lavoro da casa, creando delle produzioni (mock-up) che consegneranno poi al regista. I quattro tipi di musica analizzati sono: ➢ Musica Tematica : E' caratterizzata da melodie semplici e ben definite associate a uno specifico personaggio o situazione che ricorrono per tutto l'arco della produzione e che sono soggette di volta in volta a minime variazioni al fine di adattarle meglio alla situazione da descrivere e non cadere nella ripetitività. Si adattano perfettamente alle produzioni a carattere narrativo (“La Vita è Bella”, “Vertigine”, “Il Gladiatore”...); ➢ Musica Motivica : E' un tipo di musica opposta alla musica tematica, poiché non ha alcun carattere narrativo e non viene riproposta nel corso della produzione, ma si adatta perfettamente alla situazione da rappresentare, enfatizzandola agli occhi dello spettatore (“L'Eclissi”, “Kaos”...); ➢ Musica Minimalista : E' anch'essa un tipo di musica anti-narrativa, caratterizzata da melodie costantemente ripetute e sovrapposte a più blocchi che ben si adatta alle produzioni documentaristiche (“Koyaanisqatsi”...). Musica minimalista e tematica, tuttavia, possono anche convivere assieme, come dimostrato da Nymann in “Lezioni di Piano”; ➢ Musica Elettronica : E' caratterizzata da sonorità artificiali che ben si prestano al genere fantascientifico (“Ed Wood” di Tim Burton). Antonioni, tuttavia, va oltre e la utilizza anche per rappresentare situazioni umane, tra cui la psiche (“Il Deserto Rosso”). “Psycho”, invece, è un po' particolare come caso: si tratta di musica composta appositamente per il cinema con l'intento di suscitare suspence e terrore nello spettatore (i rumori vengono fortemente accentuati a tale scopo); non è musica di semplice accompagnamento, ma diventa piuttosto parte integrante della scena, con l'obiettivo di enfatizzarla al massimo. Ora comincia la fase di Post-Produzione (Montaggio, Mixaggio, Rumori...).
Fase di Post-Produzione : Terminata la fase di produzione o scrittura, la musica non è ancora un prodotto finito, ma può andare incontro a una serie di cambiamenti/adattamenti anche abbastanza radicali. Una volta questo processo veniva svolto in sala di registrazione, oggi invece il compositore, come già detto, può lavorare tra le mura domestiche e inviare la partitura originale (mock-up) al regista e poi scegliere se andare in sala di registrazione o applicare la partitura così com'è. Nel periodo dei music department si andava in sala di registrazione con i fogli pentagrammati con segnate le varie partiture (M1, M2, M3...): le sale di registrazione in questo periodo erano luoghi molto vasti, dotati di multisale più o meno grandi a seconda dell'esigenza, nonché luogo di incontro tra vari artisti. Una volta terminata la produzione video e la scrittura musicale entra in gioco la fase del montaggio sonoro, a cura del Music Editor o Montatore del Suono (può essere una persona, ma anche un gruppo di individui): egli è colui che interviene direttamente sulla musica, riadattandola dove necessario e creando una partitura modificata più o meno radicalmente rispetto l'originale, che sarà poi quella montata sul prodotto audiovisivo finale (musica come Work in progress continuo). Il montatore del suono e il regista possono scegliere di tagliare o aggiungere pezzi, anche andando contro il volere del compositore originale. Ecco alcuni esempi di post-produzione associati al montaggio sonoro: ➢ In “Shining” (1980), film diretto da Stanley Kubrick, il regista ha chiesto al montatore del suono di trasformare la musica classica di Bartok in musica da film, con lo scopo di riprodurre in loop come sottofondo costante all'interno della produzione tale melodia al fine di creare angoscia e rappresentare al meglio il disturbo mentale di Jack. Altri elementi a cui attribuisce notevole importanza sono i rumori, specie quelli del triciclo del bambino accompagnati dai cambi di superficie, il rimbombo angosciante della pallina da baseball lanciata nel vuoto da Jack a causa della sua pazzia e il tichettio della macchina da scrivere che sembra inserirsi perfettamente nella musica di sottofondo (quella appunto mandata in loop). ➢ In “Barry Lyndon” (1975), sempre diretto da Kubrick, il regista commissiona al montatore del suono il compito di adattare la musica classica di Schuberth a una produzione cinematografica. Anche qui come nel caso precedente la musica classica viene costantemente ripetuta in loop e adattata a seconda dei cambi di inquadratura e di scena. Come detto in precedenza per il compositore, anche qui la grandezza del montatore sta nell'essere in grado di far assumere alla musica sfaccettature completamente diverse tra di loro. ➢ Ne “Il Padrino” (1972) la composizione del suono era stata inizialmente affidata a Nino Rota, tuttavia la musica nostalgica da lui prodotta venne ritenuta inadatta a evocare correttamente la scena della testa di cavallo, motivo per cui il montaggio del suono venne affidato a Walter Murch, il quale sistemò la traccia composta di Rota con un montaggio per stratificazioni creando delle dissonanze che ben si adattano a un film di mafia. Murch fece, quindi, una modifica radicale alla traccia, seppur quella di base rimase quella prodotta da Rota, al fine di adattarla meglio all'urlo imminente del personaggio, che si risveglia trovando una testa di cavallo mozzata sotto le lenzuola del suo letto. Va giustamente ricordato anche che la colonna sonora non è composta solamente dalla musica, ma anche da suoni, effetti, voci e soprattutto rumori: i rumori , i quali già nel cinema muto venivano utilizzati, non servono solamente a riprodurre ciò che accade nella scena, ma al pari della musica permettono di
componenti sonore; i rumori, invece, entrano in gioco solamente con il suono della sabbia che scorre, il quale viene volontariamente accentuato per creare suspence, e con gli spari e le esplosioni, campionate mediante suoni elettronici e accompagnate da trombe. La musica qui è strettamente collegata ai rumori, e permette loro di integrarsi meglio; ➢ Le produzioni cinematografiche di Jacques Tati, invece, utilizzano lunghe sequenze di rumori che accompagnano scene di immagini: in “Playtime” (1967), ad esempio, due uomini sono in attesa dell'arrivo del terzo membro: questa scena è caratterizzata dalla presenza di un costante ronzio di sottofondo che accompagna il suono dei passi della terza persona, i quali sono stati abilmente ricreati e accentuati utilizzando palline che vengono fatte rimbalzare su tavoli da ping-pong in legno; ancora, ne “Le Vacanze di Monsieur Hulot” (1953) nel corso della scena del colloquio di lavoro, lo sbuffo della poltrona viene ricreato ed esaltato per conferire importanza alla scena e assume un suono diverso a seconda che il protagonista si alzi o si sieda. La presa diretta era il metodo di cattura dei rumori preferita da Antonioni, perchè a suo dire permette di restituire ciò che sfugge all'orecchio umano. Anche il film “Blow Out” (1981) di De Palma è un esempio di presa diretta: esso racconta di un regista, interpretato qui da John Travolta, che mentre sta catturando suoni notturni diventa testimone di un tentato omicidio, quando vede un'auto improvvisamente sbandare e uscire di strada, finendo in acqua. Per salvare i passeggeri decide di tuffarsi, e una volta tornato a casa analizza meglio le sue registrazioni, scoprendo appunto che non si è trattato di una pura fatalità, ma che l'uscita di strada dell'auto è stata volontariamente provocata da qualcuno che ha sparato verso l'auto. Più tardi si scoprirà che al suo interno viaggiava un senatore candidato alle presidenziali. Antonioni nelle sue produzioni cercava sempre di trovare un equilibrio tra la presa diretta, che si svolge in fase di produzione, e la post-produzione, che, invece, riesce ad arrivare dove la presa diretta non è in grado. Va considerato, inoltre, che Antonioni preferiva la presa diretta perchè, come già detto, permette di esaltare ciò che sfugge all'orecchio umano, mentre altri preferivano sempre la presa diretta, ma col fine di riprodurre la scena nel suo vero realismo. Un altro celebre esempio in cui si esalta al meglio la poesia del rumore sono i film western, soprattutto il western italiano di Sergio Leone, il quale differisce da quello americano principalmente per la presenza di primi piani dei volti dei personaggi. In “C'era Una Volta il West” (1968) di Sergio Leone, la colonna sonora composta da Ennio Morricone si caratterizza per il fatto che, durante la scena in cui i tre banditi attendono l'arrivo in treno del protagonista, in 15 minuti non vi è alcun dialogo, tuttavia protagonisti sono i rumori, come l'enfatizzazione dei passi, le gocce che cadono dal soffitto (con tonalità diversa), schiocco delle dita, sbuffi per scacciare la mosca, ronzio della mosca, maneggio della pistola. I suoni sono tutti volutamente accentuati per creare una lunga scena di suspence che si concluderà solo con l'entrata in scena del protagonista; inoltre, è sempre presente per tutta la durata della stessa un rumore in loop di cui non si comprende la sorgente, che sarà svelata solo alla fine della scena, ovvero la pala di mulino ( deacusmatizzazione ). Questo film si può considerare come una vera e propria riflessione sul suono cinematografico, poiché qui emergono chiaramente tutte le potenzialità che il rumore nel cinema può avere. In sintesi il rumorista, al pari del montatore del suono, è una figura di spicco nella realizzazione della colonna sonora ed è una persona dotata di grande fantasia e in grado di dare vita a delle vere e proprie performance musicali,
cercando di volta in volta nuovi espedienti in grado di descrivere al meglio i suoni da rappresentare. Un'altro aspetto che può subire variazioni in fase di post-produzione è quello del doppiaggio, che non è solamente l'esatta traduzione del parlato in una lingua diversa rispetto a quella di produzione, ma esistono addirittura doppiaggi anche in lingua originale, perchè magari la voce di un determinato attore viene ritenuta essere più idonea di quella dell'attore originale (es. Pasolini ne “I Ragazzi di Canterbury” scelse di utilizzare il dialetto bergamasco perchè ben si prestava con il film). Colonne Sonore su CD Solitamente una volta terminate le produzioni audiovisive veniva realizzato un CD contenente la colonna sonora del film, tuttavia all'interno di essi la musica non compare quasi mai identica a quella del film stesso, perchè nel disco la musica viene ascoltata senza l'accompagnamento delle immagini e, dunque, necessita di alcuni accorgimenti: ➢ Alcuni LP contenevano la colonna sonora interamente originale; ➢ Alcune collane, invece, venivano leggermente manomesse per renderle maggiormente fruibili al pubblico, ad esempio, nei temi e nelle situazioni; ➢ Alcune collane, ancora, prendevano spunto dalla colonna sonora originale, ma affidavano ad altri compositori, esempio jazz e rock, la possibilità di riarrangiarla; ➢ Altri ripropongono la musica del film come musica d'ascolto, ma la modificano, affinchè diventi anche musica d'intrattenimento. Musica di Repertorio Abbiamo detto che in fase di post-produzione gli aspetti su cui si lavora maggiormente sono effetti sonori, rumori, voci (doppiaggi, anche in lingua originale, vedi Pasolini ne “I Ragazzi di Canterbury”, ma anche ne “Il Vangelo Secondo Matteo”), musica originaria (la musica composta appositamente per la produzione stessa) e musica di repertorio , ovvero musica che è stata composta da altri (es. Mozart, Beethoven...ma anche musica moderna) e riutilizzata all'interno della produzione stessa. Il più grande maestro nell'utilizzo di musica di repertorio nel cinema è stato senza dubbio Kubrick, a cui va riconosciuto il merito di essere stato capace di adattare composizioni musicali classiche a produzioni cinematografiche (es. “Shining” e “Barry Lyndon”). “Arancia Meccanica” (1971) è, però, probabilmente il lavoro meglio riuscito in tal senso: è sicuramente il film più violento tra quelli prodotti da Kubrick, motivo per cui alla sua uscita venne proibito; esso racconta di una banda di quattro ragazzi che vivono appositamente per fare violenza, commettendo crimini e reati di ogni genere. Nel film vengono utilizzate musiche di Beethoven (che sarebbero un inno alla pace e alla fratellanza) quando il protagonista, Alex, rientra a casa dopo aver commesso vari crimini per rigenerarsi, e musiche di Rossini (che sarebbero associate a situazioni allegre e divertenti) per accompagnare le scene di violenza; in entrambi i casi esse vengono adattate mediante l'utilizzo di sintetizzatori. Kubrick era fortemente convinto che non sempre la musica dovesse riflettere ciò che accade in scena, ma che potesse assumere anche significati opposti: in “Arancia Meccanica”, infatti, la musica mediante antitesi serve a sottolineare la crudeltà della scena. Nella prima scena analizzata, i quattro ragazzi dopo aver commesso un pestaggio, si danno a una folle corsa in auto, accompagnata dalle note di Rossini, come se si trattasse di un gioco divertente per loro; essi poco dopo si
colonna sonora è stata composta da Ennio Morricone mediante l'utilizzo di temi che procedono per variazioni durante l'arco della produzione. Vi sono tre temi principali:
sviluppato uno stretto rapporto con il loro strumento. In questa tipologia spesso i dialoghi vengono sostituiti da performance musicali; ➢ Tipologia C: La musica è l'elemento che fa muovere tutto l'intreccio. Rientra in questa tipologia il film “Il Concerto”. “Note Rosa” (1954) appartiene alla tipologia A, tuttavia qui la musica non è semplice musica diegetica, ma è uno strumento utilizzato per rivelare l'interiorità dei personaggi e l'espressione del proprio io interiore. “Sinfonia d'Autunno” (1977), invece, appartiene alla tipologia C, poiché la musica diventa strumento attraverso cui una madre pianista si serve per rimproverare la figlia anch'essa pianista, secondo lei non sufficientemente abile a suonare e interpretare le note di Chopin, ed esaltare la sua debolezza di carattere. “La Pianista” (2000), ancora appartiene alla tipologia A, incentrando la produzione su inquadrature dall'alto mentre la protagonista suona il pianoforte e utilizzando musiche diegetiche simili a quelle di Kubrick. “Il Concerto” (2009), invece, appartiene nuovamente alla tipologia C ed è probabilmente il miglio esempio di film musicale: esso racconta di un'orchestra russa che è stata invitata a Parigi per intrattenere un concerto, però inizialmente parte stonatissima, sistemandosi solo progressivamente. Durante il concerto parte un flashback in cui si vedono gli stessi protagonisti che suonavano vent'anni prima: la musica in questo film serve ad unire tutti i personaggi tra di loro e a permettere lo sviluppo della storia d'amore progressiva tra la violinista e il direttore d'orchestra. Questa produzione è caratterizzata da un eccellente montaggio musicale, poiché, nonostante la durata reale del concerto fosse stata di circa un'ora, esso è stato proposto ottimamente in venti minuti circa, da un eccellente montaggio delle immagini, poiché, nonostante si intersechino tre diversi piani temporali, la musica nel frattempo continua a scorrere, e da una performance molto credibile e ben riuscita, nonostante nessuno degli attori fosse un musicista professionista. In questo tipo di produzioni possiamo trovare due tipologie di attori, ovvero professionisti (es. “La Pianista”) e non professionisti (es. “Il Concerto”): ovviamente a seconda del grado di professionalità degli attori cambia anche il modo in cui le performance vengono filmate e ci si serve degli strumenti. Il Videoclip Nel corso degli anni '30 si cominciò a prendere consapevolezza del rapporto suono-immagini e fu in questo contesto che il videoclip cominciò a vedere la luce: esso è una breve forma di comunicazione audiovisiva della durata di circa 3-4 minuti, nel quale l'obiettivo è la promozione della musica, ma presenta anche una funzione commerciale, artistica ed estetica. “An Optical Poem” (1938) di Oskar Fischinger può essere considerato come il primo vero esempio di videoclip (esso ha una durata di circa sei minuti), nel quale si insiste molto su figure circolari e geometriche che si ripetono e si dimensionano in perfetto sincrono con il suono. La caratteristica del videoclip è che in pochi minuti le immagini devono descrivere ciò che la musica esprime: Norman McLaren diceva che il videoclip è una forma di raffigurazione del testo di una canzone. Durante gli anni '40 in America nacquero i “ Soundies ”, ovvero dei cortometraggi, parallelamente alla nascita dei Panoram Juke Box (erano come i Juke Box normali, solamente che proiettavano anche video). Il problema che ostacolò, però, la diffusione dei soundies fu che i panoram juke box costavano molto ed erano poco funzionali, per di più le canzoni più importanti si trovavano
comparivano diversi filmini pubblicitari della durata di circa 2-3 minuti ciascuno che raccontavano una storia; essi erano delle vere e proprie performance teatrali a cui venivano applicati gli slogan dei prodotti da pubblicizzare solamente alla fine, che diventavano veri e propri tormentoni. Nel corso degli anni '50 in Italia la TV stava iniziando a trovare sempre più diffusione e ciò fu determinante per la nascita della pubblicità: Carosello, infatti, era il simbolo dell'Italia avviata verso la modernizzazione, di un grande inizio di pubblicità e di un'educazione di massa verso il consumo in un epoca di grande sviluppo tecnologico. Ai giorni nostri la musica nella pubblicità conserva la funzione di potenziare le caratteristiche dell'annuncio pubblicitario e di convincere lo spettatore verso il prodotto da acquistare, ma raramente va oltre i 60 secondi di durata e può essere o un brano musicale compiuto o un frammento musicale o un brano composto appositamente per l'occasione oppure un'unione di suoni e rumori: deve possedere, quindi, un grande impatto emotivo e allo stesso tempo essere breve ma efficace ; inoltre, deve essere in grado di suscitare nell'ascoltatore interesse, informazione, identificazione, coinvolgimento, ricordo dello slogan cantato, comprensione del prodotto, credibilità, coerenza e convinzione. Esistono diverse tipologie di musiche pubblicitarie: ➢ Musica Decorativa: è un semplice riempimento della scena sonora senza alcuna altra funzione particolare; ➢ Musica da Impatto: è parte integrante dello spot pubblicitario; ➢ Jingle: è quella musica che accompagna il logo o il brand aziendale e lo rende facilmente memorizzabile (es. Coca Cola); ➢ Maxi Jingle: ha una funzione identificativa come il Jingle, ma può durare anche per tutto lo spot e addirittura persistere nel corso degli anni (es. Mentos); ➢ Pubblicità d'Autore: è l'unione della cinematografia alla pubblicità, poiché si tratta di spot realizzati con noti registi ed esponenti del grande cinema, da Woody Allen a Sergio Leone, da Fellini (pasta Barilla) a Paolo Sorrentino ecc... ➢ Musica da Trailer: musica composta per il trailer di una produzione cinematografica. Deve essere breve, ma incisiva e specializzata al tipo di produzione; ➢ Spot senza Parole: rinunciano alla parola a vantaggio della musica (spesso minimalista) e all'incisività delle immagini (es. spot Audi). Va da sé, comunque, che non esiste una musica adatta a tutti i prodotti che vengono pubblicizzati, ma a seconda del prodotto esistono musiche più adatte di altre. In ogni caso solitamente nelle pubblicità riscuotono molto successo le musiche di stampo minimalista.