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this may help you during exams : Parkinson case in italian
Typology: Schemes and Mind Maps
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Sergio Zanini, Alessandro Tavano e Franco Fabbro hanno pubblicato nel 2010 uno studio sulla produzione linguistica spontanea di soggetti bilingui affetti dal morbo di Parkinson. ABSTRACT L’oggetto di studio sono stati 9 pazienti bilingui (L1 friulano, L2 italiano) non dementi affetti dal morbo di Parkinson e 9 persone bilingui sane combinati tra loro per età, sesso e livello di istruzione. Sono stati studiati i loro comportamenti in compiti di produzione linguistica spontanea. Tutti i soggetti hanno acquisito la L1 in ambiente domestico e la L2 in ambiente scolastico, dai 6 anni di età. I pazienti affetti dal morbo di Parkinson hanno commesso più errori di tipo fonologico, morfologico e sintattico nella produzione in L1 che nella produzione in L2. I soggetti sani hanno mostrato la tendenza opposta. Questi risultati suggeriscono che nei soggetti affetti da morbo di Parkinson il processo linguistico implicito sia più danneggiato rispetto a quello esplicito. INTRO Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia fa parte di un gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento" e tra queste è la più frequente. I sintomi del Parkinson sono forse noti da migliaia di anni: una prima descrizione sarebbe stata trovata in uno scritto di medicina indiana che faceva riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C. ed un'altra in un documento cinese risalente a 2.500 anni fa. Il nome è legato però a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia in un famoso libretto, il "Trattato sulla paralisi agitante". Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base (nuclei caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma non solo). La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi). Il morbo di Parkinson può provocare danni cognitivi anche a stadi che non prevedono la demenza e le funzioni cognitive coinvolte sono l'attenzione, le capacità visuo-spaziali e le funzioni esecutive (come la capacità di pianificare e di passare da una strategia all'altra). Ci sono stati casi di danni alle abilità cognitive linguistiche anche i pazienti monolingui non dementi. I danni concernevano prevalentemente la morfologia e sintassi: i pazienti avevano difficoltà nel comprendere frasi lunghe sintatticamente complesse e in particolare subordinate e/o frasi incorporate al centro. (Grossman, Liebermann et al. ‘90s). Solo pochi studi si sono occupati della produzione linguistica spontanea: in particolare, uno studio sulla scrittura spontanea di frasi ha mostrato una predominanza di strutture grammaticali semplici nelle produzioni di pazienti già lievemente dementi. (Small et al. 1997). I danni linguistici in pazienti bilingui e poliglotti sono ancora poco studiati. L’interesse nel studiarli sta nella possibilità che aiutino a comprendere le differenze negli archi temporali in cui si sviluppano i due sottosistemi della memoria implicita ed esplicita e se e come influenzino l’acquisizione del linguaggio. Alcuni studiosi supportano il “modello procedurale dell’acquisizione linguistica” e sostengono che l’acquisizione iniziale del linguaggio (della L1) sia largamente implicita e supportata dai gangli basali, dall’emisfero destro del cervello. La competenza linguistica è immagazzinata implicitamente, usata automaticamente. Secondo questi studiosi patologie che attaccano i gangli basali, come il Parkinson, dovrebbero influenzare diversamente la competenza L1 e la competenza L2 in pazienti bilingui. I danni alla L1 dovrebbero essere maggiori almeno per quanto riguarda la morfologia, la fonologia e la sintassi.
Secondo un altro filone teorico, quello delle “reti mentali condivise”, la L1 e la L2 vengono processate da aree del cervello comuni. Di conseguenza, le patologie che attaccano i gangli basali, come il Parkinson, non dovrebbero influenzare diversamente la competenza L1 e la competenza L2 in pazienti bilingui. Un precedente studio di Zanini si concentra sulla grammatica ricettiva (insieme di regole grammaticali che una persona usa per estrapolare informazioni da input scritti o orali) in un certo numero di pazienti bilingui affetti dal morbo di Parkinson con competenza simile in L1 e L2. Sono stati notati danni nella comprensione di frasi in L1 in cui erano stati manipolati morfologicamente i verbi e i sostantivi (dal singolare al plurale, il tempo del verbo) e la struttura della frase (attivo/passivo). Nella comprensione delle frasi manipolate in L gli errori erano presenti in maniera minore. METODOLOGIA (SOGGETTI + TEST) Oggetto dello studio sono state 9 persone bilingui non dementi affetti dal morbo di Parkinson e 9 persone bilingui sane combinate tra loro per età, sesso e livello di istruzione. Tutti avevano il friulano come L1 e l’italiano come L2, imparato a scuola dai 6 anni di età e che usavano solo a scuola e poi a lavoro; non è stata testata la loro fluenza nelle due lingue. Il friulano si differenza dall’italiano per almeno tre aspetti: