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Parkinson CASE in italian, Schemes and Mind Maps of Psychology

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Typology: Schemes and Mind Maps

2022/2023

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Sergio Zanini, Alessandro Tavano e Franco Fabbro hanno pubblicato nel 2010 uno studio sulla produzione
linguistica spontanea di soggetti bilingui affetti dal morbo di Parkinson.
ABSTRACT
L’oggetto di studio sono stati 9 pazienti bilingui (L1 friulano, L2 italiano) non dementi affetti dal morbo di
Parkinson e 9 persone bilingui sane combinati tra loro per età, sesso e livello di istruzione. Sono stati
studiati i loro comportamenti in compiti di produzione linguistica spontanea. Tutti i soggetti hanno acquisito
la L1 in ambiente domestico e la L2 in ambiente scolastico, dai 6 anni di età.
I pazienti affetti dal morbo di Parkinson hanno commesso più errori di tipo fonologico, morfologico e
sintattico nella produzione in L1 che nella produzione in L2. I soggetti sani hanno mostrato la tendenza
opposta. Questi risultati suggeriscono che nei soggetti affetti da morbo di Parkinson il processo linguistico
implicito sia più danneggiato rispetto a quello esplicito.
INTRO
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge,
principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia fa parte di un
gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento" e tra queste è la più frequente. I sintomi del
Parkinson sono forse noti da migliaia di anni: una prima descrizione sarebbe stata trovata in uno scritto di
medicina indiana che faceva riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C. ed un'altra in un documento
cinese risalente a 2.500 anni fa. Il nome è legato però a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese
del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia in un famoso libretto, il
"Trattato sulla paralisi agitante".
Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli
della base (nuclei caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma
non solo). La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala
consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area
chiamata Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi).
Il morbo di Parkinson può provocare danni cognitivi anche a stadi che non prevedono la demenza e le
funzioni cognitive coinvolte sono l'attenzione, le capacità visuo-spaziali e le funzioni esecutive (come la
capacità di pianificare e di passare da una strategia all'altra).
Ci sono stati casi di danni alle abilità cognitive linguistiche anche i pazienti monolingui non dementi. I danni
concernevano prevalentemente la morfologia e sintassi: i pazienti avevano difficoltà nel comprendere frasi
lunghe sintatticamente complesse e in particolare subordinate e/o frasi incorporate al centro. (Grossman,
Liebermann et al. ‘90s).
Solo pochi studi si sono occupati della produzione linguistica spontanea: in particolare, uno studio sulla
scrittura spontanea di frasi ha mostrato una predominanza di strutture grammaticali semplici nelle
produzioni di pazienti già lievemente dementi. (Small et al. 1997). I danni linguistici in pazienti bilingui e
poliglotti sono ancora poco studiati.
L’interesse nel studiarli sta nella possibilità che aiutino a comprendere le differenze negli archi temporali in
cui si sviluppano i due sottosistemi della memoria implicita ed esplicita e se e come influenzino
l’acquisizione del linguaggio.
Alcuni studiosi supportano il “modello procedurale dell’acquisizione linguistica” e sostengono che
l’acquisizione iniziale del linguaggio (della L1) sia largamente implicita e supportata dai gangli basali,
dall’emisfero destro del cervello. La competenza linguistica è immagazzinata implicitamente, usata
automaticamente. Secondo questi studiosi patologie che attaccano i gangli basali, come il Parkinson,
dovrebbero influenzare diversamente la competenza L1 e la competenza L2 in pazienti bilingui. I danni alla
L1 dovrebbero essere maggiori almeno per quanto riguarda la morfologia, la fonologia e la sintassi.
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Sergio Zanini, Alessandro Tavano e Franco Fabbro hanno pubblicato nel 2010 uno studio sulla produzione linguistica spontanea di soggetti bilingui affetti dal morbo di Parkinson. ABSTRACT L’oggetto di studio sono stati 9 pazienti bilingui (L1 friulano, L2 italiano) non dementi affetti dal morbo di Parkinson e 9 persone bilingui sane combinati tra loro per età, sesso e livello di istruzione. Sono stati studiati i loro comportamenti in compiti di produzione linguistica spontanea. Tutti i soggetti hanno acquisito la L1 in ambiente domestico e la L2 in ambiente scolastico, dai 6 anni di età. I pazienti affetti dal morbo di Parkinson hanno commesso più errori di tipo fonologico, morfologico e sintattico nella produzione in L1 che nella produzione in L2. I soggetti sani hanno mostrato la tendenza opposta. Questi risultati suggeriscono che nei soggetti affetti da morbo di Parkinson il processo linguistico implicito sia più danneggiato rispetto a quello esplicito. INTRO Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell'equilibrio. La malattia fa parte di un gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento" e tra queste è la più frequente. I sintomi del Parkinson sono forse noti da migliaia di anni: una prima descrizione sarebbe stata trovata in uno scritto di medicina indiana che faceva riferimento ad un periodo intorno al 5.000 A.C. ed un'altra in un documento cinese risalente a 2.500 anni fa. Il nome è legato però a James Parkinson, un farmacista chirurgo londinese del XIX secolo, che per primo descrisse gran parte dei sintomi della malattia in un famoso libretto, il "Trattato sulla paralisi agitante". Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note come gangli della base (nuclei caudato, putamen e pallido), che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti (ma non solo). La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un'area chiamata Sostanza Nera (la perdita cellulare è di oltre il 60% all'esordio dei sintomi). Il morbo di Parkinson può provocare danni cognitivi anche a stadi che non prevedono la demenza e le funzioni cognitive coinvolte sono l'attenzione, le capacità visuo-spaziali e le funzioni esecutive (come la capacità di pianificare e di passare da una strategia all'altra). Ci sono stati casi di danni alle abilità cognitive linguistiche anche i pazienti monolingui non dementi. I danni concernevano prevalentemente la morfologia e sintassi: i pazienti avevano difficoltà nel comprendere frasi lunghe sintatticamente complesse e in particolare subordinate e/o frasi incorporate al centro. (Grossman, Liebermann et al. ‘90s). Solo pochi studi si sono occupati della produzione linguistica spontanea: in particolare, uno studio sulla scrittura spontanea di frasi ha mostrato una predominanza di strutture grammaticali semplici nelle produzioni di pazienti già lievemente dementi. (Small et al. 1997). I danni linguistici in pazienti bilingui e poliglotti sono ancora poco studiati. L’interesse nel studiarli sta nella possibilità che aiutino a comprendere le differenze negli archi temporali in cui si sviluppano i due sottosistemi della memoria implicita ed esplicita e se e come influenzino l’acquisizione del linguaggio. Alcuni studiosi supportano il “modello procedurale dell’acquisizione linguistica” e sostengono che l’acquisizione iniziale del linguaggio (della L1) sia largamente implicita e supportata dai gangli basali, dall’emisfero destro del cervello. La competenza linguistica è immagazzinata implicitamente, usata automaticamente. Secondo questi studiosi patologie che attaccano i gangli basali, come il Parkinson, dovrebbero influenzare diversamente la competenza L1 e la competenza L2 in pazienti bilingui. I danni alla L1 dovrebbero essere maggiori almeno per quanto riguarda la morfologia, la fonologia e la sintassi.

Secondo un altro filone teorico, quello delle “reti mentali condivise”, la L1 e la L2 vengono processate da aree del cervello comuni. Di conseguenza, le patologie che attaccano i gangli basali, come il Parkinson, non dovrebbero influenzare diversamente la competenza L1 e la competenza L2 in pazienti bilingui. Un precedente studio di Zanini si concentra sulla grammatica ricettiva (insieme di regole grammaticali che una persona usa per estrapolare informazioni da input scritti o orali) in un certo numero di pazienti bilingui affetti dal morbo di Parkinson con competenza simile in L1 e L2. Sono stati notati danni nella comprensione di frasi in L1 in cui erano stati manipolati morfologicamente i verbi e i sostantivi (dal singolare al plurale, il tempo del verbo) e la struttura della frase (attivo/passivo). Nella comprensione delle frasi manipolate in L gli errori erano presenti in maniera minore. METODOLOGIA (SOGGETTI + TEST) Oggetto dello studio sono state 9 persone bilingui non dementi affetti dal morbo di Parkinson e 9 persone bilingui sane combinate tra loro per età, sesso e livello di istruzione. Tutti avevano il friulano come L1 e l’italiano come L2, imparato a scuola dai 6 anni di età e che usavano solo a scuola e poi a lavoro; non è stata testata la loro fluenza nelle due lingue. Il friulano si differenza dall’italiano per almeno tre aspetti:

  1. Il friulano ha più fonemi dell’italiano.
  2. Nel friulano è sempre dichiarato il soggetto pronominale atono anche se è già presente un soggetto nominale.
  3. Come in inglese, in friulano il maschile singolare è composto da radice della parola + suffisso zero e il plurale è formato aggiungendo il suffisso -s. Il test consisteva nel creare un breve racconto sia in italiano, sia in friulano basandosi sul contenuto di sei carte. RISULTATI Gli studiosi hanno confrontato la produzione dei soggetti anche a fronte di alcuni test neuropsicologici come il Mini Mental State Examination, che mira alla valutazione dei disturbi dell’efficienza intellettiva e indaga la presenza di deterioramento cognitivo. I punteggi del test Mini Mental State Examination erano compresi tra l’intervallo normale e il lieve deterioramento cognitivo. Erano inoltre presenti lievi segni di sindrome disesecutiva (disturbo neurologico e neuropsicologico caratterizzato da una grave compromissione delle abilità cognitive, affettive, emotive e comportamentali e da una lieve compromissione delle abilità comunicative e motorie. Colpisce uomini e donne che hanno subito lesioni localizzate in una o più aree della corteccia frontale e/o prefrontale).  Numero di enunciati. Le persone affette dal morbo di Parkinson hanno prodotto più enunciati in L1 che in L2 ma comunque meno rispetto agli enunciati prodotti dalle persone sane. In L1 la differenza tra numero di enunciati prodotti da malati e da sani è di circa 8 enunciati, in L2 la differenza è di circa 4 enunciati.  Disfluenze. Sia pazienti che sani hanno registrato numeri simili di disfluenze.  Fonologia: parafasie^1 fonemiche. I pazienti hanno commesso più errori di questo tipo in L1 che in L2. In generale i sani hanno commesso meno errori.  Semantica lessicale: prodotte più parole e più parole diverse tra loro in L1 rispetto a L2.  Neologismi, parafasie verbali e semantiche, imbrogliarsi tra le due lingue. Primi due errori occorsi raramente, tuttavia i neologismi sono stati prodotti solo da malati in L1. Errori relativi all’uso di parole di una lingua al posto dell’altra sono stati registrati più nei malati e solo in L1. Le parole confuse appartenevano a classi aperte di parole (verbi, aggettivi, avverbi). (^1) sostituzione di termini esatti con altri sbagliati o nel cambiamento d'ordine di sillabe o parole.