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SCENE DA UN MATRIMONIO. TERAPEUTI DAVANTI AL GRAND SCHERMO, Study Guides, Projects, Research of Psychotherapy

L’influenza della famiglia di origine nella scelta del partner e l'evoluzione di una nuova famiglia nel cinema

Typology: Study Guides, Projects, Research

2016/2017

Uploaded on 12/18/2017

filobate
filobate 🇮🇹

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SCENE DA UN MATRIMONIO. TERAPEUTI DAVANTI AL GRAND SCHERMO
Il nostro gruppo ha scelto di affrontare il tema dell’influenza della FO sulla scelta del partner ed
evoluzione di una nuova famiglia. Siamo partiti da un interrogativo: quanto i modelli genitoriali di
relazione, i miti e mandati familiari incidono sulla formazione della coppia e sulla qualità della
relazione coniugale? In questo lavoro proponiamo alcune riflessioni attraverso il potere
comunicativo del cinema che fa da cassa di risonanza a concetti teorici fondamentali.
Il processo di scelta del partner è l’esito di una mescolanza tra:
Il mito familiare e il mandato che da esso discende
Il soddisfacimento di bisogni più strettamente personali, legati alla ricerca di sicurezza,
protezione e fiducia nel rapporto, oppure ancora alla possibilità di avere un figlio.
Per mito s’intende quell’immagine idealizzata che funge da modello di interpretazione della realtà e
che prescrive ruoli da ricoprire, valori da perseguire, modalità di comportamento relazionale e scelte da
fare (compresa la scelta del partner). Intendiamo per mandato familiare il compito che ogni membro
della famiglia è implicitamente chiamato a portare avanti.
Nella scelta del partner, il prevalere del mito familiare oppure dei bisogni individuali dipende dal tipo
di relazione esistente con la FO.
Nel caso di una eccessiva dipendenza dalla FO, è forte la spinta a confermare il mito e a
realizzare il mandato familiare. La cultura e storia della famiglia induce a prestare
un’attenzione selettiva soltanto a quelle caratteristiche e comportamenti del potenziale partner
corrispondenti alle aspettative presenti nel mandato e alle richieste più o meno esplicite che i
genitori pongono ai propri figli. Vengono scotomizzati invece tutti quegli aspetti del carattere o
del rapporto che potrebbero contrastare con il mandato familiare.
Nel caso di una maggiore autonomia dalla FO, il mito risulta meno influente nelle scelte
relazionali successive. Ciò corrisponde a più alti livelli di differenziazione del e di
maturazione emotiva. Questo significa che la persona interessata è riuscita a definirsi e
differenziarsi, a separarsi emotivamente dalla FO. Pertanto può più libera di) scegliere il
partner essenzialmente sulla base dei propri bisogni personali.
A bassi livelli di differenziazione corrisponde invece una condizione di dipendenza affettiva dai
familiari significativi. Questo può accadere quando le relazioni familiari sono disfunzionali
(famiglie troppo invischiate o troppo disimpegnate) e si generano attaccamenti emotivi non risolti.
Se nella relazione originaria alcuni bisogni affettivi sono rimasti in parte disattesi e insoddisfatti, è
possibile che al nuovo legame e a qualsiasi nuovo rapporto intimo venga attribuita una funzione
compensatoria rispetto a quei buchi emotivi, vuoti e carenze sperimentate in passato. Si pensi a
storie familiari particolarmente tormentate e infelici. Il partner ha l’aspettativa irrealistica che
l’altro possa soddisfare quel bisogno antico di risarcimento affettivo.
Altre volte, può verificarsi una ribellione più o meno cosciente al mandato familiare. In questo caso
l’individuo può ricercare e scegliere un partner con caratteristiche opposte a quelle attese e previste
dal mandato, nel tentativo di liberarsi da una serie di vincoli sentiti come pressanti. Spesso però le
aspettative sul piano affettivo restano comunque insoddisfatte.
A proposito di ribellione al mandato, vi proponiamo una scena del film Non sposate le mie figlie.
CLIP.
Non sposate le mie figlie è un film francese del 2014 che gioca su somiglianze e differenze. Tre
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SCENE DA UN MATRIMONIO. TERAPEUTI DAVANTI AL GRAND SCHERMO

Il nostro gruppo ha scelto di affrontare il tema dell’influenza della FO sulla scelta del partner ed evoluzione di una nuova famiglia. Siamo partiti da un interrogativo: quanto i modelli genitoriali di relazione, i miti e mandati familiari incidono sulla formazione della coppia e sulla qualità della relazione coniugale? In questo lavoro proponiamo alcune riflessioni attraverso il potere comunicativo del cinema che fa da cassa di risonanza a concetti teorici fondamentali.

Il processo di scelta del partner è l’esito di una mescolanza tra:

  • Il mito familiare e il mandato che da esso discende
  • Il soddisfacimento di bisogni più strettamente personali, legati alla ricerca di sicurezza, protezione e fiducia nel rapporto, oppure ancora alla possibilità di avere un figlio.

Per mito s’intende quell’immagine idealizzata che funge da modello di interpretazione della realtà e che prescrive ruoli da ricoprire, valori da perseguire, modalità di comportamento relazionale e scelte da fare (compresa la scelta del partner). Intendiamo per mandato familiare il compito che ogni membro della famiglia è implicitamente chiamato a portare avanti.

Nella scelta del partner, il prevalere del mito familiare oppure dei bisogni individuali dipende dal tipo di relazione esistente con la FO.

  • (^) Nel caso di una eccessiva dipendenza dalla FO, è forte la spinta a confermare il mito e a realizzare il mandato familiare. La cultura e storia della famiglia induce a prestare un’attenzione selettiva soltanto a quelle caratteristiche e comportamenti del potenziale partner corrispondenti alle aspettative presenti nel mandato e alle richieste più o meno esplicite che i genitori pongono ai propri figli. Vengono scotomizzati invece tutti quegli aspetti del carattere o del rapporto che potrebbero contrastare con il mandato familiare.
  • Nel caso di una maggiore autonomia dalla FO, il mito risulta meno influente nelle scelte relazionali successive. Ciò corrisponde a più alti livelli di differenziazione del Sé e di maturazione emotiva. Questo significa che la persona interessata è riuscita a definirsi e differenziarsi, a separarsi emotivamente dalla FO. Pertanto può (è più libera di) scegliere il partner essenzialmente sulla base dei propri bisogni personali.

A bassi livelli di differenziazione corrisponde invece una condizione di dipendenza affettiva dai familiari significativi. Questo può accadere quando le relazioni familiari sono disfunzionali (famiglie troppo invischiate o troppo disimpegnate) e si generano attaccamenti emotivi non risolti. Se nella relazione originaria alcuni bisogni affettivi sono rimasti in parte disattesi e insoddisfatti, è possibile che al nuovo legame e a qualsiasi nuovo rapporto intimo venga attribuita una funzione compensatoria rispetto a quei buchi emotivi, vuoti e carenze sperimentate in passato. Si pensi a storie familiari particolarmente tormentate e infelici. Il partner ha l’aspettativa irrealistica che l’altro possa soddisfare quel bisogno antico di risarcimento affettivo. Altre volte, può verificarsi una ribellione più o meno cosciente al mandato familiare. In questo caso l’individuo può ricercare e scegliere un partner con caratteristiche opposte a quelle attese e previste dal mandato, nel tentativo di liberarsi da una serie di vincoli sentiti come pressanti. Spesso però le aspettative sul piano affettivo restano comunque insoddisfatte. A proposito di ribellione al mandato, vi proponiamo una scena del film Non sposate le mie figlie.

CLIP. Non sposate le mie figlie è un film francese del 2014 che gioca su somiglianze e differenze. Tre

delle quattro figlie dei coniugi Verneuil sposano rispettivamente un ebreo, un arabo e un asiatico. I genitori pregano di maritare almeno la quarta figlia con un cristiano. Il futuro marito della figlia minore in effetti è un cristiano, ma di origine ivoriana. Tutte le figlie fanno scelte completamente opposte rispetto alle aspettative genitoriali.

Va detto, tuttavia, che pur nei casi di ribellione al mandato familiare, atteggiamenti oppositivi o ostili nei confronti dei propri genitori sono anch’essi indice di una certa fusione emotiva in quella che Bowen ha chiamato massa indifferenziata dell’Io familiare. E più saranno bassi i livelli di differenziazione dei rispettivi partner, più la futura famiglia sarà disorganizzata e disfunzionale.

LA FORMAZIONE DELLA COPPIA: vincolo di alleanza vs vincolo di filiazione

Diventare una coppia è una delle transizioni più difficili, ma anche più gioiose, del ciclo vitale della famiglia. Nell’incontro della coppia, ciascun partner porta con sé un sistema di valori, credenze, ideali e aspettative, ma anche un stile relazionale e un lessico che si sono strutturati a partire dalle proprie esperienze familiari. Si viene quindi a creare una confluenza tra due storie e culture familiari. Questa combinazione tra i SFO e la neocoppia costituisce il contesto trigenerazionale. La coppia può essere intesa come il punto nodale del complesso sistema trigenerazionale, (all’intersezione tra due assi immaginari: il vincolo di filiazione che unisce i coniugi ai rispettivi genitori e che si estende con la nascita dei figli e il vincolo di alleanza tra i due partner. Entrambi i partner dovranno consolidare quel vincolo di alleanza, fondamentale perché la neo coppia si differenzi prima dai rispettivi sistemi familiari di origine e successivamente dai figli che verranno. Ciò richiede una sorta di contrattazione e continua negoziazione di regole di convivenza, in un certo clima di complicità propria di quella coppia (Canevaro, 1999)

CLIP DI DHARMA E GREG. Dharma e Greg è una sitcom americana del 1997, i protagonisti sono due giovani molto diversi tra loro, sia per carattere che per estrazione sociale, apparentemente non hanno niente in comune. Nonostante ciò, incontratisi casualmente si innamorano a prima vista e decidono di sposarsi all’istante senza dire nulla alle rispettive famiglie. Dharma istruttrice di yoga è cresciuta in un ambiente new age anticonvenzionale, tanto che i suoi genitori vestono ancora alla maniera hippy. Greg è un avvocato, proviene da una famiglia facoltosa dell’alta borghesia americana. Questa situazione porta ad inevitabili scontri tra i due stili di vita delle rispettive famiglie completamente agli antipodi, che si ritrovano costrette improvvisamente ad accettarsi l’un l’altra.

L’influenza delle fdo si esprime attraverso il vincolo di filiazione che, quando è troppo forte, indebolisce il vincolo di alleanza tra i coniugi e parte dei loro interessi, affetti ed energie psichiche resta bloccata. Il mancato o incompiuto svincolo della neocoppia dalle FO preclude la possibilità di investire in un progetto condiviso e di tracciare un confine funzionale all’alleanza. Cosa che sembra ben riuscire invece ai coniugi protagonisti del film TI PRESENTO I MIEI. I due cercheranno di regolare le distanze con le FO, aiutandosi reciprocamente nel graduale distacco. CLIP

Sistemi familiari coesivi vs sistemi familiari dispersivi

Sempre secondo il contributo di Canevaro, con la formazione della coppia, l’interazione tra le due famiglie di origine, dà luogo a tre possibili configurazioni di SFN, a seconda delle caratteristiche relazionali di ciascun sistema familiare di provenienza. I coniugi possono provenire entrambi da famiglie con stile di tipo coesivo, oppure un partner proveniente da SF dispersivo si unisce ad uno

da bambino bugiardo e inaffidabile, è un uomo fragile e precipitoso, che metterà in fila fallimenti su fallimenti. Anche nel suo caso, la famiglia di origine, particolarmente svilente e accudente nei suoi confronti, influirà sulla scelta della donna che sposerà, ovvero la cameriera di casa.

  1. In ultimo, nella terza configurazione (SD + SD ) , ciascun partner tende a vedere l’altro come persona capace di compensare ciò che non ha ricevuto nella propria famiglia di origine. In questa forma di vincolo, l’investimento emotivo è molto intenso, così come anche le frustrazioni. Abitualmente i coniugi costituiscono con i figli un sistema familiare nucleare di tipo coesivo.

Sembrano provenire entrambi da famiglie dispersive i protagonisti di Nessuno si salva da solo, un film sull’imprinting familiare, sul peso che la famiglia ha nel nostro modo di amare (o di non amare!) e sulla difficoltà di liberarsi da un problema originario non risolto, che si è presentato nel corso delle nostre primissime relazioni significative.

CLIP

Nessuno si salva da solo è un film di Sergio Castellitto, del 2015, ripreso dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini. Al centro della narrazione troviamo una coppia contemporanea in crisi. Delia e Gaetano, sposati e con due figli, da poco vivono separati. Infatti si incontrano in un ristorante, per discutere di come far trascorrere l’estate ai loro bambini. Attraverso dei flashback viene ripercorsa la loro storia, dagli anni felici ai primi segni di incomunicabilità, litigi, tradimento e separazione. Delia, è figlia di genitori separati. Sua madre, descritta dalla figlia come “una donna priva di una pancia materna” aveva abbandonato lei e il padre per altri uomini. Gaetano, scrittore frustrato, si è sempre sentito incompreso e disapprovato dal padre. Condizionati da rapporti problematici con i propri genitori, Delia e Gaetano, nel loro incontro, sono stati entrambi incuriositi da ciò che l’altro poteva offrire di diverso rispetto a quanto ricevuto dalla propria famiglia. Ma il rancore e il risentimento che ancora si portano dentro e le grosse differenze tra i due finiscono per creare inevitabili crepe. Testimone silenzioso di questa frana e dei litigi sempre più esasperanti tra Delia e Gaetano, è Cosmo, primogenito della coppia, che si mostra particolarmente sensibile (indossa le scarpe della mamma, posa in abiti femminili). I due si interrogheranno anche sulla sua omosessualità.

Il modello di relazione a cui ciascuno è stato esposto nella propria infanzia influisce sulla costruzione della propria identità, anche sessuale (C. Angelo, 1999). La relazione tra i genitori funziona anche da termine di confronto che i figli utilizzano per costruire la propria relazione intima col partner. Se nella relazione originaria ci sono contenuti problematici o conflittuali non risolti (vissuti di perdita, separazione, rifiuto, abbandono), i figli li portano con sé, in una sorta di coazione a ripetere situazioni passate, nel tentativo di risolverle.

Per concludere , il nostro intento era quello di guardare la relazione di coppia secondo una prospettiva trigenerazionale. Per farlo abbiamo scelto il canale analogico del cinema che non solo racconta una storia e riesce ad emozionare, ma offre una rappresentazione più vivida e immediata di alcune dinamiche relazionali di appartenenza e individuazione. Ogni coppia risulta gravata “verticalmente” da vicissitudini con entrambi i SFO. Anche nell’immaginario cinematografico, al di là del genere proposto e ad ogni latitudine di epoche e ambienti, sembra ben intercettata e rappresentata la trasmissione attraverso le generazioni di problemi e squilibri relazionali che talvolta invadono e perturbano la coppia.

Va detto, tuttavia , a proposito di certe “eredità intergenerazionali” e di ciò che ci portiamo di coppia in coppia che, ogni incontro di coppia apre anche un’area di imprevisto. Le persone nel loro incontro non sono solo ciò che hanno interiorizzato e che tendono ad agire. Vi sono anche aspetti del Sé, risorse, accadimenti della vita che intervengono nel funzionamento ed evoluzione della coppia.

Una maggiore consapevolezza della propria storia familiare potrebbe aiutare a fare scelte relazionali più soddisfacenti. Se la famiglia, che è matrice dell’identità, ci è data come destino, la relazione coniugale, invece, si pone come una realtà diversa, un patto tra pari, sempre suscettibile di “revisione”.