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La cultura politica unica della Gran Bretagna, che ha spesso anticipato sentieri divergenti rispetto all'Europa continentale. Viene discusso il sviluppo dell'impero mondiale britannico, la mancanza di una vasta burocrazia, la molteplicità e l'evoluzione dei partiti politici nel paese. Il documento copre il periodo dal 1832 al 1974.
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Storia dei partiti politici – 4.4. La GB è paese singolare con una cultura politica riuscita. Durante l’Ottocento, afferma le libertà politiche e di associazione. Il processo di democratizzazione si avvia nell’800 senza rivoluzioni e sconvolgimenti. Tocqueville, antropologo francese, era affascinato dall’Inghilterra e voleva capire come mai non c’erano violenze politiche. La GB ha spesso anticipato seguendo sentieri divergenti rispetto al continente europeo. È un popolo isolano distaccato dall’Europa, vista con diffidenza. La GB sviluppa un impero mondiale e non continentale. Ha una storia religiosa nuova: è la prima potenza protestante dell’Europa con Enrico VIII. Il protestantesimo costituisce parte della cultura politica. Ha più forme, ad esempio in Scozia la Chiesa presbiteriana (che non accetta i vescovi), in Galles i congregazionisti (ciascuna congregazione decide la propria dottrina). I cattolici sono pochi. La libertà politica è collegata al protestantesimo visto che la gente sa leggere. La GB non ha tanta burocrazia: in Italia e in Francia l’assolutismo, cioè il potere concentrato nel trono (il Regno delle Due Sicilie e Luigi XIV, “lo stato sono io”), ha sviluppato burocrazia. Le università sono autonome, il che rispecchia la mancanza di centralismo. La guerra civile a metà del ‘600: parte del Parlamento dice a Carlo I di non poter imporre tasse senza consenso. Nel 1688 Giacomo II, cattolico, fu cacciato via con la rivoluzione gloriosa. L’assolutismo in GB non esiste. È un sistema politico sensibile all’opinione pubblica. La monarchia non ha poteri politici di fatto, ma c’è. È uno stato localista fino alla Grande Guerra: l’assistenza per i poveri, le strade, le scuole, l’igiene pubblica sono nelle mani delle amministrazioni locali autonome dallo stato (a parte per le forze armate). La tradizione localista deriva dalla mancanza di centralismo. È una nazione speciale perché è il primo paese ad industrializzarsi: è pionieristica anche in questo campo. Dalla rivoluzione industriale, anche una internazionalizzazione col commercio internazionale. Un simbolo di questo è che la GB ha il secondo centro finanziario del mondo. La City di Londra è più ricca di Wall Street. Si sviluppa anche perché fa assicurazioni sulle navi.
La GB è fatta di diverse nazioni, ma il federalismo non è mai stato nella tradizione. Inoltre, non c’è costituzione scritta, ma una consuetudinaria che si regge sul consenso. Il sistema del common law: i giudici decidono secondo tradizione. Assenza dello strumento referendum prima del 1972 (1972 Irlanda del Nord se vuole restare nel Regno Unito). Dal 1972 la costituzione britannica utilizza il referendum su questioni costituzionali. Non ci sono partiti antidemocratici e antisistema in senso profondo: partiti fascisti e comunisti hanno influenza marginale. Storia dei partiti politici – 5.4. Il pragmatismo britannico: alta capacità di adattamento alle nuove circostanze. 1832-1918: è in corso il sistema di democratizzazione. 1832, 1867 e 1884 sono anni di riforme dell’elettorato. Dopo il 1833 vota il 20% della popolazione, 1867 40%, 1884 80%. L’elettorato è sempre più popolare. È un suffragio maschile. Nei primi anni del 1870 introduzione del voto segreto. 1918, suffragio universale, anche per le donne (30 anni) abolito nel 1928. La qualifica principale per votare è essere residente o proprietario di unità immobiliare di un certo valore, una qualifica economica. La democratizzazione si vede anche nelle amministrazioni locali. I membri dei consigli locali sono in gran parte eletti. Gli elettori sono le persone che pagano le tasse imposte dalle amministrazioni locali. La camera dei pari si basava sul principio ereditario. Aveva quasi pieni poteri. Tanti progetti delle camera dei comuni erano bocciati dalla camera dei pari. Per tradizione, non può agire sul piano finanziario. Nel 1911 la camera dei pari perde poteri e può soltanto ritardare i disegni di legge. La monarchia alla fine del ‘700 agiva attraverso il sistema del clientelismo: diversi deputati erano designati dal re. Durante l’800, con la regina Vittoria la monarchia si stacca dalla politica sempre più. E si salva. Difatti sopravvive alla Grande Guerra. L’idea di eleggere rappresentanti si trova anche in altri ambiti. Nelle società di mutuo soccorso, i
partito che si occuperanno di registrare i votanti. Con il passare dell’800 queste sezioni si sviluppano in associazioni regionali. E poi nel 1870-80 in associazioni nazionali. Sono partiti di massa: espressione di tutte le sezioni. Queste associazioni hanno milioni di iscritti. Ma fino alla Grande Guerra il potere rimane nei raggruppamenti parlamentari. Il p. laburista è un nuovo modello perché è espressione del sindacalismo di massa: si chiama laburista perché deve rappresentare i lavoratori e i sindacati. Il mondo della comunicazione: negli ultimi decenni dell’800 l’affermarsi dei giornali di massa, nuovo strumento di comunicazione tra politici ed elettorato. Anche grazie all’alto livello di alfabetismo. Nel 1870 lo Stato introduce le elementari. Nel 1902 le scuole secondarie. Ma prima del 1870 le Chiese protestanti organizzano scuole per assicurarsi che la gente sappia leggere e scrivere. La diffusione di volantini, letteratura propagandistica, libretti. Persone come Churchill erano oratori. Nella prima parte dell’800 i politici facevano discorsi o in Parlamento o nel collegio costantemente. Facevano discorsi dal palcoscenico senza microfono (platform). Dopo il 1918 la radio e negli anni ’30 il cinema (con notiziari e pezzi di discorsi dei politici). Storia dei partiti politici – 9.4. Nel 1911 si introduce per la prima volta lo stipendio per i deputati. Il p. laburista ha fatto campagna per l’introduzione dello stipendio, visto che i suoi membri non erano delle classi superiori. Churchill divenne deputato nel 1900, nipote di una famiglia altolocata. 1918-1945: Viene introdotto il suffragio universale nel 1918: donne sopra i 30 anni (abolita nel 1928). Si afferma il p. laburista e declina il p. liberale. Il p. laburista forma un governo di minoranza nel 1924 e 1929 e di maggioranza nel
era interclassista. Il p. indipendentista irlandese scompare perché l’Irlanda del sud ottiene l’indipendenza. Dopo la Guerra mondiale, cambia l’interfaccia: ogni famiglia ha una radio, il cinema diventa sempre più importante. Continua la letteratura. Negli anni ’60 decolla la televisione. Il sistema bipartitico si afferma negli anni ’30 quando, scomparso il p. irlandese e marginalizzato il p. liberale, laburisti e conservatori si stabilizzano. Fino al 1970 è un sistema dominato. Il sistema elettorale li favorisce. Non esistono esperienze di p. estremisti o totalitari. Questo indica il consenso verso la democrazia parlamentare. In GB la monarchia mantiene prestigio, così come i partiti. Nel 1945 governo di unità nazionale, capeggiato da Churchill. La collaborazione dei tre partiti principali è un forte indicatore di consenso tra partiti: sono d’accordo sulla democrazia parlamentare e sulla difesa della nazione. 1945- Pieno elettorato, sistema bipartitico massimo, emerge sempre più la figura del politico di professione. Il vero cambiamento è la diffusione della tv: spot elettorali, interviste. La tv diventa il grande strumento che i partiti utilizzano per interfacciarsi. La Thatcher nel 1975 indica un responsabile per la gestione della pubblicità del p. conservatore. 1974- Crisi del sistema bipartitico per l’affermarsi dei movimenti indipendenti in Galles e Scozia e del partito liberal-democratico. Governo di coalizione nel febbraio 1974, nel 2010 e nel 2017. Il p. conservatore oggi dipende dall’appoggio del p. indipendentista dell’Irlanda del Nord. Declina il prestigio dei partiti e dei politici: la gente ha sempre meno fiducia. Dalla Brexit emerge che secondo l’elettorato i partiti a Westminster e a Bruxelles non valgono. L’interfaccia internet travolge la carta stampata, trasformando la natura della politica. La tecnologia incide fortemente sull’evoluzione dei partiti.
rivoluzione industriale è una bomba atomica in GB: dà spinta all’urbanizzazione. Le città sono un contesto di massa. I sistemi di trasporto: nel Seicento, erano le gambe poi arrivano le ferrovie, il sistema nazionale delle poste, le biciclette, l’automobile. La gente può spostarsi ed entrare in contesti di massa. La globalizzazione è una società di massa internazionale. Il sistema dei telegrammi, i giornali di massa, il telefono, la radio, la tv, il cinema, internet. Va ribadito l’affermarsi della democratizzazione senza rivoluzioni e colpi di stato: le leggi che allargano l’elettorato fino al suffragio universale del 1918, il distacco della monarchia dalla politica. Il sistema elettorale non proporzionale. È un sistema di collegi uninominali, dove una maggioranza relativa dei voti è sufficiente. La rivoluzione industriale fa della GB una superpotenza: una marina militare fortissima. È una potenza imperiale (in Medio Oriente e nell’Africa nera). Storia dei partiti politici – 12.4. 1832-1867: la rivoluzione industriale e l’espansione della popolazione. Il vecchio assetto costituzionale non è più adatto a queste novità. Ampia parte dei detentori del potere riconosce la necessità di riformismo. Viene allargata la rappresentatività nel 1832 senza rivoluzione e colpo di stato. The great reform act: riforma su come viene eletta la camera dei comuni. Si aumenta il numero di votanti e si aboliscono dei collegi piccoli, borghi putridi. Altra riforma dell’elettorato nel 1867: 35 anni dopo. Tra il 1867 e il 1884 più di un terzo degli adulti maschi furono registrati per votare. Le classi lavoratrici costituivano la maggioranza dell’elettorato effettivo: un elettorato popolare. Nel 1872 viene introdotto il voto segreto: fa parte della democratizzazione. I collegi furono la rappresentazione delle comunità locali. Anche le università, considerate comunità locali, mandavano rappresentanti alla camera dei comuni fino al 1948. La legge del 1832 prevede che deve esserci un registro dei votanti mantenuto da un funzionario. È un’enorme stimolo ai partiti che si organizzano nei collegi con le sezioni nascono anche per organizzare la
registrazione. Il sistema dei collegi e l’idea che i collegi rappresentino le peculiarità delle comunità locali fa sì che i partiti si radichino nel territorio e nell’elettorato. Infatti nella camera dei comuni i deputati erano identificati con la comunità locale che rappresentano. Storia dei partiti politici – 16.4. Il seggio incontestato: un numero alto di deputati arrivava senza aver ricevuto un voto perché non c’era l’avversario. Erano poco sentite le realtà partitiche. Dopo il 1874 molti dei seggi incontestati sono in Irlanda perché il p. indipendentista ha una maggioranza incontrastata e a liberali e conservatori non conviene competere. Dopo il 1918 il declino dei seggi incontestati attesta le conflittualità tra i partiti. A lungo termine ciò rappresenterà l’aumento dell’identità dei partiti. È un segno della necessità provata dei partiti di presentarsi dei partiti. Prima del 1911 i deputati non vengono pagati e le campagne elettorali costavano tanto (birra, gin e regali agli elettori). È introdotto il voto segreto e sono rese illegali le attività di “acquisto” dei voti. La GB ha una tradizione localista. Nel 1835, una legge riforma il governo delle grandi città: i nuovi consigli municipali. Lo stato affida alle comunità locali la risoluzione di problemi con le commissioni locali per l’assistenza ai poveri, per la salute pubblica, per le scuole. I membri di queste amministrazioni locali sono eletti dalle persone che pagano le tasse per sostenere queste stesse amministrazioni che non ricevono introiti dallo stato e per questo non prendono ordini dai ministeri centrali. La camera dei comuni rappresenta le comunità locali. Poiché nelle amministrazioni locali ci sono delle elezioni, i partiti si radicano qui anche se c’è una forte tradizione di indipendenti. C’è una parte dove la democratizzazione non si fa sentire. Giorgio III pativa la pazzia e Giorgio IV faceva scandalo (spese, grasso) e Guglielmo IV. Le cose cambiano con la regina Vittoria, monarca nemmeno ventenne. È pienamente cosciente dei problemi dei suoi predecessori. Vittoria ha un fortissimo senso del
(liberale, 1836) sono le prime forme di organizzazione centrale. Il vero potere decisionale è nelle mani dei capi dei partiti: struttura verticista. Si dice che Balfour, leader tory, avesse affermato di dare più ascolto al suo valletto che non all’Unione Nazionale. Esisteva un sistema di disciplina nei raggruppamenti. Storia dei partiti politici – 18.4. Durante le guerre, i partiti si uniscono in governi di unità nazionale: è grazie alla loro capacità di adattarsi. Il processo di decolonizzazione, così come la questione religiosa o la Brexit non crea sconvolgimenti nei partiti. 1832- Il p. conservatore era forte a sud e a est dell’Inghilterra e nelle zone agrarie. È legato all’aristocrazia e alla chiesa anglicana, di stato: arcivescovi e vescovi fanno parte della camera dei pari. La chiesa di stato ha un enorme patrimonio e ha prerogative sui matrimoni. È un partito unionista. Vuole una tassazione bassa e un mercato libero. Dà prestigio all’identità nazionale, all’impero e alle forze armate. È disposto a cambiamenti ed è ciò che ne garantisce la sopravvivenza. Nel 1846 scissione nel p. conservatore: una parte appoggia l’idea dell’abolizione della legge sul grano e una parte non è d’accordo. Il p. liberale è forte nelle zone industriali, al nord dell’Inghilterra, in Scozia e Galles. Moderati, radicali e aristocratici (whig). Sono i whig nel 1832 a raddoppiare l’elettorato. Ha più democratizzazione: non c’è protezionismo e sono a favore del localismo (questo aspetto lega liberali e conservatori). I radicali sono contro la nobiltà, non sono entusiasti del desiderio dell’impero. I nazionalisti irlandesi nel 1874 riescono ad ottenere la stragrande maggioranza dei seggi in Irlanda. Nei primi anni venti del ‘900 arriva la creazione dell’Irlanda del Sud. È una popolazione fortemente cattolica, c’è un’identità nazionale che diverge dalla GB protestante. L’Irlanda del Nord resta ancora nel GB.
L’abolizione dei dazi sul grano nel 1846 ha indicato la capacità dei partiti di rispondere alle istanze popolari: il pane era il piatto principale. 1829: abolizione della regola che impedisce a un cattolico di essere membro della camera dei comuni. 1869: la chiesa di stato anglicana non è più la religione di stato in Irlanda. Storia dei partiti politici – 23.4. 1867- Enorme estensione dell’elettorato. Sistema uninominale e declino del numero di seggi incontestati. Il motivo è che i partiti stanno diventando realtà ideologiche e hanno l’idea di presentare la propria bandiera in tutti i collegi. Nel 1900, fondazione del p. laburista: espressione dei lavoratori, attinge al sindacalismo di massa per la propria organizzazione. Dopo il 1867, il 35% della popolazione maschile è registrata nei seggi, nel 1884-85 enorme aumento di elettorato, soprattutto nelle classe lavoratrici. Nel 1872 introduzione voto segreto. Nel 1911 il 60% degli adulti maschi è registrato. Nel 1918 suffragio universale: possono votare le donne over 30 e possono diventare deputati. Ulteriore elemento di democratizzazione, nel 1918, è la legge per aprire le università e il lavoro. Il p. unionista liberale deriva da una scissione nel p. liberale ed è inglobato nel 1912 nel p. conservatore. Il p. liberale fa un accordo con il p. laburista per non dividere il voto di sinistra. C’è poco spazio per nuovi partiti. Fa eccezione il p. nazionalista irlandese: anche se ha pochi punti percentuali, concentra il suo consenso nel sud dell’Irlanda. Il sistema uninominale a turno unico blocca lo sviluppo di nuovi partiti. Il p. laburista dopo la Grande Guerra sostituisce il p. liberale. Livelli più alti di conflitto ideologico: voto partigiano-partitico. I partiti acquistano un profilo più rigido e diventano strumenti di un programma, non sono più solo raggruppamenti. Deputati votano sempre più in linea con la linea del partito.
anche per finanziare le costose riforme sociali. Se nell’800 lo stato fa ben poco e attraverso le amministrazioni locali, nell’900 esplode l’intervento dello stato. I partiti si dividono ideologicamente: la destra è per un contenimento del ruolo dello stato e la sinistra vuole allargare l’intervento statale. Laburisti e liberali vogliono tassare di più i benestanti e dal 1908 al 1914 è quello che avviene. Il p. conservatore propone invece dazi sui beni importati. In Irlanda il cattolicesimo rimane fortissimo. Il p. nazionalista irlandese appoggia il partito liberale. Il p. conservatore si oppone anche perché difende la chiesa anglicana. La società vittoriana era altamente religiosa: il numero di preti era altissimo così come la frequenza delle funzioni religiose. La GB era di diverse professioni protestanti: anglicani, non conformisti. Era un problema nell’istruzione quale religione impartire. In Irlanda la chiesa di stato era quella anglicana. Nel 1869 la chiesa anglicana non è più di stato in Irlanda. Pure in Galles metodisti e congregazionisti si domandavano perché avere la chiesa anglicana religione di stato. Nella GB vittoriana la religiosità è importante. Le diverse confessioni entravano in conflitto e questo fatto entrava nell’identità dei partiti. I protestanti radicali, i quaccheri, rifiutavano qualsiasi struttura clericale: a loro si deve l’obiezione di coscienza per la loro interpretazione del “non uccidere”. 1918-1948: in GB i p. totalitari falliscono totalmente per lo sviluppo e il predominio della democrazia parlamentare. Nel 1918 suffragio universale incluse le donne over 30 (regola abolita nel 1928). Nel 1945 pure nelle amministrazioni locali il suffragio. Fine del seggio incontestato perché c’è una forte identità partitica. Il sistema elettorale è l’uninominale a turno unico: la persona che prende più voti prende il seggio. Si premiano i grandi raggruppamenti. Il p. laburista sostituisce il p. liberale perché era basato sul sindacalismo di massa che offriva un consenso elettorale concentrato nelle zone industriale. Durante il periodo interbellico si va verso un sistema bipartitico.
Storia dei partiti politici – 3.5. Il p. liberale va in declino perché soffre il decadimento della propria organizzazione e dei fondi. Il sistema a turno unico lo penalizza: difatti, propende per un proporzionale. Molti liberali si trasferiscono tra i laburisti a conferma della moderazione del p. laburista interclassista. Il p. laburista cerca consensi anche tra i ceti medi e superiori. Scompare il p. nazionalista irlandese: a Westminster nel 1945 il sistema è bipartitico. Il p. laburista decide che non vuole niente a che fare con il comunismo, anzi ne è oppositore al punto di schierarsi con il blocco occidentale. Tra il 1945 e il 1951 generale accordo tra i partiti su tematiche sociali: sovvenzioni per disoccupati, pensioni di anzianità, case popolari. Storia dei partiti politici – 7.5. 1945-1974 : è un sistema bipartitico quasi puro. Dopo il 45, suffragio universale e sistema uninominale a turno unico. La GB è vincitore della II guerra mondiale, contribuendo allo sforzo bellico. Non c’è una riforma costituzionale, i partiti tradizionali e i politici stessi sono sempre quelli: in altre parole, la II guerra non modifica il sistema politico. È quanto non succede in Francia, Italia, Giappone, Germania. Nel 1974 c’è la ripresa del vecchio p. liberale. Quattro campi principali: 1) ruolo dello stato nella società e nell’economia (la Thatcher tra il 79 e il 90 lo riduce); 2) decolonizzazione; 3) ruolo e potere dei sindacati; 4) la questione del progetto europeista. La GB nel dopoguerra deve adattarsi allo scenario internazionale. Il sentiero non è chiaro. In GB i partiti durante il referendum ‘brexit’ sono pro UE e non sono in linea con l’elettorato. La questione europeista ha generato divisioni: nel 2016 52% contro il 48%. La partecipazione GB al progetto europeista è limitata perché non ha aderito alla moneta unica. Avere la propria moneta vuol dire avere sovranità monetaria. Dal 45 al 51 c’è un governo laburista. La GB aderisce al consiglio d’Europa, essenzialmente un movimento culturale. Churchill non ha nessun idea di adesione GB all’consiglio
all’istruzione. Statalizzazione delle industrie e dei servizi: carbone, acciaio, ferrovie. La Thatcher arriva al potere nel 79 con tutta questa statalizzazione. Allora incomincia la politica di privatizzazione: vende le industrie statali ai privati. Vende le case popolari ai propri inquilini con sconto del 30%. Altra questione è il potere dei sindacati: il sindacalismo di massa è ben radicato già prima della Grande Guerra. Negli anni ‘70 crollo del sindacalismo di massa. Nel 1973 sciopero dei minatori che porta ad una riduzione delle ore di lavoro. Sulla questione dei sindacati, introduce diverse riforme: ballottaggio per lo sciopero, non costrizione all’iscrizione al sindacato. L’interfaccia tra i partiti e l’elettorato cambia con la diffusione della tv negli anni 60. La Thatcher incarica un responsabile per la pubblicità del p. conservatore. 1974- Sia laburisti che conservatori diventano più radicali. Il p. liberale e il p. socialdemocratico (dalla scissione dei laburisti) trovano più spazio. Il governo conservatore Edward Heath dal 70 al 74. Numerosi scioperi nel 78-79. Nel 1979 vince la Thatcher (ala destra conservatrice) con un programma radicale che ha ispirato Ronald Reagan (1980). La debolezza dell’economia GB prevede quindi la riduzione del ruolo statale all’interno della società e dell’economia. Reagan, dell’ala destra, fu governatore della California. Il problema non sono le grandi aziende, ma il grande governo. Politica antinflazionistica. Con la sconfitta dell’Egitto del 1973 aumenta il prezzo del petrolio. Questo ha causato tantissimi livelli di inflazione. La Thatcher adotta la teoria del monetarismo (Friedman, Chicago): lo stato stampa troppa moneta. Quindi tenta di ridurre l’offerta della moneta.
Storia dei partiti politici – 10.5. La Thatcher, al governo dal 79 al 90, non riduce lo stato sociale ma l’intervento statale in alcuni campi con la privatizzazione. Il leitmotiv è “dobbiamo ridurre la tassazione”. Vende le industrie statali e con gli introiti riduce il debito pubblico. L’UE pone fonti di conflittualità: la Thatcher è antieuropeista, non vuole far parte del meccanismo della moneta unica. In politica estera, la vicinanza a Reagan: comune ostilità verso il comunismo in una special relationship. Affinità ideologica con Reagan. Nel 1982, guerra delle Falkland: la dittatura argentina decide di occupare quest’isola con duemila abitanti. La GB manda una task force navale. Cade la dittatura argentina e si consolida l’immagine della donna di ferro. Va ricordato che Reagan fornisce informazioni alla GB tramite intelligence sulla disposizione delle forze armate argentine. Storia dei partiti politici – 14.5. Il thatcherismo: ostilità verso l’UE, non voleva che la sterlina facesse parte del meccanismo del tasso di cambio. Soprattutto non voleva accettare una moneta unica per la GB. Il discorso al collegio di Bruges: no ad una confederazione europea. Suo successore, John Major, è di un'altra parte del p. conservatore e firma il trattato di Maastricht. L’ala destra del p. conservatore si è mantenuta antieuropeista. Il successo delle Falkland consente alla Thatcher di rafforzare l’idea della donna di ferro. Vince tre elezioni. Era una persona scontrosa: quando viene spodestata, molti suoi oppositori erano persone offese da lei. È la prima donna primo ministro: si considerava una riformista di destra. Ciò che lascia prosegue fino al 1997. Anche il p. laburista diventa più radicale nei primi anni ’80: parte del partito forma il p. socialdemocratico. Alle elezioni del 1983 e del 1987 e del 1992 perde il p. laburista. Finché arriva Tony Blair, diventa capo dei laburisti nel 1993 tentando un New Labour: indebolimento del ruolo dei sindacati e programma più centrista. Blair vince nel 1997, nel 2001 e nel 2005. Oggi il p.