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L'evoluzione dell'arte greca dal Periodo Miceneo al Periodo Ellenistico, Resúmenes de Arqueología

Una panoramica dettagliata dell'evoluzione dell'arte greca dal periodo miceneo (ii millennio a.c.) al periodo ellenistico (iv-i secolo a.c.). Vengono esaminati i principali periodi e stili artistici, come il periodo geometrico, il periodo orientalizzante, il periodo arcaico e il periodo classico, con una particolare attenzione alle caratteristiche distintive di ciascuna fase. Vengono inoltre analizzate opere d'arte emblematiche di ogni periodo, come il vaso françois, il discobolo, l'afrodite di cnido e la nike di samotracia. Inoltre informazioni sulla scultura greca, con un focus sulle diverse tipologie statuarie e sugli artisti più influenti, come policleto, skopas e lisippo. Infine, viene esaminato il periodo ellenistico, caratterizzato dalla massima diffusione della cultura greca. Questo documento rappresenta una risorsa preziosa per gli studenti universitari interessati all'arte e alla cultura greca antica.

Tipo: Resúmenes

2021/2022

Subido el 05/05/2023

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Micene (II millennio a.C.).
Civiltà di origine indoeuropea, fiorita a Grecia nella tarda età del bronzo. Parlavano lingua micenea, la
lingua greca.
I micenei sono stati il primo popolo sviluppato della Grecia continentale con i suoi palazzi, organizzazione
urbana, opere d’arte e il loro sistema di scrittura.
Micene era posta in altura. La città viene fortificata in 3 fasi per difendersi delle popolazioni vicine. Le
fortificazioni erano accessibili dal lato occidentale, a differenza dei cretesi, che non erano abituati a fare
fortificazioni in torno alle città.
La civiltà minoica nacque in Creta durante il terzo millennio a.C., e sono stati il primo popolo in essere
alfabetizzati. I minoici furono mediatori tra i micenei e altre culture, como gli egizi, a traverso le rede
commerciali.
I micenei non formarono mai un unico stato. Avevano ogni uno una città, tutte governate da uno stesso re.
Il loro potere era centralizzato in una economia di palazzo. Al centro del palazzo del re si trovava il
Megaron, costituito da un’ampia sala, sede del trono e luogo di ricevimento (di solito accanto al patio del
palazzo).
La Porta dei Leoni, eretta nel XIV a.C., rappresenta l’ingresso all’acropoli di Micene. Costituita da 4 enormi
blocchi di pietra calcarea locale; 2 stipiti ai lati; la soglia sottostante; e l’architrave sopra che forma un
sistema trilitico; e in alto un monolito a forma triangolare, ai lati di una colonna centrale di tipo minoico, ci
sono due leoni perfettamente simmetrici sulle due zampe di indietro, di cui si sono perdute le teste. La
porta esprime severità e rigore. È la più grande scultura greca in l’età di bronzo.
Non ostante, le civiltà di Creta e Micene, entrambe risalenti all’età del bronzo, erano collassate verso il
1200 a.C. a causa di sconvolgimenti e di migrazioni in vasta misura.
Dark Age (1200 a.C. all 800 a.C.)
I secoli bui, o Dark age, furono conseguenti alle costanti migrazioni, in cui il mondo greco si disaggregò in
forme sociali rurali, prive di rilevanti e influenti scritture. Non si costruirono più palazzi o templi, non si
edificarono più tombe, non si utilizzarono più beni di lusso, scomparve l’uso d’oro e argento e non si
lavorano più le pietre preziose. Non ce ne sono evidenze archeologiche. Anche se singoli artigiani
continuarono a dipingere sui vasi, i loro tentativi rimasero isolati a causa dell’assenza delle condizioni di
commercio che avrebbero potuto diffondere le opere.
Periodo Geometrico (1050 – 700 a.C.)
Parallelamente alla Dark Age, si sviluppa il periodo Geometrico, dal 1050 a.C. all’700 a.C. La sua prima fase
si ritrova fino all900 a.C., denominata Protogeometrico. Si tratta della prima età dell’arte greca compressa
tra la distruzione delle roche di Micene e il 900 a.C., che preparò la strada all’avvento del mondo greco in
quella forma politica e sociale chiamate polis.
Infatti, la preistoria del mondo greco viene suddivisa in questi due periodi.
Durante il protogeometrico iniziarono alcune delle distinzioni funerarie. Il rito diviene alla cremazione,
mentre la forma tradizionale della inumazione viene riservata per i bambini; allo stesso tempo si
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Micene (II millennio a.C.).

Civiltà di origine indoeuropea, fiorita a Grecia nella tarda età del bronzo. Parlavano lingua micenea, la lingua greca. I micenei sono stati il primo popolo sviluppato della Grecia continentale con i suoi palazzi, organizzazione urbana, opere d’arte e il loro sistema di scrittura. Micene era posta in altura. La città viene fortificata in 3 fasi per difendersi delle popolazioni vicine. Le fortificazioni erano accessibili dal lato occidentale, a differenza dei cretesi, che non erano abituati a fare fortificazioni in torno alle città. La civiltà minoica nacque in Creta durante il terzo millennio a.C., e sono stati il primo popolo in essere alfabetizzati. I minoici furono mediatori tra i micenei e altre culture, como gli egizi, a traverso le rede commerciali. I micenei non formarono mai un unico stato. Avevano ogni uno una città, tutte governate da uno stesso re. Il loro potere era centralizzato in una economia di palazzo. Al centro del palazzo del re si trovava il Megaron , costituito da un’ampia sala, sede del trono e luogo di ricevimento (di solito accanto al patio del palazzo). La Porta dei Leoni, eretta nel XIV a.C., rappresenta l’ingresso all’acropoli di Micene. Costituita da 4 enormi blocchi di pietra calcarea locale; 2 stipiti ai lati; la soglia sottostante; e l’architrave sopra che forma un sistema trilitico; e in alto un monolito a forma triangolare, ai lati di una colonna centrale di tipo minoico, ci sono due leoni perfettamente simmetrici sulle due zampe di indietro, di cui si sono perdute le teste. La porta esprime severità e rigore. È la più grande scultura greca in l’età di bronzo. Non ostante, le civiltà di Creta e Micene, entrambe risalenti all’età del bronzo, erano collassate verso il 1200 a.C. a causa di sconvolgimenti e di migrazioni in vasta misura.

Dark Age (1200 a.C. all 800 a.C.)

I secoli bui, o Dark age, furono conseguenti alle costanti migrazioni, in cui il mondo greco si disaggregò in forme sociali rurali, prive di rilevanti e influenti scritture. Non si costruirono più palazzi o templi, non si edificarono più tombe, non si utilizzarono più beni di lusso, scomparve l’uso d’oro e argento e non si lavorano più le pietre preziose. Non ce ne sono evidenze archeologiche. Anche se singoli artigiani continuarono a dipingere sui vasi, i loro tentativi rimasero isolati a causa dell’assenza delle condizioni di commercio che avrebbero potuto diffondere le opere.

Periodo Geometrico (1050 – 700 a.C.)

Parallelamente alla Dark Age, si sviluppa il periodo Geometrico , dal 1050 a.C. all’700 a.C. La sua prima fase si ritrova fino all900 a.C., denominata Protogeometrico. Si tratta della prima età dell’arte greca compressa tra la distruzione delle roche di Micene e il 900 a.C., che preparò la strada all’avvento del mondo greco in quella forma politica e sociale chiamate polis. Infatti, la preistoria del mondo greco viene suddivisa in questi due periodi. Durante il protogeometrico iniziarono alcune delle distinzioni funerarie. Il rito diviene alla cremazione , mentre la forma tradizionale della inumazione viene riservata per i bambini; allo stesso tempo si

cominciano a vedere le differenze funerarie secondo il sesso e le classi sociali, per quanto riguarda alle ceramiche. In questo contesto, il villaggio di Lefkandi prende più rilevanza per gli artigiani che abitavano dell’isola. Viene chiamato geometrico per le sue caratteristiche forme rigide e stilizzate. L’arte geometrica si concentra più sulla funzione che sulla bellezza. Le caratteristiche scultoree del periodo geometrico:  di piccole dimensioni,  con forme e linee molto marcate. Nell’VIII a.C., con la nascita delle Olimpiadi, la vendita dei Bronzetti Olimpici (piccole statue di bronzo, argilla o avorio) risale come punto principale sul mercato.

Lefkandi

Un villaggio che si trova dell’Euripos. La sua occupazione rissale, infatti, all’inizio dell’età del bronzo. La sua importanza per l’archeologia classica si deve alla produzione di ceramiche di età geometrica, visto che l’insediamento è stato considerato centro di produzione durante questo periodo.

Heroon

Si tratta di un grande tumulo che contiene i resti di un uomo e di una donna all’interno di una grande struttura chiamata Heroon , o “ tomba dell’eroe ”. La costruzione di questo monumento era in legno e argilla cruda, risalente intorno al 950 a.C., lungo 50 metri e largo quasi 14. Costituita da un portico, vestibolo, megaron di rappresentanza e un’area domestica destinata alla conservazione di alimenti od oggetti di maggior valore. In essa c’era la sepoltura della coppia proprietaria dell’edificio, che viene abbattuto e trasformato in un grande tumulo funerario e attorno al quale si sviluppo successivamente una necropoli. Uno dei corpi era stato cremato, e le sue ceneri erano state poste in un telo di lino e inserito in un’anfora in bronzo con scene di caccia proveniente di Cipro. Una spada si è trovata alle vicinanze. Architettura : Heraion di Samo Durante questo periodo, un qui i greci cominciarono hanno costruito degli edifici sacri per i culti religiosi, si nota l’evoluzione di due differenti concezioni di architettura sacra: il Megaron Miceneno e l’Oikos Ionico.  Il Megaron era un edificio rettangolare che terminava in un’ abside. Questa era la casa del signore che molto spesso diventava anche una tomba celebrativa.  L’Oikos, invece, era un modesto edificio quadrangolare che qualche volta aveva anche un’abside , trovato in funzione di abitazione comune o sacro. L’Heraion di Samo è un edificio sacro di forma rettangolare con l’entrata situata sul lato corto che aveva tre colonne tra le ante. L’edificio fu costruito in mattoni di argilla su una base di pietre. Pilastri lignei che sostenevano il tetto e, probabilmente, la statua della dea Era, situata dal lato opposto dall’entrata. Si ipotizza che a partire di questo tempio, i greci presero un canone architettonico sul contenimento del culto religioso. Ceramica : Vaso di Dypilon

Periodo Orientalizzante (VIII – VII secolo a.C.)

Periodo per le grandissime e importantissime influenze artistiche e culturali provenienti dall’Oriente. Si intensificarono gli scambi commerciali con Cipro, la Fenicia, la Siria e la Cilicia; ed anche la migrazione di persone ebbe una forte presenza come conseguenza della pressione assira attestata tra il IX e il VII secolo a.C. In questo tempo, la capitale delle ceramiche diventa ad essere Corinto. Mentre ad Atene si andava ancora ripetendo senza innovazioni lo stile geometrico. Corinto infatti si vede avvantaggiata dalla commercializzazione con l’Oriente, realizzando decorazioni sempre più progressiste. Una delle conseguenze più importanti di questo periodo è stata l’introduzione della mitologia orientale macabra, piena di mostri come grifoni, centauri e chimere.

L’Acryballos di Bellerofonte

Racconta un mito molto caro a Corinto, Bellerofonte, che affronta la Chimera, ma lo fa riempiendo la scena con decorazioni cha nulla hanno a che fare con l’azione: due sfingi ai lati, una caccia alle lepre, in basso e nello sfondo varie decorazioni. Si notta però come il tutto non perde significato e senza diventare molto carico, mantenendo la sua fluidità che non appesantisce l’occhio.

Heraion di Olimpia

Esiste una grande evoluzione per quanto riguarda all’architettura greca orientalizzata con la sostituzione del legno con la pietra e la definitiva affermazione della peristasi (le file di colonne che circolano il tempio), della trabeazione (la membratura orizzontale sovrapposta sulle colonne e che serve come supporto per la struttura sovrastante) e delle tegole. Massimo esempio di questo è l’Heraion di Olimpia, eretto nel 650 a.C. circa. Composta da antis (con le colonne fra le ante, in questo caso, doppie antis)), conta con il pronao , la cella e l’opistodomo. Si nota una nuova tendenza simmetrica che risulta piacevole per gli occhi.

La formazione delle Poleis (VIII a.C.)

In Grecia intorno all'VIII secolo a.C. (700 a.C.) nascono molti piccoli stati autonomi. Questi stati sono chiamati poleis. La polis nasce quando alcuni villaggi si uniscono per difendersi dai nemici, migliorare l'economia e amministrare la giustizia. Le poleis erano le città-stato indipendenti della Grecia. I Greci, infatti, non formarono mai uno Stato unitario. Ma si organizzarono in città-stato autonome le une dalle altre.

Nell VIII a.C. la civiltà greca conosce una rivoluzione culturale poiché vi fu un incremento della produzione e del consumo, la stabilizzazione di un modello religioso e la comparsa della scrittura. Si parla però di un’origine risalente al processo di affermazione dei culti religiosi, visto che essi propongono un’unità e identità collettiva. Si tratta di un’aggregazione sociale che si basa sul legame di partecipazione e che tende ad articolarsi progressivamente distinguendo i gruppi con le loro capacità sociali, culturali, economiche e politiche diverse; a differenza delle civiltà micenee o del Vicino Oriente, in cui c’era un solo centro di autorità.

Tuttavia, non esiste un solo modello di polis. Aristotele, ad esempio, parlava di 150 costituzioni

diverse. Nelle fasi più antiche il termine viene applicato a tutte le comunità indipendenti, mentre in seguito

passa a definire solo a quelle che hanno raggiunto una forma organizzativa complessa. Un elemento fondamentale è anche l’aspetto urbanistico e monumentale delle città.

Periodo Arcaico (VII – V secolo a.C.)

Inizia verso il VII a.C., in corrispondenza alla formazione della polis. Durante questo periodo si definisce la forma del tempio e si diffondono le sculture di grandi dimensioni anche di bronzo. Nelle diverse regioni si elaborano stili originali, come:  Dorico,  Ionico,  Corinzio, che rappresentano una tendenza geometrica-proporzionale nelle costruzioni pubbliche, come gli stoai o i propilei. La ceramica protocorinzia comprende la fase precedente all’invenzione della ceramica corinzia, propriamente denominata. Questo stile si focalizzava su una convenzione orientalizzata tipica del VIII a.C. (periodo orientalizzante). Anche se non appartengono alla definizione “corinzia”, furono fatte a Corinto, capitale della ceramica in quel tempo. Un altro importante fenomeno è la diffusione della tecnica delle figure nere , tipica nei vasi sui miti e leggende omeriche e sulla religione dell’antica Grecia. Le figure nere furono introdotte a Corinto all’inizio del VII secolo a.C., ad Atene però la nuova tecnica non viene adoperata almeno fino all’ultimo quarto del secolo. A partire del 530 a.C., fu gradualmente sostituita dalla tecnica a figure rosse. In questo contesto, in cui Atene affrontò una profonda crisi sociale in cui è stata evidente la mancanza di opere a primo piano, vengono conosciuti il Pittore di Nesso e il Pittore della Gorgone. Essi, durante il VI a.C., comportano un’influenza nella produzione dei vasi precedenti. Il Pittore di Nesso (attivo tra il 620 e 600 a.C.) è il nome convenzionale per cui è riconosciuto ceramografo del primo periodo della ceramica a figure nere. Lui è stato il primo ceramografo (o pittore) dal quale si conosce la sua identità. Dipinse grandi vasi con un gusto particolare per le figure di animali e per la sintesi narrativa

Collo : Teseo fa da collegamento tra la scena con la danza degli ateniesi a Creta, nella fascia superiore, e la

Centauromachia sotto di essa. Registro superiore : Sul lato posteriore si trovano 14 giovani ateniesi che erano stati inviati a Creta come sacrificio per il Minotauro, i quali danzano al cospetto di Teseo che li ha salvati. Di fronte a Teseo si trova Ariana. A sinistra la nave che gli riporterà di nuovo a la loro patria. Sul lato anteriore troviamo l’episodio della caccia al cinghiale caledonio, alla quale partecipano Meleagro e Peleo. Registro inferiore: C’è la corsa dei carri, mentre nel lato opposto l’immagine è composta da 7 gruppi, in uno di loro Teseo che partecipa alla battaglia insieme a uno dei grandi guerrieri lapiti, Peirithoos.

Sulla Spalla si trova la decorazione principale, le nozze di Peleo e Teti, che corre lungo l’intera

circonferenza del vaso. Teti si affaccia da una porta semiaperta Peleo è in piedi di fronte all’edificio mentre accoglie agli invitati. La lunga processione è guidata da Chirone, chi stringe mani con Peleo. Seguono 3 figure femminili seguite da Dioniso, chi è rappresentato con il passo allungato e un’anfora piena di vino sulla spalla, il viso e frontale, cosa mai usata (durante il periodo arcaico) a caso. Nel ventre, sotto il matrimonio, sono rappresentati l’agguato tra Achille e Troilo sotto le mura di Troia. Vi si trova un fregio decorativo animalistico, con gruppi di animali e piante.

Olpe Chigi

L’olpe è un tipo di vaso utilizzato per versare vino. Ha un’altezza di 26cm e risale al a.C. La sua straordinarietà è nella policromia sulle figure nere. Letto in sequenza, il vaso ha la capacità di raccontare una storia: Un giovane aristocratico che doveva vincere un combattimento per essere appunto considerato un cittadino corinzio, cosi come dettava la società greca. Per poter combattere in prima fila in nome della loro patria, i ragazzi dovevano prima passare da una serie di prove, come la caccia alla lepre e alla volpe. Superata questa fase, i giovani potevano mostrare il loro coraggio dando caccia al leone. Scapare dalla morte significava poter ambire a un matrimonio eccellente: questo il punto di maggior espansione del vaso, ovvero il giudizio di Paride e l’unione con Elena.

Le ceramiche a figure rosse furono introdotte ad Atene nel 530 a.C. dove sostituì gradualmente la tecnica di figure nere, prima avendo una fase di convivenza in cui, molto spesso, si dipingeva sullo stesso vaso (ceramiche bilingue). Durante questo periodo il modello anatomico viene più studiato, e conseguentemente comincia a visualizzarsi una maggiore unità strutturale dei corpi. Anche la rappresentazione degli abiti diviene in questo periodo maggiormente realistico. Per quanto riguarda alla scultura arcaica, troviamo che essa si è sviluppata in 2 tipologie statuarie: la grande statuaria e le strutture frontali. NON ERANO RITTRATI, MA RAPPRESENTAZIONI DELLA BELLEZZA!  Kouros (Kouroi, in plurale) significa “ragazzo”. Venivano rappresentati come giovani, nudi e belli, come un simbolo di perfezione per i greci. Le braccia lungo il corpo (cosi la statua aveva più stabilizzazione) e i pugni chiusi. Anche la gamba sinistra si mostrava un paso più avanti, come se la scultura stasi camminando. Avevano una altezza di 2 metri, circa, e perciò venivano considerati quasi monumenti. I Kouroi sono stati una conseguenza appunto della Orientalizzazione del secolo scorso. Le loro caratteristiche ricordano molto ai monumenti egizi, che contavano anche questo con una tendenza geometrica e simmetrica riguardo alla forma dei corpi; i capelli e anche gli occhi a forma di mandorla sono risultato di una influenza orientale. Possiamo appunto visualizzare le diverse tipologie di produzione del Kouros secondo le regioni. Kouros Dorico : forma più voluttuosa, statica e col volto squadrato Kleobis e Biton (Delfi) Sono una coppia di sculture in marmo pario, hanno una altezza di 216cm e risalgono al 585 a.C. Questi Kouroi sono completamente nudi tranne per le scarpe, fatto che ricorda appunto ai partecipanti delle gare olimpiche. Secondo la mitologia, Kleobis e Biton erano 2 fratelli che si sono offerti appunto come volontari per trainare il carro della sacerdotessa (la loro madre) dall’agorà fino all’acropoli per 8 chilometri. Una volta aggiunti al tempo, la loro madre chiese alla dea Era un premio per i 2 figli. Era decise di ricompensargli con un sonno eterno, cioè la morte, in un tentativo di renderli immortali.

Adesso le statue abbandonano la forma frontale e statica tipica del periodo arcaico; ora le sculture si possono osservare da qualsiasi punto di vista. Scompaiono il sorriso arcaico e i capelli lunghi. Le braccia non sono accanto al corpo.

L’Auriga di Delfi

È una scultura bronzea di 184cm d’altezza, databile al 474 a.C. Era collocata su un carro trainato da cavalli, adesso perduti insieme al braccio sinistro. La statua è di bronzo spesso, con applicazioni d’argento per la benda (la quale contava con le piegature molto dettagliate), rame per le ciglia e pietra dura per gli occhi. Nella mano destra sosteneva le redini, il volto leggermente rivolto a destra e uno sguardo intenso. I piedi mostrano una naturalezza precisa in contrasto con il periodo precedente, visto che questi sono separati tra loro.

Cronide di Capo Artemiso

È stato rappresentato come Zeus o Poseidone. Si lascia la supposizione che possa essere un uomo nell’atto di lanciare qualcosa perché la barba cosi lunga si attribuiva piuttosto ai Cronidi, i figli di Cronos (Hades, Poseidon e Zeus). Molti presumono che possa trattarsi del secondo visto che il tridente si teneva non con tutte le ditte, come suggerisce la statua; altri però sostengono che, per la posizione allungata del braccio sinistro, si tratta di Zeus al momento di lanciare un fulmine. La statua conta con 209cm di altezza ed è databile al 480/470 a.C. Un dato che non è da meno sapere è la posizione delle gambe in rapporto con le braccia, le quale formano una “X”. Si ipotizza che nel posto degli occhi ci fossero inserti d’avorio, che le sopracciglia fossero d’argento e che le labbra e i capezzoli fossero di rame, proprio come i Bronzi di Riace.

Bronzi di Riace

Risalgono nel 450 a.C., circa., alte 198cm. Come il Cronide di Capo Artemiso, furono protetti dal mare, visto che il bronzo ha la tendenza ad ossidarsi. Si chiamano Bronzi di “Riace” in onore al luogo di ritrovamento. Vengono a chiamarsi “Bronzo A” e “Bronzo B”, perché i nomi sono incerti. Si sa, però, che si tratta di guerrieri. Si ipotizza che il “A” sia un guerriero della fanteria pesante, mentre il “B” sia un re guerriero.  Il “Bronzo A” sembra più nervoso e vitale, mentre il “Bronzo B” sembra più calmo e rilassato.  Si ipotizza che il “Bronzo A” sia più giovane.

 Il “Bronzo B” mostrava una muscolatura meno tonica e i capelli più corti. Indossava una sorta di cuffia che, all’epoca, serviva per proteggere la testa durante le battaglie.  Si ipotizza che il “Bronzo B” fosse più recente rispetto al “Bronzo A”. Le sculture presentano un CHIASMO. La gamba sinistra sopporta il peso del corpo e il braccio destro è in azione, mentre la gamba destra e il braccio sinistro sono a riposo. Cosi come il vero corpo umano.

Periodo Classico (V – IV secolo a.C.)

Il Discobolo

Fu realizzato da Mirone tra il 460 e il 450 a.C. L’originale in bronzo è andato perso ma la statua è nato grazie alle copie romane in marmo e in bronzo, oggi disperse per tutto il mondo. La più nota tra le copie e quella di Lancellotti, chiamata cosi perché apparteneva al principe Lancellotti, ed è considerata come la più bella. Presentava un’altezza di 156cm. L’atleta impugna un disco con la mano destra mentre gira lentamente la testo verso quella direzione, mentre la versione del Discobolo di Londra guarda verso a terra. Il volto, in tutte le versioni, presenta una espressione di serenità e concentrazione. Mirone introduce la potenzialità del movimento, considerando che la postura del discobolo è in movimento, facendoci capire la rotazione che l’atleta sta facendo. Nonostante sia una statua a tuttotondo, è stata pensata per essere vista di maniera frontale.

Fidia è stato uno scultore e architetto ateniese, attivo dal 470 a.C. ad Atene, Pellene, Platea, Tebe e

Olimpia.

Zeus Crisoelefantino

Dopo la sua invenzione del monumento di Atena Parthenos nel Partenone, Fidia fu chiamato ad Olimpia per l’elaborazione di una statua della stessa grandiosità: lo Zeus Crisoelefantino. I materiali impiegati per questa statua furono l’avorio, ceramica, ossidiana, oro, e altri. È datata dal 436 a.C., circa, e contava con 12 metri d’altezza. La base della statua occupava una superficie di 6 per 10 metri. Purtroppo per noi non rimangono copie. La statua rimasse nel tempio per 800 anni, nonostante, nel 476 d.C. fu stata bruciata insieme ad altri monumenti pagani in una galleria a Constantinopoli. Zeus reggeva nella mano destra una Nike, di misure umane, d’oro e avorio; mentre nella sinistra teneva uno scettro su qui c’era un’aquila d’oro, simbolo della divinità. Il dio indossava scandali e un mantello di lamina d’oro ch’era decorato con fiori. Il trono, decorato con ebano, aveva numerose rappresentazioni mitologiche collegate ai motivi del tempio.

Il frontone orientale raffigurava la nascita di Atena dal cranio di Zeus; questo mito, che si trovava nella zona centrale, è andato perduto. Ai lati stavano altre divinità che assistevano il momento. Le figure femminili sono vestite dal tipico panneggio fidiaco a effetto bagnato, che si aderiscono al corpo rispettando l’anatomia. Il frontone occidentale mostra la disputa tra Atena e Poseidone per il possesso dell’Attica, vinto dalla dea col suo dono dell’olivo. Al centro le due figure perdute degli dei, a sinistra Hermes e Nike che accompagnavano ad Atena, e a destra Iris e Anfitrite con Poseidone.

Policleto

È stato uno scultore greco attivo tra il 460 e 420. Fu una delle massime figure della scultura greca del periodo classico. Nessuna delle sue opere ci è aggiunta, ma le sue copie romane. Policleto lasciò una testimonianza scritta, chiamata “Canone”, in cui rendeva le proporzioni e i rapporti numerici con il corpo umano. È considerato il primo scritto che teorizza il “tutto” della anatomia, della bellezza e della armonia tra tutti i membri.

Durante la realizzazione del Doriforo , Policleto trovò la misurazione corretta per

raggiungere la perfezione del corpo umano, in cui, la testa comprende 1/8 del resto dell’altezza, 3/8 il busto e 4/8 le gambe. Doriforo è un giovane che avanza mentre alza il braccio sinistro, col quale doveva avere una lancia appoggiata sulla spalla. Anche qua si può visualizzare il lato teso e il lato a riposo. Secondo Policleto, l’immagine del Doriforo era la rappresentazione della perfezione per eccellenza. Il tronco aveva la funzione di scaricare il peso della scultura!

Discoforo , del quale esistono numerose repliche e varianti, è stato attribuito a

Policleto in base in base al suo stile, non perché sia stato menzionato da lui. Datato al 465 a.C., circa, è andato anche questo perduto. Si visualizza a un giovane portando un disco, alcuni ipotizzano però che la scultura originale avesse una lancia al posto di un disco.

Diadumeno è stato realizzato verso il 420 a.C., oggi nota dalle copie marmoree

romane; la migliore tra loro quella di Diadumeno di Delo nel Museo archeologico nazionale di Atene. Si tratta di un giovane atleta nudo che solleva le braccia per levarsi dalla testa la venda della vittoria.

Prassitele

È stato uno scultore greco attivo dal 375 fino alla sua forte. Fu considerato uno dei maestri della scultura classica del IV a.C., insieme a Lissippo e Skopas. Era uno scultore che lavorava di solito su marmo.

Visse ad Atene durante un periodo di crisi politica dopo delle guerre del Peloponneso. I greci cominciassero ad isolarsi e ad avere una percezione talmente diverse dal periodo di Pericle.

L’Afrodite di Cnidia

Databile al 360, è il primo nudo femminile del mondo greco. Chiamata Cnidia perché furono gli abitanti di questa città ad acquistare la statua, per essere disposta nel tempio di Afrodite Euplea. Si tratta della dea al momento di fare un bagno rituale. La mano destra coprendo il pube, mentre l’altra si avvicina a prendere una sorta di telo su un’anfora, appoggiata alla volta su una base. Il gesto di Afrodite segnala la timidezza di fronte allo spettatore. La dea si trova in un momento intimo. Quest’opera ispirò molte altre sculture, tra le quale la Venere di Milo. LE SCULTURE DI PRASSITELE CREAVA UN SVILLANCIAMENTO, LE SCULTURE SI INCLINAVONO VERSO UN LATO.

L’Apollo Sauroctono è una scultura bronzea con, ovviamente, copie marmoree romane. La

statua rappresentava il ruolo protettivo di Apollo, nella mano destra doveva avere una freccia con cui apprestava a colpire la lucertola, mentre nella mano sinistra una foglia con cui distraeva l’animale, simbolo della malattia che sta salendo sul tronco dell’albero.

Hermes con Dionisio è una scultura di marmo pario di 215cm di altezza,

databile al 350/330 a.C. La critica è divisa tra chi la considera l’opera originale i chi la considera una copia ellenistica. Dionisio, che viene affidato alla cura di suo fratello Hermes, comparte un momento insieme a lui. La figura più grande, nuda e appoggiandosi sulla gamba destra, cerca di distrarre al bambino con, probabilmente, un grappolo di uva mentre lo prende con la mano sinistra. Siccome la figura è sbilanciata, anche questa ne ha bisogno di un sopporto a sinistra.

Skopas

Fu, tra i grandi maestri della scultura greca classica, chi ebbe il merito di lavorare con la emotività umana, che fino a quel momento fu vagamente esplorata. Skopas aveva la volontà di creare un rapporto più stretto tra l’opera e l’osservatore. Le sculture di Skopas non erano mai completamente sgrezzate, ma mantenevano un forte contrasto fi luce e ombra.

La Menade Danzante fu ben conosciuta per essere l’opera che rivoluzionò

l’arte greca, specificamente per il suo pathos, elemento al quale Skopas ricorreva spesso. Databile al 330 a.C. e conosciuta da un piccolo frammento rimasto di una copia di 45 cm, la statua rappresenta una delle menadi, seguaci di Dionisio di cui celebravano il culto con danze e ceremonie. È molto danneggiata, presenta un volto pieno, con la bocca, nasso e occhi rovinati. Il corpo è sottolineato dai cappelli. Le braccia, ormai scomparse, dovevano seguire il la torsione del corpo. Per la prima volta vediamo il PATHOS (sofferenza) in una scultura.

Apoxyomenos è una statua bronzea di Lisippo, databile al 330/320, e oggi e nota da

solo una copia marmorea di età Claudia. Raffigura un giovane atleta nell’atto di passarsi un raschietto di metallo nel corpo. In Greco veniva chiamata Eòstra, in italiano striglia. Era uno strumento dell’epoca di metallo, ferro o bronzo, che era usato dagli atleti per pulirsi dopo le gare di lotta. Apoxyomenos è quindi raffigurato in un momento posteriore alla competizione. Il nasso è mancante, diverse scheggiature nell’orecchio sinistro, in una delle mani mancano tutte le dita, la gamba sinistra rivela alcune fratture e mancano anche i genitali. Questa statua fini per rompere con la tradizionale frontalità delle figure greche, adesso, per godersi tutta la struttura ci si doveva girare e guardarla dai tutti gli angoli. La testa è un po’ più piccola della tradizionale 1/8 di Policleto.


Agias (marmo, databile alla fine del IV a.C.)

Era una statua che faceva parte di un donario marmoreo nel santuario di Apollo a Delfi. Agias fu campione di pancrazio, uno sport di lotta, e più volte vincitore delle gare olimpiche. L’atleta e raffigurato con un’espressione tenace e vigorosa, ma di tratti delicati. Il corpo è alto e la muscolatura ben disegnata. Il peso della figura è appoggiato su una gamba, mentre l’altra è leggermente flessa. La testa è più piccola rispetto a le proporzioni classiche, e la parte inferiore del corpo e particolarmente allungata. Le proporzioni corrispondono a quelle di Lisippo. LISIPPO RIPRODURRE ALL’UOMO NON DI MANIERA IDEALIZZATA, MA COME APARRE ALL’OCHIO, ANCHE CON I SUOI DIFFETTI.

Ellenismo (IV – I secolo a.C.)

È il periodo storico compresso dalla morte di Alessandro Magno ( a.C.) fino all’ano in cui Egitto fu ridotto a provincia romana (31 a.C.) Ellenismo, di Hellenismos, significa “imitazione dei greci”, termine usato per parlare del periodo di massima diffusione della cultura greca. Durante questo periodo, Grecia, insieme alle sue poleis decadono politicamente ma la sua cultura si diffuse in tutto l’Oriente unificato da Alessandro Magno. Le migrazioni, le moltiplicazioni dei centri urbani e la scomparsa della attiva e decisiva partecipazione politica dei cittadini significò la perdita dell’identità e dell’individualità dei greci. I cittadini già non erano cittadini delle poleis, ma del mondo.

Nike di Samotacia

È una scultura in marmo pario di 245 cm d’altezza, databile al 200-180 a.C. e oggi conservata al Museo del Louvre di Parigi. Fu costruita per celebrare la vittoria sulla battaglia dell’Eurimedonte. La statua, rinvenuta acefala e senza braccia, raffigura la giovane dea alata, figli del titano Pallante e della ninfa Stige, adorata dai Greci come personificazione della vittoria sportiva e bellica. Indossa un leggero vestito e nell’atto di posarsi sulla prua di una nave di battaglia. In vento impetuoso colpisce la figura, muovendo i teli che aderiscono strettamente al corpo, creando un gioco di luci e ombre di pieghette. Scolpita in marmo pario, la dea posa con leggerezza il piede destro sulla nave, mentre il petto guarda verso in avanti e la gamba sinistra rimane indietro. Le braccia sono perdute, ma alcuni frammenti mostrano che il braccio destro era abbassato, mentre il braccio sinistro era sollevato, con la mano aperta: un gesto di saluto.

Venere di Milo è una delle più celebri statue greche.

Si tratta di una scultura di marmo pario, alta 202cm, priva delle sue braccia e del basamento originale. È conservata al Louvre di Parigi. Sulla base della iscrizione che è andato perduto si ritiene che sia un’opera di Alessandro di Antiorchia, anche se in passato alcuni lo attribuirono a Prassitele. Risale al 130 a.C., circa. La Venere di Milo è considerata tra le più belle rappresentazioni femminili. Il corpo compone una misurata tensione che richiama un tipico chiasmo di derivazione policleta, anche questa presenta la metà in azione e la metà in rilasso. Il petto nudo e le gambe coperte da un panneggio. La gamba sinistra era leggermente sollevata, e il telo che rispettava la forma della coscia e del ginocchio. Non si conosce quale episodio mitologico sia stato referenziato. Si pensa che possa trattarsi di Afrodite cercando di avvicinarsi al pomo di Paride. Si sono trovati insieme alla testa una mela, una mano e un antebraccio.

Il Gruppo del Laocoonte è una scultura ellenistica in marmo di 242cm

di altezza, conservata nei Musei Vaticani. L’opera è probabilmente una copia romana di quella in bronzo. Si ipotizza che l’originale possa essere stata fatta tra il 40 e il 20 a.C., considerando che, a metà del I d.C., il gruppo scultoreo già c’era a Roma Mostra al sacerdote troiano Laocoonte con i suoi figli (Antifate e Timbreo) essendo assaltati da serpenti marini, la fine di loro, com’è narrato nel ciclo epico della guerra di Troia. La posizione è innestabile perché, nel tentativo di liberarsi dalla stretta dei serpenti, Laocoonte richiama tutta la sua forza, manifestando della maniera più drammatica tutta la sua sofferenza fisica e spirituale, tutto mentre i ragazzi cercano l’aiuto del loro padre. Il corpo in una posa di torsione. L’espressione del suo viso insieme al contesto danno alla scena una carica teatrale, come le tipiche opere del “barocco ellenistico”.

Vecchia Ubriaca

Fino al IV, ancora si nascondevano le caratteristiche considerate come imperfezioni, conseguentemente dalla ricerca della armonia, e perciò i ritratti non erano accurati nei confronti con l’individuo. Nonostante, Lisippo, al realizzare il ritratto di Alessandro Magno, trasformò i difetti fisici in caratteristiche proprie e individuali dell’opera. La testa nel ritratto sembra essere leggermente rivolta in alto, come se il soggetto si comunicassi con le divinità. A Lisippo fu assegnato anche il ritratto di Aristotele, chi fu dimostrato con la fronte alta e le rughe su di essa; e una rappresentazione dell’ercole farnese, del quale abbiamo una copia del III a.C. ERA Più IMPORTANTE LA SOMMIGLIANZA! Questa tipologia ebbe una influenza di grande durata nei ritratti ufficiali d’età ellenistica. Dopo Filippo, tra i secoli II e I a.C., si ebbe uno sviluppo del ritratto fisiognomico greco, e non riguardo agli uomini illustri, ma anche i semplici privati: nell’ellenismo l’arte era disposizione dell’individuo, non della comunità. Si diffusero anche il ritratto onorario e funerario. Nei ritratti però si cercava si dare un’espressione più serena al volto, che lasciassi evidente la ascendenza divina dei soggetti, come quelli di Tolomeo III e Tolomeo IV. Tra i capolavori di questo periodo c’è il ritratto di:

 Demostene

Deriva da un progetto creato intorno al 280 a.C. per l’agorà di Atene. La statua rappresentava Demostene in piedi, avvolto in un ampio panneggio che lasciava scoperta parte della spalla. Lo sguardo rivolto verso il basso e le mani davanti al corpo, in un atteggiamento di intensa concentrazione.