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Filosofia della Scienza di James Ladyman, Appunti di Epistemologia

Riassunto del libro Filosofia della Scienza di James Ladyman.

Tipologia: Appunti

2024/2025

Caricato il 20/03/2025

saraforno
saraforno 🇮🇹

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RIASSUNTO DEL LIBRO: FILOSOFIA DELLA SCIENZA
di James Ladyman
PREFAZIONE
Lo scopo di Ladyman è quello di rendere il lettore consapevole di questioni alle quali
potrebbe non aver mai pensato e di condurlo, attraverso l'indagine filosofica di tali
questioni, da apprezzare la forza delle argomentazioni proposte dalle varie parti piuttosto
che presentare ehm le sue concezioni personali su tali temi.
INTRODUZIONE
La disciplina filosofica che si occupa della conoscenza e della giustificazione è detta
filosofia della conoscenza. Le principali questioni affrontate dalla filosofia della conoscenza
sono tre: come si distingue la conoscenza dalla mera opinione? Siamo sicuri di conoscere
qualcosa? Che cosa conosciamo, di fatto?
Tutti abbiamo credenze, alcune vere, altre false.
Se io credo in qualcosa che di fatto è falso, non si può dire che conosca qualcosa.
Logicamente, questo vuol dire che la verità di una proposizione costituisce una condizione
necessaria, una condizione che deve essere soddisfatta, perché quella proposizione sia
conosciuta. In altre parole, se è vero che qualcuno conosce una determinata proposizione,
cui la proposizione è vera. Se qualcuno crede in qualcosa che poi risulta falso, siamo
portati a dire che credeva di conoscere, ma che di fatto non conosceva.
Immaginiamo che un'altra condizione necessaria sia che qualcuno conosca una
proposizione è che questi creda a quella proposizione. In questo caso avremmo due
condizioni necessarie per la conoscenza. Questo cosa può comportare? Comporta che
può ben accadere che io creda in qualcosa, che ciò in cui credo sia vero e che tuttavia io
non abbia conoscenza.
Di conseguenza sembrerebbe quindi che una credenza oltre a dover essere vera abbia
bisogno di qualcos'altro per essere conoscenza. In filosofia della conoscenza la
concezione tradizionale è che si possa sostenere di conoscere solo quando le nostre
credenze sono adeguatamente giustificate; ovvero la conoscenza è credenza vera
giustificata.
La scienza, in sostanza, sembra dirci quale sia la natura profonda delle cose, quali siano i
costituenti del mondo e come questo funzioni. Si è arrivati a pensare che la scienza abbia
rimpiazzato la metafisica non solo perché ci dice che cosa esiste e perché spiega ciò che
avviene in termini di leggi naturali e cause, ma anche perché risponde a questioni
filosofiche fondamentali, come ad esempio sulla natura dello spazio e del tempo.
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RIASSUNTO DEL LIBRO: FILOSOFIA DELLA SCIENZA

di James Ladyman PREFAZIONE Lo scopo di Ladyman è quello di rendere il lettore consapevole di questioni alle quali potrebbe non aver mai pensato e di condurlo, attraverso l'indagine filosofica di tali questioni, da apprezzare la forza delle argomentazioni proposte dalle varie parti piuttosto che presentare ehm le sue concezioni personali su tali temi. INTRODUZIONE La disciplina filosofica che si occupa della conoscenza e della giustificazione è detta filosofia della conoscenza. Le principali questioni affrontate dalla filosofia della conoscenza sono tre: come si distingue la conoscenza dalla mera opinione? Siamo sicuri di conoscere qualcosa? Che cosa conosciamo, di fatto? Tutti abbiamo credenze, alcune vere, altre false. Se io credo in qualcosa che di fatto è falso, non si può dire che conosca qualcosa. Logicamente, questo vuol dire che la verità di una proposizione costituisce una condizione necessaria, una condizione che deve essere soddisfatta, perché quella proposizione sia conosciuta. In altre parole, se è vero che qualcuno conosce una determinata proposizione, cui la proposizione è vera. Se qualcuno crede in qualcosa che poi risulta falso, siamo portati a dire che credeva di conoscere, ma che di fatto non conosceva. Immaginiamo che un'altra condizione necessaria sia che qualcuno conosca una proposizione è che questi creda a quella proposizione. In questo caso avremmo due condizioni necessarie per la conoscenza. Questo cosa può comportare? Comporta che può ben accadere che io creda in qualcosa, che ciò in cui credo sia vero e che tuttavia io non abbia conoscenza. Di conseguenza sembrerebbe quindi che una credenza oltre a dover essere vera abbia bisogno di qualcos'altro per essere conoscenza. In filosofia della conoscenza la concezione tradizionale è che si possa sostenere di conoscere solo quando le nostre credenze sono adeguatamente giustificate; ovvero la conoscenza è credenza vera giustificata. La scienza, in sostanza, sembra dirci quale sia la natura profonda delle cose, quali siano i costituenti del mondo e come questo funzioni. Si è arrivati a pensare che la scienza abbia rimpiazzato la metafisica non solo perché ci dice che cosa esiste e perché spiega ciò che avviene in termini di leggi naturali e cause, ma anche perché risponde a questioni filosofiche fondamentali, come ad esempio sulla natura dello spazio e del tempo.

CAPITOLO 1: INDUZIONE E INDUTTISMO

1. La sfida scettica Le nostre credenze scientifiche non hanno cause diverse da credenze di una persona le cui credenze sono basate negli angeli e nei demoni, negli spiriti o nella magia delle religioni animistiche. Ma, la differenza risiede nel metodo scientifico, alla luce del quale formiamo e verifichiamo le nostre credenze ed è in questo modo che abbiamo a che fare con gli esperimenti e le osservazioni. 2. La rivoluzione scientifica E’ nel tardo XVI secolo e nel XVII che, nel mondo occidentale, hanno avuto luogo gli sviluppi decisivi per la nascita della scienza moderna. Fu completamente rivoluzionato lo studio dei corpi in collisione e sotto l'influsso della gravità. Questo grazie a due figure come Galileo Galilei e Isaac Newton. Questo periodo della storia delle idee è detto rivoluzione scientifica e comprende la rivoluzione copernicana. Il sistema di Copernico va apparentemente contro la nostra esperienza, nel senso che, quando stiamo in piedi, non abbiamo la sensazione che la Terra si muova e oltretutto durante il giorno vediamo il Sole muoversi sopra le nostre teste. Questo è un esempio significativo di come le teorie scientifiche descrivono una realtà distinta dall'apparenza delle cose. La distinzione tra parenza e realtà è di fondamentale importanza per la metafisica perché questa cerca di descrivere le cose “per fa come sono realmente” e non per come ci appaiono. La posizione filosofica nota come strumentalismo (appoggiata da Copernico), è l'idea secondo la quale non si deve pensare che le teorie scientifiche siano vere, ma piuttosto che siano convenienti e utili funzioni. Il più grande propagatore delle nuove scienze fu Francesco Bacone al quale si deve la proposta esplicita di un metodo scientifico in sostituzione di quello aristotelico. Per Bacone la logica è lo studio del ragionamento , in astrazione dal contenuto specifico su cui il ragionamento verte. Ad esempio, in logica gli argomenti che seguono sono tratti come se fossero lo stesso argomento, perché hanno la stessa forma, o struttura, anche se contenuto diverso.

osservazioni non condizionate dai primi tre idoli. L'idea è quella di raggiungere la verità accumulando una gran quantità di dati su strati di cose particolari, per poi procedere, passo per passo a conclusioni di carattere generale. Inoltre gli esperimenti sono importanti perché se osserviamo solamente cosa avviene intorno a noi abbiamo accesso ad atti limitati; conducendo un esperimento, controlliamo per quanto è possibile le condizioni osservative e le manipoliamo per vedere cosa accade in circostanze che altrimenti non si sarebbero verificate. Si pensa che gli esperimenti, se possibili, debbano essere ripetibili, in modo che altre persone, se lo desiderano, possono controllarne i risultati. Gli scienziati infatti preferiscono che i risultati sperimentali siano registrati da strumenti che misurano le quantità seconda definizioni e scale standard in modo che la percezione di chi conduce un esperimento non condizioni il modo in cui risultati sono riportati. Bacone ha sottolineato la funzione che gli strumenti svolgono nell’ estromettere, nei limiti del possibile, dei sensi dalle procedure scientifiche di acquisizione di dati. I dati relativi a un dato fenomeno, dopo essere stati raccolti a partire dagli esempi che se ne danno in natura, e da quelli derivanti dalle ingegnose manipolazioni sperimentali, devono essere ripartiti in tavole di vario tipo:

  1. Tavola dell'Essenza e della Presenza : consiste nella lista di tutte le cose Di cui un determinato fenomeno costituisce una caratteristica (es. calore = Sole a mezzogiorno, lava, fuoco);
  2. Tavola della Deviazione e dell'Assenza in prossimità : dove figurano cose il più possibile simili ai fenomeni riportati sulla prima tavola, ma che non sono caratterizzate dal fenomeno (es. calore ≠ Luna piena, roccia, aria fredda);
  3. Tavola dei Gradi o Comparativa : dove i fenomeni caratterizzati sono quantificati e ordinati (es. fenomeni caratterizzati dalla presenza del calore sono quantificati e ordinati in ragione della quantità del calore che coinvolgono); L'ultima fase del metodo di Bacone è l'induzione vera e propria. Si tratta di studiare le informazioni riportate nelle tavole alla ricerca di qualcosa che sia presente in tutte le istanze del fenomeno in questione è assente quando il fenomeno non presente e, che, oltre a ciò, aumenti diminuisco la sua quantità all'aumentare e al diminuire del fenomeno. La procedura per identificare cosa soddisfi queste condizioni è l'eliminazione non la mera congettura. Bacone era convinto che, seguendo il suo metodo, sarebbe stato possibile scoprire le forme che per quanto inosservabili producono i fenomeni che percepiamo con i nostri sensi. Quando bacone afferma che la scienza ha lo scopo di scoprire la forma delle cose sta parlando delle loro cause fisiche concrete e immediate: Infatti le spiegazioni devono fare riferimento solo alle cause fisiche immediate delle cose e alle leggi di natura che le governano.

Ma quando si tratta di cose che non hanno alcuna controparte osservabile (es. radioattività) è possibile indurne la presenza con le tavole di Bacone? Bacone, per risolvere questo problema propone la nozione di “istanza cruciale”: l'idea è che quando abbiamo due teorie rivali che propongono resoconti diversi dalla forma di una cosa, dovremmo ideare un esperimento che abbia due soli possibili risultati, il primo dei quali sia predetto dalla prima teoria e il secondo del quali si è predetto dalla seconda, in modo da poter operare la scelta una volta condotto l'esperimento, osservando il risultato che di fatto si verifica. Di conseguenza l'esecuzione dell'esperimento dovrebbe in tal modo consentire di accettare se l'ipotesi attrattiva sia corretta. Il suggerimento di bacone è molto importante perché implica che la realizzazione di un esperimento scientifico non consista solo nel raccogliere dati là fuori, ma anche nel progettarlo, avendo mente le teorie che si intende verificare. Questo suggerimento però, sembrerebbe andare in contrasto con quanto afferma Bacone riguardo all'esigenza di registrare la storia naturale e sperimentale di un dato fenomeno non lasciandosi influenzare dai propri preconcetti, ma bacone risponderebbe che l'esigenza delle istanze peggiorative sorge quando avendo portato a termine lo studio iniziale di un fenomeno ci troviamo di fronte a più di un candidato circa la sua forma.

3. Induttismo (ingenuo) I risultati dell'osservazion e per Bacone sono espressi dai cosiddetti asserti sperimentali. Una volta portate a termine tutte le nostre osservazioni queste devono fungere da base per l'elaborazione di leggi e teorie scientifiche. Molte leggi scientifiche hanno la forma detta di generalizzazioni universali ovvero di esserti che generalizzano sulle proprietà di tutti gli oggetti di un certo tipo. Inoltre, per Bacone, con l'induzione in senso lato, intende la forma di ragionamento attraverso la quale, a partire da un insieme di casi particolari, si generalizza una conclusione generale. La forma di induzione più semplice è l'induzione enumerativa, la quale consiste che un gran numero di stanze di un dato fenomeno possiede una certa caratteristica, e nell'inserire che il fenomeno ha sempre quella proprietà. La domanda che adesso dobbiamo porci è la seguente: in quali casi è legittimo infierire una generalizzazione universale a partire da una serie di asserti osservativi? Secondo l’induttivismo ingenuo , la risposta è che quando si è condotto un gran numero di osservazioni degli X sotto un gran numero di condizioni, e si è trovato che tutti gli X sono Y, e non si è trovato alcun caso che contraddicesse la generalizzazione universale, allora tutti gli X sono Y. Il principio di induzione è un principio inferenziale che sanziona come corretta l'inferenza dall'osservazione di casi particolari alla generalizzazione che comprende tutti i casi osservati e altri ancora. Dobbiamo sforzarci di osservare il mondo in modo accurato e privo di preconcetti di soddisfare le condizioni espresse dal principio; così facendo, staremmo seguendo il metodo scientifico e le credenze risultanti sarebbero giustificate. Quando abbiamo inferito induttivamente le nostre generalizzazioni seguendo il

Hume sosteneva che ogni ragionamento che vada oltre le esperienze passate e presenti è basato su causa ed effetto. Ovviamente la maggior parte delle nostre credenze dipende dalla testimonianza che riceviamo dagli altri informa di resoconti orali, attraverso libri etc. In questi casi, siamo convinti che sussista un legame causale tra un qualche evento o un qualche stato di cose e ciò che una persona ha osservato e ci sta comunicando. Di conseguenza è una relazione causale a connettere idee tra cui non intercorrono relazioni logiche. Secondo Hume questa è la base dell'induzione; pertanto, se vogliamo comprendere la nostra conoscenza delle questioni di fatto dobbiamo indagare la nostra conoscenza delle relazioni di causa ed effetto. Io sostiene che l'unico modo di conoscere cause ed effetto sia l'esperienza, perché non c'è alcuna contraddizione nel supporre che qualche relazione causale non sussista. Inoltre afferma che solo esaminando la nostra esperienza della relazione di causa- effetto che possiamo comprenderne la natura, e pertanto capire se sia in grado di giustificare le nostre pratiche induttive. Per Hume, di fatto, la causalità consiste in ciò che è conosciuto come costantemente congiunto: che A causi B significa che nella nostra esperienza A è costantemente congiunto con B. Hume, sottoponendo il concetto di causa, rivela che è importante la connessione spazio- temporale: infatti quando viene postulata una connessione causale tra degli eventi è frequente che questi siano ravvicinati nello spazio e nel tempo, o che siano connessi da una catena di cause ed effetti. Un’ulteriore caratteristica delle relazioni causali e che solitamente la causa precede nel tempo il suo effetto. Non è del tutto chiaro se si è sempre così, perché talvolta sembra che le cause degli effetti siano simultanei. Ad ogni modo l'analisi humeana identifica nelle seguenti caratteristiche i tratti che solitamente caratterizzano la relazione A causa B:  Gli eventi di tipo A precedono nel tempo gli eventi di tipo B.  Gli eventi di tipo A sono costantemente congiunti con gli eventi di tipo B.  Gli eventi di tipo A sono spazio-temporalmente contigui agli eventi di tipo B.  Gli eventi di tipo A portano ad attendere che si verifichino eventi del tipo B. Hume è consapevole del fatto che molti filosofi hanno sostenuto che il significato di X causa Y e che tra l'accadere di X e Y intercorra una connessione necessaria; tuttavia sostiene che questa sia una nozione che di fatto non comprendiamo. Dal momento che non abbiamo esperienza di una connessione necessaria ma solo di una congiunzione costante, l'empirismo di Hume lo porta a concludere che non vi sia niente in natura che corrisponda al concetto di una connessione necessaria.

Hume afferma che il ragionamento induttivo, per quanto fondato su un ragionamento di causa ed effetto, non ha alcun fondamento, perché è sempre possibile per una relazione causale essere diversa in futuro. Hume sostiene che l'unica giustificazione che abbiamo per credere a dei fenomeni, consiste nel fatto che tali credenze, fino ad ora sono risultate vere. Questo avviene perché le connessioni causali e le leggi alle quali facciamo riferimento non sono altro che ulteriori correlazioni e ulteriori regolarità. Il problema humeano dell'induzione è che, per quante osservazioni possiamo aver fatto, la conclusione di un argomento induttivo può sempre risultare falsa. Il principio dell'induzione esprime anche la tacita assunzione dell'uniformità dei fenomeni naturali nello spazio e nel tempo. Questo perché l'esperienza passata può giustificare le nostre credenze sul futuro e solo se abbiamo ragione indipendenti per credere che il futuro sarà come il passato, ma di ragioni del genere non ne abbiamo. Hume parla del fatto che esiste una sorta di vizio di circolarità: se si sta mettendo in dubbio il ragionamento induttivo pertanto è illegittimo fidarsi è un argomento induttivo per difendere l'induzione. Un ragionamento induttivo è tale che le sue premesse possono essere tutte vere e la sua conclusione è falsa. Pertanto qualsiasi difesa dell'induzione deve o ricorrere al principio di induzione o presupporre che l'inferenza induttiva sia giustificata. Il vero problema però è l'estrapolazione dell'inosservato dall'osservato. Hume è dell'idea che lo stesso problema sorga anche se non infieriamo una generalizzazione ma qualche previsione particolare. Inoltre afferma che comunque inferenze induttive: sono le nostre passioni, i nostri desideri e i nostri istinti animali che ci portano a superare i limiti imposti dalla ragione. Riassumendo, Hume rileva che la nostra pratica induttiva è basata sulla relazione di causa ed effetto; analizzandola, però, trovo che da un punto di vista empirico essa non è altro che la costante congiunzione di eventi, In altre parole che il contenuto oggettivo delle relazioni causali che può studiamo non si esprimibile altrimenti che nei termini dell'effettivo darsi invarianze e regolarità nelle cose. Essendo il problema originario offrire una giustificazione all'estrapolazione del comportamento futuro delle cose dalle regolarità esibite nel passato, il ricorso alla relazione di causa-effetto non è di alcun aiuto. Essendo logicamente possibile che qualsiasi regolarità smetta in futuro di essere tale, l'unica base che abbiamo a sostegno dell'inferenza induttiva è la credenza nel fatto che il futuro assomiglierà al passato. Ma siamo giustificati a pensare che il futuro assomigli al passato unicamente sulla base dell'esperienza passata, vale a dire induttivamente, ed è proprio la giustificazione dell'induzione ad essere in questione. Pertanto non abbiamo alcuna giustificazione per le nostre pratiche induttive; piuttosto che della ragione, queste sono il prodotto dei nostri istinti animali e delle nostre abitudini. Se Hume ha ragione, quindi, tutta la nostra supposta conoscenza scientifica manca di qualsiasi fondamento razionale.

diretta o che non ricordiamo. Potrebbe sembrare che l'argomento di Hume sia che le credenze formate sulla base di un inferenza induttiva siano ingiustificate solo perché l'inferenza non è deduttiva. Tuttavia è chiaro che Hume ha in mente qualcosa di più perché la sua diagnosi è che le inferenze induttive dipendano dal principio secondo il quale la natura è uniforme. Lo scetticismo nei confronti dell'induzione è così motivato dal fatto che non abbiamo ragioni per accettare questo principio, in altre parole dal fatto che non abbiamo ragioni per credere che la natura sia uniforme nel senso che il futuro assomiglierà al passato, e che quindi non abbiamo ragioni per accettare la conclusione di un argomento induttivo.  L'induzione è giustificata dalla teoria della probabilità Alcuni filosofi hanno cercato di elaborare una teoria a priori della logica induttiva attraverso la quale poter calcolare il grado di conferma di ogni particolare ipotesi. Il problema di questa strategia è che è impossibile applicare risultati tecnici di tipo matematico alla conoscenza del mondo senza fare assunzioni sostanziali sul mondo in cui si comporta, e che tali assunzioni non sono suscettibili di essere giustificate su base puramente logica e matematica.  L'induzione è giustificata da un principio di induzione o di uniformità della natura Una risposta al problema dell'induzione, consiste nell'adottare qualche principio e nell’ utilizzarlo come premessa negli argomenti induttivi, in modo da renderli deduttivamente validi. Così facendo, saremo nella posizione di inferire in modo valido la generalizzazione, nel modo seguente: N A sono stati osservati in condizioni molto diverse e tutti sono risultati essere B Non si è osservato alcun A che fosse non-B Se si sono osservati in condizione molto diverse N A, E tutti sono risultati B, e nessuno è risultato non-B, tutti gli A sono B In questo modo l'argomento è valido, perché è impossibile che le premesse siano tutte vere e che la conclusione sia falsa; l'ovvio problema, tuttavia, e che non si è ancora

specificato quanto grande debba essere il numero N. Qualsiasi numero si scelga sembrerà arbitrario e, inoltre, il nostro argomento avrà la seguente caratteristica fortemente controintuitiva. L'altro ovvio problema è che sembriamo privi di qualsiasi giustificazione per quanto riguarda il principio di induzione proposto. Non sembra essere una verità analitica, perché la sua negazione non è una contraddizione; sembra piuttosto una verità sintetica. Quindi, se Hume ha ragione, deve essere giustificato sulla base dell'esperienza, riportandoci così al problema della circolarità. Tuttavia Hume potrebbe aver avuto torto, e qualche verità sintetica potrebbe essere conosciuta a priori. Questa è la risposta al problema dell'induzione perché certi principi sono conoscibili a priori perché di fatto questi sono descrizioni del modo in cui funziona la nostra mente ed esprimono la condizione di possibilità di qualsiasi esperienza del mondo.  L'argomento di Hume è troppo generale. Dal momento che non fa riferimento a niente di specifico relativamente alle nostre pratiche induttive posso solo basarsi solo sul fatto che l'induzione non è la deduzione Il ragionamento induttivo è quindi più complesso di quanto sembra suggerire Hume: di solito, quando infieriamo una connessione causale è perché abbiamo accertato una regolarità in varie circostanze una certa stabilità nel comportamento delle cose. Gli esseri umani, insieme ad altri animali, sono di fatto molto più bravi con l'induzione di quanto non lo sarebbero se utilizzassero solo l'induzione enumerativa. Di fatto, talvolta, anche nella scienza si pensa che un singolo esperimento o poche osservazioni offrono evidenza sufficiente per una teoria. Hume affermerebbe che, per quanto sofisticato e complesse siano, le nostre pratiche induttive finiranno sempre col dipendere dall'assunzione che il futuro assomiglierà al passato, e che pertanto non siano giustificate a meno che tale principio non sia giustificato.  L'induzione non è altro che (un tipo di) inferenza alla miglior spiegazione, e questa è giustificata L'inferenza alla miglior spiegazione, talvolta detta abduzione, è il tipo di ragionamento che impieghiamo quando inferiamo qualcosa sulla base del fatto che questo costituisce la miglior spiegazione di fatti già noti. Infatti che certe ipotesi scientifiche siano adottate per il loro potere esplicativo.  Vi sono realmente connessioni necessarie che possiamo scoprire Se tra gli eventi intercorrono davvero connessioni necessarie, queste garantiranno che le regolarità che osserviamo continueranno a valere anche in futuro. L'idea può essere elaborata in termini di leggi di natura o in termini di poteri causali. Hume sostiene che non sia possibile osservare le connessioni necessarie che si suppone costituiscano le relazioni causali, e ne conclude che, pertanto, non sia possibile conoscerle, e che quindi il ragionamento induttivo, la cui giustificazione dipende dalla

Siamo di fronte a una qualche circolarità. Da un lato, siamo interessati a sapere se quella che consideriamo conoscenza scientifica sia realmente giustificata; dall'altro, ogni resoconto della natura del metodo scientifico che implichi che la maggior parte delle nostre teorie scientifiche non è affatto giustificata e suscettibile di essere rifiutato precisamente per questo motivo. La filosofia della scienza deve essere informata da un attento lavoro di storia della scienza non deve limitarsi ad accettare i pronunciamenti degli scienziati circa il modo in cui procede il loro lavoro.

4. Teoria e osservazione Prima di fare un’inferenza induttiva, si devono osservare i fenomeni in questione in condizioni molto diverse. Quando stabiliamo quali circostanze variare quali no ci basiamo ovviamente sulla nostra conoscenza di sfondo. E’ dall'accuratezza delle tecniche sperimentali che dipende la capacità di identificare ed escludere le interferenze esterne. La scienza spesso procede attraverso lo studio di sistemi ideali da cui sono stati esclusi vari fattori di disturbo, per poi applicare le leggi risultanti ai sistemi reali modificandole a seconda delle esigenze. La scienza contemporanea è così complessa ed evoluta che sarebbe assurdo pretendere da uno scienziato che nel fare ricerca non abbia alcun tipo di pregiudizio. Gli scienziati necessitano di conoscenze specialistiche per calibrare gli strumenti e per progettare nuovi esperimenti. Non si può semplicemente partire dai dati, è necessario avere indicazioni su quali dati siano rilevanti e su quali debbano essere osservati, così come su quali fattori causali noti debbano essere presi in considerazione e quali possano non problematicamente essere ignorati. Nelson Goodman pone il problema definito “ nuovo enigma dell'induzione”, in cui si pensa che una generalizzazione sia sostenuta giustificata dall'osservazione di un gran numero di casi conformi ad essa ed in nessun caso incompatibile con essa, oltre che dalla supposizione di aver svolto le nostre osservazioni in condizioni molto diverse. Il problema di Goodman resterebbe anche se riuscissimo a risolvere il problema ordinario dell'induzione, e ciò pertanto mostra l'opportunità di un trattamento più approfondito dell'osservazione. L'osservazione consiste nell'allestire qualche esperimento nel registrarlo oggettivamente cosa accade. 5. Conclusioni Talvolta le nuove teorie comportano una comprensione più raffinata dei dati in nostro possesso, e pertanto in generale non possono essere semplicemente tratte o inferite da quest'ultimi. La storia della scienza ha spesso comportato l'introduzione di nuovi concetti e proprietà che semplicemente non avrebbero potuto essere inferiti dai dati.

Le teorie ci guidano nel decidere cosa osservare e in quali condizioni, soprattutto nella scienza contemporanea; anche se fosse possibile, un'osservazione priva di presupposti sarebbe dannosa. Il rapporto teoria-osservazione è molto più complesso di quanto sembri a prima vista. Oltre che dai dati di cui è a conoscenza, uno scienziato può essere indotto a formulare una particolare ipotesi da molteplici fonti di ispirazione. IN QUESTO CAPITOLO: Due questioni: 1. il metodo descritto dall'induttivista ingenuo è quello effettivamente seguito dagli scienziati?

  1. il metodo descritto dall'induttivista ingenuo è quello che gli scienziati dovrebbero seguire? Hume risponde negativamente a 2. In primo luogo Hume distingue tra relazioni tra idee (proposizioni la cui negazione implica contraddizione) e questioni di fatto (proposizioni conoscibili attraverso l'esperienza). Come sono conosciute le conclusioni di un ragionamento induttivo? Secondo Hume, la nostra conoscenza induttiva è basata sul ragionamento causa-effetto: sappiamo dall'esperienza che il Sole scalda le pietre e postuliamo che tra il calore del Sole e il surriscaldamento delle pietre intercorra una relazione causale, e pertanto concludiamo che ogni qual volta il Sole comparirà in cielo, le pietre si scalderanno. Hume analizza il concetto di causa da un punto di vista empiristico, ovvero dal punto di vista dell'esperienza che ne abbiamo. Secondo Hume ogni volta che postuliamo una causa in realtà assistiamo esclusivamente a fenomeni (le cosiddette cause e i cosiddetti effetti) che si presentano in un determinato ordine temporale, secondo una relazione di contiguità e in congiunzione l'uno con l'altro. Non c'è pertanto niente di contraddittorio nel pensare che un effetto non segua la sua causa. Pensare che ogni qual volta si verifica una causa l'effetto debba seguire è pertanto irrazionale, e non ha alcun fondamento. Essendo l'induzione basata sul ragionamento causale, le inferenze induttive sono irrazionali e ingiustificate. Non possiamo fare a meno di usarle, ma sono prive di qualsiasi fondamento razionale. Alcune risposte al problema dell'induzione: se l'argomento di Hume conclude che l'induzione sia irrazionale, deve contenere un errore; l'errore probabilmente risiede nell'analizzare le nostre pratiche induttive troppo superficialmente e nel trascurare che tali inferenze sono basate sull'inferenza alla miglior spiegazione; inoltre Hume sembra richiedere una giustificazione non-induttiva dell'induzione, ma neanche la deduzione può essere giustificata in modo non-deduttivo, e infine la giustificazione delle inferenze induttive ha natura solo probabilistica. Risposta ad 1: l'induttivismo ingenuo non è una buona teoria del metodo scientifico. Newton, per esempio, non può aver seguito tale metodo nell'elaborare le sue leggi, perché non può essersi limitato a estrapolarle dai dati empirici in suo possesso. Sembra che l'idea di Bacone di un'osservazione priva di pregiudizi sia errata e indesiderabile: abbiamo bisogno di concezioni che ci dicano cosa osservare e come osservarlo. CAPITOLO 3: IL FALSIFICAZIONISMO Anche se le teorie scientifiche, si rivelano sotto ogni aspetto estremamente affidabili per quanto riguarda la previsione di ogni tipo di fenomeno, resta tuttavia aperta la questione se le nostre migliori teorie scientifiche siano anche descrizioni accurate delle entità inosservabili che causano ciò che osserviamo. Inoltre, l'induttismo ingenuo non può essere utilizzato per distinguere la scienza dalla pseudoscienza.

2. La soluzione di Popper al problema dell’induzione La soluzione di Popper al problema dell'induzione consiste semplicemente nel sostenere che da tale problema non segue la conoscenza scientifica si apriva di giustificazione, perché la conoscenza non dipende per niente dall'induzione. Popper fece notare che la conferma e la falsificazione di una generalizzazione universale sono logicamente asimmetriche. Il problema dell'induzione nasce dal fatto che, indipendentemente dal numero delle istanze positive di una generalizzazione osservate, è sempre possibile che la successiva istanza la falsifichi. Popper sosteneva che la scienza è impegnata a falsificare, piuttosto che a confermare, le teorie, e pertanto credeva che la scienza potesse procedere facendo a meno dell'induzione, dal momento che l'inferenza da un'istanza falsificante alla falsità di una teoria è di natura puramente deduttiva. Per questo motivo, la sua teoria del metodo scientifico è detta falsificazionismo. Popper sostiene che una teoria che in linea di principio non è falsificabile dall'esperienza non è scientifica. Alcune teorie scientifiche sono falsificabili perché sono contraddette da osservazioni possibili. Popper sostiene che la scienza non procede controllando una teoria e accumulando in suo favore e sostegni induttivi di tipo positivo, ma cercando di falsificare le teorie scientifiche; il modo autentico per controllare una teoria non è di provare a mostrare che è vera, ma di provare a mostrare che è falsa. Quando un'ipotesi è falsificata, la teoria viene abbandonata, ma se non è falsificata ciò significa solo che la teoria dovrà essere sottoposta a controlli ancora più rigorosi e a tentativi più ingegnosi di falsificarla. Per questo motivo la metodologia scientifica di Popper è spesso detta il metodo delle “congetture e confutazioni”. Congetture audaci sono quelle da cui è possibile dedurre le predizioni di tipo nuovo. Secondo Popper, la scienza si evolve sulla base di un meccanismo analogo alla selezione naturale e gli scienziati guardano solo dai propri errori. Popper abbracciava integralmente la posizione filosofica detta fallibilismo, secondo la quale tutta la nostra conoscenza del mondo è provvisoria e sottoposta a correzioni in futuro. È importante notare che Popper non ha offerto un criterio per distinguere tra asserti significanti e asserti non-significanti, e per sostenere quindi, che la pseudoscienza sia non- significante. Al contrario pensava che le ipotesi non falsificabili fossero perfettamente significanti. Popper credeva che le teorie potessero essere ordinate in ragione del loro grado di falsificabilità, è che questo costituisse la misura autentica del loro contenuto empirico. Una teoria è tanto migliore quanto più falsificabile, perché se il suo grado di falsificabilità elevato, la teoria farà previsioni accurate su un gran numero di fenomeni. Gli scienziati dovrebbero sviluppare teorie il più possibile falsificabili, ovvero teorie accurate e con un ampio contenuto. Inoltre sosteneva che le teorie nuove dovrebbero essere più falsificabili delle teorie che rimpiazzano.

3. Il contesto della scoperta e il contesto della giustificazione La produzione delle teorie scientifiche non è, generalmente, una procedura meccanica, ma un'attività creativa. Le scienze ovviamente differiscono dalle arti, perché sono sottoposte al controllo empirico, che costituisce l'arbitro ultimo di ogni disputa scientifica. Popper credeva che il compito della filosofia della scienza consistesse nell'analisi logica del controllo osservativo e sperimentale delle teorie scientifiche , piuttosto che nella spiegazione del modo in cui esse sono concepite. E’ opinione diffusa che una distinzione tra le origini causali delle teorie scientifiche il loro grado di conferma sia importante per difendere l'oggettività della conoscenza scientifica. Con ipotetico-deduttivismo, si intende la concezione secondo la quale la scienza si occupa di concepire ipotesi e di dedurne conseguenze, utilizzate poi per controllare sperimentalmente la teoria. 4. Il problema di Duhem Per Duhem, in realtà, non è mai possibile dedurre un asserto su ciò che verrà osservato da una singola ipotesi. Piuttosto è necessario aggiungere alle ipotesi ulteriori assunzioni circa le condizioni di sfondo, l'affidabilità delle misurazioni, le condizioni iniziali di un sistema etc. Tale caratteristica del controllo delle teorie scientifiche è stata identificata da Duhem stesso, che ha fermato che: <<un esperimento di fisica non può mai condannare un'ipotesi isolata ma soltanto tutto un sistema teorico>>. Alle volte è l'insieme delle ipotesi ad essere incompatibile con il risultato dell'esperimento. Questo può accadere perché secondo Duhem :<< la scienza fisica è un sistema che bisogna prendere nella sua interezza è un organismo di cui non si può far funzionare una parte senza che quelle più lontane entrino in gioco le une di più, le altre di meno, ma tutte in qualche misura>>. Il filosofo americano Quine ha sostenuto che di fronte a dati che falsificano una teoria fisica è sempre possibile scegliere di abbandonare la logica e di conservare la teoria. In questo modo Quine rifiuta la distinzione tra verità analitiche e verità sintetiche. Popper ammette che la falsificazione di una teoria di alto livello da parte di un asserto osservativo non costituisca una prova della sua falsità, sostiene che per quanto riguarda la pratica scientifica essa sia conclusiva; se è controllabile intersoggettivamente, la falsificazione non ammette repliche. Dal momento che la falsificazione non è mai del tutto conclusiva, c'è chi ha sostenuto, contrariamente a Popper, che falsificazione conferma non siano asimmetriche. Ma questo è un errore, perché resta un fatto che se la comunità scientifica accetta come vero un

Si può sostenere che alcuni principi, per quanto non falsificabili, possano essere giustamente considerati parte della conoscenza scientifica. Vi sono anche principi metodologici che, pur non essendo falsificabili, hanno un'importanza fondamentale per la scienza. A parità di condizioni, molti scienziati ritengono intuitivamente più probabile una teoria semplice e unificante, rispetto a una teoria priva d'ordine e complessa. Questo perché la ricerca di spiegazioni semplici e unificanti si è rivelata una guida relativamente affidabile per l'elaborazione di teorie e coronate dal successo empirico ; tuttavia non dovremmo mai fare della semplicità requisito assoluto, perché la natura, talvolta, e complessa e priva di ordine. Popper rifiuterebbe qualsiasi riferimento al fatto che abbiamo ragione in positivo per accettare una teoria scientifica, ma il problema è rappresentato dal fatto che molti scienziati hanno sostenuto di aver avuto la certezza di essere sulla strada giusta quando hanno trovato teorie particolarmente semplici. Dovremmo applicare al falsificazionismo il requisito dell'equilibrio riflessivo. d) L’ipotesi della selezione naturale Popper si è mostrato critico nei confronti della teoria dell'evoluzione, perché riteneva l'ipotesi della sopravvivenza delle specie più adatte tautologica, ovvero vera per definizione e quindi non falsificabile. È possibile che questa teoria sia falsificabile indirettamente, ma il tema delle spiegazioni evoluzionisti è troppo vasto perché sia affrontato in questa sede.  Il falsificazionismo non è a sua volta falsificabile Popper lo ammette, ma replica che la sua teoria non deve esserlo, perché è una teoria filosofica, o logica, del metodo scientifico, e pertanto essa non è stessa una teoria scientifica; questa obiezione, quindi, anche se viene spesso sollevata, manca il suo bersaglio.  La nozione di grado di falsificazione è problematica L'insieme dei falsificatori potenziali di una generalizzazione universale è sempre infinito, pertanto non può esserci una misura assoluta della falsificabilità, ma solo una misura relativa.

Dal problema di Duhem segue che la iscrizione di un grado di falsificabilità a una teoria e relativo a un sistema intero di ipotesi, e pertanto segue che tale ascrizione debba basarsi sull'esperienza passata, il che comporta riammettere l'induzione, facendola passare dalla porta secondaria. Questo problema è reso più acuto dagli argomenti che, secondo alcuni filosofi, mostrano che ogni osservazione è carica di teoria. Se tale tesi è corretta un mutamento scientifico radicale comporta un mutamento radicale in ciò che si considera un fenomeno osservabile, con la conseguenza che, in generale, risulta impossibile paragonare il contenuto empirico di più teorie da un punto di vista neutrale.  Popper non è in grado di spiegare le nostre aspettative sul futuro Popper afferma che non siamo giustificati neanche a credere che le nostre migliori teorie siano probabilmente vere. Tale posizione, sostenendo che gli scienziati dovrebbero astenersi in toto dal ricorrere all'induzione, risulta estremamente scettica, di fatto più scettica di quella di Hume, che sosteneva sì che l'induzione non fosse giustificata, ma ammetteva che non possiamo evitare di usarla. La conoscenza scientifica di cui disponiamo non sembra essere puramente negativa, e se così fosse sarebbe difficile capire perché nutriamo così tanta fiducia in certe credenze informate dalla scienza. È la convinzione che certe cause abbiano certi effetti, e non la convinzione che potrebbero non averli, a informare le nostre azioni. Accettando il nichilismo popperiano sull'induzione restiamo privi delle risorse per spiegare come mai le persone si comportino nel modo in cui si comportano, e, oltre a ciò, siamo costretti a condannare come antiscientifica qualsiasi credenza positiva in una generalizzazione. Naturalmente il problema dell'induzione consiste propriamente nel capire quando e come si sia giustificati sulla base delle esperienza a credere in una legge generale e nelle conseguenze circa il futuro comportamento del mondo naturale. La maggior parte dei filosofi, ritiene che la soluzione di questo problema non consista nello stabilire se sia più razionale scendere per le scale, ma nel capire perché lo sia. Popper risponde a questa obiezione introducendo la nozione di corroborazione; una teoria è corroborata se è una congettura audace da cui sono state derivate nuove predizioni che non sono state falsificate.