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Sintesi del manuale "Lo psicologo scolastico" di Cornoldi e Molinari integrata con slide e appunti presi a lezione.
Tipologia: Sintesi del corso
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PSICOLOGIA SCOLASTICA corso di Honorati LO PSICOLOGO SCOLASTICO Il Decreto 2613 dichiara la presenza dello psicologo nella scuola italiana non è definita da una norma che ne veda l’inserimento stabile rivolto a tutta l’utenza richiedente, ma lascia alle scuole la possibilità di avvalersi o meno di tale servizio, attraverso accordi con le aziende sanitarie locali, con gli uffici scolastici regionali, con gli studenti e le loro famiglie su delibera degli organi collegiali, con il contributo di enti, istituti bancari, associazioni, genitori o attraverso il Fondo d’Istituto. Art. 2 comma 1-4 :
Aree di intervento
informare i genitori anche se si preferisce sempre confrontarsi a proposito con lo studente e ottenerne il consenso
momento il problema, aiutarlo a distinguere le strategie che hanno funzionato da quelle che non hanno funzionato, individuare le risorse del ragazzo). A seconda delle situazioni specifiche potrebbero essere coinvolte terze parti: Coinvolgimento rete scolastica: utile nel momento in cui il problema evidenziato si presenti principalmente all’interno della scuola o del gruppo classe Coinvolgimento famiglia: utile quando risulta necessario l’apporto dei genitori o quando sono presenti situazioni a rischio Coinvolgimento servizi del territorio: utile nel caso in cui è necessario rivolgersi ad uno specialista o quando doverosa una segnalazione ai servizi sociali o alle forze dell’ordine Per quanto riguarda la consulenza con i genitori questi arrivano allo sportello generalmente in due casi. Nel primo caso il genitore si rivolge allo psicologo perché preoccupato per alcuni comportamenti o atteggiamenti del figlio e chiede quindi aiuto per gestire la situazione, nel secondo caso il genitore è convocato dallo psicologo in seguito alla consulenza con lo studente per la presenza di determinate dinamiche. Il secondo modello principale in letteratura ( la consulenza centrata sull’utente ) sottolinea l’importanza di favorire la costruzione di una relazione collaborativa, non gerarchica e non direttiva tra lo psicologo e colui che si reca allo sportello. Il ruolo dello psicologo non è infatti quello di dare istruzione ma di mettere a disposizione le proprie competenze per ampliare il repertorio di conoscenze del genitore sui processi di crescita e sviluppo favorendo l’individuazione di strategie di coping. Un atteggiamento troppo direttivo infatti porterebbe all’invalidazione del ruolo parentale inficiando la buona riuscita dell’intervento. Ruoli dello sportello Lo sportello può avere diverse funzioni: Ascolto e supporto didattico: Favorire il dialogo con/tra gli alunni specialmente in merito a semplici questioni relazionali Supporta l’orientamento e il riorientamento scolastico facilitando l’inserimento nella scuola e nei gruppi classi oppure relativamente a difficoltà nel metodo di studio Se presenti risorse economiche e organizzative la scuola può considerare la possibilità di avvalersi di consulenti esterni, in caso contrario può essere affidati a personale interno adeguatamente formato Ascolto psicologico: Accogliere le richieste degli studenti relativamente a difficoltà di tipo personale o relazionale Garantisce uno spazio di accoglienza del disagio e della sofferenza Sostenere il processo di sviluppo del senso di autoefficacia agevolando i rapporti tra studenti e con il personale scolastico Facilitare le relazioni scuola-famiglia
Il comportamento problema è un comportamento che crea agli insegnanti una difficoltà nella gestione del bambino in classe. Questo indica una mancanza di autoregolazione nel ragazzo ed è determinato da diverse caratteristiche: Ha una funzione specifica: i comportamenti vengono messi in atto per arrivare ad uno scopo (es. svolgimento di un’attività piacevole, evitamento di una spiacevole, ottenere oggetti o attenzione). La comprensione dello scopo permette la selezione di un intervento efficace. Ha un intento comunicativo: l’alunno cerca di inviare un messaggio basato sugli scopi e sulle funzioni del comportamento, potrebbe aver appreso che questo sia l’unico mezzo efficace per trasmettere tale messaggio oppure potrebbe non conoscerne di alternativi. Si correla agli eventi che lo precedono e non si manifesta casualmente: gli eventi antecedenti e le conseguenze di un comportamento influenzano il comportamento stesso nel tentativo di controllare l’ambiente circostante Può avere molteplici funzioni: è necessaria un’attenta analisi del comportamento in relazione al contesto in cui si verifica così da rendere più specifico l’intervento e migliorare le probabilità di riuscita Si definiscono quindi comportamenti problema tutti questi comportamenti che interferiscono con l’apprendimento e lo sviluppo in generale, possono provocare danni alla persona stessa, agli altri e agli oggetti e sono considerati inaccettabili da un punto di vista sociale. Nella valutazione del comportamento è importante non fare confusione tra situazioni comuni a livello tipico e situazioni influenzate da psicopatologie, inoltre non bisogna cadere nel personologismo considerando i comportamenti come manifestazione del carattere dell’alunno. È opportuno invece comprendere le funzioni comunicative alla base dell’azione e mettere in atto una strategia, la comprensione delle motivazioni del benessere e del bisogno di attenzione non va attuata però subito dopo l’emissione del comportamento-problema perché si fornirebbe un rinforzo e il bambino potrebbe imparare che emettendo quel comportamento riceve attenzione. L’ascolto attivo è invece più efficace il giorno successivo o più tardi nella giornata. Gestione dei comportamenti problema EFFICACE Analisi funzionale: permette di chiarire le motivazioni del comportamento Controllo dello stimolo: strutturare l’intervento in modo che siano assenti stimoli inefficaci e siano invece presenti quelli che tendono a produrre un comportamento sano Gratificare il bambino Punizione: mettere in chiaro l’alternativa giusta e rimandare la spiegazione in un momento di maggior serenità. Non prolungare il tempo della punizione (es. non farai ricreazione per
Attenzione espressa in modo di rimprovero può rinforzare il comportamento Proibire: può mettere l’alunno nella condizione di riaffermare la sua autonomia e il suo valore Usare il rimprovero, il sarcasmo o la critica in quanto presuppongono la convinzione che l’alunno sia portatore di qualche anomalia
15 giorni) Strutturare l’intervento
1. Le regole: le regole di comportamento sociale da seguire in classe devono essere spiegate bene, illustrate visivamente se possibili e devono essere semplici e comprensibili. Queste vanno stabilite dagli insegnanti e condivise con i genitori chiedendo loro di adottarle anche a casa. 2. La strutturazione: le istruzioni di ogni compito devono essere precise e rendere conto dei tempi di attenzione i quali variano tra 5-20 minuti. Importante la pausa dopo un’unità di lavoro in cui il bambino può rilassarsi e riposare la quale non deve superare i 10 minuti, deve essere presente un rinforzo sociale (“Bravo! Forza! Continua così!”) nel momento in cui il bambino ricomincia a lavorare. Le unità di lavoro devono essere adeguate alle abilità del bambino e se si deve lavorare su argomenti nuovi o difficili opportuno avvisarlo prima che ci sarà un’unità di training (più impegnativo richiede uno sforzo maggiore). 3. Il monitoraggio: osservare quante volte si presenta un comportamento problema utilizzando una tabella di monitoraggio. 4. Il rinforzo: non bisogna rimproverare né utilizzare punizioni, se il comportamento problema è inaccettabile usare la tecnica del time-out. 5. Il patto educativo: lavorare con la famiglia fornendo tabelle di osservazione, schede informative e tabelle di monitoraggio. MODELLI DI APPRENDIMENTO E STILI DI PENSIERO L’apprendimento è un processo articolato e continuo di acquisizione di nuove informazioni, di elaborazione di queste ultime e di trasformazione di quelle già possedute in modo che acquistino una nuova forma. La costruzione condivisa delle conoscenze è un processo circolare in cui l’allievo ha un ruolo attivo e in cui l’apprendimento non è un fatto individuale ma viene contestualizzato ed inserito nella dinamica di relazione con l’insegnante. Questa è finalizzata a rendere gli alunni più consapevoli delle proprie modalità cognitive e di apprendimento così da valorizzare i propri punti di forza attraverso la modulazione dell’insegnamento. A questo proposito bisogna distinguere tra: Stile di apprendimento: approccio all’apprendimento preferito di una persona, il suo modo tipico e stabile di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni si manifesta attraverso comportamenti cognitivi, affettivi e fisiologici che funzionano come indicatori relativamente stabili di come i soggetti percepiscono l’ambiente di apprendimento, interagiscono con esso e vi reagiscono Stile cognitivo: modalità di elaborazione dell’informazione che la persona adotta in modo prevalente che permane nel tempo e si generalizza a compiti diversi
con un’analisi delle diverse variabili di un’ipotesi cercando di confermarla Verbale: predilige il codice linguistico (es. riassunti, associazioni verbali) Visuale : predilige caratteristiche visuo-spaziali (es. immagini mentali, schemi e rappresentazioni grafiche) Impulsivo : elaborazione veloce che si basa su tempi decisionali per la risoluzione di compiti particolarmente complessi Riflessivo : elaborazione più lenta ed accurata Dipendente dal campo : rimanda a una percezione di come è organizzato il campo cioè il contesto Indipendente dal campo : poco o per niente influenzato dal contesto e maggiormente autonomo Convergente : procede secondo logica e sulla base delle informazioni che si possiedono Divergente : procede autonomamente e creativamente con la possibilità di generare diverse risposte Ogni insegnante tende a riprodurre il proprio stile di apprendimento nel suo stile di insegnamento quando invece è fondamentale la capacità di sperimentare strategie diverse di insegnamento per facilitare l’apprendimento di tutti gli studenti. Stili di pensiero Legislativo Favorisce la creatività: le persone con questo stile preferiscono fare le cose a modo loro decidendone i passaggi in modo autonomo Desiderano creare le loro regole e preferiscono problemi non strutturati Preferiscono scrivere testi creativi e fare progetti innovativi Poco valorizzato nell’ambiente scolastico Esecutivo Prediligono seguire le regole Preferiscono problemi strutturati Preferiscono tenere lezioni sulla base di idee altrui e rispettare le regole Valorizzato nella scuola e nei lavori dove gli ambienti sono caratterizzati da regole definite Giudiziario Favorisce lo spirito critico Prediligono valutare regole e procedure e analizzare problemi esprimendo giudizi Ostacolato dall’ambiente scolastico SOSTEGNO ALLA PREVENZIONE E ALLA GESTIONE DELLE DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)
I BES possono essere distinti in 3 fasce:
Gli interventi di prevenzione si basano su iniziative di screening rivolte a tutti gli alunni di una certa fascia scolastica, con l’identificazione dei casi a rischio e l’intervento mirato su questi ultimi. Questi possono ad esempio riguardare le transizioni scolastiche, a partire dall’infanzia fino all’università, come anche problemi emotivi e relazionali come il calo dell’autostima, la demotivazione, l’ansia, la timidezza, l’isolamento e il bullismo. DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO Per una diagnosi di Disturbo Specifico dell’apprendimento il DSM-V prevede:
Preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA Favorire la diagnosi precoce e l’adozione di percorsi didattici riabilitativi Incrementare la comunicazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e formazione Assicurare uguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale I DSA si possono trovare associati ad altre problematiche psicologiche come disturbi depressivi, disturbi d’ansia o del comportamento. Disturbo: non è una malattia ma un’alterazione di una particolare funzione Specifico: riguarda specificatamente delle abilità e non l’intelligenza generale Dell’apprendimento: coinvolge abilità di apprendimento scolastico quali la lettura, scrittura e il calcolo Questi sono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. DISLESSIA I modelli dei processi di lettura riguardano due vie principali: Via fonologica (via sublessicale): funziona mediante la trasformazione di ogni segno grafico nel suono ad esso corrispondente, consente la lettura di parole irregolari, nuove, rare o inesistenti ed è disregolata nei soggetti con difficoltà di lettura. Via diretta (via lessicale): porta al riconoscimento immediato della parola scritta sulla base del suo aspetto visivo. Presiede alla lettura di parole note, irregolari, con ambiguità nell’accento, alla comprensione del significato e alla scrittura di quelle parole che hanno lo stesso suono ma si scrivono in modo diverso (omofone ma non omografe). La dislessia è una disabilità dell’apprendimento di origine neurobiologica ed è caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella comprensione fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere problemi di comprensione nella lettura del testo scritto e una ridotta crescita del vocabolario e della conoscenza generale, conseguente ad una ridotta pratica nella lettura. La difficoltà di comprensione non è legata alla comprensione in sé ma all’eccessiva attenzione che viene riservata alla lettura a discapito del cogliere il significato del testo stesso. Possibili indicatori di DSA tra i 3-5 anni Relativamente allo sviluppo del linguaggio le prime parole vengono prodotte oltre i 18 mesi di vita e/o le prime frasi di 2-3 elementi oltre i 30 mesi
Continua a confondere la sequenza delle lettere all’interno delle parole Nella lettura la poca accuratezza, velocità e scorrevolezza pregiudicano la comprensione L’ortografia è inappropriata all’età (es. legge o scrive in modo differente la stessa parola proposta più volte nello stesso testo; omette, inverte o sostituisce delle lettere) Nella scrittura spontanea usa un lessico limitato Cerca delle scuse per non leggere Ha difficoltà linguistiche in ambito matematico (es. quando legge i problemi confonde i numeri e i simboli) Ha una difficoltà o impossibilità di apprendere le tabelline Confonde la destra e la sinistra Racconta i fatti con pochi particolari e in tempi lunghi Ha difficoltà nel linguaggio non lineare o figurato (proverbi, modi di dire) Non prende o non trascrive i compiti per casa Ha difficoltà a ricordare che giorno o che mese è Ha difficoltà ad organizzarsi nell’uso del diario scolastico DISCALCULIA Possono essere riconosciuti deficit nelle componenti di cognizione numerica : Subitizing (riconoscimento immediato) Meccanismo di quantificazione Seriazione Comparazione Strategie di composizione e scomposizione di quantità e strategie di calcolo a mente E deficit nelle procedure di calcolo : Lettura e scrittura dei numeri Incolonnamento Recupero fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto La discalculia può essere distinta in 4 sottotipi:
È un disturbo della scrittura dovuto a un deficit nei processi di cifratura che compromettono la correttezza delle abilità. Il soggetto disortografico commette errori ortografici significativamente superiori per numero e caratteristiche rispetto a quelli che ci si dovrebbe aspettare facendo riferimento al grado d’istruzione. L’intervento sui DSA Douglas Fuchs e colleghi hanno basato il loro intervento su una struttura multi-tier (multifase):
Programmare tempi più lunghi per prove scritte e per lo studio a casa Organizzare interrogazioni programmate Valutare le prove scritte e orali con modalità che tengano conto del contenuto e non della forma Limitare o evitare la lettura ad alta voce Fornire all’allievo la lettura ad alta voce da parte di un tutor durante le verifiche Leggere all’allievo le consegne dell’esercizio Evitare di far prendere appunti Integrare libri di testo con appunti su supporto digitalizzato Evitare la memorizzazione di sequenze (es. poesie) Evitare la scrittura sotto dettatura Evitare la copiatura alla lavagna Favorire l’uso del carattere stampato maiuscolo Ridurre le richieste di compiti per casa Evitare di richiedere lo studio mnemonico e nozionistico in genere tenendo presente che vi è una notevole difficoltà nel ricordare nomi, termini e definizioni Per quanto riguarda le prove scritte : Ridurre il numero degli esercizi senza modificare gli obiettivi Utilizzare per le verifiche domande a scelta multipla Fissare compiti programmati Favorire i compiti nelle prime ore del mattino Garantire tempi più lunghi Evitare risposte vero/falso Fornire all’allievo la lettura ad alta voce del testo da parte del tutor Durante le verifiche evitare la scrittura sotto dettatura Valutare nelle verifiche il contenuto e non la forma Per quanto riguarda le prove orali: Fissare le interrogazioni programmandole Evitare la sovrapposizione di interrogazioni Stimolare e supportare l’allievo aiutandolo ad argomentare qualora si mostrasse in difficoltà per la compromissione della MBT Esigere l’utilizzo di mappe e schemi durante le interrogazioni al fine di favorire la sequenzialità mnemonica Programmare le interrogazioni specificando gli argomenti che saranno richiesti e ridurre il numero delle pagine Avvisare dieci minuti prima di interrogare per dare il tempo di prepararsi psicologicamente e di ripassare PEI E PDP
Per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) va redatto annualmente un documento di programmazione che espliciti il percorso di personalizzazione individuato per ciascun alunno. Questo documento prende il nome di: PEI (Piano Educativo Individualizzato) per alunni con disabilità secondo la legge 104/ PDP (Piano Didattico Personalizzato) per alunni con DSA e altri BES inclusi quelli con svantaggi socio-economici-culturale coinvolge anche lo sviluppo di abilità sociali e relazionali Piano Educativo Individualizzato Chiamato anche “progetto di vita” in quanto coinvolge diverse aree fondamentali ad un’integrazione efficace del bambino in diverse aree di vita. Viene compilato a cura del personale della scuola con la collaborazione dell’insegnante di sostegno e dei genitori oltre agli operatori delle unità sanitarie competenti. Nel documento vengono individuati gli interventi indispensabili per fare in modo che lo studente raggiunga gli obiettivi desiderati sia in termini di istruzione che di integrazione scolastica. Quindi questo serve a: Programmare e documentare le strategie di intervento e i criteri di valutazione Definire un percorso individualizzato con diverse attività legate ai deficit dello studente legato alle aree didattico-educative, riabilitative e di socializzazione Indicare strumenti compensativi e misure dispensative previsti dalla legge 104/ Piano Didattico Personalizzato Il PDP si redige in presenza di alunni di seconda e terza fascia quindi rispettivamente alunni con DSA, ADHD, deficit del linguaggio, delle abilità non verbali e alunni con svantaggio linguistico- culturale, socio-economico e con disagio comportamentale/relazionale. Il piano viene compilato dal consiglio di classe entro i primi 3 mesi dall’inizio della scuola dopo aver consultato la famiglia e se necessario gli operatori socio-sanitari. Questo contiene: I dati anagrafici Tipologia del disturbo Attività didattiche individualizzate Strumenti compensativi Misure dispensative Forme di verifica e valutazione personalizzata Il piano serve per programmare e documentare le strategie di intervento e i criteri di valutazione, definire un percorso individualizzato e personalizzato con interventi educativi/didattici adeguati alle capacità e potenzialità riscontrate. Inoltre devono essere indicati gli strumenti compensativi e le misure dispensative previste dalla legge 170/2010. La procedura per redigerlo prevede: