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Lo psicologo scolastico - Cornoldi e Molinari, Sintesi del corso di Psicologia Scolastica

Sintesi del manuale "Lo psicologo scolastico" di Cornoldi e Molinari integrata con slide e appunti presi a lezione.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 03/07/2022

Chia.Uni
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PSICOLOGIA SCOLASTICA corso di Honorati
LO PSICOLOGO SCOLASTICO
Il Decreto 2613 dichiara la presenza dello psicologo nella scuola italiana non è definita da una
norma che ne veda l’inserimento stabile rivolto a tutta l’utenza richiedente, ma lascia alle scuole la
possibilità di avvalersi o meno di tale servizio, attraverso accordi con le aziende sanitarie locali, con
gli uffici scolastici regionali, con gli studenti e le loro famiglie su delibera degli organi collegiali, con
il contributo di enti, istituti bancari, associazioni, genitori o attraverso il Fondo d’Istituto.
Art. 2 comma 1-4:
1. Lo psicologo scolastico opera alle dirette dipendenze del dirigente scolastico e su sua
richiesta formula pareri e suggerimenti scritti su tutte le aree di intervento. Su richiesta dei
consigli di classe il dirigente dispone la partecipazione dello psicologo alle lezioni al fine di
osservare il clima relazionale esistente e di migliorarne l’efficacia la prima attività dello
psicologo coincide con l’osservazione relativa alle dinamiche relazionali tra i compagni e
con l’insegnante
2. Lo psicologo a seguito delle osservazioni compiute durante le lezioni ne riporta gli esiti al
dirigente e fornisce ai consigli di classe e al collegio docenti ogni elemento utile al
miglioramento della dinamica relazione, alla personalizzazione dell’offerta formative e alla
valutazione degli alunni
3. Lo psicologo su indicazione del dirigente scolastico convoca i genitori ed organizza colloqui
con la famiglia e con ogni altra persona che ritenga rilevante per lo sviluppo dell’alunno
4. Lo psicologo accede a tutte le informazioni sugli alunni in possesso dell’istituzione
scolastica
Nel 2020 venne sottolineata l’importanza di un sopporto psicologico per gli adolescenti e i bambini
dovuto ad un allarme da parte dei neuropsichiatri a causa dell’aumento dei tassi di disturbi d’ansia
e rischio di suicidio. Questo allarme ha permesso di ridefinire gli obiettivi e le finalità degli
interventi da parte dell’Ordine:
Fornire sull’intero territorio nazionale un sostegno psicologico al personale scolastico, alle
famiglie e agli studenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza Covid
Avviare un sistema di assistenza e supporto psicologico per prevenire le forme di disagio e
malessere psicofisico tra gli studenti di ogni ordine e grado
Lo stato di salute ottimale si realizza solo nel momento in cui gli individui hanno la
possibilità di sviluppare e mobilitare al meglio le proprie risorse in modo da soddisfare le
prerogative fisiche, mentali, sociali e materiali
Nello specifico, per quanto riguarda il contesto dell’educazione, l’OMS sottolinea
l’importanza di favorire la salute e l’apprendimento con tutte le misure a disposizione,
coinvolgendo i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i sindacati, gli studenti e i genitori nel
tentativo di rendere la scuola un luogo sano
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Scarica Lo psicologo scolastico - Cornoldi e Molinari e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Scolastica solo su Docsity!

PSICOLOGIA SCOLASTICA corso di Honorati LO PSICOLOGO SCOLASTICO Il Decreto 2613 dichiara la presenza dello psicologo nella scuola italiana non è definita da una norma che ne veda l’inserimento stabile rivolto a tutta l’utenza richiedente, ma lascia alle scuole la possibilità di avvalersi o meno di tale servizio, attraverso accordi con le aziende sanitarie locali, con gli uffici scolastici regionali, con gli studenti e le loro famiglie su delibera degli organi collegiali, con il contributo di enti, istituti bancari, associazioni, genitori o attraverso il Fondo d’Istituto. Art. 2 comma 1-4 :

  1. Lo psicologo scolastico opera alle dirette dipendenze del dirigente scolastico e su sua richiesta formula pareri e suggerimenti scritti su tutte le aree di intervento. Su richiesta dei consigli di classe il dirigente dispone la partecipazione dello psicologo alle lezioni al fine di osservare il clima relazionale esistente e di migliorarne l’efficacia  la prima attività dello psicologo coincide con l’osservazione relativa alle dinamiche relazionali tra i compagni e con l’insegnante
  2. Lo psicologo a seguito delle osservazioni compiute durante le lezioni ne riporta gli esiti al dirigente e fornisce ai consigli di classe e al collegio docenti ogni elemento utile al miglioramento della dinamica relazione, alla personalizzazione dell’offerta formative e alla valutazione degli alunni
  3. Lo psicologo su indicazione del dirigente scolastico convoca i genitori ed organizza colloqui con la famiglia e con ogni altra persona che ritenga rilevante per lo sviluppo dell’alunno
  4. Lo psicologo accede a tutte le informazioni sugli alunni in possesso dell’istituzione scolastica Nel 2020 venne sottolineata l’importanza di un sopporto psicologico per gli adolescenti e i bambini dovuto ad un allarme da parte dei neuropsichiatri a causa dell’aumento dei tassi di disturbi d’ansia e rischio di suicidio. Questo allarme ha permesso di ridefinire gli obiettivi e le finalità degli interventi da parte dell’Ordine:  Fornire sull’intero territorio nazionale un sostegno psicologico al personale scolastico, alle famiglie e agli studenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza Covid  Avviare un sistema di assistenza e supporto psicologico per prevenire le forme di disagio e malessere psicofisico tra gli studenti di ogni ordine e grado  Lo stato di salute ottimale si realizza solo nel momento in cui gli individui hanno la possibilità di sviluppare e mobilitare al meglio le proprie risorse in modo da soddisfare le prerogative fisiche, mentali, sociali e materiali  Nello specifico, per quanto riguarda il contesto dell’educazione, l’OMS sottolinea l’importanza di favorire la salute e l’apprendimento con tutte le misure a disposizione, coinvolgendo i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i sindacati, gli studenti e i genitori nel tentativo di rendere la scuola un luogo sano

Aree di intervento

  1. Supporto organizzativo all’istituzione scolastica volto alla gestione delle comunicazioni interne ed esterne per la presa di decisioni, supporto alla sperimentazione educativa e monitoraggio del clima organizzativo
  2. Supporto al personale scolastico volto a garantire il benessere lavorativo di tutte le persone presenti all’interno del sistema scuola monitorando il livello di stress presente
  3. Supporto alle studentesse e agli studenti instaurando un rapporto diretto con loro soggetti a continui cambiamenti per dare sostegno emotivo in momenti critici, fornendo strategie utili sia al singolo individuo che al gruppo classe dando supporto al potenziamento dell’apprendimento e delle difficoltà presentate dagli alunni attraverso attivazione di sportelli d’ascolto
  4. Supporto alle famiglie volto a monitorare il rapporto scuola/famiglia soprattutto con la modifica delle lezioni e con la riformulazione dell’apprendimento. Lo psicologo in questa situazione può utilizzare dei documenti con delle indicazioni su come aiutare i genitori ad affrontare questa nuova tipologia di didattica o può organizzare dei momenti di condivisione con insegnanti e famiglie per fornire tecniche utili al supporto dell’alunno. Psicologo scolastico : professionista in grado di fornire una consulenza e modelli di interventi tesi alla prevenzione del disagio e alla promozione dello stato di salute e benessere dell’istituzione scolastica. L’obiettivo consiste nel potenziare le competenze e le capacità di scopo di chi opera dentro il sistema scolastico attraverso l’elaborazione e promozione di analisi, strategie, metodi e strumenti di intervento psicologico. I piani di intervento sono quindi la consulenza, la formazione, prevenzione, orientamento ed intervento. Il lavoro dello psicologo deve orientarsi verso interventi di tipo consulenziali, rivolti all’istituzione e ai suoi componenti non limitandosi ad applicare tecniche ma avendo una lettura chiara del contesto non soffermandosi su un approccio individualista ma utilizzando un approccio di tipo contestuale, analizzando l’espressione del rapporto che l’individuo ha con il proprio contesto di appartenenza. Lo psicologo come consulente scolastico nasce dall’esigenza di accompagnare bambini e adolescenti durante il percorso di crescita e di perseguire una conoscenza approfondita del sistema all’interno del quale i ragazzi vivono e lavorano. La conoscenza del sistema consentirà di poter lavorare congiuntamente con tutti gli attori del sistema scolastico attraverso un approccio basato sul problem solving. Nelle situazioni conflittuali potrà anche svolgere una funzione di mediazione tra gli attori coinvolti. Interventi dello psicologo nella scuola  Insegnanti: approfondire problemi inerenti la funzione educativa, favorire la cooperazione ed il confronto tra insegnanti, affiancare l’insegnante per alunni in difficoltà, individuare delle strategie educative in caso di comportamenti problema negli alunni, aiutare a formulare interventi didattici individualizzati per gli studenti con difficoltà di apprendimento, promuovere incontri di formazione

informare i genitori anche se si preferisce sempre confrontarsi a proposito con lo studente e ottenerne il consenso

  1. Difficoltà in termini di accessibilità al servizio Inoltre bisogna ricordare come spesso ci possa essere stigma ed imbarazzo nei confronti dello sportello in quanto il malessere emotivo e psicologico vengono vissuti come una debolezza di cui vergognarsi, è necessario quindi mantenere un atteggiamento aperto e tollerante verso la richiesta d’aiuto spiegando fin dal principio che la consulenza psicologica non è segno di debolezza. A questo proposito è meglio che il luogo del ricevimento sia collocato in un’area il più possibile riservata. Tali ostacoli possono essere superati attraverso diverse procedure finalizzate alla conoscenza del servizio e alla sua accessibilità. Procedure di accesso allo sportello L’adolescente può presentarsi allo sportello in modo spontaneo oppure in modo indiretto su suggerimento dell’insegnante o dei genitori. Delle modalità spesso utilizzate per la prenotazione possono essere:  Il bigliettino: da inserire in un’apposita scatola a libero accesso  Il calendario online: spazio online inserito nel sito web della scuola  Lo spazio aperto: prevedere uno spazio a libero accesso per prenotarsi  Lo spazio aperto telefonico: numero telefonico per fissare un colloquio  Prenotazione per mezzo di un’insegnante referente La consulenza psicologica In letteratura sono due i modelli principali che hanno cercato di definire il lavoro di consulenza con studenti e genitori. Secondo il modello di Egan la consulenza deve essere breve, tra 4-5 incontri, e deve vertere su un problema specifico attraverso una prima fase di valutazione, poi di individuazione degli obiettivi ed identificazione di strategie per il loro raggiungimento.
  2. Valutazione : discutere la situazione che preoccupa il ragazzo, approfondire le criticità che ne ostacolano il buon funzionamento, formulazione precisa e personale del problema, eventuale utilizzo di strumenti standardizzati per valutare il grado di malessere dell’adolescente. Indipendentemente dall’utilizzo di questionari standardizzati è opportuno tenere traccia delle consulenze realizzate documentando il numero di studenti che si sono rivolti allo sportello, le tematiche riportare e l’efficacia del percorso così da avvalorarne l’utilità e garantire il finanziamento del servizio da parte della scuola.
  3. Individuazione degli obiettivi : identificare pochi obiettivi specifici, concreti e realizzabili. Utile l’utilizzo della Miracle Question “ immagina sia accaduto un miracolo e che il tuo problema sia magicamente sparito. Come sarebbe la tua vita senza questo problema ?”.
  4. Identificazione di strategie per il loro raggiungimento : stabilire insieme un piano d’azione per gli obiettivi precedentemente individuati (utile chiedere come ha gestito fino a qual

momento il problema, aiutarlo a distinguere le strategie che hanno funzionato da quelle che non hanno funzionato, individuare le risorse del ragazzo). A seconda delle situazioni specifiche potrebbero essere coinvolte terze parti:  Coinvolgimento rete scolastica: utile nel momento in cui il problema evidenziato si presenti principalmente all’interno della scuola o del gruppo classe  Coinvolgimento famiglia: utile quando risulta necessario l’apporto dei genitori o quando sono presenti situazioni a rischio  Coinvolgimento servizi del territorio: utile nel caso in cui è necessario rivolgersi ad uno specialista o quando doverosa una segnalazione ai servizi sociali o alle forze dell’ordine Per quanto riguarda la consulenza con i genitori questi arrivano allo sportello generalmente in due casi. Nel primo caso il genitore si rivolge allo psicologo perché preoccupato per alcuni comportamenti o atteggiamenti del figlio e chiede quindi aiuto per gestire la situazione, nel secondo caso il genitore è convocato dallo psicologo in seguito alla consulenza con lo studente per la presenza di determinate dinamiche. Il secondo modello principale in letteratura ( la consulenza centrata sull’utente ) sottolinea l’importanza di favorire la costruzione di una relazione collaborativa, non gerarchica e non direttiva tra lo psicologo e colui che si reca allo sportello. Il ruolo dello psicologo non è infatti quello di dare istruzione ma di mettere a disposizione le proprie competenze per ampliare il repertorio di conoscenze del genitore sui processi di crescita e sviluppo favorendo l’individuazione di strategie di coping. Un atteggiamento troppo direttivo infatti porterebbe all’invalidazione del ruolo parentale inficiando la buona riuscita dell’intervento. Ruoli dello sportello Lo sportello può avere diverse funzioni: Ascolto e supporto didattico:  Favorire il dialogo con/tra gli alunni specialmente in merito a semplici questioni relazionali  Supporta l’orientamento e il riorientamento scolastico facilitando l’inserimento nella scuola e nei gruppi classi oppure relativamente a difficoltà nel metodo di studio  Se presenti risorse economiche e organizzative la scuola può considerare la possibilità di avvalersi di consulenti esterni, in caso contrario può essere affidati a personale interno adeguatamente formato Ascolto psicologico:  Accogliere le richieste degli studenti relativamente a difficoltà di tipo personale o relazionale  Garantisce uno spazio di accoglienza del disagio e della sofferenza  Sostenere il processo di sviluppo del senso di autoefficacia agevolando i rapporti tra studenti e con il personale scolastico  Facilitare le relazioni scuola-famiglia

IL COMPORTAMENTO PROBLEMA

Il comportamento problema è un comportamento che crea agli insegnanti una difficoltà nella gestione del bambino in classe. Questo indica una mancanza di autoregolazione nel ragazzo ed è determinato da diverse caratteristiche:  Ha una funzione specifica: i comportamenti vengono messi in atto per arrivare ad uno scopo (es. svolgimento di un’attività piacevole, evitamento di una spiacevole, ottenere oggetti o attenzione). La comprensione dello scopo permette la selezione di un intervento efficace.  Ha un intento comunicativo: l’alunno cerca di inviare un messaggio basato sugli scopi e sulle funzioni del comportamento, potrebbe aver appreso che questo sia l’unico mezzo efficace per trasmettere tale messaggio oppure potrebbe non conoscerne di alternativi.  Si correla agli eventi che lo precedono e non si manifesta casualmente: gli eventi antecedenti e le conseguenze di un comportamento influenzano il comportamento stesso nel tentativo di controllare l’ambiente circostante  Può avere molteplici funzioni: è necessaria un’attenta analisi del comportamento in relazione al contesto in cui si verifica così da rendere più specifico l’intervento e migliorare le probabilità di riuscita Si definiscono quindi comportamenti problema tutti questi comportamenti che interferiscono con l’apprendimento e lo sviluppo in generale, possono provocare danni alla persona stessa, agli altri e agli oggetti e sono considerati inaccettabili da un punto di vista sociale. Nella valutazione del comportamento è importante non fare confusione tra situazioni comuni a livello tipico e situazioni influenzate da psicopatologie, inoltre non bisogna cadere nel personologismo considerando i comportamenti come manifestazione del carattere dell’alunno. È opportuno invece comprendere le funzioni comunicative alla base dell’azione e mettere in atto una strategia, la comprensione delle motivazioni del benessere e del bisogno di attenzione non va attuata però subito dopo l’emissione del comportamento-problema perché si fornirebbe un rinforzo e il bambino potrebbe imparare che emettendo quel comportamento riceve attenzione. L’ascolto attivo è invece più efficace il giorno successivo o più tardi nella giornata. Gestione dei comportamenti problema EFFICACE  Analisi funzionale: permette di chiarire le motivazioni del comportamento  Controllo dello stimolo: strutturare l’intervento in modo che siano assenti stimoli inefficaci e siano invece presenti quelli che tendono a produrre un comportamento sano  Gratificare il bambino  Punizione: mettere in chiaro l’alternativa giusta e rimandare la spiegazione in un momento di maggior serenità. Non prolungare il tempo della punizione (es. non farai ricreazione per

NON EFFICACE

 Attenzione espressa in modo di rimprovero può rinforzare il comportamento  Proibire: può mettere l’alunno nella condizione di riaffermare la sua autonomia e il suo valore  Usare il rimprovero, il sarcasmo o la critica in quanto presuppongono la convinzione che l’alunno sia portatore di qualche anomalia

15 giorni) Strutturare l’intervento

1. Le regole: le regole di comportamento sociale da seguire in classe devono essere spiegate bene, illustrate visivamente se possibili e devono essere semplici e comprensibili. Queste vanno stabilite dagli insegnanti e condivise con i genitori chiedendo loro di adottarle anche a casa. 2. La strutturazione: le istruzioni di ogni compito devono essere precise e rendere conto dei tempi di attenzione i quali variano tra 5-20 minuti. Importante la pausa dopo un’unità di lavoro in cui il bambino può rilassarsi e riposare la quale non deve superare i 10 minuti, deve essere presente un rinforzo sociale (“Bravo! Forza! Continua così!”) nel momento in cui il bambino ricomincia a lavorare. Le unità di lavoro devono essere adeguate alle abilità del bambino e se si deve lavorare su argomenti nuovi o difficili opportuno avvisarlo prima che ci sarà un’unità di training (più impegnativo richiede uno sforzo maggiore). 3. Il monitoraggio: osservare quante volte si presenta un comportamento problema utilizzando una tabella di monitoraggio. 4. Il rinforzo: non bisogna rimproverare né utilizzare punizioni, se il comportamento problema è inaccettabile usare la tecnica del time-out. 5. Il patto educativo: lavorare con la famiglia fornendo tabelle di osservazione, schede informative e tabelle di monitoraggio. MODELLI DI APPRENDIMENTO E STILI DI PENSIERO L’apprendimento è un processo articolato e continuo di acquisizione di nuove informazioni, di elaborazione di queste ultime e di trasformazione di quelle già possedute in modo che acquistino una nuova forma. La costruzione condivisa delle conoscenze è un processo circolare in cui l’allievo ha un ruolo attivo e in cui l’apprendimento non è un fatto individuale ma viene contestualizzato ed inserito nella dinamica di relazione con l’insegnante. Questa è finalizzata a rendere gli alunni più consapevoli delle proprie modalità cognitive e di apprendimento così da valorizzare i propri punti di forza attraverso la modulazione dell’insegnamento. A questo proposito bisogna distinguere tra:  Stile di apprendimento: approccio all’apprendimento preferito di una persona, il suo modo tipico e stabile di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni  si manifesta attraverso comportamenti cognitivi, affettivi e fisiologici che funzionano come indicatori relativamente stabili di come i soggetti percepiscono l’ambiente di apprendimento, interagiscono con esso e vi reagiscono  Stile cognitivo: modalità di elaborazione dell’informazione che la persona adotta in modo prevalente che permane nel tempo e si generalizza a compiti diversi

con un’analisi delle diverse variabili di un’ipotesi cercando di confermarla Verbale: predilige il codice linguistico (es. riassunti, associazioni verbali) Visuale : predilige caratteristiche visuo-spaziali (es. immagini mentali, schemi e rappresentazioni grafiche) Impulsivo : elaborazione veloce che si basa su tempi decisionali per la risoluzione di compiti particolarmente complessi Riflessivo : elaborazione più lenta ed accurata Dipendente dal campo : rimanda a una percezione di come è organizzato il campo cioè il contesto Indipendente dal campo : poco o per niente influenzato dal contesto e maggiormente autonomo Convergente : procede secondo logica e sulla base delle informazioni che si possiedono Divergente : procede autonomamente e creativamente con la possibilità di generare diverse risposte Ogni insegnante tende a riprodurre il proprio stile di apprendimento nel suo stile di insegnamento quando invece è fondamentale la capacità di sperimentare strategie diverse di insegnamento per facilitare l’apprendimento di tutti gli studenti. Stili di pensiero Legislativo  Favorisce la creatività: le persone con questo stile preferiscono fare le cose a modo loro decidendone i passaggi in modo autonomo  Desiderano creare le loro regole e preferiscono problemi non strutturati  Preferiscono scrivere testi creativi e fare progetti innovativi  Poco valorizzato nell’ambiente scolastico Esecutivo  Prediligono seguire le regole  Preferiscono problemi strutturati  Preferiscono tenere lezioni sulla base di idee altrui e rispettare le regole  Valorizzato nella scuola e nei lavori dove gli ambienti sono caratterizzati da regole definite Giudiziario  Favorisce lo spirito critico  Prediligono valutare regole e procedure e analizzare problemi esprimendo giudizi  Ostacolato dall’ambiente scolastico SOSTEGNO ALLA PREVENZIONE E ALLA GESTIONE DELLE DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)

I BES possono essere distinti in 3 fasce:

  1. Disabilità generale  normata dalla legge 104/
  2. Disturbi evolutivi specifici  ADHD, disturbo dello spettro autistico, DSA, disturbi dell’area linguistica e non verbale, FIL
  3. Svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale Le prime due tipologie sono anche chiamati disturbi del neurosviluppo in quanto documentata la base biologica. Iniziative dello psicologo scolastico
  4. Formazione degli insegnanti
  5. Progetti di screening e sensibilizzazione
  6. Facilitazione nei rapporti insegnante-famiglia-servizi
  7. Aiuto nell’interpretazione della diagnosi
  8. Consulenza su casi specifici
  9. Collaborazione nella stesura di un progetto individualizzato (iniziative di screening, progetti di prevenzione delle difficoltà di apprendimento, cura delle transizioni scolastiche)
  10. Aiuto nell’individuazione di materiali e strumenti compensativi
  11. Collaborazione col personale interno che lavorerà sul caso interessato
  12. Aiuto nel monitoraggio e nella valutazione degli effetti del lavoro svolto In breve nelle situazioni di disagio con i BES lo psicologo scolastico contribuisce all’individuazione degli obiettivi formativi alla luce delle caratteristiche cognitive, psico-affettive e relazionali e delle potenzialità del singolo alunno. I bambini con BES possono incorrere in problemi emotivi e relazionali per cui è opportuno intervenire con l’apprendimento socioemotivo nel caso di cali di autostima, demotivazione e ansia, la mindufulness può essere anche utile nei casi di timidezza, isolamento e bullismo. I BES non rientrano comunque nelle disabilità intellettive le quali comportano un basso rendimento in molte funzioni cognitive e nello sviluppo delle abilità adattive, nel DSM-V vengono definite come:
  13. Deficit delle funzioni intellettive (ragionamento, pianificazione, pensiero astratto, apprendimento scolastico e dall’esperienza) confermato da una valutazione clinica e test standardizzati
  14. Deficit del funzionamento adattivo (mancato raggiungimento degli standard di sviluppo per l’indipendenza personale e la responsabilità sociale nella cultura di appartenenza)
  15. Insorgenza dei deficit intellettivi e adattivi in età evolutiva Gli obiettivi di apprendimento che tali soggetti possono raggiungere vengono definiti dal QI, per cui un alunno tra 55 e 40 potrebbe riuscire a raggiungere competenze paragonabili a quelle di un bambino della scuola primaria per le abilità strumentali e qualcosa in meno per le abilità di comprensione/espressione testuale e problem solving matematico. Tuttavia bisogna ricordare come le esperienze educative e le caratteristiche individuali possono portare a prestazioni molto variabili anche all’interno di uno stesso profilo intellettivo.

Gli interventi di prevenzione si basano su iniziative di screening rivolte a tutti gli alunni di una certa fascia scolastica, con l’identificazione dei casi a rischio e l’intervento mirato su questi ultimi. Questi possono ad esempio riguardare le transizioni scolastiche, a partire dall’infanzia fino all’università, come anche problemi emotivi e relazionali come il calo dell’autostima, la demotivazione, l’ansia, la timidezza, l’isolamento e il bullismo. DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO Per una diagnosi di Disturbo Specifico dell’apprendimento il DSM-V prevede:

  1. Difficoltà di apprendimento e nell’uso di abilità scolastiche (lettura, comprensione, espressione scritta e calcolo)
  2. Le abilità scolastiche colpite sono notevolmente al di sotto di quelle attese per l’età cronologica dell’individuo e causano inferenza nel rendimento scolastico, sociale e di vita quotidiana
  3. Le difficoltà iniziano durante il periodo scolastico Le caratteristiche principali riguardano:  Difficoltà nella letto-scrittura e/o nei numeri e nel calcolo  Difficoltà nella consapevolezza fonologica (difficoltà nel riconoscere quanti, quali e in che ordine sono i suoni di una parola)  Lentezza nell’automatizzazione di diverse abilità Alcuni bambini con DSA possono avere anche difficoltà di coordinazione, di motricità fine, nelle abilità di organizzazione e di sequenza, difficoltà nell’acquisizione delle sequenze temporali (ore, giorni, stagioni…). Le prove MT vengono usate per diagnosticare la dislessia. La legge n.170 dell’8 ottobre 2010 riconosce la dislessia, la disortografia, disgrafia e la discalculia quali DSA, i quali si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. Importante questa specificazione in quanto sottolinea come i soggetti con DSA abbiano un funzionamento normale semplicemente diverso dal normotipo, a differenza di altre condizioni come l’autismo dove è riconoscibile il basso funzionamento. Proprio per questo né disabilità intellettiva né fattori esterni di tipo culturale o economico possono determinare un disturbo specifico dell’apprendimento. Le finalità della legge 170/2010 riguardano:  Garantire il diritto all’istruzione  Favorire il successo scolastico anche attraverso misure di supporto  Garantire una formazione adeguata  Promuovere lo sviluppo delle potenzialità del ragazzo  Ridurre i disagi relazionali ed emozionali dovuti al disturbo  Adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti

 Preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA  Favorire la diagnosi precoce e l’adozione di percorsi didattici riabilitativi  Incrementare la comunicazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e formazione  Assicurare uguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale I DSA si possono trovare associati ad altre problematiche psicologiche come disturbi depressivi, disturbi d’ansia o del comportamento. Disturbo: non è una malattia ma un’alterazione di una particolare funzione Specifico: riguarda specificatamente delle abilità e non l’intelligenza generale Dell’apprendimento: coinvolge abilità di apprendimento scolastico quali la lettura, scrittura e il calcolo Questi sono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. DISLESSIA I modelli dei processi di lettura riguardano due vie principali:  Via fonologica (via sublessicale): funziona mediante la trasformazione di ogni segno grafico nel suono ad esso corrispondente, consente la lettura di parole irregolari, nuove, rare o inesistenti ed è disregolata nei soggetti con difficoltà di lettura.  Via diretta (via lessicale): porta al riconoscimento immediato della parola scritta sulla base del suo aspetto visivo. Presiede alla lettura di parole note, irregolari, con ambiguità nell’accento, alla comprensione del significato e alla scrittura di quelle parole che hanno lo stesso suono ma si scrivono in modo diverso (omofone ma non omografe). La dislessia è una disabilità dell’apprendimento di origine neurobiologica ed è caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella comprensione fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere problemi di comprensione nella lettura del testo scritto e una ridotta crescita del vocabolario e della conoscenza generale, conseguente ad una ridotta pratica nella lettura. La difficoltà di comprensione non è legata alla comprensione in sé ma all’eccessiva attenzione che viene riservata alla lettura a discapito del cogliere il significato del testo stesso. Possibili indicatori di DSA tra i 3-5 anni  Relativamente allo sviluppo del linguaggio le prime parole vengono prodotte oltre i 18 mesi di vita e/o le prime frasi di 2-3 elementi oltre i 30 mesi

 Continua a confondere la sequenza delle lettere all’interno delle parole  Nella lettura la poca accuratezza, velocità e scorrevolezza pregiudicano la comprensione  L’ortografia è inappropriata all’età (es. legge o scrive in modo differente la stessa parola proposta più volte nello stesso testo; omette, inverte o sostituisce delle lettere)  Nella scrittura spontanea usa un lessico limitato  Cerca delle scuse per non leggere  Ha difficoltà linguistiche in ambito matematico (es. quando legge i problemi confonde i numeri e i simboli)  Ha una difficoltà o impossibilità di apprendere le tabelline  Confonde la destra e la sinistra  Racconta i fatti con pochi particolari e in tempi lunghi  Ha difficoltà nel linguaggio non lineare o figurato (proverbi, modi di dire)  Non prende o non trascrive i compiti per casa  Ha difficoltà a ricordare che giorno o che mese è  Ha difficoltà ad organizzarsi nell’uso del diario scolastico DISCALCULIA Possono essere riconosciuti deficit nelle componenti di cognizione numerica :  Subitizing (riconoscimento immediato)  Meccanismo di quantificazione  Seriazione  Comparazione  Strategie di composizione e scomposizione di quantità e strategie di calcolo a mente E deficit nelle procedure di calcolo :  Lettura e scrittura dei numeri  Incolonnamento  Recupero fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto La discalculia può essere distinta in 4 sottotipi:

  1. Deficit a carico del senso del numero o rappresentazione della quantità
  2. Deficit a carico della formazione e del recupero dei fatti numerici e aritmetici
  3. Deficit a carico delle procedure di calcolo
  4. Disturbo misto DISGRAFIA È un disturbo della scrittura di natura motoria dovuto ad un deficit nei processi di realizzazione grafica (grafia). Comporta una grafia poco chiara e irregolare nella forma e nella dimensione, disordinata e difficilmente comprensibile.

DISORTOGRAGIA

È un disturbo della scrittura dovuto a un deficit nei processi di cifratura che compromettono la correttezza delle abilità. Il soggetto disortografico commette errori ortografici significativamente superiori per numero e caratteristiche rispetto a quelli che ci si dovrebbe aspettare facendo riferimento al grado d’istruzione. L’intervento sui DSA Douglas Fuchs e colleghi hanno basato il loro intervento su una struttura multi-tier (multifase):

  1. Si guarda quale studente non risponde alla normale istruzione
  2. Più intensa e specifica si effettua su piccoli gruppi, chi non risponde a questo intervento è soggetto ad un processo diagnostico (intervento secondario)
  3. Diagnosi specialistica (intervento terziario) BAMBINI SUPERDOTATI La ricerca ha dimostrato come gli alunni eccezionali sono spesso vittime di disagio emotivo e motivazionale per cui può presentarsi la doppia eccezionalità, secondo cui da una parte posseggono grandi abilità e dall’altra incontrano difficoltà di apprendimento, di attenzione o di comportamento. DALLA CERTIFICAZIONE ALL’INTERPRETAZIONE DELLA DIAGNOSI La formulazione della diagnosi deve seguire una serie di fasi:
  4. Gli insegnanti segnalano i loro sospetti alla famiglia e invitano la stessa a fare una visita specialistica
  5. Qualora si riscontri un disturbo viene rilasciata dallo specialista una diagnosi che dovrà essere presentata alla segreteria della scuola per essere protocollata
  6. Insegnanti e famiglia devono redire un Piano Didattico Personalizzato che verrà monitorato per verificare l’efficacia delle misure adottate (es. strumenti compensativi e dispensativi). La comprensione della diagnosi prevede 4 fasi:
  7. Anamnesi (intervista): raccolta a scopo diagnostico di tutte le notizie riguardanti i precedenti fisiologici e patologici, personali e familiari di un paziente.
  8. Valutazione: riguarda il livello cognitivo generale, le abilità scolastiche strumentali (lettura, scrittura e calcolo), in alcuni casi il linguaggio e le funzioni cognitive di base. In particolare i test che riguardano attenzione e memoria devono essere utilizzati nel caso si soggetti dal livello intellettivo limite (es. test della torre di Londra).
  9. Colloquio conclusivo e relazione scritta: comprende la valutazione neuropsicologica con i risultati delle prove, la valutazione dell’area affettivo-relazionale, le proposte e i suggerimenti per l’intervento riabilitativo, le misure dispensative e gli strumenti compensativi suggeriti in ambito scolastico.

 Programmare tempi più lunghi per prove scritte e per lo studio a casa  Organizzare interrogazioni programmate  Valutare le prove scritte e orali con modalità che tengano conto del contenuto e non della forma  Limitare o evitare la lettura ad alta voce  Fornire all’allievo la lettura ad alta voce da parte di un tutor durante le verifiche  Leggere all’allievo le consegne dell’esercizio  Evitare di far prendere appunti  Integrare libri di testo con appunti su supporto digitalizzato  Evitare la memorizzazione di sequenze (es. poesie)  Evitare la scrittura sotto dettatura  Evitare la copiatura alla lavagna  Favorire l’uso del carattere stampato maiuscolo  Ridurre le richieste di compiti per casa  Evitare di richiedere lo studio mnemonico e nozionistico in genere tenendo presente che vi è una notevole difficoltà nel ricordare nomi, termini e definizioni Per quanto riguarda le prove scritte :  Ridurre il numero degli esercizi senza modificare gli obiettivi  Utilizzare per le verifiche domande a scelta multipla  Fissare compiti programmati  Favorire i compiti nelle prime ore del mattino  Garantire tempi più lunghi  Evitare risposte vero/falso  Fornire all’allievo la lettura ad alta voce del testo da parte del tutor  Durante le verifiche evitare la scrittura sotto dettatura  Valutare nelle verifiche il contenuto e non la forma Per quanto riguarda le prove orali:  Fissare le interrogazioni programmandole  Evitare la sovrapposizione di interrogazioni  Stimolare e supportare l’allievo aiutandolo ad argomentare qualora si mostrasse in difficoltà per la compromissione della MBT  Esigere l’utilizzo di mappe e schemi durante le interrogazioni al fine di favorire la sequenzialità mnemonica  Programmare le interrogazioni specificando gli argomenti che saranno richiesti e ridurre il numero delle pagine  Avvisare dieci minuti prima di interrogare per dare il tempo di prepararsi psicologicamente e di ripassare PEI E PDP

Per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) va redatto annualmente un documento di programmazione che espliciti il percorso di personalizzazione individuato per ciascun alunno. Questo documento prende il nome di:  PEI (Piano Educativo Individualizzato) per alunni con disabilità secondo la legge 104/  PDP (Piano Didattico Personalizzato) per alunni con DSA e altri BES inclusi quelli con svantaggi socio-economici-culturale  coinvolge anche lo sviluppo di abilità sociali e relazionali Piano Educativo Individualizzato Chiamato anche “progetto di vita” in quanto coinvolge diverse aree fondamentali ad un’integrazione efficace del bambino in diverse aree di vita. Viene compilato a cura del personale della scuola con la collaborazione dell’insegnante di sostegno e dei genitori oltre agli operatori delle unità sanitarie competenti. Nel documento vengono individuati gli interventi indispensabili per fare in modo che lo studente raggiunga gli obiettivi desiderati sia in termini di istruzione che di integrazione scolastica. Quindi questo serve a:  Programmare e documentare le strategie di intervento e i criteri di valutazione  Definire un percorso individualizzato con diverse attività legate ai deficit dello studente legato alle aree didattico-educative, riabilitative e di socializzazione  Indicare strumenti compensativi e misure dispensative previsti dalla legge 104/ Piano Didattico Personalizzato Il PDP si redige in presenza di alunni di seconda e terza fascia quindi rispettivamente alunni con DSA, ADHD, deficit del linguaggio, delle abilità non verbali e alunni con svantaggio linguistico- culturale, socio-economico e con disagio comportamentale/relazionale. Il piano viene compilato dal consiglio di classe entro i primi 3 mesi dall’inizio della scuola dopo aver consultato la famiglia e se necessario gli operatori socio-sanitari. Questo contiene:  I dati anagrafici  Tipologia del disturbo  Attività didattiche individualizzate  Strumenti compensativi  Misure dispensative  Forme di verifica e valutazione personalizzata Il piano serve per programmare e documentare le strategie di intervento e i criteri di valutazione, definire un percorso individualizzato e personalizzato con interventi educativi/didattici adeguati alle capacità e potenzialità riscontrate. Inoltre devono essere indicati gli strumenti compensativi e le misure dispensative previste dalla legge 170/2010. La procedura per redigerlo prevede:

  1. Interesse della famiglia che consegna la diagnosi alla scuola