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manuale tfa sostegno infanzia e primaria, Schemi e mappe concettuali di TFA Sostegno

manuale di preparazione alla preselettiva per infanzia e primaria

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 04/03/2023

Montella9
Montella9 🇮🇹

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IL SISTEMA DELL'ISTRUZIONE IN ITALIA E LA POLITICA EUROPEA COMUNE
BREVE STORIA DELLA SCUOLA ITALIANA
La scuola in Italia nell'Ottocento Fino all’emanazione della legge Boncompagni del 1848 (il
ministero dell’Istruzione Pubblica nasceva nel 1847e re Carlo Alberto chiamava Boncompagni a
dirigerlo) i vari stati si occupavano in maniera marginale dell’istruzione affidata alle iniziative della
chiesa. La legge prevedeva: il controllo governativo delle scuole di ogni ordine e grado; tre gradi:
primaria, secondaria classica e speciale (tecnica), universitaria. Legge Casati del 1859 (entrata in
vigore 1860 estesa al regno d’Italia il 17marzo 1861).
Obiettivi:
combattere l’analfabetismo (pari a 80%);
sottrarre il monopolio educativo alla chiesa;
introdurre scuole per la preparazione dei maestri;
affermare il principio di uguaglianza tra i due sessi;
attribuzione solo alle scuole pubbliche della facoltà di concedere diplomi e licenze.
Stabiliva: tre rami a carico dei comuni:
istruzione primaria durata 4 anni due inferiori, biennio obbligatori e due superiori
Istruzione secondaria istruzione tecnica 3 anni dopo le elementari (scuole tecniche),
3 anni grado superiore (istituti tecnici) istruzione secondaria classica su due gradi 5 anni
dopo le elementari (ginnasio a pagamento) più alti 3 anni (liceo)
scuole normali per la formazione dei docenti istruzione superiore università
Legge Coppino del 1877 (prima riforma di un governo della sinistra), nonostante lo stanziamento di
fonti per i Comuni e l’imposizione ai genitori di mandare i figli a scuola non riesce a migliorare la
situazione della poca alfabetizzazione: innalzava a 5 anni l’istruzione obbligatoria definiva le
sanzioni per i genitori che non rispettavano l’obbligo scolastico non figurava più l’insegnamento
della religione cattolica
ESPERIENZE EDUCATIVE DELL’900
Maria Montessori: Il principio fondamentale del suo metodo consisteva nel valorizzare la libertà dei
bambini. Fondò nel 1907 a Roma “la casa dei bambini” dove tutto era a loro misura.
Problematiche dell’educazione: analfabetismo, risorse finanziarie per i Comuni inesistenti, pochi
insegnanti formati, mancanza di istruzione specifica per svolgere alcuni lavori
Problematiche del paese: emigrazione dovuta alle pessime condizioni economiche, ingenti spese
per occupazione colonie (Eritrea, Libia), spese militari, spese per l’industrializzazione, crescente
peso del debito pubblico.
Legge Orlando del 1904 innalza l’obbligatorietà scolastica fino a 12 anni;
impone ai Comuni di istituire scuole almeno fino alla 4° classe e di assistere i più poveri, purtroppo
però i fondi saranno inadeguati per realizzare tutto ciò; prevede un “corso popolare” per i ragazzi
che non volessero proseguire con gli studi propose (MA NON SI ATTUO’) una scuola media unica
sia per che proseguiva per ginnasio e liceo sia per chi sceglieva gli studi tecnici Legge Daneo –
Credaro del 1911 cercò di garantire il diritto allo studio anche nelle aree più povere, per essere
però pienamente attuata avrebbe richiesto ingenti somme che però erano impegnate in alti settori
(conflitto in Libia, prima guerra mondiale). La legge prevedeva che:
le elementari passarono sotto la gestione dello stato (no capoluoghi e comuni con < del 25% di
analfabeti); che nascesse il liceo moderno (sostituito poi dal liceo scientifico);
venissero stanziati fondi per migliorate le condizioni degli insegnanti (pensione, retribuzione
minima...), per l’edilizia scolastica, per l’assistenza ai meno abbienti, per istituire scuole serali e
festive per gli adulti analfabeti; che i padronati scolastici diventassero obbligatori per fornire
assistenza alle famiglie. La Riforma Gentile Legge n° 3126 del 1923 Mussolini affida a Gentile il
compito di adeguare il sistema scolastico e universitario esso si avvarrà della collaborazione di
Benedetto Croce e Giuseppe Lombardi Radice (autore dei programmi per la scuola elementare).
Quella di gentile sarà la più importante riforma del sistema scolastico restata in vigore nelle linee
portanti fino alla Riforma Moratti (legge n°53 del 2003) e alla legge n°133 del 2008. L’obbligatorietà
scolastica fu portata a 14 anni, gli alunni alla fine del 5° anno delle elementari avevano 4
possibilità: Ginnasio per accedere al liceo; Istituto Tecnico articolato in corso inferiore e corso
superiore; Istituto Magistrale articolato in corso inferiore e corso superiore; Scuola Complementare
denominata poi Scuola di Avviamento Professionale. Dei Regi Decreti (R.D.) solo i primi due
hanno la firma di Gentile che restò al ministero dal 30/10/1922 al 30/06/1923 ma tutto il complesso
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IL SISTEMA DELL'ISTRUZIONE IN ITALIA E LA POLITICA EUROPEA COMUNE

BREVE STORIA DELLA SCUOLA ITALIANA

La scuola in Italia nell'Ottocento Fino all’emanazione della legge Boncompagni del 1848 (il ministero dell’Istruzione Pubblica nasceva nel 1847e re Carlo Alberto chiamava Boncompagni a dirigerlo) i vari stati si occupavano in maniera marginale dell’istruzione affidata alle iniziative della chiesa. La legge prevedeva: il controllo governativo delle scuole di ogni ordine e grado; tre gradi: primaria, secondaria classica e speciale (tecnica), universitaria. Legge Casati del 1859 (entrata in vigore 1860 estesa al regno d’Italia il 17marzo 1861). Obiettivi:

  • combattere l’analfabetismo (pari a 80%);
  • sottrarre il monopolio educativo alla chiesa;
  • introdurre scuole per la preparazione dei maestri;
  • affermare il principio di uguaglianza tra i due sessi;
  • attribuzione solo alle scuole pubbliche della facoltà di concedere diplomi e licenze. Stabiliva: tre rami a carico dei comuni:
  • istruzione primaria durata 4 anni due inferiori, biennio obbligatori e due superiori
  • Istruzione secondaria istruzione tecnica 3 anni dopo le elementari (scuole tecniche),
  • 3 anni grado superiore (istituti tecnici) istruzione secondaria classica su due gradi 5 anni dopo le elementari (ginnasio a pagamento) più alti 3 anni (liceo)
  • scuole normali per la formazione dei docenti istruzione superiore università Legge Coppino del 1877 (prima riforma di un governo della sinistra), nonostante lo stanziamento di fonti per i Comuni e l’imposizione ai genitori di mandare i figli a scuola non riesce a migliorare la situazione della poca alfabetizzazione: innalzava a 5 anni l’istruzione obbligatoria definiva le sanzioni per i genitori che non rispettavano l’obbligo scolastico non figurava più l’insegnamento della religione cattolica ESPERIENZE EDUCATIVE DELL’ Maria Montessori: Il principio fondamentale del suo metodo consisteva nel valorizzare la libertà dei bambini. Fondò nel 1907 a Roma “la casa dei bambini” dove tutto era a loro misura. Problematiche dell’educazione: analfabetismo, risorse finanziarie per i Comuni inesistenti, pochi insegnanti formati, mancanza di istruzione specifica per svolgere alcuni lavori Problematiche del paese: emigrazione dovuta alle pessime condizioni economiche, ingenti spese per occupazione colonie (Eritrea, Libia), spese militari, spese per l’industrializzazione, crescente peso del debito pubblico. Legge Orlando del 1904 innalza l’obbligatorietà scolastica fino a 12 anni; impone ai Comuni di istituire scuole almeno fino alla 4° classe e di assistere i più poveri, purtroppo però i fondi saranno inadeguati per realizzare tutto ciò; prevede un “corso popolare” per i ragazzi che non volessero proseguire con gli studi propose (MA NON SI ATTUO’) una scuola media unica sia per che proseguiva per ginnasio e liceo sia per chi sceglieva gli studi tecnici Legge Daneo – Credaro del 1911 cercò di garantire il diritto allo studio anche nelle aree più povere, per essere però pienamente attuata avrebbe richiesto ingenti somme che però erano impegnate in alti settori (conflitto in Libia, prima guerra mondiale). La legge prevedeva che: le elementari passarono sotto la gestione dello stato (no capoluoghi e comuni con < del 25% di analfabeti); che nascesse il liceo moderno (sostituito poi dal liceo scientifico); venissero stanziati fondi per migliorate le condizioni degli insegnanti (pensione, retribuzione minima...), per l’edilizia scolastica, per l’assistenza ai meno abbienti, per istituire scuole serali e festive per gli adulti analfabeti; che i padronati scolastici diventassero obbligatori per fornire assistenza alle famiglie. La Riforma Gentile Legge n° 3126 del 1923 Mussolini affida a Gentile il compito di adeguare il sistema scolastico e universitario esso si avvarrà della collaborazione di Benedetto Croce e Giuseppe Lombardi Radice (autore dei programmi per la scuola elementare). Quella di gentile sarà la più importante riforma del sistema scolastico restata in vigore nelle linee portanti fino alla Riforma Moratti (legge n°53 del 2003) e alla legge n°133 del 2008. L’obbligatorietà scolastica fu portata a 14 anni, gli alunni alla fine del 5° anno delle elementari avevano 4 possibilità: Ginnasio per accedere al liceo; Istituto Tecnico articolato in corso inferiore e corso superiore; Istituto Magistrale articolato in corso inferiore e corso superiore; Scuola Complementare denominata poi Scuola di Avviamento Professionale. Dei Regi Decreti (R.D.) solo i primi due hanno la firma di Gentile che restò al ministero dal 30/10/1922 al 30/06/1923 ma tutto il complesso

della riforma della scuola italiana che va dal 1923 fino al 1928, quando fu emanato il Testo Unico delle leggi sulla Pubblica Istruzione (R.D. n°577 del 1928), viene chiamato RIFORMA GENTILE. Gli elementi essenziali della riforma sono:  Riordino dell’istruzione classica per preparare alle università e agli istituti superiori;  Istituzione l’Istituto Magistrale per preparare gli insegnanti della scuola elementare;  Istituzione il Liceo Scientifico per preparare gli aspiranti delle facoltà di scienze e medicina;  Istituzione il Liceo Femminile per completare la cultura delle giovani che non volevano procedere negli studi;  Articolazione dell’Istituto Tecnico in un corso inferiore triennale poi portato a 4 anni;  Istituzione dell’esame di Maturità per poter accedere all’università;  Viene confermato l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica:  Apertura di tutte le facoltà ai diplomati del Liceo Classico;  Pone il limite di 35 alunni per classe;  Istituzione di scuole speciali per ciechi e sordomuti. CONTESTO STORICO Concordato del 1929 per la scuola esso prevedeva l’IRC in tutte le scuole non universitarie e non solo nelle elementari come previsto dalla Riforma Gentile. L’insegnamento era però a richiesta e gli insegnanti dovevano essere riconosciuti dall’autorità ecclesiastica. Provvedimento per la difesa della razza nella scuola fascista emanato con il R.D. del 5 settembre 1938 n° 1390 con cui si escludevano sia dal frequentare che dall’insegnamento tutte le persone di razza ebraica dalla scuola italiana Riforma fascista di Giuseppe Bottai del 1939 egli presento al Gran Consiglio del Fascismo La Carta della scuola con l’obbiettivo di porre la scuola al servizio del fascismo. Tale riforma sanciva l’obbligo scolastico di 8 anni, dopo la scuola elementare viene introdotta la scuola media unica della durata di 3 anni a cui viene affiancatala scuola triennale di avviamento professionale. Si introducono nuovi elementi rispetto alla riforma Gentile, legati ai tempi politici, quali: Ridimensionamento delle discipline classiche per riabilitare l’importanza di scienza, tecnica e lavoro; Riconoscimento del lavoro manuale non solo nella scuola elementare ma anche negli istituti superiori; Obbligo della scuola materna. La scuola in Italia nel secondo dopoguerra Dopo il referendum (2 giugno 1946) che aveva scelto il sistema repubblicano l’assemblea costituente varò la Costituzione Italiana (1948), in essa gli articoli inerenti all’educazione sono: 15)Art. 3 uguaglianza dei cittadini difronte alla legge; 16)Art. 7 rapporto Stato-Chiesa ( I Patti Lateranensi); 17)Art. 29 diritti delle famiglie; 18)Art.30 diritti e doveri dei genitori; 19)Art. 31 sostegno alle famiglie; 20)Art. 33 libertà di insegnamento; 21)Art.34 scuola aperta a tutti (obbligo d’istruzione); 22)Art. 35 formazione professionale dei lavoratori ; 23)Art. 117 competenze regionali e statali in materia di istruzione e formazione. Indagine Gonnella del1948 – 1948 il ministro insediò il 17aprile 1947 una Commissione nazionale d’inchiesta per la riforma della scuola. Tale commissione lavorò mediante l’invio di 211mila questionari ad insegnanti e 85 mila a non insegnanti. Nello stesso anno si insediò una seconda commissione con il compito di predisporre un progetto di riforma scolastica, si arrivò cosi alle norme generali sull’istruzione disegno di legge n°2100. In tale disegno compariva l’educazione civile. Nello stesso periodo nasceva la Scuola Popolare contro l’analfabetismo per alfabetizzare adulti che non avevano avuto la possibilità di conseguire la licenza media. Le forti contraddizioni politiche non permisero la messa in atto della legge. Nel corso degli anni 50 il nostro paese vive il “miracolo economico” si passa da paese a prevalenza rurale a paese industrializzato, vi è una forte migrazione dal sud al nord. Aumentando la domanda di istruzione si ripresentano i problemi educativi e sulla linea delle 2 Commissioni Gonella si cerca soluzioni a vecchi e nuovi problemi, quali: o Analfabetismo non ancora debellato al sud; o Adeguamento delle scuole tecniche alle nuove professionalità; o Istruzione superiore realmente accessibile a tutti. ADESIONE ALLA COMUNITA’ EUROPEA normativa italiana Scuola Media Unica Obbligatoria istituita dalla legge n° 1859 del 1962 del ministro Luigi Gui (è stata abrogata con D. Lgs n°212 del 2010) Il governo Fanfani riprendendo il discorso della “Carta della Scuola” di Bottai unificò la scuola tra gli 11 e i 14 anni in un'unica scuola uguale per tutti ( nelle leg precedente si aveva scuola di avviamento professionale che dava accesso solo all’istruzione professionale o la scuola media triennale con un esame di ammissione ed esame di licenza media finale). Con la nuova riforma si concretizzava l’obbligo scolastico fino ai 14 anni fino ad allora enormemente disatteso, viene introdotta anche la fornitura di libri gratuita

socio-pedagogico; Preannuncia l’ordinanza ministeriale per i servizi di pre , post e inter scuola, che poi emanata nel 1983 istituì il tempo lungo per le scuole medie. Il bilancio positivo della legge nei suoi 30 anni di vita è relativo a:

  • Abolizione dei voti e introduzione della scheda di valutazione;
  • Abolizione della selezione per scuola elementare e media;
  • Inserimento dei disabili e della figura dell’insegnante di sostegno;
  • Efficienza dell'equipe socio-pedagogica;
  • Introduzione attività integrative; Gli anni 90 Legge n°148 del 1990 Riforma dell’ordinamento della scuola elementare, in essa il legislatore: precisa le finalità della scuola elementare; definisce le forme di raccordo con gli ordini successivi; disegna tre opzioni organizzative della didattica, tra cui le famiglie possono scegliere (modulo, tempo lungo e tempo pieno) Legge n° 104 del 1992 Legge quadro sull’handicap essa affronta le problematiche dell’handicap a livello scolastico. In particolare, nell’ art. 13 garantisce il diritto all’istruzione della persona handicappata dalla materna all’università. Legge n° 537 del 1993 istituti di ogni ordine e grado e le istituzioni di alta cultura hanno personalità giuridica e sono datati di autonomia organizzativa, finanziaria, didattica, di ricerca e di sviluppo. Legge n°97 del 1994 “nuove disposizioni per le zone montane” nascita degli I. C. Essi nacquero dalla necessità di mantenere aperte le scuole montane accorpando materna elementare e medie ma si diffuse largamente con tutte le successive riforme. D. Lgs n° 297 del 1994 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione” essendo state emanate tante leggi spesso senza connessione logica tra loro ha richiesto la sua emanazione. Il T.U. aveva il pregio di accomunare in un solo corpo molta della regolamentazione in materia. Tale testo è stato poi oggetto di molte modifiche per cui oggi la sua effettiva utilità è molto ridotta. D. Legge n°253 del 1995 convertito in Legge n° 352 del 1995 che eliminò gli esami di riparazione e introdusse gli I.D.E.I. (Interventi Didattici ed Educativi Integrativi), fu data, quindi, la possibilità di essere promossi con lacune da recuperare l’anno successivo. Legge n°59 del (art 21) introduce l’autonomia scolastica che avrà pieno riconoscimento con la Legge n°3 del 2001 (art.117. L’autonomia delle scuole si esprime nella formulazione del POF, l’autonomia, infatti, si limita all’organizzazione interna delle risorse date, restano esclusi i meccanismi di arruolamento e assegnazione del personale rimasti centralizzati. Il POF sostituisce il Piano Educativo dell’istituto). I provvedimenti attuativi di tale legge ristruttureranno il sistema dell’istruzione statale, in dettaglio D Lgs n°112 del 1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed a altri enti locali…” D. Lgs n° 59 del 1998 “disciplina delle qualifiche dirigenziali dei capi di istituto delle istituzioni scolastiche autonome…” D.P.R. n°233 del 1998 “Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organi funzionali dei singoli istituti….” (per mantenere la personalità giuridica gli istituti di istruzione devono avere una popolazione consolidata tra i 500 e i 900 alunni almeno per 5 anni). Legge n°425 del 1997 riforma dell’esame di maturità (non mi inoltro nella spiegazione non credo sia di nostro interesse) D.P.R. n°249 del 1998 emana lo “Statuto delle studentesse e degli studenti” da cui derivano i regolamenti disciplinari dei singoli istituti. Tale Statuto fu modificato dal D.P.R n° 235 del 2007 dal ministro Fiorone per tamponare il fenomeno del bullismo (spiegato in seguito). Legge n°62 del 2000 nata come un provvedimento del ministro Berlinguer definì il sistema pubblico di istruzione come un sistema unitario composto da scuole statali e scuole paritarie, stabilendo non solo il riconoscimento giuridico a queste ultime ma provvedendo anche al loro finanziamento. Legge n° 30 del 2000 Riforma dei cicli nata dalla ”Commissione dei Saggi” istituita dal ministro Berlinguer e presieduta da Roberto Maragliano riordinava i cicli scolastici ridefinendo, quindi, il percorso educativo degli alunni: o Primo ciclo di 7 anni (dai 6 anni ai 12) abolisce la scuola media come percorso a sé e la accorpandola alla scuola elementare scuola di base o Secondo ciclo di 5 anni esso diventa maggiormente qualificante con frequenza obbligatoria per i primi 2 anni che assumono un carattere prettamente orientativo ,gli altri 3 anni diventano facoltativi scuola secondaria superiore Con essa si riduceva il percorso scolastico a 12 anni con ingresso all’università a 18 anni. Tale legge fu molto contestata e non venne mai attuata. Con uno stesso provvedimento il governo Berlusconi abrogò questa e altre leggi: la Legge n°9 del 1999 la quale aveva innalzato a 9 anni la durata della scuola dell’obbligo, la Legge n° 144 del 1999 che sanciva l’obbligo di frequentare attività formative fino ai 18 anni.

LA STRATEGIA DI LISBONA Formulata nel 2000 dal Consiglio europeo per la crescita e l’occupazione, aveva come fondamento il Libro Bianco “Insegnare ed apprendere: verso la società basata sulla conoscenza” (pub. U.E. Pres Delores). Gli obbiettivi erano:  Aumentare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione dell’U.E.  Facilitarne l’accesso  Aprirli al mondo esterno La riforma Moratti sposta il baricentro sulla famiglia La Riforma Moratti Legge n° 53 del 2003 “Sistema educativo di Istruzione e di Formazione” (la legge abrogava L. n° 9 del 1999 e la L. n° 30 del 2000). Tale legge pone accento sul rispetto delle scelte educative della famiglia, essa si riferisce all’Art 117 della Costituzione e alle Strategie di Lisbona. I sui obbiettivi sono: o Valorizzare la persona umana; o Favorire la coesione sociale; o Stimolare la cooperazione e lo sviluppo economico. La legge riforma:

  • Scuola dell’infanzia dura 3 anni non è obbligatoria, sono previsti anticipi per i nati nei primi 4 mesi dell’anno successivo. PRIMO CICLO
  • Scuola primaria dura 5 anni comincia all’età di 6 e ci possono essere anticipi, è ripartita in un primo anno e in due bienni, è abolito l’esame finale, si studia inglese fin dalla prima e si introducono i principi dell’informatica, viene introdotto il portfolio delle competenze e viene reintrodotta la valutazione del comportamento.
  • Scuola secondaria di primo grado completa il primo ciclo, dura 3 anni ripartiti in un biennio e l’anno finale con carattere orientativo, introduce lo studio di una seconda lingua comunitaria, approfondisce le conoscenze informatiche, si conclude con un esame di stato. SECONDO CICLO: sono previsti due possibili percorsi formativi
  • Licei la normativa per essi è di competenza statale, durano 5 anni (indirizzo classico, scientifico, artistico, linguistico…) si concludono con l’esame di stato.
  • Istruzione e formazione professionale di competenza regionale tranne che per le norme generali e livelli minimi delle prestazioni, durano 3 anni (qualifica professionale) o 4 anni (diploma) con la possibilità di sostenere al 5 anno l’esame di stato valido per l’iscrizione all’Università. I decreti delegati di attuazione della legge furono: 2. D. Lgs. n° 59 del 2004 sulla scuola dell’infanzia e sul primo ciclo 3. D. Lgs. n° 286 del 2004 sul servizio nazionale di valutazione 4. D. Lgs. n° 76 del 2005 sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione 5. D. Lgs. n° 77 del 2005 sull’alternativa scuola lavoro cerca di creare un percorso alternativo per i ragazzi tra i 15 e i 18 anni che non vogliono proseguire con gli studi 6. D. Lgs. n° 226 del 2005 sul secondo ciclo 7. D. Lgs n° 227 del 2005 ridefinisce la formazione iniziale per i docenti di ogni ordine, introducendo lauree specialistiche e tirocini obbligatori 8. D. Lgs n° 286 del 2005 con l’Istituto Nazionale di Valutazione, come in tutti i paesi europei, monitora con verifiche nazionali la qualità dell’offerta formativa e il livello degli apprendimenti 5.6 Il “cacciavite” del Ministro Giuseppe Fioroni Susseguito al ministro Moratti non abrogo la sua riforma ma intervenne con il “cacciavite” sugli aspetti che meno condivideva. Legge n°176del 2007 La legge: Ripristinava il tempo pieno di 40 ora nella scuola primaria, con la mensa obbligatoria D. M. n°31 del 2007 elaborato dalla commissione parlamentare riscrivevano le indicazioni per il primo ciclo D.P.R. n° 235 del2007 per arginare il fenomeno del bullismo reintrodusse le sanzioni disciplinari D.Lgs n°29 del 2007 (poco noto e poco applicato) Disposizioni per incentivare l’alleanza degli studenti nei percorsi d’istruzione. D.P.R. 260 del 2007 ultimo di una lunga serie di tappe per ridefinire l’organizzazione territoriale del ministero, creando: Uffici scolastici regionali con sede nel capoluogo di provincia; Uffici scolastici Provinciali. I provvedimenti del ministero Gelmini Come base per gli interventi nella scuola fu impostato il Piano programmatico di riordino e di sviluppo del sistema scolastico con art. 64 del D.L. n°112 del 2008 convertito nella Legge n° 133 del 2008 i suoi principali provvedimenti sono: 10. D.P.R. n° 81 del 2009 Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane nella scuola…. 11. D.P.R. n° 98 del 2009 Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione…. In seguito, avremo con la Legge n° 169 del 2009 venne emanato il: 10. D.P.R. n°122 del 2009 Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia. Il quadro degli interventi oltre agli inevitabili tagli comporta: 11. Reintroduzione del maestro unico D.L. n°137 del 2008 convertito nella Legge n°169 del 2008;

perché vi sia l'equilibrio e l'armonia tra i vari componenti. Il dirigente deve garantire o diritti al l'apprendimento degli alunni o libertà d'insegna mento dei docenti o libertà di scelta educativa da parte delle famiglie Il "cuore" della funzione docente Docenza: 8. trasmissione della cultura (presuppone la conoscenza approfondita delle discipline e le metodologie didattiche idonee per trasmettere) 9. contributo alla elaborazione di essa ( la trasmissione della cultura non si limita alla riproposizione dei contenuti ma richiede un'elaborazione attraverso flessibilità e attivazione di esperienze di ricerca 10.impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità ( la scuola deve puntare alla formazione integrale della persona al fine di favorire la ricerca personale del soggetto della propria identità) La funzione docenti contenuta nel DPR n. 417 viene riproposta all' interno del CCNL della scuola pubblica. La formazione universitaria dei docenti della scuola dell'Infanzia e Primaria Formazione dei docenti: 1859 per insegnare alle elementari bisognava fare la scuola " normale" della durata triennale a cui si era ammessi a 15 anni, la Riforma Gentile istituisce gli Istituti Magistrali quadriennali. 1969 viene istitutito il V anno integrativo per permettere l'ammissione dei diplomati magistrali a tutte le facoltà universitarie. 1990 il diploma di laurea diviene titolo necessario per l'ammissione ai posti di insegnamento nella scuola elementare e materna. Nasce così nel 1991 il liceo socio psico pedagogico che sostituisce l’Ist. Magistrale. La nuova formazione universitaria di tutti i docenti DM del 10 settembre 2010 per la scuola materna e dell'infanzia è necessario un corso di laurea quinquennale con tirocinio dal II anno per la scuola sec laurea magistrale + un anno di tirocinio. Bisogna inoltre possedere:

  • Competenze di inglese al livello B
  • Competenze digitali Competenze didattiche per favorire l'integrazione di alunni disabili Profilo del l'insegnante di sostegno: Legge n. 517 del 1977 prevede l'inserimento nelle classi normali di alunni con disabilità. Viene istituito l'insegnante di sostegno nelle classi con alunni disabili. Viene definito il percorso per conseguire l'abilitàzione di sostegno. Si prevede di estendere a tutti. Docente la specializzazione in sostegno. Profilo del l'insegnante di sostegno: Egli deve avere: Competenze teorico/ pratiche e psicologiche nel campo della didattica speciale Competenze redazionali per entrare in relazione ed aiutare l'alunno in difficoltà Competenze capacità osservative Competenze didattiche speciali Competenze psico - didattiche nella gestione integrata del gruppo classe Competenze di cooperazione e collaborazione con colleghi e specialisti Profilo dei docenti di religione cattolica DPR n. 751 del 16 dicembre 1985 si è provveduto ad un'intera tra stato e è autorità ecclesiastica per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. - l’IRC è una disciplina di pari dignità delle altre discipline - gli insegnanti sono riconosciuta dall'autorità ecclesiastica. Gli insegnanti di religione sono nominati annualmente dal vescovo ma possono entrare in ruolo se superano un concorso pubblico. Nella scuola primaria religione può essere insegnata da un docente di classe in possesso di abilitazione specifica. Gli insegnanti IRC fanno parte del consiglio di classe con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti. Partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che hanno scelto di avvalessi del l'insegnamento della religione cattolica Docenti dell'ora alternativa alla religione. Devono essere assicurate ore per alunni che non fanno religione. Queste ore possono essere assegnate: a personale a disposizione della scuola A docenti che sono disponibili a fare ore eccedenti l'incarico A personale supplente a cui si offrono queste ore come completamento di cattedra A personale appositamente assunto. Il periodo di prova del personale docente Il personale assunto a tempo indeterminato deve sostenere 180 giorni di prova (un intero anno scolastico). Lo deve fare sulla cattedra per cui gli è stato conferito l’incarico o affini. Periodi non utili per il periodo di prova: Malattia, Aspettative, Permessi retribuiti e non, Ferie, Vacanze estive. Periodi utili: Tutti gli altri compresi il I mese di maternità Anno di formazione Docenti immessi al ruolo sono ammessi all’anno di formazione. Anni Settanta: Progressivo inserimento nelle classi dell’istruzione media superiore di migliaia di nuovi studenti, Immissione sul mercato di decine di migliaia di neolaureati senza abilitazione all’insegnamento Legge n. 270 del 1982 fu una grande sanatoria che legalizzò la posizione di tutti

questi docenti con corsi abilitanti e concorsi riservati. Anno di prova come percorso assistito di formazione in servizio Art. 2 di tale legge prevede: 40 ore di seminari guidati da un tutor esterno assistenza professionale di un docente nominato dal capo di istituto discussione a fine anno di una relazione finale sulla esperienza vissuta. Nel corso dell’ano di formazione vengono create occasioni per accrescere le competenze tecnologiche e per acquisire la lingua straniera, anche attraverso il conseguimento delle certificazioni. (percorsi formativi dell’ANSAS in parte on line in parte con la presenza) I corsi sono organizzati dagli uffici scolastici regionale devono durare non meno di 50 ore, sono per due cicli di scuola e vengono coordinati dal dirigente scolastico che alla fine attesta la presenza. Dal 2008/2009 i docenti sono obbligati a frequentare corsi di inglese, se non possiedono già il titolo per l’insegnamento. Se a causa di assenze per maternità la docente non presta i 180 giorni, il dirigente può disporre una proroga. L’anno di formazione viene valutato da una commissione sulla base della relazione del dirigente scolastico. Al termine dell’anno di formazione, il dirigente scolastico emana il decreto di conferma al ruolo. Se l’esito del periodo di prova è sfavorevole il dirigente può disporre una proroga o procedere al licenziamento. Le dichiarazioni necessarie possono essere auto – certificate. È necessaria anche una dichiarazione dei servizi prestati in precedenza in qualsiasi attività lavorativa svolta prima dell’immissione in ruolo. Tutti i dati sono immessi nel SIDI costituiscono parte del fascicolo personale elettronico. Esclusività del lavoro pubblico Art 38 della costituzione ribadisce l'esclusività del rapporto di lavoro statale, incompatibile quindi con qualsiasi altro lavoro. Art 53 del D.Lgs 165 del 30 marzo 2001 ha introdotto un regime di incompatibilità parziale consentendo altri impieghi che possono o essere concessi su autorizzazione o addirittura liberi. Per coloro che lavorano a tempo pieno: Attività libere:

  • collaborazioni con giornali, riviste, enciclopedie
  • utilizzazione economica dell'autore di opere di ingenuo
  • partecipazioni a convegni e seminari
  • attività per le quali è previsto solo il contributo spese
  • incarichi sindacali
    • incarichi per lo svolgimento dei quali il dipendente è posto in aspettativa
  • attività di formazione diretta Attività consentite su autorizzazione
  • incarichi retribuiti occasionali
  • cariche in società su nomina statale
  • cariche temporanee in società cooperative
  • partecipazione a collegi sindacali in società nelle quali lo stato contribuisce
  • amministratore o presidente in società senza fini di lucro
  • docenti: collaborazioni con altri istituti per specifici progetti
  • impartire lezioni private ad alunni di altri istituti
  • fino a 6 ore settimanali per supplenze di docenti assenti per breve periodo
  • corsi aggiuntivi per l'ampiamento offerta formativa
  • spezzoni orari fino a 6 ore Attività non consentite:
  • un secondo impiego alle dipendenze di privati
  • esercizi di impresa agricola industriale o commerciale
  • cariche in società costituite ai fini di lucro
  • docenti: impartire lezioni private ad alunni dell'istituto Personale in servizio con part time non superiore al 50% Attività libere
  • iscrizione in albi professionali
  • attività di impresa
  • incarichi o attività su progetto delle pubbliche amministrazioni
  • altro lavoro subordinato alle dipendenze di privato. Attività non consentite
    • attività che comportano conflitto di interessi
  • attività di lavoro subordinato con altra pubblica amministrazione Obblighi:
    • comunicare la variazione di altra attività lavorativa

EDUCARE SÉ STESSO ALLA COMPRENSIONE DEGLI ALUNNI

1 clima di contrapposizione deve essere visto come manifestazione della fragilità del minore.

  1. Importanza della relazione personale che va al di là dell'apprendimento
  2. Paure degli alunni sono le stesse dei docenti (inadeguatezza, ignoranza, impotenza caos...) negativo affidare la risoluzione di queste alla mente razionale (esercizio del potere, leadership autoritaria); la risoluzione sta nell'apprendere dall'esperienza senza proiettare sugli altri i propri problemi. Insegnate può suscitare nell'alunno sentimenti positivi se permette di riconoscere in lui parti dell'idea le dell'Io (se l'alunno sente di poter far propri atteggiamenti che vede del docente). Compito del l'insegnante è vicino alla funzione genitoriale: deve contenere le angosce, sostenere il pensiero degli alunni, ciò permetterà a loro di fidarsi ed affidarsi. Posizioni disfunzionali all'apprendimento:
  3. Individuo egocentrico e narcisista: non permette una relazione autentica con gli alunni, dimostrandosi troppo esigente e manifestando grande disistima nei confronti della classe.
  4. Insegnante con scarsa fiducia in sé è disfunzionale in quanto vittima di stati ansiosi. Interventi inadeguati sul metodo e la motivazione allo studio. Scomparsa l'idea della scuola come opportunità l'imparare diviene costrizione e genera ansia, sopportazione, stress. Insegnante deve trovare sempre nuove strategie per insegnare (non esiste un unico modo) e rispettare i diversi tempi di apprendimento degli alunni. Demotivazione degli alunni e legata a:
  • disistima di sé
  • disistima nei confronti dell'insegnante
  • disillusione affettiva (non mi sopporta)
  • disistima della famiglia nei confronti dell'insegnante. Insegnante deve recuperare la negatività nei confronti della scuola che emerge dalla famiglia: l'ottimismo nei confronti del sapere permette di avvicinare gli alunni alla disciplina, l'esempio di vita del 'maestro' stimola l'alunno ad appassionarsi alla conoscenza. Posizioni erronee del ruolo di insegnante:
  • Colpevolizzare alunni e famiglie: un insegnante adeguato sa lavorare sulla pluralità dei bambini, non solo su quelli che rientrano negli standard ottimali. Persona colpevolizzante ha un super io molto forte è rigida con se stessa, chiede troppo agli altri non crea nessun tipo di comunicazione.
  • insegnante assistenzialista, che, creando di poter aiutare un bambino in difficoltà finisce col dare un insegnamento sbagliato a lui è alla classe. Bisogna educare ma non si può salvare l'altro.
  • insegnante timoroso solitamente è molto ligio ma incapace di rapportar si con l'adulto, creando quindi situazioni di disistima nei suoi confronti da parte dei genitori. L'alleanza educativa scuola- famiglia è Fondamentale nel processo educativo è la collaborazione tra scuola e famiglia. I comportamenti inadeguati sono spesso delle richieste di aiuto. L'insegnante deve credere anche negli alunni difficili, e questo creerà un'alleanza educativa proficua. L'impegno educativo nello scolastico Scuola = relazione tra pari indirizzate dall'insegnante ci sono capacità sociali che la scuola fornisce:
  • capacità di scegliere
  • capacità di decidere
  • capacità di prendere iniziative
  • capacità di essere responsabili Bisogni che la scuola soddisfa
  • bisogno di conoscenza
  • bisogno di fare delle cose
  • bisogno di comunicare ovvero far apprendere divertendo. La legge dell'effetto Disobbedienza= richiamare l'attenzione. Il bambino per stare bene deve rafforzare sé, il rinforzo dell'Io ha infatti come base un grosso lavoro sull'autostima e porta alla consapevolezza di potersi definire come persona e come individuo, rafforzo dell'immagine I bambini, fino all'età adulta si costruiscono la propria immagine, provando e tante, come se fossero maschere, finché non si sentono di stare bene con una, che può essere anche negativa. Nei preadolescenti il ruolo scelto diventa così rigido che ogni punizione o contrapposizione non fa che rafforzarlo. L'adulto è visto come il nemico e il ragazzo vuole fargli fare brutta figura davanti ai compagni. Chi ha gratificazione per le proprie capacità si sentirà appagato e ascolterà l'adulto; chi non trova nulla di congeniale cercherà di richiamare l'attenzione in modo negativo, diventando bulimico di attenzioni. Se i bambini si sentono visibili, ascoltano, altrimenti cercano di richiamare

l'attenzione in modo negativo. Attenzione alle gratificazioni controproducenti: (dare una caramella per far stare zitto un bambino significa approvare il suo comportamento negativo). Anche le "carezze negative" non sono producenti perché abituano il bambino ad avere tutta l'attenzione per sé e quindi a perseverare negli atteggiamenti negativi. Abituare alle carezze positive è un percorso lungo. Attenzione al l'esercizio della punizione che potrebbe trasformarsi in una sorta di gratificazione (allontanamento dall'aula) Proibizioni Hanno carattere negativo perché contengono una minaccia implicita che non genera educazione al dovere, al senso delle regole, ma solo senso di sfida perché vanno a toccare l'autostima. Il potere non si esercita con le proibizioni ma con il carisma. È bene sempre sottolineare i vantaggi che si traggono dal comportamento positivo, invece di proibire solo quello negativo. Le minacce fanno perdere potere all'insegnante in quanto se non consegue i risultati genera collera nel docente che degenera in attacchi alla persona (sei un buono a nulla...) Incoerenza è dovuta alla perdita della pazienza ma anch'essa fa perdere di prestigio all'insegnante. Insegnante nel ruolo di tutor: Gli insegnanti lavorano dall'esterno sul rinforzo dell'Io, solo così il ragazzo riesce a costruire le parti del Sé mancanti. Il colloquio di aiuto tra insegnante e allievo è uno spazio di ascolto disinteressato in cui:

  • l'allievo si sente incoraggiato ad attivare processi di separazione e individuazione
  • può esprimersi liberamente
  • si sente rassicurato
  • può avere chiarificazioni in merito ad episodi vissuti a casa e a scuola
  • può avere informazione su come e perché ascoltare ed apprendere
  • può avere chiavi di lettura per interpretare la complessità del reale
  • dalla fiducia dall'insegnante può acquisire fiducia in sé. Importante saturare con carezze affettive soprattutto inaspettate elogiando il comportamento positivo. Attenzione a non creare noia perché improduttiva. Spesso la noia si genera a causa di una cattiva progettazione dei tempi della lezione che non rispettano i tempi di attenzione dei bambini. Importante alternare le attività per creare sempre lo stimolo a seguire. Valutare infine con test di ingresso le reali conoscenze degli alunni per non generare ansia di incapacità nei ragazzi che non si sentono adeguati ad affrontare una disciplina. Le dinamiche di gruppo:
    • Gruppo di lavoro (classe o collegio docenti) ha motivazioni esterne
    • Gruppo informale ha motivazioni esistenziali in quanto spontaneo. All'interno del gruppo può esserci:
    • Ansia da prestazione
    • Ansia da competizione Difese: l'ansia fa emergere una struttura rigida che genera difese:
    • difese di chi all'interno delle regole costruisce un ruolo preciso per essere sicuro di non sbagliare
  • difese di chi per nascondere i propri limiti si mostra disattento e disinteressato. Altra difficoltà nelle dinamiche di gruppo è quella di prendere decisioni. Il singolo deve spostarsi da sé per accettare le decisioni del gruppo, creando un gruppo di mediazione per riuscire a stare all'interno del gruppo Tensioni possono nascere nei rapporti di lavoro. Spesso la tensione negativa si genera nei confronti di cloro che non sono in grado di fare nulla. Resistenze - comportamentale (il bambino rifiuta di agire perché vede come pericolosa l'omologazione al gruppo) - psichica se il bambino decide che la giuda che ha davanti non è adatta. Difficile gestirà nel pre-adolescente. Conflitti Si genera se si pensa che la leadership sia qualcuno da combattere. I conflitti hanno lo scopo di difendere il proprio ruolo e la propria identità individuale. I conflitti basati su contrapposizione di idee sono facilmente risolvibili con il ragionamento, quelli basati sull'affettività sono invece complessi. Attenzione all'incoerenza tra parola e azione. I bambini apprendono dall'esempio più che dalle parole. L'incoerenza è altamente diseducativa. IL CONTRATTO DI LAVORO DELL'INSEGNANTE Il risalto costituzionale del lavoro Nella Costituzione italiana il tema del lavoro ha un ruolo centrale. Nell’art.4 viene riconosciuto a tutti i cittadini il diritto al lavoro e alla Repubblica l’obbligo di rendere effettivo tale diritto. Ma si definisce, al tempo stesso, il lavoro come un dovere del singolo per consentire il progresso della società tutta. Nel Titolo III si prevedono norme di tutela del lavoro e dei lavoratori. In particolare, nell’art.35 si tutela la formazione professionale del lavoratore; nell’art.36 si tutela il diritto alla retribuzione, al riposo settimanale e alle ferie; nell’art.37 viene stabilita la parità tra uomo e donna; nell’art.38 si tutelano gli inabili e i lavoratori in caso di

del bestiame nelle aziende agrarie annesse agli istituti professionali, servizi indispensabili agli alunni convittori. La materia dello sciopero nella scuola è regolata dall’appendice al CCNL del 29 maggio 1999 in attuazione della legge n.46/1990 sullo sciopero nei servizi pubblici. Il Dirigente Scolastico invita il personale a dare comunicazione scritta in caso di adesione allo sciopero entro il 10° giorno dalla proclamazione dello stesso. In queste circostanze, il Dirigente deve garantire il diritto degli alunni al servizio scolastico, così come il diritto di sciopero per chi aderisce e il diritto di lavorare per chi non aderisce. Sulla base di ciò, formula l’orario sostitutivo avvalendosi di personale che non è in sciopero o compattando l’orario delle lezioni. Ne dà comunicazione alle famiglie. Tutte le controversie in materia di rapporti di lavoro alle dipendenze pubbliche interessano il giudice ordinario, mentre al giudice amministrativo interessa il contenzioso sulle procedure concorsuali per l’assunzione. Contrattualizzazione con l’entrata in vigore dell’autonomia scolastica dal 1° settembre 2000 si è avuta una maggiore autorevolezza del capo d’istituto e l’istituzione della RSU. Ciò ha prodotto una sorta di mutazione culturale nei confronti dei doveri professionali del personale scolastico. L’orario di lavoro nel pubblico impiego è di 36 ore. Tuttavia, quella dell’insegnante è una figura atipica, in quanto il suo impegno è costituito da compiti di varia natura – alcuni quantificabili con strumenti ordinari, altri lasciati alla sua professionalità e discrezionalità. Infatti, all’attività di insegnamento vero e proprio si aggiungono attività di auto-formazione, di correzione degli elaborati degli studenti, di partecipazione ad attività collegiali, rapporti con le famiglie. Un’attività che varia ad esempio in base al tipo di studenti con cui si lavora, al tipo di scuola e a ritmi personali. Una regolamentazione dell’orario si è avuto con il D.P.R. n.417/1974 con cui si formalizzava l’orario degli insegnanti nelle scuole materne in 36 ore settimanali (tutte di lavoro), 24 ore per i docenti delle scuole elementari e 18 ore per quelli degli istituti secondari. Per quest’ultimi si aggiungono 20 ore mensili di attività non di insegnamento, connesse con l’organizzazione del lavoro. L’orario di insegnamento nella vigente normativa L’art.28 del vigente CCNL al comma 5 definisce gli orari di insegnamento: 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia; 22 ore settimanali nella scuola primaria, più 2 ore di programmazione settimanale; 18 ore settimanale nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria. L’ora di lezione è della durata di 60 minuti. Con l’autonomia scolastica, è possibile ridurre l’ora di 60 minuti in base ad esigenze specifiche, con l’obbligo però di recupero delle frazioni di tempo residue. La riduzione dell’ora di insegnamento per cause di forza maggiore Il CCNL prevede la riduzione della durata oraria in presenza di cause di forza maggiore. Rimanda però alla Circolare Ministeriale n.243 del 22 settembre 1979. In quest’ultima, la possibilità di esonero per i docenti dall’adempimento dei loro obblighi contrattuali, e per gli studenti dalla fruizione del loro diritto, riguarda le accertate esigenze sociali degli studenti, quindi difficoltà di trasporto e/o effettuazione del doppio turno. Spetta al Dirigente la formulazione di un orario sostitutivo, sulla base dei criteri deliberati dal Consiglio d’Istituto. Il collegio dei docenti può formulare soltanto delle proposte in tale direzione. Il testo ministeriale fornisce indicazioni precise. È vietata una riduzione di orario nei giorni della settimana in cui l’orario delle lezioni è contenuto il 4 giorni. Nei giorni della settimana in cui l’orario delle lezioni è di 5 ore, la riduzione è possibile solo nella prima e nell’ultima ora di lezione. Nei giorni della settimana in cui l’orario delle lezioni è di 6 ore, la riduzione è possibile solo nella prima e nell’ultima ora di lezione. Nei giorni della settimana in cui l’orario delle lezioni è di 7 ore, la riduzione è possibile solo alle prime 2 e ultime 2 ore di lezione. La riduzione non dovrà mai superare i 10 minuti e riferirsi solo alle classi che effettivamente necessitano. Nel caso l’esigenza interessi solo un esiguo numero di alunni, è ammessa autorizzazione di ritardo e/o uscita anticipata degli alunni interessati. L’orario di lavoro per le attività non di insegnamento Premessa storica La soluzione delle 20 ore mensili destinate ai rapporti con le famiglie alla programmazione (sia nel collegio dei docenti sia nei consigli di classe) resta valida dal 1974 al 1982. Un impegno annuo di 200 ore (20 ore al mese x 10 mesi). Successivamente, fino al 1988, tale impegno fu quantificato in 210 ore annue. Con il DPR n.399/1988 le ore furono ridotte ad 80. I successivi accordi, compreso il CCNL del 2007, hanno lasciato libertà di organizzazione dei tempi di lavoro al singolo individuo. Si sono però divise le 40 ore per gli impegni relativi al collegio dei docenti, dalle 40 ore relative agli impegni nel consiglio di intersezione, di interclasse e di classe. Il vigente CCNL Il vigente CCNL, nell’art.29, definisce i contenuti delle attività funzionali all’insegnamento. Esse sono suddivise in quattro ambiti. -Adempimenti individuali non quantificabili: riguardano la preparazione delle lezioni, la correzione degli elaborati, i rapporti con le famiglie.

-Attività di carattere collegiale, quantificate fino a 40ore annue: comprendono le assemblee dei docenti, attività di programmazione, incontri con le famiglie per comunicazioni riguardanti gli scrutini finali. -Partecipazione ai consigli di classe, di interclasse, di intersezione

  • fino a 40 ore annue. -Scrutini finali e compilazione degli atti relativi a queste attività. Il piano annuale dell’attività degli insegnanti deve essere redatto dal Dirigente Scolastico ad inizio anno scolastico. Il piano delle attività, direttamente collegato al P.O.F., viene poi approvato dal collegio dei docenti, il contratto prevede l’eventuale aggiunta di incarichi particolari all’attività dell’insegnante. Già dalla Riforma Gentile degli anni Venti, il capo d’istituto si avvale di collaboratori per lo svolgimento della sua attività. Fino al 1974 si avvaleva del consiglio di presidenza. Successivamente con il D.P.R. n.416/1974, viene affidato al collegio dei docenti il compito di eleggere gli insegnanti collaboratori del capo d’istituto:
  • uno che assume le funzioni di collaboratore vicario, con il compito di sostituire il capo d’istituto in caso di assenza;
  • l’altro assume funzioni di segretario del collegio. Con l’entrata in vigore dell’autonomia, il capo d’istituto può avvalersi di docenti da lui individuati. I collaboratori possono essere 2, ma è possibile ricorrere a più docenti per giustificati motivi. I collaboratori hanno il compito di sostituzione del Dirigente Scolastico in caso di assenza di breve durata, coordinamento delle sedi e dei plessi, disposizioni per la sostituzione dei docenti, presidenza di riunioni, rapporti con le famiglie, verbalizzazione delle sedute del collegio dei docenti. L’esonero è possibile in presenza di 80 classi nei Circoli didattici, 55 classi nelle scuole medie ed un semiesonero in presenza di 40 classi negli Istituti Comprensivi e Istituti Superiori. Si tratta sempre di un atto deciso da Dirigente Scolastico, che delega anche in alcuni casi alla firma di atti di rilevanza. Il CCNL del comparto scuola del 26 maggio 1999 introduce la figura dei docenti incaricati di “funzioni-obiettivo”, insegnanti individuati dal collegio dei docenti per seguire specifici progetti o attività previste dal P.O.F. Furono individuate 4 aree di attività: gestione del piano dell’offerta formativa, sostegno al lavoro dei docenti, interventi e servizi per gli studenti, realizzazione di progetti formativi di intesa con enti e istituzioni esterni alla scuola. Con il contratto del quadriennio 2002-2005, furono apportate alcune modifiche valide ancora oggi: il cambio di nome in “funzioni strumentali al piano dell’offerta formativa”; il superamento della rigidità delle aree, con la possibilità di individuare aree magari più funzionali a quanto stabilito nel P.O.F.; possibilità di un numero maggiore di docenti coinvolti. Le funzioni strumentali nel vigente CCNL Nel vigente CCNL è stabilito che il numero di funzioni strumentali viene determinato dal collegio dei docenti, così come i criteri di attribuzione e i destinatari. In caso di più docenti che aspirano alla stessa funzione il collegio stabilisce i criteri di attribuzione (ad es. con valutazione dei titoli). L’individuazione delle aeree di intervento e degli insegnanti viene fatta ad inizio anno scolastico. Non è possibile indicare aree di intervento predefinite, date le differenze che caratterizzano ogni istituzione scolastica. Se ne può dare un’esemplificazione: -progettazione del P.O.F. -specifici progetti per l’accoglienza, la continuità educativa, integrazione di alunni disabili…
  • coordinamento delle attività relative alle prove INVALSI -progettazione di corsi di formazione -attuazione di progetti in sintonia con enti esterni. L’aggiornamento è definito un diritto-dovere nel D.P.R. n.419/1974. Anche nel Testo Unico del 1994, esso viene dichiarato come un adeguamento delle conoscenze allo sviluppo delle scienze per singole discipline. Quindi come un approfondimento della propria preparazione didattica. Il T.U. del 2001 sottolinea la doverosità delle pubbliche amministrazioni nella cura della formazione del proprio personale. Nel mondo della scuola questo è ancora più vero, anche se negli ultimi tempi si è definito l’aggiornamento come un dovere, privo di prescrizioni e sanzioni. Il diritto-dovere all’aggiornamento nel vigente CCNL Il tentativo di imporre la formazione per contratto non ebbe molto successo, tanto che nel CCNL del 1999 si disattivò ogni coercizione al dovere dell’aggiornamento. Così è rimasto, fino all’attuale CCNL. Tuttavia, si è continuato a sottolineare l’importanza dell’aggiornamento professionale del docente, sostenendo la necessità di adeguamento agli obiettivi di cambiamento. Pertanto, si impegna il collegio dei docenti nella programmazione all’interno del P.O.F. di adeguate occasioni di aggiornamento. Viene confermato

nati fuori dal matrimonio”. L a culpa in educando (art. 2048 cod.civ.) è posta anzitutto a carico dei genitori. Se l’affidamento alla scuola del figlio gli esonera dal culpa in vigilando, non li esonera dalla colpa in educando che. L’obbligo di educazione perdura nell’affidamento del minore a terzi ponendosi alla base. Nello specifico devono attivare un’educazione che porti all’interiorizzazione delle regole del vivere comune, del riconoscimento dell’autorità degli adulti loro responsabili, del rispetto delle persone e dei beni altrui e comuni, e alla correzione dei comportamenti imprudenti, prevaricatori e trasgressivi delle regole. In assenza di tale educazione l’intervento della scuola risulta poco efficace. La corte di Cassazione a stabilito in più occasioni (sentenze) che per i genitori è “necessario dimostrare di aver impartito insegnamenti adeguati e sufficienti per educare il minore ad una corretta vita di relazione”. Tutte le nostre esperienze hanno origine nell’infanzia e la nostra crescita affonda le sue radici nel rapporto con i genitori. Prima infanzia: soddisfatti i bisogni primari, il bambino ha bisogno della presenza dell’adulto, di interazioni, sicurezza e ottimismo. I comportamenti genitoriali devono essere l’accoglienza, la tolleranza e la capacità di proteggere. Quando il genitore si distrae dal suo compito di guida possono insorgere dei disturbi: Disturbi dell’attaccamento: l’instabilità emotiva del genitore non permette al bambino di regolare e contenere le proprie azioni impulsive. Difficoltà cognitive: diff. di attenzione (spontanea e volontaria), di concentrazione, di apprendimento, diff. mnestiche, di orientamento spazio-temporale. Motivazione e curiosità verso il nuovo tendono ad essere nulle. Si possono avere alterazioni del senso di sé, bassa autostima, disturbi dell’immagine corporea, comportamenti antisociali, ansia, regressione, fughe , opposizione al controllo dell’adulto ecc. Sindrome di alienazione genitoriale: si presenta l’altro genitore come negativo e si utilizzano atteggiamenti ambigui o ostacolanti la competenza dell’altro. Si porta nei figli una condizione di disagio e confusione. Il genitore deve quindi essere consapevole della sacralità che gli viene attribuita dal figlio. Il genitore ha tre tipi di funzioni:  F. Comparativa: insegnare come interpretare la realtà (costruzione di categorie logico affettive).  F. normativa: norme che regolano i rapporti interpersonali e limitano i comportamenti , il linguaggio e tutto ciò che è legato al volere.  F. di contenimento: il genitore deve essere il contenitore delle emozioni dei loro figli. Attraverso il contenimento il bambino si rassicura e può strutturare la sua identità sulla base dei modelli e dei valori proposti dai genitori. Gli interventi educativi devono essere prevedibili e attraverso una comunicazione chiara legata a richieste e a ordini. Il primo vocabolo significativo per il bimbo è la parola “No” (detto intorno ai 14- 15 mesi sapendo cosa significa). Nelle età in cui il cervello attiva parti neurologiche nuove (3,6,9,e 12 anni) si nota l’aumento dei “no”. I “no” sbagliati dei genitori: il no come rifiuto emozionale: è il rifiuto d’ascolto perché si è disturbati emozionalmente.

  • il no sottomesso: mostra insicurezza e titubanza. Porta i figli a comportarsi in modo barbaro e sconfinare per vedere dove i genitori metteranno il loro contenimento. Gli adolescenti vandali sono “ricercatori di verità”, vogliono vedere dove è il limite.
  • Il no ritardato: un no non convinto che serve solo ad attivare la disubbidienza del figlio.
  • Il no aggressivo: l’aggressività è manifestazione di paura nei confronti dei propri figli. La serenità e la calma richiedono coraggio. Si ha crescita solo all’interno di determinati confini Se i genitori non vogliono fare fatica perché non vogliono essere adulti e responsabili, si avranno bambini nervosi, irascibili, paurosi delle novità, senza curiosità di conoscere e provare fuori nel mondo, che diventeranno tiranni in casa.  I “no” educativi: I no devono essere pochi, motivati, solidi e sempre gli stessi (sia che i genitori siano tristi o felici quel giorno) in modo da diventare il confine vitale della mente del proprio figlio. La motivazione deve essere sempre presente in un giusto metodo educativo, anche se cambierà con la crescita psicofisica del figlio (introno al 12° anno viene attivato il pensiero logico –deduttivo e la capacità di conversare, prima di tale età è bene che i bambini non discutano gli ordini e motivazioni dei genitori). Tutto deve mirare allo sviluppo di tutte e tre le intelligenze che possediamo (cognitiva, morale ed emotiva). Affinché l’intelligenza emotiva segua la stessa crescita delle altre e maturi è necessario dare loro delle responsabilità adeguate alla loro età. Le famiglie disfunzionali in relazione con la scuola:
  • La fam. invischiata o centripeta: fam. Con molti segreti che ha una parvenza di unità. Costruita sull’idea di avere il possesso esclusivo della verità, si scontrano in continuazione con la scuola. I figli creano di solito un falso sé perché “pompati di autostima”.Buona regola è tentare di mantenere con loro una comunicazione assertiva (far raccontare ciò che fanno a casa, partire dai punti in comune e positivi).
  • La fam. disimpegnata: non si litiga perché non ci si incontra mai. I Bambini sono molto autonomi, ma a partire dall’adolescenza cominciano a non fare ciò che devono, portando la loro libertà eccessiva a situazioni rischiose. La curiosità viene messa sul mondo concreto esterno alla famiglia. I rapporti tra questa fam. e scuola sono di solito inesistenti. La sofferenza del “non essere visti” porta i bambini ad essere dispettosi pur di avere una relazione con l’adulto.
  • La fam. strumentale: si ritengono n diritto che qualcuno prenda in carico i figli per crescerli, chiedono sempre di più e si adirano se si chiede qualcosa a loro. Spesso fanno richieste in modo arrogante. È difficile entrare in comunicazione con loro ma l’importante è mantenere calma e fermezza su ciò che compete prettamente la scuola, lasciando cadere eventuali attacchi o offese.
  • La fam. delegante: invischia nel rapporto e partendo da un umile “io non sono capace” arriva a chiedere aiuti sempre maggiori finchè l’insegnante deve adottare l’intera famiglia. Con questa tipologia di fam. è importante dare prova di non essere onnipotente e richiedere a loro compiti semplici. Competenze inadeguate:
    • Comp. Idealizzate: fam. troppo legate a situazioni teoriche, rigide, non lasciano spazio alla varietà delle situazioni umane e sono incapaci di conoscere veramente il bambino che hanno davanti che crescerà su identità fittizie. La fatica dell’insegnante sarà nel mantenere la propria personalità e autostima.
    • Comp. Delegate: fam. che delega ai parenti (nonni, zii) considerandosi come genitori incapaci. I figli non riusciranno ad attribuire il vero ruolo ai loro genitori, perché li riterranno incapaci rispetto a chi si occupa di loro (nonni, zii ecc). Essi cercheranno di avere con gli insegnanti lo stesso rapporto che hanno con i compagni (distonia tra il minore e l’adulto).
    • Comp. Banalizzate: situazione di massima superficialità in cui non vi è alcuna idea di responsabilità,alcun pensiero educativo. Per questi genitori non c’è bisogno di far nulla perché tutti sono diventati grandi da soli. I loro figli sono come orfani. Tipologie di danno: Danni materiali cioè alle cose, Danni fisici, cioè alle persone ,che possono essere inabilità temporanea o invalidità permanente. Per queste ultime 2 categorie si possono poi avere:  danno biologico: lesione dell’integrità fisica e psichica del sogg.  danno patrimoniale: arrecato alla sfera patrimoniale,  danno morale: sofferenze psichiche, ansie ecc. conseguenti alle lesioni subite. Il dirigente ha la competenza sulle mancanze disciplinari punibili con sanzioni fino alla sospensione fino a 10 gg. Sugli illeciti discip. più gravi la competenza passa all’Ufficio scolastico regionale che normalmente delega all’ U.S. Territoriale. IL dirigente deve contestare un addebito per iscritto ed entro 20 giorni. La contestazione deve essere precisa e circostanziata. Per quelli di competenza dell’U.S.R. , il capo d’istituto dovrà trasmettere gli atti all’Ufficio procedimenti disciplinari entro 5 gg dalla notizia, e quest’ultimo deve intervenire entro 40 gg. L’incolpato viene convocato con un preavviso di almeno 10 gg per il contraddittorio e può: presentarsi personalmente o accompagnato di un procuratore o rappresentante sindacale, inviare una memoria scritta , in caso di grave impedimento formulare istanza motivata di rinvio. Il procedimento può essere concluso con l’atto di archiviazione o con l’irrogazione della sanzione. Competono al dirigente scolastico: l’avvertimento scritto la censura sospensione fino a 10 gg Competono all’UPD: sospensione superiore a 10 gg
  1. licenziamento con e senza preavviso. Per tutti i pubblici impiegati, con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 150/2009 sono state introdotte nel D.Lgs 165/2001 nuove sanzioni dall’ art.55 bis al 55 sexies. Oltre a queste, per i docenti, fino all’entrata in vigore del futuro CCNL, la materia sarà regolata dal L.Lgs. n.297/ 1994 dall’art.493 all’art. 498. L’art 55-ter del D.Lgs 150/2009 prevede che il procedimento disciplinare venga proseguito e concluso anche in pendenza di azione penale (fatta eccezione per situazioni di particolare complessità). Così può avvenire che il procedimento

- Registro dei diplomi del primo ciclo di istruzione (la CM 51 /2009 ha introdotto nel 2008/2009 un nuovo modello di diploma “Diploma di licenza conclusiva del primo ciclo”. Diplomi vengono stampati dall’Istituto Poligrafico dello Stato e consegnato attraverso l’UST) Registro dei certificati degli alunni. Per ogni organo collegiale è previsto un apposito registro per la verbalizzazione di tutte le sedute. I registri informatizzati (la gestione contabile delle ist. scolastiche viene gestita con sistemi informatici, in applicazione del Codice dell’amministrazione digitale emanato del 2005, Con la L. n.135/2012 si dispone che l scuole utilizzino le modalità online attraverso un apposito applicativo messo a disposizione dal MIUR per la comunicazione di voti, assenze, iscrizioni ecc) Essendo questi documenti “atti pubblici” e quindi “prove documentali” , l’unico strumento per contestarli è la querela di falso (D.Lgs.104/2010 art.77). LA COMUNITÀ SCOLASTICA COME LUOGO DELLA PARTECIPAZIONE I “decreti delegati nel contesto del 1974 Fino agli anni 60 il sistema scolastico era basato su un assetto a piramide: Ministero Provveditorati agli studi (provinciali) Direttori didattici e presidi a livello delle singole scuole. In cui l’organo subordinato svolgeva mansioni delegate ed esecutive. Con la legge 477 del 73 vengono istituiti “nuovi organi collegiali di governo … finalizzati alla partecipazione nella gestione della scuola … dando alla scuola stessa i caratteri di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale.” Il fine era una gestione partecipata della scuola. I Decreti Delegati che seguirono (416, 417, 419 e 420) nel 1974 attuarono una gestione partecipata della scuola La legge affiancò ad ogni organo decisionale della piramide amministrativa del governo della scuola un organo collegiale di cui facevano parte componenti del personale interno (dirigente, docenti e non docenti) e dell’utenza (genitori e studenti), con compiti che in alcune materie erano deliberanti, in altre consultivi. Nel 2012 è stato poi licenziato il disegno di legge 953 (c. d. miniriforma Aprea) recante “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali”. Oggi, a quarant’anni dall’istituzione degli organi collegiali la società è molto mutata, con il passaggio dalla passione della partecipazione al riflusso nel privato, con i genitori degli allievi sempre meno protagonisti del processo educativo nella scuola e sempre più utenticlienti, in una società dai legami sempre più deboli. Vediamo gli organi collegiali dell’istituzione scolastica, le cui competenze sono ricavate da Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione. (D. Lgs. 297/1994):

  • Consiglio di circolo o di istituto
  • Collegio dei docenti
  • Consigli di intersezione, di interclasse e di classe
  • Comitato per la valutazione dei servizi dei docenti
  • Assemblee studentesche e dei genitori. Nella scuola, gli organi collegiali che hanno rilevanza esterna (cioè i cui atti incidono sui soggetti esterni all’amministrazio0ne, come alunni, genitori, fornitori, Enti locali...) sono: Il consiglio di circolo o di istituto, per gli aspetti organizzativi, regolamentari e finanziari, nonché per i più gravi provvedimenti disciplinari a carico degli studenti. Il consiglio di classe, per la valutazione degli apprendimenti, l’ammissione alla classe successiva o agli esami di Sato, i provvedimenti disciplinari a carico degli studenti. Il collegio dei docenti, invece, è un organo tecnico, con competenze solo all’interno dell’istituto. Le elezioni scolastiche interessano i seguenti organi: Il consiglio di istituto, (la prima convocazione del neoeletto Consiglio d’istituto è fatta da Preside, che pone come primo punto all’o.d.g. l’elezione del presidente, che deve essere un genitore, ad elezione avvenuta gli lascia la presidenza) Il comitato per la valutazione del servizio dei docenti, (organo interno al collegio, da questo eletto). Le elezioni sono indette dal dirigente, le date sono indicate dal ministero. Per l’elettorato attivo e passivo non è richiesta la cittadinanza. Il regolamento degli organi collegiali fa parte del regolamento d’istituto ed è di competenza del consiglio d’istituto. Il Ministero ha fornito un Regolamento tipo, che è prescrittivo in caso la scuola non se ne sia autonomamente dotata. Le sedute sono convocate dal dirigente con lettera diretta a tutti i membri ed affissa all’albo almeno 5 giorni prima. La convocazione deve riportare l’ordine del giorno sottoposto a delibera. La riunione è valida con la presenza di almeno la metà più uno dei componenti in carica. La discussione e la delibera dei punti all’ordine del giorno avvengono in forma palese per alzata di mano eccetto quando vi sono questioni di persona. L’organo collegiale delibera solo sui punti all’ordine del

giorno, ma il regolamento può prevedere l’inserimento di nuovi punti all’inizio della seduta. Per procedere alla votazione occorre accertare la presenza del numero legale. Gli astenuti si contano nel numero legale ma non nei votanti. Le delibere sono adottate a maggioranza assoluta. In caso di parità, se il voto è palese, prevale il voto del Presidente. In caso un provvedimento per punti, si approvano prima i singoli punti e poi il testo. Lo stesso vale in caso di emendamenti. Ogni seduta dell’organo collegiale deve essere verbalizzata da un segretario designato dal presidente, su un registro con pagine numerate e vidimate dal dirigente. In apertura del verbale si attestano gli elementi formali della seduta:  Data e ora della riunione  Nomi di presidente e segretario  Nomi dei presenti e degli assenti  Dichiarazione di raggiungimento del numero legale. Per ogni votazione va riportato il numero dei presenti, il numero dei votanti (dedotti gli astenuti), il numero dei voti favorevoli e contrari, la conseguente approvazione/non approvazione della proposta di delibera, il tipo di voto (palese o segreto). Qualora il Regolamento ne consenta la stesura in tempo successivo, il verbale va approvato in apertura della seduta seguente. Eventuali modifiche devono essere approvate a maggioranza ed apportate in clace. In quanto atto pubblico, il verbale fa fede fino a prova di falso. Il consiglio d’istituto è composto da 19 membri (14 per la scuola con meno di 500 alunni): 8 genitori, 8 docenti, 2 non docenti e il capo d’istituto. Nella scuola superiore il numero dei genitori è dimezzato per far posto ad altrettanti rappresentanti degli studenti. Le rappresentanze sono elette per la durata di tre anni, la componente degli studenti è rinnovata annualmente. L’elezione del presidente del consiglio d’istituto è a scrutinio segreto, trattandosi di persona. La decadenza dal consiglio di un suo membro può avvenire per perdita dei requisiti (genitore il cui figlio non frequenta più la scuola o docente trasferito) o per più di tre assenze consecutive. Il consiglio d’istituto funziona anche con soli tre membri, in attesa dell’elezione di nuovi rappresentanti suppletivi. All’interno del consiglio d’istituto è letta la giunta esecutiva, composta da:  Un docente  Un non docente  due genitori (nella scuola superiore un genitore e uno studente).  In dirigente, che ne fa parte di diritto  Il capo dei servizi di segreteria che svolge anche funzioni di segretario della giunta stessa. La giunta:

  • predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo.
  • Prepara i lavori del consiglio di circolo o d’istituto
  • Cura l’esecuzione delle delibere del consiglio. Competenze e funzioni del consiglio d’istituto. All’interno dell’istituto il consiglio è l’interlocutore del collegio dei docenti: il collegio elabora la programmazione educativa e didattica e il Piano dell’Offerta Formativa, il consiglio delibera le proposte del collegio in merito all’offerta formativa e al sostegno finanziario e organizzativo per la sua attuazione. Il consiglio ha potere deliberante in:
    • Materia finanziaria Il Programma annuale (detto bilancio preventivo) è predisposto dal dirigente e proposto al consiglio dalla giunta (col parere di regolarità contabile espresso dal collegio dei revisori) entro il 31 ottobre. Il consiglio approva il Programma annuale entro il 15 dicembre dell’anno precedente a quello cui l’esercizio si riferisce. Per ogni progetto attuativo del POF è allegata una scheda con arco temporale, fonti di finanziamento, spese previste per personali beni e servizi.
    • Materia regolamentare
    • Organizzazione e programmazione della vita nella scuola:
    • a) funzionamento della biblioteca, delle attrezzature sportive,
    • b) acquisto e rinnovo attrezzature tecnologiche,
    • c) adattamento del calendario scolastico alle esigenze ambientali,
    • d) criteri di attuazione delle attività parascolastiche (come i viaggi di istruzione, le attività complementari).