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Riassunto esaustivo per l’esame di Pedagogia Sperimentale II
Tipologia: Appunti
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Il concetto di competenza è il criterio regolativo fondamentale del sistema di istruzione, al centro di tutto l’impianto curricolare, dalla rilevazione della situazione d’ingresso alla didattica, alla valutazione, alla certificazione degli esiti dell’istruzione. Il Quadro Europeo delle Qualifiche e dei Titoli è un quadro di riferimento normativo che mira a rendere comparabili i titoli di studio rilasciati nei vari paesi europei; all’interno si delineano linee guida per la valutazione e la certificazione delle competenze a livello scolastico e professionale e viene data una definizione di competenza, vista come la “comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di studio o lavoro e nello sviluppo professionale e personale. Le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia”. La definizione pone l’accento sull’essere competente, sul come “saper agire efficacemente in situazione”, utilizzando le proprie risorse (conoscenze, abilità, capacità personali, sociali e/o metodologiche) in risposta a specifiche situazioni-problema. Non è competente chi possiede un bagaglio di risorse, ma chi è in grado di mobilitare efficacemente le risorse di cui dispone per affrontare al meglio la situazione contingente, da cui il termine “competenza situata”. La finalità della scuola: formare per competenze L’adozione della competenza come criterio regolativo prefigura un cambiamento sostanziale nelle finalità del sistema di istruzione. L’obiettivo della formazione scolastica tradizionale era fornire allo studente un insieme ampio e variegato di conoscenze e abilità e lo studente così formato avrebbe poi saputo applicare automaticamente queste risorse alla risoluzione di problemi nuovi. L’assunto di base era l’esistenza di un rapporto automatico tra bagaglio di conoscenze e abilità acquisite e capacità di risolvere i problemi della vita quotidiana. Dalla fine degli anni ’80 si assiste a una crisi generalizzata delle istituzioni scolastiche il cui punto chiave è che per affrontare le sfide che la vita propone non basta “avere tanti saperi”. Ciò che la vita ci chiede è usare i nostri saperi e le nostre capacità per gestire una molteplicità di situazioni comprendendole, affrontandole e riflettendo sul nostro operato per adeguarlo a imprevisti e condizioni mutevoli. L’applicazione dei saperi a problemi reali non è automatica, ma l’esito di un’azione formativa che insiste sull’autonomia e sulla responsabilità dello studente. Autonomia significa saper prendere decisioni e agire in modo indipendente, distaccandosi, se e quando necessario, dai modelli presi a riferimento e riflettendo criticamente su di essi. Responsabilità significa prevedere e valutare le conseguenze delle proprie azioni e rispondere di esse giustificandole attraverso argomentazioni plausibili. La responsabilità implica capacità di giudizio e di scelta, di assumersi impegni e portarli a termine con tenacia e perseveranza. Una formazione
scolastica fondata su responsabilità e autonomia deve lavorare sulla capacità di assumere iniziativa, scegliere tra alternative possibili, formulare progetti e portarli a termine, valutare il proprio operato, documentare e argomentare l’intero processo senza tralasciare la costruzione di conoscenze e abilità poiché se non vi sono saperi nel bagaglio dello studente, non vi sono risorse da mobilitare in risposta ad una situazione problema. Questo è il senso della formazione per competenze. L’alunno competente L’alunno competente, di fronte a situazioni nuove, mai viste prima in quella forma, è in grado di mobilitare i propri saperi per leggere e assegnare ad esse significato, utilizzando un repertorio ampio di strategie per affrontarle, riflettere sulle proprie interpretazioni e azioni e modificarle quando necessario. La competenza emerge nell’affrontare situazioni nuove, per le quali non esiste una soluzione preordinata (se esistesse, si arriverebbe alla soluzione attraverso una semplice abilità esecutiva). La formazione per competenze non significa rinunciare alle conoscenze e abilità, ma affiancare ad esse un insieme di strutture mentali che aiutino ad utilizzare in modo opportuno. Indicatori dell’agire con competenza (modello R-I-Z-A) Agire con competenza significa leggere la situazione.problema attraverso modelli mentali che portino ad interpretarla , assegnare senso e prendere decisioni pertinenti. Sulla base di tali decisioni, il soggetto intraprenderà azioni efficaci in risposta alla situazione stessa, scegliendo tra un insieme di strategie a disposizione, valuterà in itinere la bontà delle proprie interpretazioni e azioni, cambiandole quando non dovessero essere adeguate nel corso degli eventi. Quattro elementi caratterizzano la possibilità di agire efficacemente in situazione:
abilità e capacità personali, sociale e/o metodologiche;
impliciti, che guidano l’interpretazione della situazione-problema da parte del soggetto e la conseguente scelta di strategie da utilizzare. Una corretta visione della situazione consente di scegliere le strategie di azione adeguate alla situazione, ma anche a ridefinire il problema;
soggetto mette in atto per raggiungere gli scopi che si prefigge, in presenza di una data situazione-problema;
capire, in itinere, se le strategie adottate sono le migliori e di cambiarle in caso contrario. Si tratta di capacità autoriflessive e autoregolative che presuppongono che il soggetto sia in grado di analizzare e rivedere le proprie interpretazioni e azioni e di apprendere dall’esperienza concreta che egli compie quotidianamente.
trasformandole, per adattarle alla nuova situazione;
costruire strutture di conoscenza coese e interrelate;
affrontate prima. Una didattica per competenze mira a fornire un corpus di saperi unito a un insieme di strutture mentali che consentano al soggetto di mobilitarli in una vasta gamma di situazioni, anche mai viste prima. I cardini di una didattica per competenze: a. Non scindere i saperi dai contesti applicativi reali in cui essi traggono origine e sono efficaci per raggiungere determinati scopi; b. Ruolo attivo dello studente nella costruzione di strutture di conoscenza coese e interrelate; la guida istruttiva non è deputata solo a veicolare saperi, ma a produrre autonomia nel problem-solving con quei saperi, facendo emergere, sviluppando e migliorando le potenzialità già presenti nell’alunno; c. Sviluppare nello studente un repertorio di modelli interpretativi per riflettere sulla bontà delle proprie azioni, così da abituarlo ad affrontare in maniera autonoma e responsabile problemi inediti. Non dare, quindi, ai saperi, una mera valenza funzionale, ma renderli vivi, attivi, fecondi. Competenza è “sapere in azione”, ossia saperi in grado di fornire
vie differenti per accedere, comprendere una pluralità di situazioni, astratte, concrete, reali ipotetiche e di migliorare il pensiero, oltre che la conoscenza. Questo orientamento implica che le azioni didattiche non partano dai contenuti disciplinari, ma da famiglie di situazioni-problema, che pongano l’alunno di fronte a sfide complesse che richiedano la mobilitazione coordinata e non standardizzata di più risorse dell’individuo. La valutazione per competenze Se la competenza è un saper agire in una situazione inedita, ma avendo tutte le risorse necessarie in termini di conoscenze, abilità/capacità e atteggiamenti, la valutazione richiede che il soggetto venga messo in una situazione nuova, mai vista prima in quella forma e si rilevi la prestazione in termini di risorse messe in campo, strutture di interpretazione sul problema che viene analizzato e ricondotto a quanto già conosciuto; strutture di azione con cui il problema viene affrontato e strutture di autoregolazione attraverso le quali riflettere sulle proprie azioni, argomentandole in modo efficace e personale. Queste rilevazioni vanno confrontate con dei Profili di competenza che descrivono, in relazione alle tre dimensioni suddette, come si comporterebbe un soggetto competente di fronte a quella situazione- problema. Una buona valutazione per competenze monitora:
in situazioni che altri hanno pre-interpretato per lui ( livello iniziale );
situazioni che altri hanno pre-interpretato per lui ( livello base);
le risorse più opportune per affrontarla e applicarle in modo adeguato (livello intermedio) ;
esse e argomentarle opportunamente, costruendo ed esprimendo opinioni personali sui problemi mai affrontati e sulle soluzioni proposte (livello avanzato). La scuola delle competenze insegna a ragionare sulle cose Necessaria una scuola in grado di aprirsi alla complessità del mondo odierno, interagendo con le opportunità che esso offre; confrontarsi con un mondo in cui l'informazione non è più risorsa scarsa, ma serve a sviluppare la capacità di trovare, selezionare, valutare buone informazioni e usarle in modo opportuno. La missione della scuola non è dispensare saperi ma regolare saperi e costruire le capacità degli allievi, ossia insegnare ai ragazzi ad acquisire un atteggiamento positivo e aperto verso la crescita personale, l'impegno, il pensiero critico, la cittadinanza attiva, il rispetto delle differenze; preparare i ragazzi a interagire in contesti sociali complessi e multiculturali, attraverso la costruzione di un gruppo classe efficace e coeso in cui le differenze siano una risorsa. La scuola delle competenze non è solo una scuola che insegna le cose, ma insegna a ragionare sulle cose, comprendere il mondo, agire per cambiare la realtà, accogliere il dubbio, mettersi in discussione, migliorare se stessi, le
strategie e attività didattiche, prove e criteri di valutazione. Importante stabilire azioni di monitoraggio periodiche del Curricolo rispetto all’applicazione e all’efficacia dello stesso, dei processi messi in atto, degli esiti ottenuti, delle criticità emerse e dei punti di forza percepiti (diari di bordo dell’insegnante, interosservazione, ossia osservazione incrociata tra insegnanti, in cui un docente osserva sistematicamente l’attività di un collega e viceversa, ecc). Il processo di costruzione del curricolo procede a ritroso, partendo dalle competenze che lo studente dovrà aver maturato in uscita dal primo ciclo e procede via via verso traguardi, obiettivi generali, obiettivi specifici, attività formative, consegne valutative e rubriche valutative per valutare esiti e processi. Dieci passi per la costruzione de Curricolo d’Istituto
riconoscerne le implicazione rispetto all’Offerta Formativa d’Istituto;
competenze da inserire nel Curricolo;
Il Profilo, i traguardi e gli obiettivi generali vengono esplicitati nelle Indicazioni. I Dipartimenti definiscono i traguardi e gli obiettivi che intendono perseguire, tenendo conto delle scelte relative ai nuclei fondanti delle discipline. I traguardi sono prescrittivi e costituiscono il riferimento per la valutazione delle competenze.
definiti;
scolastici devono dare una formulazione operativa agli obiettivi specifici che verrà inserita nel Curricolo di Istituto; una formulazione è operativa se consente di dire se l'obiettivo è stato raggiunto o meno, quindi deve contenere un riferimento ai processi cognitivi che l'alunno dovrà attivare nel perseguire l’obiettivo. Essendo riferiti a competenze, gli obiettivi operazionalizzati corrispondenti a un traguardo devono comprendere descrittori corrispondenti a Strutture di interpretazione, Strutture di azione, Strutture di autoregolazione.
anno per anno e quadrimestre per quadrimestre.
Dipartimenti definiscono le attività da svolgere in classe per il perseguimento dell'obiettivo, delineando sinergie tra discipline, attività interdisciplinari e attività a classi aperte. Le attività vengono formalizzate attraverso le unità di apprendimento (UDA).
specificando: la performance che lo studente deve compiere; le condizioni in cui tali performance è chiamata a svolgersi; i criteri di valutazione della stessa.
raggiungimento di ciascun obiettivo e collegare il raggiungimento dell'obiettivo a quello che dovrà essere il giudizio sulla Scheda finale di certificazione delle competenze. I Dipartimenti definiscono i profili di competenza in cui gli obiettivi formulati operativamente vengono declinati per il livello iniziale, base, intermedio, avanzato. Se a questi profili vengono allegati esempi di prestazioni e regole di assegnazione di punteggi, i profili diventano rubriche valutative. Le consegne valutative e le rubriche relative vengono formalizzati in apposite prove comuni (PC).
Curricolo sia effettivamente applicato, ossia che gli obiettivi perseguiti siano quelli concordati, che le UDA e le PC siano effettivamente utilizzate da tutti i suoi membri. Il Dipartimento organizza azioni di monitoraggio per individuare criticità nell'applicazione del Curricolo e definire strategie per superarle (diari di bordo, riunioni periodiche con resoconti di attività ed esiti degli alunni, interosservazione). La formulazione operativa degli obiettivi di apprendimento Formulare operativamente gli obiettivi di apprendimento richiede l'utilizzo di descrittori specifici , in grado di far capire esattamente qual è la prestazione che viene richiesta all'alunno in termini di processi cognitivi attivati e tipi di conoscenza su cui tali processi operano. In base alla classificazione dei processi di pensiero di Anderson e Krathwohl sì individuano 19 processi di pensiero che vengono suddivisi in sei categorie: ricordare, comprendere, applicare, analizzare, valutare, creare. Tali processi vengono applicati a quattro tipi di conoscenza : conoscenza fattuale, conoscenza concettuale, conoscenza procedurale, conoscenza metacognitiva. Conoscenza fattuale : fatti, terminologia, elementi di base necessari per comprendere concetti complessi o risolvere problemi in un determinato ambito conoscitivo. Conoscenza concettuale : classificazioni, principi, generalizzazioni, teorie, modelli, strutture necessarie per comprendere concetti complessi o risolvere problemi in un determinato ambito conoscitivo. Conoscenza procedurale : algoritmi, tecniche, metodi, strategie utili per compiere operazioni specifiche in un determinato ambito conoscitivo. Conoscenza metacognitiva : consapevolezza del proprio funzionamento cognitivo, conoscenza contestuale e strategico/riflessiva per la risoluzione di problemi in un determinato ambito conoscitivo. I processi di pensiero e i tipi di conoscenza definiti da Anderson e Krathwohl sono utili per definire esattamente che cosa ci si aspetta dall'alunno e indirizzare in modo mirato gli sforzi didattici e valutativi. I processi inclusi nella categoria “ Ricordare ” riguardano il recupero di conoscenza dalla memoria a lungo termine: rievocare, riconoscere.
Definiscono le azioni che dovrebbe intraprendere un soggetto con competenza “ottimale” per affrontare in modo efficace la situazione-problema proposta. I descrittori corrispondenti alle strutture di azione sono formulati a partire dalle seguenti forme verbali o sinonimi di esse:
Come per le strutture di interpretazione, i contenuti su cui tali processi devono operare perché l’obiettivo possa dirsi raggiunto devono essere esplicitati nelle parentesi. Le strutture di autoregolazione Definiscono i modi con cui un soggetto con competenza “ottimale” dovrebbe riflettere sulla soluzione proposta e sui processi messi in atto per ottenerla. La riflessione sulla soluzione proposta deve essere finalizzata a trovare punti di forza e di debolezza, ad argomentare le “buone ragioni” alla base delle scelte intraprese nella soluzione del compito e ad adattare la propria azione alle situazioni contingenti che si presentano, come ad esempio:
I descrittori sono in genere formulati a partire dalle seguenti forme verbali:
risoluzione di un problema…);
risoluzione di un problema…);
di un problema…);
risoluzione di un problema…);
di un problema…);
risoluzione di un problema…);
di un problema…);
risoluzione di un problema…); Come per le strutture di interpretazione e di azione, i contenuti su cui tali processi devono operare perché l’obiettivo possa dirsi raggiunto devono essere esplicitati nelle parentesi. I verbi elencati, tratti dalla Tassonomia dei processi cognitivi di Anderson e Krathwohl, guidano il processo di operazionalizzazione che consente di passare dai traguardi per lo sviluppo delle competenze agli obiettivi specifici formulati in forma operativa. Processo di operazionalizzazione degli obiettivi di apprendimento
“alunno partecipa a scambi comunicativi (conversazioni, discussioni di classe o di gruppo) con compagni e insegnanti, rispettando il turno e formulando messaggi chiari e pertinenti, in un registro più possibile adeguato alla situazione;
comprendere l'argomento e le informazioni principali di discorsi affrontati in classe;
riferimento a contenuti). Esempio: comprendere l'esposizione dell'insegnante relative ai grandi cambiamenti del Neolitico attraverso l'ascolto, la lettura di testi, la visione di documentari;
aggiungendo il riferimento ai processi cognitivi). Esempio:
In chiave valutativa le rubriche (non fornite prima della prova di valutazione) offrono ai valutatori un quadro di parametri per formulare giudizi attendibili sulle prestazioni messe in atto dall’alunno. Le rubriche possono essere volte alla valutazione olistica se riportano, su un’unica scala descrittiva, criteri generali che l’elaborato deve rispettare; oppure alla valutazione analitica se si basano su una suddivisione di sottoinsieme di criteri ben distinti, ciascuno accompagnato mia una scala descrittiva, che indica i criteri di assegnazione dei punteggi (alcuni criteri avranno un peso maggiore di altri e quindi un peso diverso nello stabilire il giudizio complessivo). In entrambi i casi le rubriche devono contenere:
valutazione;
Il vantaggio del valutare attraverso rubriche è quello di dare allo studente un feedback articolato sulla propria prestazione: lo studente non sa solo se ha sbagliato e quanto, ma sa anche dove e come ha sbagliato e che cosa avrebbe dovuto fare per compiere una prestazione corretta. Una buona rubrica deve:
prestazione, separando gli elementi importanti dai meno importanti e stabilendo priorità;
requisiti definiti nella rubrica otterranno quella data valutazione. Questa prevedibilità dei risultati della loro azione induce maggiore motivazione nell'eseguirla, permettendo loro di focalizzare i propri sforzi ed evitare di dispendere le energie in percorsi non ottimali;
espliciti e ne viene data una gerarchia identificando attraverso punteggi, requisiti più o meno importanti per definire una prestazione competente;
articolate non ambigue del come si discrimina una prestazione di buona qualità da una di pessima qualità e come si assegnano valutazione a prestazioni differenti;
compito in maniera adeguata escludendo elementi della prestazione non collocabile all'interno della categoria della rubrica.
Le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione sono chiare nell’affermare che spetta alla singola scuola prendere decisioni in merito alle scelte didattiche. E’ opportuno, per evitare disparità di trattamento degli studenti e aumento del carico del lavoro dei docenti, uno schema guida e/o un paradigma
metodologico-operativo condivido da tutto il Collegio docenti per la progettazione di tali attività. Due sono gli elementi da cui non si può prescindere nella scelta di tale paradigma:
sono alcune maggiormente efficaci nel raggiungere determinati obiettivi e altre meno;
quotidiana del ragazzo gioca nella costruzione dei suoi saperi e delle sue competenze. Criteri evidence-informed per definire attività didattiche efficaci L’approccio evidence-informed education mira a far sì che le decisioni degli insegnanti sulle strategie da utilizzare per far raggiungere agli alunni determinati obiettivi di apprendimento, derivino dal connubio tra la loro capacità di giudizio e le migliori evidenze empiriche disponibili. E’ di fondamentale importanza disporre di buone evidenze empiriche, ossia risultati di ricerca che dicano quali strategie hanno funzionato bene e quali meno. Formazione situata per costruire competenze situate L'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze spesso non vi è bisogno di contesti scolastici; è necessario quindi che la scuola riveda il suo ruolo di dispensatrice di conoscenze in favore del ruolo di promozione delle capacità degli studenti di dare senso alle varietà delle loro esperienze. L'esperienza non genera automaticamente apprendimento in quanto le persone possono fare tante esperienze e sbagliare sempre; senza un percorso non estemporaneo di riflessione di concettualizzazione, l'esperienza non genera da sola “insegnamenti” da riapplicare in situazioni analoghe. L’apprendimento ha origine dall'esperienza, ma non è il frutto dell'esperienza in sé: esso nasce dalla riflessione sistematica e controllata sull'esperienza messa in atto dal soggetto che apprende. Esperienza è l'esito dell'atto dell' esperire , ossia il raccogliere informazioni attraverso l'interazione sensibile con la realtà (ascolto, osservazione, decodifica, uso, pratica). Nella vita quotidiana ogni situazione genera esperienze che possono diventare ottime occasioni di apprendimento, ma non è detto che i soggetti abbiano sempre l'occasione di condurre le migliori esperienze possibili; infatti, anche se i soggetti vengono posti in situazioni potenzialmente valide per vivere buone esperienze, non è detto che siano in grado di compiere buone riflessioni sulle esperienze compiute e generare quindi apprendimento. La guida istruttiva di un docente è fondamentale per proporre al ragazzo le giuste situazioni, per orientarlo nella riflessione sull'esperienza compiuta, per aiutarlo ad astrarre conoscenze, abilità e competenze e per consolidarle nel suo bagaglio di sapere. La scuola deve quindi mettere l'alunno in situazione , facendo emergere le sue potenzialità e le sue risorse attraverso esperienze didattiche aperte e stimolanti, che lo incuriosiscano e lo mettano alla prova. Queste esperienze guidate che conducono riflessione e costruzione di nuovi saperi e competenze favoriscono autonomia nell'affrontare anche compiti nuovi e imprevisti, promuovono responsabilità che si traduce nel fare bene il proprio lavoro e portarlo a termine avendo cura
suggerimenti su altre situazioni reali a cui tali principi potrebbero essere applicati. Il docente proporrà infine un altro problema a cui tali principi e soluzioni dovranno essere applicati ( Applicazione ) e questo farà partire un nuovo ciclo di apprendimento esperienziale, secondo un percorso a spirale. Anche se tutti gli obiettivi di formazione scolastica sono perseguibili con attività strutturate secondo il ciclo di apprendimento esperienziale, non è indispensabile ridisegnare tutta la propria attività didattica in tal senso. Ciò che è importante è che gli alunni si trovino periodicamente a lavorare con il modello proposto, in modo da poter mettere in gioco, far emergere, incrementare e affinare progressivamente le proprie Risorse, Strutture di interpretazione, Strutture di azione, e Strutture di autoregolazione. Il modello offre vantaggi anche sul piano della didattica inclusiva: grazie al lavoro a coppie anche gli alunni più deboli o con difficoltà particolari possono cimentarsi con problemi che da soli non sarebbero un grado di risolvere. Ottimizzare tempi didattici e di apprendimento con i cicli di Apprendimento Esperienziale Se si adotta come modello didattico il Ciclo di Apprendimento Esperienziale (CAE), dato che la durata di un CAE dipende dalla tipologia del Problema di partenza , problemi articolati che necessitano di un alto numero di azioni da parte degli studenti (es. organizzare una gita scolastica) richiedono un grosso ammontare di tempo scuola e di lavoro autonomo, quindi andrebbero utilizzati con parsimonia e suddivisi in sotto-problemi più brevi (costo dell’affitto di un autobus, programmare un itinerario dei visita, …) ciascuno dei quali andrebbe affrontato in un CAE a sé stante, in modo che non passi troppo tempo tra l’Esperienza condotta dagli alunni e il feedback fornito loro nelle fasi di Analisi e di Generalizzazione. Meglio mettere in atto in classe Cicli di apprendimento esperienziale della durata di due ore circa, scegliendo Problemi di partenza circoscritti. I protocolli di lavoro possono essere adattati dagli insegnanti in base alle diverse esigenze, mantenendo però i momenti e la logica del CAE che prevede:
Per il buon funzionamento del ciclo di apprendimento esperienziale, la scelta della situazione-problema di partenza è cruciale. Lavorare su un problema della giusta difficolta, non troppo ampio, molto focalizzato, che richieda un tempo limitato per poter essere risolto e che consenta ai ragazzi di poter mettere in campo le proprie risorse/strutture per fare “quel piccolo passo in più” rispetto a ciò che sanno già fare, è il prerequisito indispensabile perché l’Attività (intesa come azione didattica strutturata secondo un singolo ciclo di
apprendimento esperienziale) possa avere successo. Se il problema è chiuso, la fase di Comunicazione non avrà senso, dato che tutti gli alunni ripeteranno la medesima soluzione, così come le fasi di Analisi (dato che la soluzione potrà essere giusta o sbagliata) e di Generalizzazione (dato che la soluzione non verrà costruita con la classe, ma fornita d’ufficio dal docente, come risposta alle soluzioni errate proposte dagli alunni. Se il problema richiede troppo tempo, gli alunni si perderanno in ragionamenti poco produttivi. Situazioni-problema, compiti di realtà, compiti autentici. Differenze. Con il termine situazioni-problema si intendono delle consegne proposte allo studente che possono essere utilizzate per far partire attività didattiche o valutative. Tali consegne:
conosciuta a priori, ma va costruita dallo studente con l’ausilio delle risorse (interne ed esterne) possedute in quel momento;
attraverso la motivazione intrinseca (piacere della sfida) ed estrinseca (ricevere gratificazioni);
di cui dispone in quel momento;
che portano a soluzioni multiple oppure a una soluzione unica, ma dalla quale si può arrivare attraverso percorsi differenti;
peggiori, inducono gli alunni a riflettere sulle proprie soluzioni;
nella didattica e nella valutazione, quindi stimolando processi di scoperta;
necessari gli apporti di risorse cognitive connesse a diverse discipline scolastiche;
applicazione, analisi, valutazione, creazione;
definiti dall’insegnante, e tale collaborazione può essere messa in atto assumendo diversi ruoli;
come l’alunno mobilita le sue preconoscenze nell’affrontarle;
dell’alunno. Quando le situazioni problema sono tratte dalla realtà quotidiana dei soggetti, personale o professionale, si parla di compiti di realtà. Quando i compiti di realtà richiedono che il
gli studenti mettono alla prova le loro risorse e strutture e le fanno emergere nelle fasi di Esperienza e di Comunicazione. Il docente può osservare il lavoro a coppie o a gruppi di tre nella fase di Esperienza e acquisire preziose informazioni valutative sui processi messi in atto per giungere a determinati esiti; può ascoltare i resoconti dei lavori nella fase di Comunicazione e capire quali sono i punti di forza e le lacune nella preparazione degli studenti; può vedere come gli studenti intervengono nella fase di Analisi e desumerne la capacità riflessiva e critica. Nel ciclo di apprendimento esperienziale didattica e valutazione sono strettamente correlate: il momento formativo è anche un momento valutativo e viceversa. Occorre, inoltre, predisporre momenti di valutazione in cui gli studenti debbano affrontare da soli delle situazioni problema che coinvolgano le competenze oggetto di valutazione. Queste prove vengono dette prove esperte, per sottolineare il fatto che mettono in gioco l’ expertise del soggetto o, in generale, prove di competenza (PdC). Tutte queste informazioni possono convergere in una Scheda Studente che ne riassume l’andamento in relazione ai singoli traguardi associati a ciascuna competenza sulla scheda finale di valutazione. Gli esiti di competenza non si esprimono in voti, ma in livelli corrispondenti ad uno studente non autonomo nemmeno nello svolgere compiti puramente esecutivi (livello D
dello studente all’interno di uno dei quattro livelli indicati. Non vi saranno mai prestazioni dello studente esattamente coincidenti con i descrittori di uno dei livelli; ma si sceglierà il livello che presenta i descrittori più simili alla prestazione osservata nello studente.
Scheda riassuntiva di processo: dal curricolo verticale alla certificazione Primo momento - Costruzione del curricolo verticale Partendo dai traguardi per lo sviluppo delle competenze presenti nelle Indicazioni nazionali, gli insegnanti collegano a questi gli obiettivi di apprendimento (generali) esplicitati nelle Indicazioni stesse. Dagli obiettivi di apprendimento Generali gli insegnanti poi ricavano gli obiettivi specifici in forma operativa utilizzando i descrittori delle:
Tali descrittori indicano i processi cognitivi coinvolti. Secondo momento - Didattica A partire dagli obiettivi specifici in forma operativa nel curricolo verticale vanno definite le attività didattiche da svolgere nella pratica scolastica quotidiana. L’attività può essere svolta da soli, a coppie o a gruppi di tre e organizzata secondo il Ciclo di apprendimento esperienziale:
loro conoscenze attuali;
trovata. L’insegnante li riassume alla lavagna;
Terzo momento - Valutazione L’insegnante valuta le competenze manifestate dagli studenti nell’attività svolta, utilizzando una rubrica valutativa precedentemente creata che contenga gli obiettivi specifici formulati in forma operativa (corrispondenti alle strutture di interpretazione, azione e autoregolazione relative alle competenze in oggetto). Con tale rubrica l’insegnante osserva gli studenti durante l’attività (Oss). La valutazione viene completata proponendo, dopo l’attività, una prova di valutazione per competenze (PdC) in cui gli studenti del